i questo ovviamente Human
rights watch non se ne occu-
pa e Amnesty “Amnesy” neanche
(
tranne qualche raro caso): la li-
bertà di stampa sarà mai conce-
pibile nel futuro stato di Palestina
già ammesso come osservatore
all’Onu con l’inopinato voto del
governo Monti? Secondo il sin-
dacato dei giornalisti palestinesi,
a fine gennaio di nuovo in scio-
pero contro le prepotenze squa-
dristiche di Hamas ma anche del-
l’Anp, sicuramente no. Per ora
vige l’intimidazione, la bastona-
tura e in non pochi casi l’omici-
dio. Hamas ha ripetutamente pre-
so di mira il sindacato dei
giornalisti negli anni seguenti alla
presa di potere nel 2007, e ha
cercato di rimpiazzare i membri
di questo gruppo con giornalisti
affiliati ad Hamas stesso.
Le uniche notizie in materia
vengono prevalentemente da un
gruppo su facebook che si chia-
ma “Progetto Dreyfus” e che tu-
tela il diritto alla inormazione
corretta su Israele, senza disde-
gnare di occuparsi di diritti
umani nei paesi arabi limitrofi.
Pare che un po’ di giorni orsono
il governo di Hamas abbia cate-
goricamente negato di aver ar-
D
restato nessun giornalista, ha af-
fermato un corrispondente di
Ma’an dopo un incontro con gli
ufficiali del ministero degli in-
terni a Gaza City.
Ma proprio un sibillino co-
municato dal ministro degli in-
terni che annunciava che «alcune
adunate di persone con mestieri
differenti stava ponendo doman-
de su alcune questioni che met-
tono a repentaglio la sicurezza
della comunità» erano state di-
sperse con la forza ha posto più
di un dubbio sulla versione uffi-
cale. Secondo Hamas i randellati
non sarebbero giornalisti veri e
propri: «Queste persone non so-
no giornalisti in maniera catego-
rica. Persino coloro che lavorano
come giornalisti in realtà usano
questo campo come una coper-
tura per portare a termine atti al-
quanto loschi».
Sia come sia, il sindacato dei
giornalisti palestinesi si è rivolto
ad Hamas per domandare il ri-
lascio dei sei giornalisti detenuti
a Gaza City dopo una campagna
di arresti arbitrari contro repor-
ter e cronisti effettuata nell’ul-
tima settimana di gennaio e con-
clusasi con l’arresto di sei
persone considerate spie di Fa-
tah. Anche la federazione inter-
nazionale dei giornalisti, di solito
molto attiva soprattutto contro
Israele, ha accusato giovedì scor-
so le forze di sicurezza di Gaza
di aver lanciato una vera e pro-
pria caccia al cronista.
«
Il clima di pura brutalità e di
spietata intimidazione, che pren-
de di mira il giornalismo a Gaza,
ha nuovamente mostrato che Ha-
mas non è certo amico della li-
bertà di stampa» ha detto in un
comunicato il presidente della fe-
derazione Jim Boumelha.
DIMITRI BUFFA
di
SERGIO MENICUCCI
ndare in rosso per un impren-
ditore rappresenta una scon-
fitta personale e dell’azienda.
Chiudere i bilanci in profondo
rosso per il giornale dell’Associa-
zione degli imprenditori è uno
schiaffo alle capacità manageriali
dei singoli che si ripercuote su tut-
ta l’organizzazione.
Il Sole 24 ore
(67%
delle azio-
ni detenute dai vertici di viale
dell’Astronomia all’Eur) consegne-
rà, ad aprile, al nuovo consiglio
d’amministrazione una perdita tra
i 40 e i 50 milioni di euro. Non
gode buona salute neppure l’agen-
zia economica
Radiocor
.
Si salva,
per ora, soltanto
Radio24
.
Il primo anno di gestione del
presidente Giorgio Squinzi (l’in-
dustriale chimico le cui aziende so-
no leader nel mondo dei materiali
per le costruzioni e che non cono-
scono passività) sta per chiudersi
con una “grana” delle immense
proporzioni che mette in fibrilla-
zione l’intero gruppo dirigente che
con i conti dovrebbe avere dime-
stichezza. L’eredità, in questo cam-
po, di Emma Marcegaglia è pesan-
te. In difficoltà l’amministratore
delegato Donatella Treu.
La realtà impone al quotidiano
della Confindustria (circa 260mila
copie vendute giornalmente tra
edicole e abbonamenti che oscil-
lano intorno agli 80mila) di cor-
rere ai ripari con una cura ferrea.
I primi a subirne le conseguenze
furono i grafici e i poligrafici che
durante la direzione Riotta furono
ridotti nel 2010 di 179 unità.
