Direttore ARTURO DIACONALE
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Mercoledì 5 Dicembre 2012
delle Libertà
Lo“squadrone”di Bersani e l’incuboVendola
uale scenario si apre per il Pd
bersaniano terminata la fase
dell’orgoglio e del giudizio? Perché
fuori dai grafici e dalle piantine che
attestano la vittoria del nuovo can-
didato premier del Pd, Pier Luigi
Bersani, nelle ripartizioni regionali
e cittadine dei voti, la futura “com-
ponentistica” dei democratici non
è questione su cui si possa sopras-
sedere. Bersani, per dare il benve-
nuto all’ex sfidante Matteo Renzi
ha usato intenzionalmente la me-
tafora bellica dello “squadrone”
che evoca l’occhettiana “gioiosa
macchina da guerra” ma vuole es-
sere un omaggio a Romano Prodi,
inventore dell’Unione. Il rischio,
Q
però, è che da un Pd allargato si
passi ad un Pd allagato, insomma
ad un copione già rappresentato
proprio ai tempi del governo Prodi
quando il senatore Franco Turi-
gliatto di Rifondazione comunista
prima nel 2007 si astenne al Sena-
to (il che a Palazzo Madama equi-
vale a voto contrario) insieme al
collega del PdCi Fernando Rossi
sulla mozione dell’allora ministro
degli Esteri D’Alema per il rifinan-
ziamento della missione in Afgha-
nistan. Poi, nel 2008, fu nuova-
mente tra i senatori che negarono
la fiducia al secondo governo Prodi
prima di presentare il suo movi-
mento Sinistra Critica alla succes-
sive elezioni. Oggi cambiano i per-
sonaggi ma non le geometrie geo-
metrie variabili all’interno dello
schieramento di sinistra. Passata
l’epoca di Bertinotti e Turigliatto
l’oltranzismo intransigente, sia pur
travestito da “libertà creativa” è
affidato a Nichi Vendola. Il leader
del Sel non soltanto non si sente
«
prigioniero di nessuno» ma ha
già imbrigliato il futuro successo
della “carta d’intenti” con cui Pd,
Psi e Sel dovrebbero accingersi a
lavorare al dopo Monti. Vendola
ha infatti confermato, ed è soltan-
to il primo in ordine di tempo dei
molti distinguo che seguiranno ri-
spetto alla linea della “buona coa-
lizione dal buon programma”, la
sua contrarietà «alla scelta di
Monti e Hollande» di non mettere
in discussione il progetto dell’Alta
Velocità che dovrebbe collegare
Torino con Lione. Un arroccamen-
to, quello vendoliano, rispetto al
quale si impregna di «tecnica in-
genuità» (?) la già spregiudicata
fuga in avanti di Monti che ieri ha
funambolicamente spronato l’Italia
a superare con persuasione e de-
terminazione gli «ostacoli nazio-
nali alla Tav» per convincere la Ue
che deve ancora impiegare 3,4 mi-
liardi nella realizzazione dell’alta
velocità ferroviaria.
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Il grido di dolore di Nordio sulla giustizia italiana
i sono due Italie diverse ri-
spetto al pianeta giustizia e a
quello satellite delle carceri: uno
ragiona, l’altro fa propaganda.
Quello che fa propaganda lo sen-
tiamo in questi giorni nell’ostru-
zionismo di Lega Nord e Italia dei
valori al misero provvedimento
del ministro Severino per tentar,e
tramite un timido affidamento in
prova a reati che nel massimo
edittale della pena non superino i
quattro anni, di svuotare le carceri
di qualche centinaio di unità di in-
dividui. Oltre al noto siparietto
dell’elettrauto semi-analfabeta, o
almeno tale appariva, ieri si è sen-
tito anche chi definiva le patrie
C
penale in Costituzione è un retag-
gio del fascismo; secondo, la nuo-
va legge anti-corruzione con cui
si è fatta bella la Severino non ser-
ve a niente. Meglio, molto meglio
delegificare e deburocratizzare la
pubblica amministrazione, per to-
gliere ai funzionari e ai parassiti
che vi si annidano la tentazione
di farsi ungere la ruota, piuttosto
che minacciare nuove pene e nuo-
ve leggi che si sedimentano sulle
altre. Nordio, che fu incaricato
proprio da Castelli di portare
avanti un progetto di riforma del
codice penale, che ancora oggi è
quello fascista, con possibili peg-
gioramenti dati dalle leggi emer-
genziali su terrorismo, mafia, pe-
dofilia, stalking e tutto lo scibile
umano contingente alla moda
isterica del momento, pur con la
sua compostezza veneta ha dato
l’impressione di essere ormai un
magistrato disilluso. Vittima, da
una parte, della mala politica che
ancora si illude di potere utiliz-
zare la questione sicurezza per fa-
re cassa elettorale, e dall’altra del
gioco lottizzatorio...
