Page 2 - Opinione del 4-10-2012

on la galoppante crisi econo-
mica e occupazionale, l’Italia
ha scelto un brutto momento per
scoprirsi liberista. Emblematico, in
questo senso, il caso di Ansaldo
Energia, azienda controllata da
Finmeccanica, il cui destino sembra
essere quello di finire inesorabil-
mente divorata dal colosso tedesco
Siemens.
Ma facciamo un passo indietro.
Ansaldo Energia è l’unico caso di
società interamente italiana ope-
rante nel settore industriale della
cosiddetta
power generation
,
ov-
vero progettazione e costruzione
di impianti e componenti per la ge-
nerazione di energia. A Genova, la
società dà lavoro a oltre tremila
persone, con ulteriori quindicimila
posti di lavoro generati dall’indot-
to. Dettaglio tutt’altro che irrile-
vante all’interno di un gruppo in
difficoltà: ha i conti in ordine e un
bilancio in attivo. Dal 2004, inol-
tre, è tecnologicamente indipen-
dente, avendo chiuso la licenza
proprio dalla Siemens, che già ave-
va provato ad inglobarla. A Geno-
va opera poi un fiorente settore di
ricerca e sviluppo
in house
,
che
ha già dato lavoro ad un migliaio
di giovani neolaureati scampati al-
la fuga dei cervelli.
Di fatto, dunque, l’azienda ri-
copre un ruolo strategico negli in-
teressi economici del paese. Ven-
derla al suo diretto concorrente
sarebbe «un regalo che l’Italia non
può permettersi di fare alla Ger-
mania», come ha dichiarato la de-
putata Pdl Giorgia Meloni. Ma per
Finmeccanica la cessione del ramo
sembra rappresentare un passo im-
prescindibile nell’ottica di un con-
solidamento dei conti. E l’offerta
di 1,3 miliardi di euro per il 100%
delle azioni fa gola.
La salvezza potrebbe arrivare
da una cordata italiana. Per costi-
C
tuirla, sta lavorando in questi gior-
ni il Fondo strategico italiano, hol-
ding tricolore il cui azionista stra-
tegico è la Cassa depositi e prestiti,
(70%
Ministero dell’Economia e
delle Finanze, 30% fondazioni
bancarie) che investe in imprese di
«
rilevante interesse nazionale».
Il governo, finora immobile, si
dice adesso possibilista. «Se la Cdp
ha individuato nella sua autono-
mia Ansaldo energia come una del-
le possibili aziende dove può essere
costituito un interesse privato ita-
liano, certamente penso che sia uti-
le», ha detto il ministro dell’Eco-
nomia, Vittorio Grilli. Secondo il
ministro dello Sviluppo economi-
co, Corrado Passera, l’opzione di
una cordata italiana è certamente
preferibile, ma allo stesso tempo
un interesse straniero risulterebbe
accettabile qualora fosse in grado
di salvaguardate l’occupazione.
Ma Siemens è in grado di garantire
il mantenimento di quasi 20mila
posti di lavoro direttamente o in-
direttamente collegati all’attività
di Ansaldo Energia? Parrebbe di
no.
In estate, il gigante tedesco ha
dovuto fare fronte in casa propria
con quasi 3mila esuberi, scesi poi
a 1.200 dopo l’interessamento del
governo di Berlino. Ma secondo
indiscrezioni della stampa interna-
zionale, gli esuberi in casa Siemens
sarebbero notevolmente più con-
sistenti. Che senso avrebbe, quindi,
accollarsi anche gli stabilimenti di
una diretta concorrente, scomodo
doppione” sul mercato? Il sospet-
to è proprio quello che l’intera ma-
novra non sia altro che un tenta-
tivo di eliminaee un concorrente.
Piccolo, sì, ma comunque insidio-
so. Dietro l’opzione tedesca, quin-
di, oltre al danno potrebbe nascon-
dersi anche una clamorosa beffa.
LUCA PAUTASSO
di
CLAUDIO ROMITI
rrare humanum est, perseve-
rare autem diabolicum
,
recita
un famosa locuzione latina. E in
effetti, osservando la propaganda
sostenuta in questi giorni di caos
politico giudiziario dalla sinistra
italiana e dalle sue grancasse me-
diatiche, ci troviamo di fronte
all’ennesimo abbaglio preso dagli
eredi di quello che è stato il più
grande partito comunista del-
l’Occidente.
