Pagina 1 - Opinione del 01-9-2012

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Direttore ARTURO DIACONALE
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Sabato 1 Settembre 2012
delle Libertà
Trappola per Napolitano in campagna elettorale
stata una reazione esagerata
quella di Giorgio Napolitano
al «nuovo apice della campagna di
insinuazioni e di sospetti» seguita
alla prima fase della polemica tra
Quirinale e Procura di Palermo? In
realtà, anche se qualcuno lo può
pensare, è stata una reazione asso-
lutamente naturale. Come altro
avrebbe potuto reagire un Presiden-
te della Repubblica con la storia e
la cultura politica di Napolitano se
non denunciando l’azione delle for-
ze oscure di una qualche reazione
in agguato che trama ai suoi dan-
ni?
Il problema, però, è che le forze
non sono affatto oscure, non c’è al-
È
cuna reazione in agguato e non esi-
ste alcuna torbida manovra mossa
da ignoti burattinai decisi a ricat-
tare in qualche modo il Capo dello
Stato ed a condizionare la vita pub-
blica del paese.
La verità è che Napolitano ha
ceduto alla provocazione. Ed è ca-
duto (e con la sua storia e la sua
cultura non poteva forse farne a
meno) in una trappola dai contorni
e dalle finalità fin troppo chiare.
Per capire quali siano questi
contorni e quali queste finalità non
bisogna far altro che chiedersi quale
sarà il tema dominante della pros-
sima campagna elettorale. Forse il
ritorno in pista di Berlusconi? Op-
pure l’ambizione di Bersani di di-
ventare il primo Presidente del Con-
siglio post-comunista che entra a
Palazzo Chigi dalla porta principale
e non da quella laterale? O, addi-
rittura, la speranza di Casini di di-
ventare l’ago della bilancia della
politica nazionale alla testa di un
centro indistinto che ha il solo com-
pito di spingerlo a diventare Presi-
dente della Repubblica?
Niente affatto. Non c’è bisogno
di essere indovini per sapere che
nessuno di questi argomenti sarà al
centro della prossima campagna
elettorale. Il tema dominante sarà
lo scontro per la vita e per la morte
che si è acceso a sinistra tra i giu-
stizialisti e i post-comunisti. Con i
primi che temono di essere norma-
lizzati dai secondi e di fare la fine
di Bertinotti. E con i post-comunisti
che capiscono che le prossime po-
litiche rappresentano una occasione
irripetibile per sbarazzarsi una volta
per tutte di quella zavorra giusti-
zialista e fondamentalista che frena
in maniera determinante la propria
corsa verso la stanza dei bottoni del
governo.
Il tema è dominante perché lo
scontro non può concludersi con
un qualche compromesso. È all’ul-
timo sangue. I giustizialisti si bat-
tono per salvare la pelle.
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La promessa di Mitt e Clint: libertà dai politici
lint Eastwood, molto meglio
che Mitt Romney, ha fatto ca-
pire quale sia il vero spirito dei Re-
pubblicani in queste elezioni del
2012. Lo ha spiegato molto chia-
ramente in una sola frase: «Il Paese
appartiene a noi, non ai politici».
E, per chi non avesse capito: «I po-
litici sono solo dei nostri impiega-
ti». Come nei suoi film, Clint Ea-
stwood, ha una retorica asciutta,
irriverente, a tratti dolente. Non
ha recitato una preghierina per be-
nedire il candidato Mitt Romney,
a cui ha dato il suo endorsement,
ma ha ricordato pacatamente che
i politici «… stanno solo andando
in giro ad elemosinare voti, come
C
succede ogni quattro anni. È sem-
pre il solito vecchio gioco. Ma pen-
so che sia importante che voi rea-
lizziate che siete voi il meglio del
mondo. Che voi siate democratici
o repubblicani, libertari o qualsiasi
altra cosa, voi (americani, ndr) sie-
te il meglio. E non lo dovete di-
menticare mai. E quando qualcuno
non fa bene il suo lavoro, lo dovete
mandar via».
Tutto all’individuo e niente allo
Stato, che è solo ed esclusivamente
un ente al nostro servizio: è questo
il messaggio del libertario (dichia-
rato) Clint Eastwood. I cui perso-
naggi sono sempre l’incarnazione
dell’americano medio, moralmente
ineccepibile, coerente, onesto,
amante della verità, ma troppo
spesso vessato dalla società, dallo
Stato e spesso anche dalla Chiesa.
Questo messaggio di libertà indi-
viduale traspare, in termini molto
più retorici, anche nel discorso del
candidato presidente Mitt Romney,
quando afferma: «Siamo una na-
zione di immigrati. Siamo i figli e
i nipoti di tutti coloro che hanno
cercato qui una vita migliore, co-
loro che si sono svegliati una notte
udendo una voce che diceva loro
che una vita in America sarebbe
stata migliore. Non sono arrivati
solo in cerca di ricchezza materiale,
ma soprattutto in cerca dei beni
che arricchiscono la vita: libertà,
libertà di culto, libertà di esprimere
il proprio pensiero, libertà di co-
struirsi la propria vita con le pro-
prie mani. Questa è l’essenza del-
l’esperienza americana». Per
Romney è l’ottimismo sul futuro
il principale motore del progresso,
come sottolinea nel suo omaggio
al defunto Neil Armstrong, il pri-
mo uomo sulla Luna: «Sono nato
nella metà del secolo scorso...
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di
STEFANO MAGNI
«Gli uomini di stato
sono qui ad elemosinare
voti ogni quattro anni,
sono al nostro servizio
e se non funzionano
si cacciano»: è questo
il messaggio di Clint
Eastwood, lo spirito
dei nuovi Repubblicani.
E Romney si impegna
di
ARTURO DIACONALE
Napolitano è solo
la miccia inconsapevole
dell’incendio divampato
a sinistra. Una miccia
così autorevole
da impedire
che l’esplosione diventi
un fuocherello
da smorzare con un po’
di spirito unitario
Napolitano, Berlusconi si tira fuori
K
«In questi mesi tormentati il
Quirinale è stato oggetto di attenzioni
speciali e tentativi di condizionamento
impropri, e brutali, ai quali sono comple-
tamente estraneo, dei quali sono un av-
versario deciso. La frittata non è
rovesciabile». Così Silvio Berlusconi, in
un’intervista pubblicata oggi su il Fo-
glio, si tira fuori dal caso mediatico che
sta investendo il presidente della Re-
pubblica Giorgio Napolitano. L’ex pre-
mier rimanda così al mittente le illazioni
di chi lo vorrebbe come il mandante del-
l’articolo con il quale Panorama svele-
rebbe il contenuto delle telefonate che
la procura di Palermo avrebbe origliato
dalle utenze del presidente della Repub-
blica. Pur ribadendo il suo pieno appog-
gio all’inquilino del Colle, il Cavaliere
avrebbe confessato ai suoi che «ora Na-
politano sa cosa si prova ad essere
messi alla gogna del circuito mediatico-
giudiziario». Dopo un primo momento di
smarrimento, il Pdl sembra ricompat-
tarsi su posizioni garantiste. Sia Franco
Frattini che Deborah Bergamini hanno
ribadito l’esigenza di una riforma del si-
stema delle intercettazioni.