l futuro dell’Egitto è ormai chia-
ro. È tutto scritto nella bozza di
Costituzione approvata ieri matti-
na, dopo una sessione di 19 ore fi-
late, boicottata dai laici, democra-
tici e cristiani e votata dagli
integralisti islamici, sia salafiti che
Fratelli Musulmani. Spetta al pre-
sidente Morsi, adesso, approvare
la bozza e sottoporla ad un refe-
rendum popolare.
Nella precedente legge suprema
egiziana (tuttora sospesa) recitava:
«
L’Islam è la religione dello Stato
e l’arabo la sua lingua ufficiale. I
principi della Sharia (legge corani-
ca, ndr) sono la principale fonte
del diritto». L’attuale articolo 2 è
integrato con il 219, che specifica
cosa si intenda per Sharia: le leggi
e la giurisprudenza, così come le
fonti della dottrina musulmana
sunnita” e di quella della “maggio-
ranza degli studiosi della legge”.
Viene così spazzato via dalla Co-
stituzione ogni dubbio: la legge sa-
rà dettata dai chierici dell’Islam
sunnita, quindi dall’Università di
Al Azhar del Cairo che è, per i sun-
niti, quasi importante quanto il Va-
ticano per i cattolici. L’università è
esplicitamente citata dalla bozza
della Costituzione: “deve essere
consultata per ogni questione che
riguardi la Sharia”. Il diritto, nella
nuova bozza costituzionale, non
sarà più uguale per tutti. Come si
legge chiaramente nell’articolo sulle
I
minoranze (che non esisteva nella
precedente Costituzione), i diritti
degli ebrei saranno regolati dalla
legge ebraica, quelli dei cristiani
dalla legge cristiana. Queste ultime,
se non altro per una questione di
rapporti di forza, saranno legisla-
zioni di serie B rispetto a quella co-
ranica, come già avviene puntual-
mente in tutti i regimi islamici,
sunniti o sciiti che siano, dall’Ara-
bia Saudita all’Iran. L’articolo 43
limita ulteriormente la libertà di
culto, stabilendo che solo le “reli-
gioni monoteiste” avranno diritto
a costruire i loro luoghi di culto e,
anche qui, solo quando sono “con-
formi alla legge”. L’articolo 44, poi,
introduce il reato di blasfemia che,
come possiamo vedere già da de-
cenni in Pakistan, porta alla con-
danna di persone innocenti sulla
base del semplice sospetto che ab-
biano commesso atti sacrileghi.
Meno garanzie anche per le donne:
l’articolo 10 della precedente Co-
stituzione prescriveva “un uguale
status della donna” pur nel “rispet-
to delle regole della giurisprudenza
islamica”. L’uguaglianza di status
non trova più spazio nella nuova
bozza costituzionale. Se già le egi-
ziane erano discriminate nei fatti,
questa bozza di costituzione, se ap-
provata, spiana la strada ad una
vera segregazione. Perché lo Stato,
secondo la nuova legge, interviene
nella vita familiare, assicurando
servizi gratuiti per la maternità”
(
quindi incoraggiando le donne ad
essere madri e non lavoratrici) e si
arroga il diritto di “stabilire un
equilibrio fra i doveri della donna
e il suo pubblico lavoro”. Almeno
i democratici possono consolarsi
con i limiti imposti alla durata del-
la carica presidenziale: due man-
dati, al massimo, della durata di 4
anni. Gli egiziani potrebbero eleg-
gere un presidente nuovo ogni 8
anni, che governerà secondo i det-
tami della legge coranica. E l’Egitto
sarà un Paese “democratico” come
l’attuale Iran.
STEFANO MAGNI
II
ESTERI
II
I“PonzioPilato”che hanno votatoper la Palestina
di
ALAN D. BAUMANN
a votazione di ieri all’Onu si-
gnifica aver proclamato uno
Stato sotto le veci di osservatore,
senza avendone prima discusso i
confini e soprattutto senza che
questi certifichi la sua volontà di
tranquillità con il mondo circo-
stante, costituendo non soltanto
un grande ostacolo alla pace, ma
sancendo la vittoria dei soprusi,
delle dittature e del razzismo.
Non bastano le parole di Abu
Mazen - Presidente dell’Organiz-
zazione per la Liberazione della
Palestina e dell’Autorità Nazio-
nale Palestinese - che si dice pron-
to ad intavolare nuove trattative
di pace con Israele e che solo po-
che settimane fa si era riconciliato
con Hamas, il cui statuto, ancora
oggi, si propone la cancellazione
dello Stato di Israele e la sua so-
stituzione con uno Stato islamico.
