Direttore ARTURO DIACONALE
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Domenica 6 Gennaio 2013
delle Libertà
Monti leader dei moderati, un’occasione sprecata
er un attimo alcuni di noi (non
tutti, a dire il vero) avevano
accarezzato l’idea di un Mario
Monti possibile federatore dei mo-
derati. L’operazione era rischiosa
ma il deserto di idee attuale faceva
intravedere un’oasi anche laddove,
con ogni probabilità, non vi era
traccia alcuna né di acqua né di ri-
storo. Il bocconiano chiamato
co-
ram populo
alla Presidenza del
Consiglio per salvare il paese dal
baratro si è lasciato corteggiare a
lungo. Per molto tempo è parso
ostaggio dei diktat del Partito De-
mocratico (soprattutto sul tema
della riforma del mercato del la-
voro), poi il gesto politicamente
P
molto rilevante di volare a Bruxel-
les al vertice PPE ha fatto credere
a tutti che fosse possibile un ritor-
no di fiamma con la maggioranza
che nel 1994 lo inviò in Europa
come Commissario. I politici, in
un paese normale, si giudicano
sempre e comunque con due metri
abbastanza oggettivi: uno misura
quello che dicono e i programmi
che scrivono, l’altro rende conto
dei risultati ottenuti. Berlusconi è
un campione nel primo caso e a
lungo ha narrato un paese e un
centrodestra che esistevano proba-
bilmente solo nel suo personale im-
maginario. Ad onor del vero va
detto che quella lirica più o meno
liberale si scontrava, in campagna
elettorale e non solo, con parole
d’ordine uguali e contrarie; tese
alla demonizzazione del libero
mercato, dell’iniziativa privata e
inneggianti alla bellezza delle im-
poste e all’importanza di redistri-
buire il reddito. E’ chiaro che molti
si sono fidati. Non perché Berlu-
sconi fosse affidabile ma semplice-
mente perché, al netto delle cose
che faceva, era almeno l’unico in
grado di dire qualcosa di centro-
destra. La realtà ha dimostrato con
pugno duro che il mare che divide
parole e azioni si è fatto ormai non
più navigabile e che il Cavaliere
non riesce a incantare nemmeno
la sua tradizionale base di consen-
so. Per i popolari, liberali, conser-
vatori di questo paese la riva op-
posta non è un approdo appetibile
nemmeno fingendo di non cono-
scere la storia personale e politica
dei leader del centrosinistra nazio-
nale. Niente, dalle parole d’ordine
ai modi spicci con cui hanno liqui-
dato il “fenomeno” di Matteo Ren-
zi, lascia intravedere un seppur mi-
nimo barlume di socialdemocrazia
in salsa blairiana o clintoniana.
Non ci sarebbe piaciuto comunque
ma avremo riconosciuto a quella
posizione un ritardo di soli 20 anni
con il resto del pianeta terra.
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2
La deriva sovietica del sindacalismo italiano
el corso della puntata di
Ber-
saglio mobile
del 3 gennaio,
talk di approfondimento politico
condotto da Mentana su La7, ho
ascoltato un lungo sproloquio del
capo della Fiom Landini, innamo-
rato pazzo della cosiddetta pianifi-
cazione democratica. Pur conoscen-
do la sinistra caratura del
personaggio, mi ha colpito la lun-
ghezza di un elenco di piani politi-
co-burocratici con cui, a suo vedere,
la mano pubblica dovrebbe rilan-
ciare la crescita economica del no-
stro disgraziatissimo Paese.
Sembrava di assistere alla rela-
zione di un eminente esponente del
famigerato Gosplan, l’organo so-
N
vietico creato per realizzare i noti
piani quinquennali di staliniana me-
moria. Roba d’altri tempi dunque;
ma ciononostante questo ingom-
brante personaggio ha espresso il
suo evidente delirio ideologico co-
me se stesse spiegando al popolo
dei telespettatori sintonizzati verità
assolutamente rivelate. Eppure non
è solo nella testa di Landini che al-
berga l’idea di uno sviluppo da rea-
lizzare attraverso una decisione del-
la sfera politico-burocratica.
A credere che si possa invertire
l’andamento del Pil, aumentando
conseguentemente consumi, inve-
stimenti e occupazione, a colpi di
decreti c’è una buona parte dei pro-
tagonisti che si sfideranno nelle
prossime elezioni politiche, Bersani
e Vendola in testa.
Tanto è vero che soprattutto a
sinistra, ma non solo, viene ripetuto
il mantra di una ricetta in grado au-
mentare la crescita e, soprattutto,
l’occupazione stabile. Proprio su
quest’ultimo aspetto lo stesso se-
gretario del Pd sta insistendo quasi
ossessivamente da mesi, corrobo-
rando implicimante la succitata vi-
sione del mondo di Landini. In un
fritto misto di nuove tasse -su tutte
una feroce patrimoniale sui ricchi
o presunti tali- e di interventi vete-
ro-keynesiani, Bersani e il suo pu-
pillo Fassina vorrebbero convincere
gli italiani che questa rappresenta
l’unica strada per raddrizzare la ba-
racca, dando un futuro meno fosco
alle nuove generazioni. Una impo-
stazione che, d’altro canto, grandi
Paesi dell’Occidente stanno seguen-
do con esiti a dir poco catastrofici.
Basti osservare la situazione dram-
matica dell’America di Obama,
portata dal leader mondiale del par-
tito della spesa pubblica sull’orlo
del baratro.
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2
di
CLAUDIO ROMITI
In Italia gli eredi
del collettivismo
hanno catalogato
il comunismo
come un fallimento
dovuto alla mancanza
di libertà democratiche,
senza abbandonare
l’idea di uno stato
motore dello sviluppo
di
ANDREA MANCIA
e SIMONE BRESSAN
Comunque la si guardi
l’AgendaMonti
è irricevibile: ha sprecato
un’occasione irripetibile
per rifondare l’area
del centrodestra,
servirà come stampella
al peggior centrosinistra
del vecchio continente
Inflazione:mai così in altodal 2008
K
Un’altra serie di record infranti
dal governo Monti. Nel 2012 le aziende
italiane hanno chiesto all’Inps quasi 1,1
miliardi di ore di cassa integrazione con
un aumento del 12,1% rispetto al 2011.
A novembre 2012, poi, le domande di di-
soccupazione presentate all’Inps sono
state 128.534 con una diminuzione del
4,58%
rispetto a novembre 2011. Lo ri-
leva l’Inps sottolineando che nei primi
11
mesi dell’anno le richieste di disoc-
cupazione sono state 1.285.299 con un
aumento del 14,49% rispetto allo stesso
periodo del 2011. Le domande di mobi-
lità presentate a novembre 2012 sono
state 10.173 (+10% tendenziale). Nei
primi 11 mesi del 2011 sono state pre-
sentate all’Inps 133.052 richieste di mo-
bilità (+17,82%). Sul fronte
dell’inflazione, infine, l’Istat ci informa
che il tasso medio annuo per il 2012 è
pari al 3,0%, in accelerazione di due de-
cimi di punto percentuale rispetto al
2,8%
registrato per il 2011. L’inflazione
di fondo, calcolata al netto dei beni
energetici e degli alimentari freschi, sale
all’1,6% a dicembre (era +1,5% nel mese
precedente).