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ESTERI
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Cyber-soldati, la Cina spedisce i guerrieri in rete
di
CLAUDIO BELLUMORI
ono ormai in bianco e nero i
metodi utilizzati per estorcere
notizie, o segreti, dai “forzieri” di
uno Stato nemico o presunto tale.
Adesso, senza sporcarsi troppo le
mani, basta un click “esploso” da
uno spigoloso e agguerrito cyber-
esercito.
Questo è quanto sta accaden-
do, da circa quattro mesi, nei rap-
porti – via via sempre più logori
tra Usa e Cina. O meglio, tra il
New York Times
e i “rossi” del Sol
Levante. Negli ultimi centoventi
giorni i computer del quotidiano,
fondato il 18 settembre 1851 da
Henry Jarvis Raymond e George
Jones, sono stati presi di mira da
hacker con gli occhi a mandorla
che, senza faticare le sette camicie,
hanno saccheggiato le password
di giornalisti e dipendenti della te-
stata. L’obiettivo, come riportato
dal quotidiano a stelle e strisce,
era e resta la ricerca dei file sul-
l’inchiesta delle ricchezze accumu-
late dalla famiglia del premier
Wen Jiabao. Il
Nyt
ha arruolato,
allo stesso tempo, degli esperti in
materia che avranno il compito di
bloccare l’insidia nemica.
I pirati tecnologici hanno uti-
lizzato, come ariete, un
malware
vale a dire un programma malva-
gio – e hanno fatto incetta delle
password di tutti i dipendenti del
quotidiano, per poi perlustrare
ben 53 computer. In base a quanto
sostenuto dagli esperti, gli hacker
non avrebbero cercato informa-
zioni non legate all’inchiesta sulla
famiglia di Wen. Il ministro della
Difesa nazionale cinese, tirato per
la giacchetta, ha ricusato le accuse
sui cyber soldati, sostenendo che
«
le leggi cinesi proibiscono gli at-
tacchi informatici» e che «accu-
sare i militari cinesi di averli con-
dotti senza prove concrete non è
professionale».
Nell’indagine avviata dal noto
giornale, sono stati messi nero su
bianco i copiosi beni del primo
ministro cinese. In soldoni, è il ca-
so di dirlo, il tesoretto ammonte-
rebbe a 2,7 miliardi di dollari, an-
che se Wen Jiabao ha sempre
sventolato la povertà della sua fa-
miglia.
Secondo il
Nyt
molti parenti di
Wen Jiabao sono diventati straor-
dinariamente ricchi durante la sua
guida. Da una revisione dei regi-
stri aziendali è emerso che i fami-
liari del primo ministro hanno
rimpinguato il proprio portafo-
glio. In molti casi, i loro nomi so-
no stati nascosti dietro strati di
società di persone e veicoli di in-
vestimento che coinvolgono amici,
colleghi di lavoro e partner com-
merciali. In sostanza, per il quoti-
diano americano i soggetti, poli-
ticamente collegati, hanno
approfittato di essere “all’incro-
cio” tra governo e business.
Appena la notizia fece il giro
del mondo, e di conseguenza an-
che del web, il portavoce del mi-
nistero degli esteri cinese, Hong
Lei, puntò il dito contro il
New
York Times
,
parlando a chiare let-
tere di “diffamazione”. Comun-
que, il
Nyt
ha ribadito che i dati
dei clienti e le informazioni sulla
famiglia di Wen non sono stati in-
taccati.
«
Esperti di sicurezza informa-
S
tica - ha chiosato la direttrice Jill
Abramson - non hanno rinvenuto
prove che qualcuno abbia trovato,
copiato o scaricato e-mail o file
relativi all’articolo sui parenti di
Wen».
La guerra è guerra e la Cina
non ha certo intenzione di affron-
tare il nemico in infradito. Già da
tempo una parte di governi stra-
nieri ha fortemente criticato Pe-
chino, che avrebbe dato l’ok a in-
filtrazioni cibernetiche finalizzate
per lo più – a rubare tutto ciò
che potesse mettere in cattiva luce
l’attività politica. Per esempio, do-
po l’articolo su Wen, la società
AT&T, che controlla le reti infor-
matiche del
New York Times
,
ha
informato l’azienda della presenza
non amichevole di hacker. Insom-
ma la Cina, quando decide di fare
sul serio, non passa mai per le vie
brevi. Il boomerang della censura,
peraltro, è arrivato dal sito ame-
ricano, che si è divincolato dal
blocco grazie alle medesime tec-
nologie di siti “oscurati” come Fa-
cebook o YouTube. Per la crona-
ca, il bavaglio è stato messo in
precedenza a Bloomberg, reo di
aver mostrato ai quattro venti
quanto posseduto dalla ricchezza
di Xi Jinping, segretario generale
del partito comunista cinese.
La globalizzazione ha sfornato,
a stretto giro di posta, solide frec-
ce per l’arco del governo cinese.
Oltre alle risaie, il paese adesso
può contare su una “coltura” fatta
in casa e a chilometri zero. A tal
proposito, nel 2007 sul sito web
Zone-h
è stato scritto: «Certe di-
mostrazioni di supremazia nel
campo tecnologico e nelle meto-
dologie di attacco possono essere
solo un “gioco” innocente se con-
frontati con i conflitti digitali reali.
Ricordate la guerra fredda? In
quel periodo, da entrambe le parti
ci furono molte azioni al solo sco-
po di dimostrare il proprio potere
e il proprio stato di avanzamento
tecnologico. Da allora è passato
un po’ di tempo e anche la tecno-
logia è progredita, ma alla fine il
messaggio che si cerca di trasmet-
tere al proprio avversario è sem-
pre lo stesso, ovvero: “Dovresti
aver paura di noi perché siamo
forti e preparati”».
Colpire e scappare, per poi ri-
tornare se necessario. La strategia
di spionaggio, tredici anni dopo il
Giubileo, si è sistematicamente in-
canalata sul binario del web, dove
menti e dita veloci vengono assol-
date in prima linea contro la trin-
cea avversa. Al sogno americano
non resta che schierare la giusta
controffensiva. Le “Guerre stella-
ri”, ormai, sono sbarcate su inter-
net. Uno solo è il messaggio d’in-
coraggiamento, ovvero «che la
password sia con te».
Lo spionaggio
nell’era di Internet
ha allargato
le proprie maglie.
Adesso le notizie
vengono estrapolate
con gli attacchi
degli hacker
che si intrufolano
nei computer“nemici”
saccheggiando
tutto il materiale
ritenuto scottante.
In questo filone
sono da collocare
le invasioni subite
dal “NewYorkTimes”
la cui firma
è stata collegata
a pirati informatici
al soldo di Pechino.
Il quotidiano
ha pubblicato
un’inchiesta
in cui svelava
che le ricchezze
del premier cinese
ammontano
a 2,7 miliardi di dollari.
La nuova frontiera
degli “007”
passa attraverso
la fibra ottica.
E la guerra si dichiara
all’avversario di turno
senza impugnare
bazooka o pistole.
Un mondo complesso
e pieno di pericoli,
contro il quale
trovare gli antidoti
giusti diventa un rebus
difficile da sciogliere
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 1 FEBBRAIO 2013
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