In breve, approfittando so-
prattutto dello scandalo che ha
sconvolto la Regione Lazio, le
truppe cammellate di uno schie-
ramento dilaniato dalle lotte in-
testine per la leadership stanno
ripetendo in fotocopia la stessa
strategia mediatica adottata alle
fine della Prima repubblica,
quando la “gioiosa macchina da
guerra” di occhettiana memoria
sembrava ad un passo dal far sal-
tare il banco delle elezioni del
1994.
Sappiamo poi come andarono
le cose. Quasi dal nulla sbucò un
imprenditore di successo, il cui
travolgente successo lasciò con
le pive nel sacco l’allora Pds e so-
ci.
Ma nonostante sia passato un
ventennio da quella colossale ba-
tosta, risentiamo ripetere oggi le
stesse tesi di ieri. Per sintetizzare,
si vorrebbe accreditare ancora
una volta l’idea, a mio avviso to-
talmente illusoria e foriera di al-
tri guai, secondo la quale l’attua-
le degrado della politica sia
attribuibile solo ad alcuni partiti,
con il Pdl di Berlusconi in testa,
cercando nel contempo di indur-
re i più a considerare implicita-
mente gli avversari politici di
questi ultimi, segnatamente il Pd
di Bersani e Renzi, gli unici in
E
grado di rappresentare una alter-
nativa credibile all’attuale sfa-
scio.
Da qui discende la seconda
scempiaggine strategica, anch’es-
sa ampiamente perseguita ai tem-
pi di Occhetto, di invocare l’av-
vento del “nuovo” nella nostra
democrazia, anche qui ritenendo
implicitamente di potersi affran-
care dal resto del sistema politi-
co, magari in virtù di qualche an-
netto passato all’opposizione e
dall’aver, sempre a chiacchiere,
sbandierato ai quattro venti la
cosiddetta questione morale. Per
questo motivo, considerandosi
inattaccabili sul piano dell’onestà
autocertificata, i partiti di sinistra
e i loro megafoni dell’informa-
zione stanno operando una po-
derosa delegittimazione nei con-
fronti di chi ha governato prima
dell’esecutivo tecnico, al pari di
ciò che avvenne nei primi anni
novanta a danno del famigerato
Pentapartito di Craxi, Andreotti
e Forlani, ritenendo con ciò di
orientare in loro favore la fiducia
dell’elettorato. E dunque, anzichè
cercare di affrontare una onesta
autocritica politica, la quale non
può che basarsi su aspetti di na-
tura sistemica (basti pensare che
i tanti intollerabili privilegi della
bistrattata casta vengono rego-
larmente votati all’unanimità in
qualunque organo della nostra
pletorica rappresentanza demo-
cratica), l’intera sinistra italiana
tende a puntare il dito solo sugli
scandali degli antichi avversari-
nemici, mettendo regolarmente
la sordina alle vicende di ordina-
ria malversazione che pur riguar-
dano copiosamente la propria
parte.
Ed è a questo punto che, co-
me appunto nel ‘94, da un mo-
mento all’altro potrebbe sbucare
un terzo incomodo per le truppe
di Bersani e Vendola.
Terzo incomodo che questa
volta, tanto per fare nomi, po-
trebbe assumere le vesti molto
meno rassicuranti di un Grillo,
dato nuovamente in forte crescita
nei sondaggi, nonostante le re-
centi polemiche esplose a causa
di una sostanziale assenza di de-
mocrazia all’interno del M5S.
Comunque sia, questa insensata
propaganda con cui si vorrebbe-
ro screditare solo le fazioni av-
verse un risultato molto serio lo
sta già provocando proprio al-
l’interno del Pd. Infatti, non com-
prendendo che nell’attuale caos
l’opinione pubblica tende sempre
più a fare un fagottello dell’inte-
ro ceto politico professionale,
tutto questo sta paradossalmente
favorendo Matteo Renzi nella
sfida con Bersani.