Non bastano le Nazioni Unite, da
tempo prostrate alla forza dei
magnati del petrolio, cui anche
l’Italia, nonostante solo un giorno
prima parlava di astensione, si è
ancora una volta piegata al mer-
cato dell’oro nero, giustificando
anni di lanci di missili e di atten-
tati nel cuore di uno Stato libero
e democratico.
Un governo che si definisce
esclusivamente tecnico, ha scelto
all’ultimo di stare con i più forti,
nonostante la telefonata di Monti
a Gerusalemme, prendendo così
una decisione senza aver interpel-
lato le Camere, esattamente come
L
destinata ad accogliere e a dare
lavoro ai musicisti ebrei in fuga
dal nazismo. Pochi anni dopo la
Brigata Palestinese sbarcò con gli
Alleati in Italia per la liberazione
dal nazismo e che era costituita
da ebrei nati nei territori, sotto
mandato britannico dalla caduta
dell’Impero Ottomano. Nel di-
scorso di insediamento Abu Ma-
zen parla della mancanza, nel
1947,
di dividere il protettorato
inglese in due Stati, senza citarne
i motivi, volendo come sempre at-
tribuire ad Israele l’entità delle
colpe: furono invece proprio gli
arabi a non voler questa equa de-
cisione, pur di non ammettere -
nel loro storico razzismo - la na-
scita di uno Stato ebraico all’in-
domani della Shoah.
Non ci si aspettava qualcosa
di diverso da queste “Nazioni
Arabe Unite” che fra agosto e set-
tembre 2001 tennero in Sud Afri-
ca la Conferenza contro il razzi-
smo, condannando Stati Uniti e
Israele come i colpevoli dei mali
del mondo; mentre il 20 gennaio
2003
nominarono la Libia di
Gheddafi alla presidenza della
Commissione per i Diritti Umani.
Si sperava invece in qualcosa di
meno Eurabico nei confronti di
molti Paesi che pensano ancora
una volta di gettare Israele in pa-
sto alle fauci, sperando che il
mondo retrogrado possa saziarsi.
Spesso l’Iran, Bin Laden, Hamas,
Hezbollah ed altre pericolose en-
tità sovversive, hanno parlato del-
la loro volontà di sterminio del-
l’intero popolo ebraico. Le Leggi
Razziali donate nel 1938 da Be-
nito Mussolini all’amico Adolf
Hitler e la liberazione dell’unico
attentatore palestinese catturato
dopo l’uccisione del piccolo Ste-
fano Taché ed il ferimento di 37
altri italiani il 9 ottobre 1982 nel-
l’attentato alla sinagoga di Roma,
restano marchi indelebili nella
storia italiana, così come le Bri-
gate Rosse e la banda tedesca
Baader Meinhof che si addestra-
vano nei campi palestinesi nel
Sud del Libano. Evidentemente il
mondo cerca la negazione di que-
sti ed altri orrori, fra i quali van-
no ricordati le quotidiane impic-
cagioni sommarie per le strade di
Teheran, oppure i bombardamen-
ti siriani nella lunga guerra civile.
Questo XXI Secolo confonde vo-
lutamente l’aggressore con gli ag-
grediti e baratta la sicurezza dei
propri cittadini. Non sarebbe
strano se gli iscritti alle comunità
ebraiche chiedessero “asilo poli-
tico” ad Israele.
Albert Einstein diceva “Se la
mia teoria della relatività si di-
mostrerà corretta, la Germania
mi rivendicherà come tedesco e
la Francia dichiarerà che sono un
cittadino del mondo. Se la mia
teoria si dimostrerà falsa, la Fran-
cia dirà che sono tedesco e la
Germania dichiarerà che sono un
ebreo”.
Un futuro di totalitarismo
per il nuovo Egitto islamico
Elezioni inglesi:
successo dell’Ukip
K
Al Azhar
n Inghilterra cresce l’Ukip, lo Uk
Independence Party (partito per
l’indipendenza del Regno Unito).
