Page 1 - Opinione del 03-11-2012

Direttore ARTURO DIACONALE
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Sabato 3 Novembre 2012
delle Libertà
Di Pietro-Grillo, tsunami sul Pd
Mentre il movimento del comico genovese endorsa la scalata verso il Quirinale dell’ex pm in crisi
l’Italia dei Valori rinnega l’ormai ex leader e tenta di evitare lo smembramento del proprio elettorato
Cinque Stelle, Bersani e quell’opa ostile all’Idv
Mitt Romneymette il dito nella vera piaga italiana
Pannella for president. Se non ora, quando?
solo una lotta al coltello per
la propria sopravvivenza po-
litica quella che è scoppiata nel-
l’Italia dei Valori tra gli oppositori
dell’ultima ora di Antonio Di Pie-
tro e il padre-padrone del movi-
mento nato dalla rivoluzione giu-
stizialista di Mani Pulite.
Le scoperte e le denunce di
Re-
port
sono solo il pretesto appa-
rente. Perché tutti sapevano tutto
delle case e della gestione perso-
nalistica di Di Pietro dei finanzia-
menti e della struttura interna del-
l’Idv. E nessuno, fino alla
settimana scorsa, né dentro, né
fuori l’Italia dei Valori si era mi-
nimamente scandalizzato o aveva
È
alzato una qualche voce di prote-
sta nei confronti dell’ex Pm di
Mani Pulite.
La verità è che dalla settimana
scorsa ad oggi ci sono state le ele-
zioni siciliane. Che hanno messo
tutti quelli che avevano saputo ed
avevano taciuto di fronte ad un
dato incontrovertibile. Alle pros-
sime elezioni politiche l’Italia dei
Valori rischia di non avere, come
nell’Assemblea siciliana, alcuna
rappresentanza parlamentare. Di
fronte a questa indicazione diffi-
cilmente contestabile qualunque
sia il sistema elettorale con cui
verrà rinnovato il Parlamento
(
l’Idv non è in grado di superare
alcun tipo di sbarramento, né
quello dell’attuale 4% né il 5% di
una sempre più ipotetica nuova
legge di tipo proporzionale), il
partito si è spaccato tra chi, come
Massimo Donadi, spera nella so-
pravvivenza puntando a realizzare
una alleanza con Pd e Sel sacrifi-
cando Di Pietro ed i suoi fedelis-
simi e chi , come Di Pietro, con-
sapevole che il proprio nome
impedisce ogni intesa con Bersani,
Vendola e Casini, vede la propria
salvezza nella confluenza obbliga-
ta con il Movimento 5 Stelle di
Beppe Grillo.
In questa partita non c’è trac-
cia di morale, di etica, di mani pu-
lite, di virtù civile o di rivoluzione
giudiziaria. Chi contesta Di Pietro
dentro l’Idv lo fa solo perché sa
bene che qualsiasi riparo perso-
nale nell’alleanza di Bersani, Ven-
dola e Casini passa attraverso
l’eliminazione del fondatore e pa-
dre-padrone del partito. A sua vol-
ta Di Pietro, pienamente cosciente
che i suoi ex amici lo vogliono po-
liticamente morto per salvare la
propria pelle, si rivolge a Grillo
nella giusta convinzione di poter
trovare accoglienza in un movi-
mento che, fagocitando i dipietri-
sti ed il loro leader, non dividereb-
be con nessun il ruolo...
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e sei un imprenditore e stai
pensando di avviare un’at-
tività - ha detto Mitt Romney – de-
vi chiederti: è l’America sulla stra-
da della Grecia? Siamo sulla strada
di una crisi economica come quelle
che stiamo vedendo in Europa, in
Italia e Spagna? Se continuiamo a
spendere 1000 miliardi di dollari
in più di quanto entra, l’America,
di fatto, si troverà su questa stra-
da».
Ma se il saggio indica la Luna,
l’idiota guarda al dito. E, puntual-
mente, la dichiarazione di Romney,
nei nostri media, passa come “an-
ti-italiana”, quando, invece, è as-
solutamente evidente che il candi-
«
S
dato repubblicano stia parlando
contro il debito pubblico. Possibile
che non si riesca a cogliere la dif-
ferenza? No. Per un motivo cultu-
rale e politico.
Nelle analisi economiche che
troviamo nella stampa italiana, sia
di settore che generalista, è raro
trovare qualcuno che dia la colpa
al debito e alla spesa dello Stato,
quale causa principale della nostra
crisi. Fra i grillini e in buona parte
della nostra destra (ideologicamen-
te molto differente dalla destra
americana) si è affermata la vulga-
ta anti-finanza. Secondo la quale,
la crisi sarebbe stata causata dalle
grandi banche e fondi di investi-
mento, dalla finanza tedesca e da
non ben specificati “poteri forti”.