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2
di
DIMITRI BUFFA
Il magistrato veneto
che indagò sul Pci-Pds,
ospite a Radio Radicale,
si schiera contro
la legge anti-corruzione
e l’obbligatorietà
dell’azione penale:
«
I giudici non devono
fare giustizia”, ma solo
applicare la legge»
di
BARBARA ALESSANDRINI
Passata l’epoca
di Bertinotti e Turigliatto,
l’oltranzismo
intransigente, anche
se abilmente travestito
da“libertà creativa”,
è affidato aVendola.
Con tutti i rischi
per la governabilità
che questo comporta
E alla fine rispunta il Porcellum
Trattative sulla legge elettorale a un passo dalla rottura. Dopo una riunione con Calderoli, il Pdl presenta
una nuova bozza respinta però dai democratici. Finocchiaro: «Sabbie mobili». Grillo: «Vogliono farci fuori»
Si apre il capitolo nuovo della crisi di governo
i gira pagina. Si archivia la gi-
gantesca Piedigrotta mediatica
delle primarie del Pd. E si entra
ora nella prima parte della cam-
pagna elettorale. Quella che fino
a ieri è stata dominata dalla sini-
stra e che adesso potrebbe essere
segnata dalla ripresa dell’inizia-
tiva del centrodestra. Non con
primarie, che non fanno parte
della tradizione e delle abitudini
di un popolo di moderati che,
tranne alcune sue minoranze, non
ama le piazze e le file davanti ai
gazebo. Ma con una nuova ini-
ziativa politica. Che per ottenere
lo stesso effetto mediatico delle
primarie archiviate del Pd deve
S
essere clamorosa e che non può
non consistere nel provocare la
caduta del governo Monti e la fi-
ne anticipata della legislatura.
Tutto questo per costringere
Giorgio Napolitano ad anticipare
ed accorpare le elezioni politiche
e quelle amministrative alla data
del 10 marzo? Niente affatto. Se
proprio si vuole usare come pre-
testo la questione dell’election
day si può anche usare questo ar-
gomento in nome delle esigenze
del risparmio e del semplice buon
senso. Votare per le regionali a
marzo e fissare le politiche e le
comunali nel mese successivo è
uno spreco di soldi ed una offesa
alla logica più elementare. Ma il
centrodestra sbaglierebbe se si na-
scondesse dietro l’alibi dell’elec-
tion day. Aprire la crisi del gover-
no Monti significa compiere una
grande e significativa operazione
politica. Che può rimettere in cor-
sa il Pdl e tutte le forze che si op-
pongono alla sinistra considerata
oggi trionfante in una campagna
elettorale che, in caso contrario,
avrebbe due soli protagonisti:
Bersani e Grillo. Può essere che
la mossa non riesca a ribaltare il
risultato elettorale che il segreta-
rio del Pd considera già scritto.
Ma, di sicuro, può far risvegliare
il popolo assopito e deluso del
centrodestra e spingerlo, quanto
meno, a vendere cara la pelle e a
non arrendersi prima di aver gio-
cato la partita.
Non si tratta di bocciare Mon-
ti come persona. Si tratta di chiu-
dere una volta per tutte con un
esperimento tecnico che non solo
non ha prodotto i risultati sperati
ma ha addirittura provocato una
serie di record economici negativi
(
i duemila miliardi di debito pub-
blico, la disoccupazione oltre ogni
soglia tollerabile) oltre a sotto-
porre l’intero paese ad un salasso
ormai giunto ogni oltre ragione-
vole livello di sopportazione.
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2
di
ARTURO DIACONALE
Aprire la crisi, proprio
nel momento in cui
il paese impazzisce
per capire quanto costa
la patrimoniale
mascherata dell’Imu,
è una strada obbligata
per il centrodestra.
Non farlo sarebbe
un suicidio politico
galere hotel a cinque stelle. Ma-
gari si ricrederà quando qualche
suo compagno di partito dovesse,
Dio non voglia, provarle.
L’Italia che ragiona invece ha
il volto e il nome di un magistrato
che oltretutto con i leghisti, e con
l’ex ministro Guardasigilli Castelli
in particolare, ci ha pure lavorato:
Carlo Nordio. Proprio lui, noto
per avere indagato senza partico-
lare appoggio dell’opinione pub-
blica sulla tangentopoli del Pci-
Pds dell’epoca, domenica, come
terzo incomodo, ospite della con-
versazione Pannella-Bordin, ha
detto due cose chiare e forti: pri-
mo, l’obbligatorietà dell’azione