Onu non si smen-
tisce mai. Fondata
un tempo con nobili
obiettivi, sta diventando
sempre più strabica ed
ipocrita, quindi spesso
inutile o addirittura dan-
nosa per il progresso
della pace e della stabi-
lità nel mondo. Quando
poi si tratta di esprimere
giudizi in merito ad
Israele e al conflitto me-
diorientale, le Nazioni
Unite raggiungono l’api-
ce dello strabismo. Il
Consiglio dei diritti
umani dell’Onu, tanto
per cambiare, ha con-
dannato fermamente gli
insediamenti israeliani
nei Territori palestinesi,
ordinando a Gerusalem-
me di avviare, addirittu-
ra senza precondizioni,
un processo di ritiro di
tutti i coloni.
I signori delle Nazio-
ni Unite vedono nei Ter-
ritori persino una sorta
di segregazione razziale
e quindi la violazione dei diritti umani, ma
mai che si siano sentiti finora in dovere di
denunciare con egual forza le ripetute vio-
lenze fisiche e psicologiche alle quali de-
vono sottostare i cittadini israeliani. Se
Israele reagisce militarmente merita subito
condanne e reprimende, mentre le aggres-
L’
sioni militari di Hamas
ai danni non tanto del
premier Benjamin Neta-
nyahu, bensì dei civili
inermi di Israele, sono
trascurabili. Questa è
l’obiettività dell’Onu.
Inoltre significa subire
violenza anche quando
si vive in un Paese e si sa
che molti suoi vicini lo
sognano distrutto e can-
cellato dalle carte geo-
grafiche.
Infine il Palazzo di
Vetro si rivela cieco di
fronte ai tanti arabi che
vivono, lavorano e quin-
di mangiano, rispettati,
all’interno dei confini di
Israele.
Le Nazioni Unite, già
artefici dell’obbrobrioso
riconoscimento della Pa-
lestina come Stato osser-
vatore che ha calpestato
in un attimo anni di ne-
goziati, ora hanno pure
il coraggio di giudicare
gli insediamenti israelia-
ni, dopo aver minato lo-
ro gli sforzi per la pace ed irrigidito ancor
più Gerusalemme. Israele deve semplice-
mente ignorare i falsi appelli delle Nazioni
Unite e pensare a fare ciò che ritiene più
opportuno per la propria sicurezza.
ROBERTO PENNA
gnuno, si sa, gioca le migliori carte a
propria disposizione: Bersani fa appello
al voto utile contro il Caimano, Berlusconi
riporta a casa Mario; quello gagliardo, mica
quello dell’Imu. Ingroia, nel frattempo, si in-
trattiene in polemiche dai toni tutt’altro che
galanti con Ilda Boccassini, Pietro Grasso, la
famiglia Falcone e – per chiudere il cerchio
con l’Associazione Nazionale Magistrati,
che nello spiacevole siparietto ha tentato in-
vano di fare da paciere. Frecciatine di gusto
opinabile, richiami più o meno espliciti, inop-
portuni bracci di ferro per rivendicare la cor-
retta esegesi del pensiero di uomini a cui una
morte violenta, sopraggiunta più di vent’anni
fa, impedisce di ribattere.
Falcone e Borsellino, Bor-
sellino e Falcone. C’è chi
sarebbe pronto a farne un
brand d’abbigliamento, a
ridurli a loghi stilizzati da
t-shirt, a declassarli a ico-
ne pop vuote e strumen-
talizzabili, come la Mari-
lyn di Andy Warhol.
Invocarli, chiamarli in
causa sempre e comunque
perché “ci sta bene”, co-
me il formaggio sull’ama-
triciana. È il circo media-
tico-giudiziario, avremmo
detto un tempo. Forse è semplicemente po-
litica, nel senso più tristemente concreto e to-
talizzante del termine. Forse siamo sempli-
cemente andati oltre, giunti ad un punto in
cui quello della candidatura non è più il cri-
terio migliore per determinare il grado di po-
liticizzazione di un magistrato. Dopo tutto,
O
la discesa in campo di Antonio Ingroia era
preventivabile ormai da più di un anno, e le
posizioni espresse prima della formale can-
didatura non hanno, per questa ragione, mi-
nore valenza politica. Allo stesso modo le pa-
role di Ilda Boccassini (...) hanno
un’insospettabile ma autentica carica politica,
che contribuisce ad acuire lo scontro interno
alla magistratura e a dare un’immagine sem-
pre più partitizzata e poco terza degli organi
di giustizia rispetto al dibattito politico. Il
grado di politicizzazione del ruolo di Pietro
Grasso, sotto quest’ottica, è per alcuni versi
ancor più rilevante. La profonda serietà con
cui l’ex procuratore nazionale antimafia ha
scelto di spogliarsi defini-
tivamente della toga pri-
ma di candidarsi con il Pd
non è sufficiente a confe-
rirgli un ruolo politico di-
verso da quello dell’anti-
Ingroia designato (...) Ora
potremmo anche noi la-
sciarci andare al “se Fal-
cone e Borsellino fossero
vivi”, ma purtroppo per
la giustizia italiana vivi
non sono, e quel “se fos-
sero vivi” risulterebbe in
un tentativo indebito di
appropriarci di personag-
gi che andrebbero lasciati agli onori della sto-
ria. Una sola cosa possiamo affermare con
certezza: a Falcone e Borsellino, per fare una
rivoluzione civile, non è servita alcuna richie-
sta di aspettativa elettorale al Csm.
DANIELE VENANZI
Falcone e Borsellino,
icone loromalgrado
A differenza di Ingroia
(
e Pietro Grasso),
a Falcone e Borsellino
per fare una rivoluzione
civile non è servita
alcuna richiesta
di aspettativa elettorale
al Consiglio superiore
Israele deve ignorare
tutti i diktat dell’Onu
Fondate un tempo
con nobili obiettivi,
le Nazioni Unite
stanno diventando
sempre più strabiche
ed ipocrite, quindi spesso
inutili o addirittura
dannose per la pace
FAI UNA DONAZIONE SU
LAV.IT
SIRINGRAZIAL’EDITOREPERLOSPAZIOCONCESSO
L’OPINIONE delle Libertà
SABATO 2 FEBBRAIO 2013
6