Tant’è che in pochi giorni il
sindaco di Firenze sembra aver
quasi colmato, nelle intenzioni
di voto, l’enorme distanza che lo
separava dal segretario del Pd. E
ciò in virtù del fatto che il primo,
pur essendo come Bersani un
professionista del bene comune
fatto con i soldi degli altri, viene
comunque percepito assai più
nuovo” del secondo, troppo si-
mile ai suoi grigi e compassati
predecessori del vecchio Pci.
Ebbene, se l’insensata dele-
gittimazione, per così dire, setto-
riale di un ceto politico in realtà
molto omegeneo nei fenomeni di
fondo dovesse contribuire alla
sconfitta di Bersani alle primarie,
questo starebbe a significare che
la nuova versione, riveduta e cor-
retta, della gioiosa macchina da
guerra avrebbe cominciato a per-
dere i pezzi ancor prima del con-
fronto elettorale della primavera
prossima.
II
POLITICA
II
segue dalla prima
Nichi e il Pd
(...)
La candidatura di Vendola, infatti, è per-
fettamente funzionale alla vittoria di Bersani.
Non tanto perché il leader di Sel possa to-
gliere voti al sindaco di Firenze. Ma perché
la sua discesa in campo toglie alle primarie
il significato di referendum interno su con-
servazione e rinnovamento che Renzi ha ten-
tato di realizzare impostando la propria
campagna sul tema della liquidazione delle
vecchie glorie postcomuniste e postdemo-
cristiane. E trasforma la competizione in
una corsa fasulla dal finale già scritto, visto
che gli iscritti ed i militanti del Pd non do-
vranno più scegliere tra il vecchio ed il nuo-
vo ma tra il patriottismo di partito imper-
sonificato da Bersani ed il tentativo di
occupazione del partito stesso da parte del-
l’esterno Vendola.
Ma perché mai quest’ultimo si dovrebbe
prestare alla manovra per la blindatura di
Bersani e la sconfitta di Renzi partecipando
a primarie che, se si tornasse al sistema pro-
porzionale senza premio di maggioranza
per la coalizione, sarebbero assolutamente
inutili e ridicole?
Semplice: perché in questo modo si garan-
tisce uno strapuntino personale nell’even-
tuale governo a guida Pd della prossima le-
gislatura. Ed il rinnovamento della sinistra?
A futura memoria!
ARTURO DIACONALE
Ci manchi, Enzo
(...)
Troppa gente, troppi giornalisti sono
nati ieri. Troppi di quelli che all’epoca brin-
davano per la tua condanna in primo grado
oggi hanno fatto carriera. Troppi giudici che
ti hanno distrutto la vita hanno a loro volta
avuto un destino di immeritati successi. Ma
noi che ti abbiamo conosciuto, anche super-
ficialmente, come uomo e come politico ra-
dicale, non abbiamo dimenticato quei nomi,
quegli orrori, quella protogenesi del penti-
tismo italiano e quei luoghi maledetti come
la caserma Pastrengo.
Anche una modesta fiction ha l’effetto col-
laterale di rianimare la commozione nei
nostri cuori e la rabbia nei nostri cervelli.
Noi ricordiamo quel Melluso che dava in-
terviste a settimanali scandalistici contro
di te persino dopo la tua morte. Ricordia-
mo le sue ritrattazioni e le sue denunce
non credute contro i magistrati dell’inchie-
sta. Solo un servizio pubblico disattento
come il nostro poteva cadere nel ridicolo
di fare sponsorizzare la miniserie di do-
menica e lunedì da una marca di calzature
che porta il suo nome.
Gli insulti alla tua memoria forse non sono
finiti, ma chi ti ha voluto bene quasi come
a un padre non ti dimenticherà mai. Ogni
18
maggio celebriamo il tuo martirio e ogni
17
giugno ricordiamo la tua gogna giudi-
ziaria e mediatica. Tu, Enzo Tortora, giusto
della terra, ci manchi, come ci manca un
paese libero e democratico, una politica con
esponenti che non facciano schifo e uno sta-
to di diritto degno di chiamarsi tale.
DIMITRI BUFFA
A sinistra le idee sono poche
ma gli errori quelli di sempre
Cordata tricolore
per salvareAnsaldo
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L’OPINIONE delle Libertà
GIOVEDÌ 4 OTTOBRE 2012
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