Sarebbero loro all’origine di una
nuova “guerra economica” volta
a immiserire l’Europa per com-
prarsela a basso costo. Nessuno
vuole assumersi la responsabilità
dell’immenso debito pubblico ita-
liano. E dunque è più facile scari-
care la colpa su “poteri forti” stra-
nieri. Gli opinion makers di sinistra
fanno gli schizzinosi di fronte a
queste tesi. Ma sono loro la prin-
cipale fonte delle stesse. Il più illu-
stre ispiratore delle politiche della
spesa pubblica è Paul Krugman, di
scuola keynesiana, l’Abc della teo-
ria economica della nostra sinistra.
E cosa dice Krugman? Che la crisi
è stata causata dalla rapacità della
finanza, dall’assenza di regole co-
ercitive nel mercato e poi dalle po-
litiche di “austerity”. La ricetta per
uscire dalla crisi? Secondo questi
signori si deve metter mano al por-
tafogli del contribuente e aumen-
tare la spesa pubblica per “stimo-
lare” l’economia. I populisti di
destra propongono di tornare alla
lira, per stampare più carta (da
chiamare moneta) e spendere di
più. I benpensanti di sinistra pro-
pongono la stessa cosa. Ma con
l’euro: vogliono che la Bce aumenti
la circolazione di...
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annella for president. Si intende
della Repubblica Italiana. Prima
di ritrovarci Grillo premier e Di Pie-
tro al Quirinale. Anche perché in
fondo in Italia i veri grilli parlanti,
sempre acciaccati dal martello della
disinformazione radio televisiva
pubblica e privata, sono stati sto-
ricamente proprio i massimi espo-
nenti della galassia radicale.
Oggi il comico genovese e quel-
lo molisano si fanno belli con le lo-
ro presunte mani pulite e con un
tam tam in rete che, nel caso di
Grillo, sostituisce la presenza tele-
visiva. Di Pietro invece nei talk
show possiede una seconda o terza
o quarta casa, a seconda di come
P
si valuta il patrimonio immobiliare
dell’Italia dei Valori. Nessuno si
chiede come mai i radicali dopo 55
anni e passa di attività politica a
malapena posseggano la sede di via
di Torre Argentina? Come mai a lo-
ro i soldi non bastino mai e som-
mergano gli iscritti con continue ri-
chieste di finanziamento? O perché
gli altri partiti invece, anche quelli
piccolissimi, non abbiano questi
problemi? O come mai il solo pa-
trimonio immobiliare della ex An
sia quasi pari a quello di Tecnoca-
sa? L’onestà assoluta in politica è
peraltro un falso totem. Il vero mo-
tivo per cui si dovrebbe scegliere
Marco Pannella per il Quirinale e
magari Emma Bonino o, meglio Ri-
ta Bernardini, come premier, sta nei
contenuti della proposta radicale.
Si parla di onestà, ma perché poi
l’Idv dentro al consiglio regionale
del Lazio, ufficio presidenza, non
ha appoggiato la richiesta di ana-
grafe elettorale degli eletti e dei no-
minati presentata dai consiglieri ra-
dicali Rossodivita e Berardo? Non
era meglio prevenire?
Mutatis mutandis, dalla giustizia
allo sport, dalle pensioni all’econo-
mia, dai contributi silenti al divor-
zio breve, dalle carceri alla respon-
sabilità civile del magistrato, dal
problema dell’esperanto a quello
dei malati di Sla, dalla pena di mor-
te al tribunale penale internaziona-
le, dalle mutilazioni genitali femmi-
nili al proibizionismo pluriomicida
sulle droghe, dalla guerra in Iraq e
dalle menzogne istituzionali su Sad-
dam Hussein a quasi ogni particella
elementare dello scibile umano e
politico, c’è un solo partito che può
affermare “noi l’avevamo detto”.
Grilli parlanti, non grillini.
Eppure i radicali non raccolgo-
no i frutti di questa tenace e co-
stante lotta politica. Non sono mai
profeti in patria. Circondati dalla
indifferenza quando non dalla osti-
lità. Sembrano vecchi. Sono calun-
niati: “si...
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di
ARTURO DIACONALE
La decisione del M5S
di candidare di Di Pietro
alla Presidenza
della Repubblica è segno
dell’interesse grillino
per il 2%o 3%del voto
dei dipietristi. E lo stesso
vale per il Pd, che punta
a racimolare per sé
lo stesso numero di esuli
di
STEFANO MAGNI
Con una vittoria
di Obama, l’America
finirebbe come la Grecia,
l’Italia e la Spagna.
Lo dice il candidato
repubblicano. E tutti
si offendono. Nessuno,
però, vuol capire che è
il debito (non la finanza)
la causa della crisi
di
DIMITRI BUFFA
Il motivo per cui
dovrebbe salire
al Quirinale sono
i contenuti della
proposta Radicale.
Dalla giustizia alle
pensioni, all’economia,
ai contributi silenti,
al divorzio, alle carceri,
alla responsabilità civile