Pagina 5 - Opinione del 3-8-2012

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pparentemente la ratio sembra corret-
ta: punire i fuoricorso aumentando
loro le tasse da un minimo del 25% a un
massimo del 100%. Effetto possibile: se-
lezionare i fuoricorso che intendono rien-
trare con calma (che continueranno a pa-
gare) da chi sta pascolando tranquillo (che
magari scapperà). Questo potrebbe pro-
vocare anche una certa emorragia di fondi
dalle università in cui i fuoricorso sono
più numerosi, fatto che in sé non è nega-
tivo. Effetto sicuro: incentivare ulterior-
mente l’evasione fiscale. Già, perché tra
gli elementi che determinano la quota da
pagare c’è anche l’indicatore Isee, con il
paradossale effetto che
il disgraziato la cui fa-
miglia dichiara tutto si
becca la stangata mentre
chi è riuscito a sfuggire
al Leviatano può per-
mettersi di pascolare più
a lungo, sempre che gli
convenga da altri punti
di vista, o comunque ri-
sparmiare qualcosa in
più.
Inoltre c’è fuoricorso
e fuoricorso: quello che
sta a casa, si prepara a
casa e si fa vedere solo
agli esami consuma molto meno risorse
dello studente in corso e del fuoricorso che
rifrequenta le lezioni e rifà i laboratori.
Soluzione? Ricordarsi della Costituzione.
«I capaci e meritevoli, anche se privi di
mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi
più alti degli studi. La repubblica rende ef-
A
fettivo questo diritto con borse di studio,
assegni alle famiglie ed altre provvidenze,
che devono essere attribuite per concorso».
(art 34 commi 3 e 4)
Si dice “capaci e meritevoli”, non “tutti
i privi di mezzi” né tantomeno “tutti”.
Quindi servirebbe organizzare una transi-
zione dall’attuale sistema in cui ogni 100
euro di spesa 80 sono a carico dello Stato
a uno in cui lo studente paga 100 e lo Sta-
to rimborsa una quota (100% per i più
meritevoli), aumentando le borse e gli as-
segni e le altre provvidenze a disposizione
oppure con sconti proporzionali ai risultati
sull’anno successivo. Per evitare distorsioni
a favore di università o
facoltà che danno voti
alti a fronte di esami a
basso coefficiente di dif-
ficoltà, abolire il valore
legale del titolo di studio
può essere un’idea.
Scrivo di transizione
perché chiedere a uno
studente che paga al
massimo 2000 euro al-
l’anno di passare a
7000/8000 l’anno suc-
cessivo è oggettivamente
troppo, ma non è nem-
meno possibile conti-
nuare a tassare tutti per finanziare indi-
pendentemente dal merito. Perché l’80%
finanziato dallo stato viene prelevato dalla
fiscalità generale, cioè anche dalle tasche
del vecchietto che si è fermato alle elemen-
tari ma ha tanto lavorato dopo.
juanm.altervista.org
ei tempi di crisi come questo servono
equilibrio, decisione, prudenza ma so-
prattutto il coraggio della verità. Quel co-
raggio che alla Toscana manca. Appena
eletto il Presidente Rossi dichiarò discon-
tinuità circa un modello politico e ammi-
nistrativo colpevolmente lento e ostaggio
di un apparato costoso e creato ad arte
forse per alimentare, legittimamente, il
consenso. Si presentò come il presidente
del rigore e la sua giunta come la giunta
delle decisioni concrete e dell’austerità. Fin
da subito vennero elargite lezioni e giudizi
dicendo che la Toscana era modello di
buon governo. Lascio da parte lo scandalo
sanità. Parto da Arpat,
l’Agenzia regionale per
la protezione ambienta-
le. Nel 2010 la Giunta
promise una forte ri-
strutturazione. Risultato.
Arpat, ad oggi, ha un bi-
lancio preventivo 2012
(presentato in ritardo) di
53.964.428 euro; di
questi oltre 38 milioni
vanno per il costo del
personale che raggiunge
un’ incidenza del
71,06% con la previsio-
ne di aumentare nel
2013 per toccare quasi il 72%. Un peso
folle che è addirittura aumentato perché
nel 2011 era “solo” del 70,70%. A ciò si
aggiunge che in Arpat c’è un dirigente ogni
sei dipendenti. Arpat ha questo numero
esorbitante di personale perché è un ente
“derivato” dalla sanità e quindi mantiene
N
la contrattazione che si usa nel rapporto
medico-paziente pur oggi occupandosi di
altro. È buon governo questo? Direi di no.
Passiamo oltre. La Toscana ha circa 2.400
dipendenti, circa 800 meno di Regione
Lombardia che però ha pure quasi 6 mi-
lioni di abitanti in più. Di questi dipendenti
137 sono dirigenti, 550 sono funzionari e
circa 1700 sono impiegati. Tutti questi,
nessuno escluso, hanno ottenuto il premio
produttività. Così Regione Toscana dà ol-
tre 13 milioni di euro ai propri dipendenti
non per gli stipendi ma per i “premi”. La-
scio a chi legge le conseguenti riflessioni
circa il fatto che siano tutti bravissimi.
Non solo: dal 2010 ad
oggi possiamo dirvi che
la giunta Rossi ha stan-
ziato: 150.000 euro a
favore del centro regio-
nale per criticità relazio-
nali; 2.936.294,37 euro
per la costruzione ed il
recupero delle strutture
di tutela dei diritti di cit-
tadinanza; oltre 5 milio-
ni di euro per attività in-
ternazionali; i fantastici
220 mila euro per il
progetto su come vestir-
si secondo “il tempo che
fa”. Concludo con una richiesta e un fa-
vore. La richiesta: da questa sinistra meno
prediche e più scelte. Il favore: smetta la
sinistra di dire che è la migliore, in tempo
di crisi gradiremmo esserne dispensati.
STEFANIA FUSCAGNI
www.freefoundation.com
Quelle cifre da capogiro
dellaToscana“rossa”
La Regione ha circa
2.400 dipendenti, circa
800 meno della
Lombardia che ha 6
milioni di abitanti in più.
Tutti questi, nessuno
escluso, hanno ottenuto
il premio produttività
La curaMonti-Profumo
necessita una revisione
La stangata ai fuoricorso
nelle università avrà
il paradossale effetto
che il disgraziato
la cui famiglia dichiara
tutto dovrà pagare
di più. Nulla cambierà
invece per chi evade
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 3 AGOSTO 2012
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