Nell’elezione suppletiva per 3 seggi
parlamentari vacanti, il partito eu-
roscettico e libertario britannico
non è riuscito ad eleggerne nem-
meno uno. E dove sta il successo,
allora? Nel numero di voti raccolti:
a Rotherham è arrivato secondo,
dietro ai Laburisti, ma davanti ai
Conservatori. Anche a Middle-
sbrough, l’Ukip è il secondo partito,
sempre davanti al partito di gover-
no di David Cameron. E a Croy-
don North è arrivato terzo, dietro
ai Conservatori, ma davanti ai Li-
beraldemocratici, il partito di go-
verno alleato di Cameron. Rispetto
alle precedenti elezioni, quando
l’Ukip era un partito di minoranza,
fra le “frattaglie”marginali, queste
suppletive costituiscono una svolta.
L’Ukip può diventare una forza po-
litica competitiva, anche su scala
nazionale. «In alcune aree dell’In-
ghilterra settentrionale – scriveva
ieri l’europarlamentare Dan Han-
nan – dove i Conservatori non han-
no mai avuto grandi consensi, è
l’Ukip che sta diventando la prin-
cipale alternativa anti-laburista».
A Rotherham, sicuramente, ha gio-
cato a favore degli euroscettici uno
scandalo recente: a una coppia di
sostenitori dell’Ukip sono stati sot-
tratti i figli in affido… solo perché
la coppia era dichiaratamente fa-
I
vorevole al partito euroscettico.
Nella liberale Inghilterra, discrimi-
nazioni simili non sono tollerate. E
il voto dei cittadini di Rotherham
ne è la prova. Ma il voto di giovedì
non si limita a questo. Come scrive
lo storico Tim Stanley, sul The Te-
legraph: «Naturalmente l’Ukip è
stato aiutato dallo scandalo che ha
colpito Rotherham e, in pratica, ha
attirato le simpatie di tutti. Tuttavia
il suo leader carismatico, Nigel Fa-
rage, ha anche fatto un gran lavoro
per risvegliare la memoria di lungo
termine sui fallimenti e le incom-
petenze dei Laburisti e quella di
breve termine sul rancore provoca-
to dal vacillante centrismo di David
Cameron. Conquistando la posi-
zione di quarto partito, l’Ukip ha
iniziato a rimpiazzare i Liberalde-
mocratici quale maggior formazio-
ne di protesta contro lo status
quo». Ma al di là della popolarità
di Farage e dello scandalo di Ro-
therham, c’è sempre una causa mai
citata, ma sempre presente: l’Unio-
ne Europea. Dal momento in cui è
entrata in crisi, l’euroscetticismo è
più forte. E la risposta di Bruxelles
è una sola: ancora più poteri alla
politica comunitaria. Cameron non
è abbastanza deciso ad opporsi a
questa tendenza. I conservatori pos-
sono vedere in Farage, più che nel
premier, il vero difensore della so-
vranità britannica.
(
ste. ma.)
se Palazzo Chigi avesse deciso
unilateralmente l’invio di soldati
in zona di guerra o addirittura lo
schieramento di questi da un lato
o dall’altro di un fronte. Augu-
riamoci non si tratti di una scelta
economica o politica in vista delle
prossime elezioni.
Giudicata strana l’astensione
della Germania e di altri 40 paesi,
mentre i soli a favore, tra i quali
Stati Uniti ed ovviamente Israele,
sono stati 9. Nessuno ha ripro-
posto uno dei problemi storici
che attanagliano quella regione:
lo Stato Palestinese è quello gior-
dano chiamato Cisgiordania, op-
pure quello egiziano della Striscia
di Gaza, che non potranno mai
essere uniti in quanto nel bel
mezzo c’è Israele? Nel corso degli
anni si era parlato di un ponte
che unisse le due parti palestinesi
ed in questo caso Israele passe-
rebbe sotto o sopra il cavalcavia
e quali confini sicuri potrebbero
realizzarsi? Abu Mazen è risalito
ieri nei punteggi politici, ma parte
del suo Stato è quello legato ad
oltranza al terrorismo, giustizia i
traditori” e si dichiara figlio
dell’Iran di Ahmadinejad.
A coloro che spesso per obbli-
ghi di appartenenza politica, in-
sistono nel definire “palestinesi”
esclusivamente gli arabi presenti
storicamente sul territorio, ricor-
diamo che nel 1936 Arturo To-
scanini fu chiamato a Tel Aviv per
il concerto inaugurale della Pale-
stine Symphony Orchestra (ora
Israel Philharmonic Orchestra),
L’OPINIONE delle Libertà
SABATO 1 DICEMBRE 2012
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