La cura dimagrante del gruppo
è proseguita con i 256 redattori
attraverso il meccanismo del “con-
tratto di solidarietà” che permette
all’azienda di trattenere il 15%
della busta paga (in parte compen-
A
sato dall’Inpgi), accettato all’80%
con un referendum. Per i giorna-
listi dell’agenzia
Radiocor
le ri-
chieste dell’azienda sono più pe-
santi: meno 6 giornalisti a Milano
(
da 19 a 13), meno 6 a Roma (da
16
a 10) e aumento dell’attuale li-
vello di solidarietà dal 9 al 35%
che significa passare da 2 giorni
al mese non lavorati a otto.
Analizzando i dati economici
negativi (le perdite nella trimestra-
le di settembre 2012 sono state
22,7
milioni di euro) i vertici del
giornale economico-finanziario
hanno deciso di inasprire le misure
del contratto di solidarietà che
erano state concordate con i sin-
dacati fino al 2014.
In risposta alla crisi dell’intero
comparto editoriale il
Sole 24 ore
ha rivoluzionato la sua organizza-
zione prendendo esempio da alcu-
ne delle maggiori testate interna-
zionali. Ci sarà cioè una nuova
organizzazione integrata tra il
quotidiano cartaceo e il settore on
line digitale, con un orario no-stop
per il sito web, un superdesk in cui
lavoreranno 12 giornalisti sotto la
guida di Marina Marcelloni, Mau-
ro Meazza e Guido Calmieri.
Un’unica
newsroom”
opera-
tiva dall’alba alla notte. Secondo
il direttore Roberto Napolitano
(
prima al
Messaggero
)
con questa
risposta innovativa «abbiamo
smesso di pensare separatamente
in termini di carta e di digitale».
La principale testate economi-
co-finanziaria cerca di offrire «uno
strumento di lavoro multimediale,
indispensabile per il mondo delle
imprese, della finanza, per i pro-
fessionisti e le amministrazioni
pubbliche centrali e locali».
La strada è quella di rinnovarsi
in un momento in cui gran parte
dei bisogni dei cittadini coincido-
no con i problemi dell’economia.
Il nuovo sito si completerà a mar-
zo con il lancio della nuova offer-
ta “Business class”. Il tutto in ma-
niera sinergica per dare, dice il
direttore dell’area Anna Matteo,
«
ai clienti un’offerta unica di ser-
vizi con banche dati, rassegne in-
ternazionali, documenti». È una
sfida alla crisi. Anche per i gior-
nalisti e i lettori.
II
MEDIA
II
K
Roberto NAPOLETANO
Con le intimidazioni,
le bastonature e, spesso,
gli omicidi, Hamas
ha ripetutamente
preso di mira
il sindacato
dei giornalisti dopo
la presa del potere
segue dalla prima
Riforma giustizia:
ci voleva Ingroia
(...)
Ma perché ha messo in luce più chia-
ramente agli occhi dell’opinione pubblica
il rapporto speculare esistente tra l’area del-
la magistratura di sinistra con la sinistra
politica italiana.
Fino a ieri, in sostanza, la corrente di sini-
stra tradizionale dei magistrati Italiani, cioè
Magistratura Democratica, sapeva di avere,
come il Pd, un “nemico a sinistra”.
Oggi lo sanno anche i cittadini. Che fino a
ieri avevano avuto il sentore di una scarsa
sintonia tra i personaggi più rappresentativi
della Procura di Milano e quelli della Pro-
cura di Palermo.
Ma che oggi, dopo lo scambio di furiose
malignità tra Ingroia e la Boccassini e la
condanna di Bruti Liberati del protagoni-
smo strumentale di chi usa le proprie in-
chieste per traghettare in politica, è diven-
tato un dato dall’evidenza quasi cromatica.
A Milano ci sono le “toghe rosse” ortodos-
se, a Palermo quelle “arancioni” eterodosse.
In mezzo ci sono procure variegate, formate
da magistrati che non sono né rossi, né
arancioni, né ortodossi, né eterodossi, ma
che fanno il loro lavoro sapendo bene che
la visibilità si può conquistare solo ade-
guandosi ai colori dominanti o diventando
dei battitori liberi di stampo grillino come
quelle procure e quei pm che hanno can-
cellato da tempo le regole della competenza
territoriale.
Insomma, grazie ad Igroia, ora è più chiaro
che la riforma della giustizia è assoluta-
mente indispensabile !
ARTURO DIACONALE
Sondaggio regionali
Lombardia e Lazio
(...)
e palesando le stesse difficoltà di Ber-
sani a gestire un vantaggio che pareva fino
a ieri rassicurante. E che oggi viene invece
messo seriamente in discussione.
Storace porta a casa un altro 1,4% e arriva
al 35,9% fermandosi a solo 3,6 punti dal
rivale.
Dietro è sfida apertissima per il terzo posto
con la finiana Giulia Buongiorno (11,9%,
più 1,1%) che supera il grillino Davide Ba-
rillari (11,4%, meno 0,9%).
ANDREA MANCIA
e
SIMONE BRESSAN
Una“rivoluzione digitale”
al quotidianodi Confindustria
La libertàdi stampa
(
secondoHamas)
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L’OPINIONE delle Libertà
MERCOLEDÌ 6 FEBBRAIO 2013
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