Page 1 - Opinione del 06-11-2012

Direttore ARTURO DIACONALE
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Martedì 6 Novembre 2012
delle Libertà
Volano stracci in casa Di Pietro
Continua l’effetto-Report. I sondaggi danno l’Italia dei Valori in caduta libera al di sotto del 3%
Nel frattempo Massimo Donadi si dimette da capogruppo alla Camera. Aveva criticato il leader
TraObama eRomney decide l’interesse nazionale
Se i partiti peggiorano lamanovra-bluff di
Monti
L’amore nella politica, ora si corteggiano le toghe
è il criterio ideologico. Per cui
chi si fa il tifo per Obama
perché lo si considera campione del-
la propria parte politica e si parteg-
gia per Romney in quanto alterna-
tiva alla parte politica avversa. C’è
il criterio estetico. Per cui Obama
piace perché sembra un attore nero
e Romney uno bianco. C’è il criterio
del politicamente corretto. Per cui
Obama è il Kennedy del terzo mil-
lennio. E c’è il criterio del politica-
mente scorreto. Per cui Romney è
la reincarnazione di Reagan. Ed in-
fine c’è quella della simpatia perso-
nale prodotta dai media che, essen-
do per la stragrande maggioranza
ideologicamente schierati, estetica-
C’
mente indirizzati e politicamente su-
per corretti, favorisce nel nostro pae-
se una sorta di plebiscito in favore
della conferma dell’attuale Presiden-
te Usa. Accanto a tutti questi criteri,
che sarebbero giustificati se anche
gli italiani dovessero votare per sce-
gliere tra Obama e Romney, ci sa-
rebbe un ultimo criterio da adottare.
L’unico ad avere un senso realistico
visto che , a dispetto di quanto po-
trebbe sembrare, al nostro paese non
è concesso di partecipare alle presi-
denziali americane. Ed è quello del
giudizio sui candidati alla presidenza
Usa espresso sulla base della valu-
tazione dell’interesse nazionale. Na-
turalmente il nostro e non quello
degli Stati Uniti. Questo criterio non
cancella ed esclude tutti gli altri. Si
limita a collocarli in seconda linea.
Perché pone come prioritario l’in-
terrogativo su quali conseguenze po-
trebbero derivare al nostro paese
dall’elezione dell’uno o dell’altro dei
candidati democratico e repubbli-
cano. Esiste, naturalmente, il rischio
che a questo interrogativo si rispon-
da sempre sulla base dei criteri e
dei pregiudizi finiti in seconda linea.
Per evitare un pericolo del genere
non c’è altra strada che limitare la
valutazione delle conseguenze sulla
questione che ci riguarda e ci tocca
più da vicino, cioè la politica medi-
terranea degli Stati Uniti. Il resto,
come ad esempio se sia più affida-
bile Obama o Romney per la ripresa
dell’economia Usa e mondiale, è del
tutto oscuro. Ma sulla politica me-
diterranea la faccenda è diversa. Per-
ché da un lato abbiamo sotto gli oc-
chi la sequela di sciocchezze, errori,
sottovalutazioni e scelta sbagliate
compiute dalla diplomazia ameri-
cana nei confronti dell’Europa e dei
paesi arabi. E dall’altro abbiamo be-
ne in vista il buco nero di strategia,
progetti, intendimenti che segna il
programma elettorale del candidato
repubblicano sul tema dei rapporti
con l’Europa e con la sponda meri-
dionale del Mediterraneo.
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l panorama sul 2013 che i dati
Istat hanno aperto ai nostri occhi
è piuttosto desolante ma non sor-
prendente: mentre volge al termine
un 2012 in cui sembra acquisito un
calo del Pil del 2,3-2,4%, nemmeno
il prossimo anno torneremo a cre-
scere, come invece prevede ottimi-
sticamente il governo. Nonostante
un moderato recupero nel secondo
semestre, infatti, la variazione media
annua sarà ancora negativa (-0,5%),
prevede l’Istat in sintonia con l’Fmi.
Una stima tra l’altro suscettibile di
revisione al ribasso, in caso di peg-
gioramento delle prospettive mon-
diali e di eventuali perturbazioni dei
mercati finanziari. Nel 2013 il tasso
I
di disoccupazione continuerebbe a
salire fino all’11,4% (dal 10,6 di
quest’anno) e i consumi delle fami-
glie continuerebbero a scendere, di
un altro 0,7% dopo il -3,2% di que-
st’anno. Tutto, insomma, sembra
confermare che le politiche attuate
da Monti nel suo anno di governo
hanno evitato – per ora – al nostro
paese la morte traumatica, per in-
farto, che rischiava nel novembre
scorso, ma non scongiurato una
morte lenta, per dissanguamento
delle attività economiche. Sappiamo
più o meno in cosa è consistita la ri-
cetta Monti, e sappiamo quindi che
nel prossimo biennio non basterà.
Come interpretare il continuo rife-
rimento, nel dibattito politico,
all’“agenda”Monti? Se s’intende la
linea di politica economica che ab-
biamo visto all’opera già quest’anno,
c’è da preoccuparsi; se invece il pro-
fessore ha una sua “agenda” segreta
per i prossimi anni, è questo il mo-
mento di illustrarla al paese, agli
elettori. Anche perché la legge di sta-
bilità all’esame delle Camere sembra
abbandonata alle smanie elettorali-
stiche dei partiti di maggioranza,
ciascuno ansioso di mostrare al pro-
prio elettorato la capacità di influen-
zare le scelte dell’esecutivo. Il primo
risultato ottenuto dall’azione com-
binata dei relatori – Brunetta per il
Pdl e Baretta per il Pd – è la rinuncia
del governo allo scambio Irpef-Iva.
Dunque, niente riduzione Irpef da
una parte, niente aumento Iva sul-
l’aliquota agevolata (quella al 10%)
e niente tagli a deduzioni e detra-
zioni fiscali dall’altra. Ma come de-
cideranno di utilizzare le risorse in
questo modo liberate, che dovreb-
bero aggirarsi sui 6,7 miliardi in tre
anni? Nonostante le buone inten-
zioni sbandierate un po’ da tutti,
cioè usare quei soldi per ridurre il
cuneo fiscale (agendo su salari di
produttività e Irap), il rischio con-
creto è che il mini-taglio dell’Irpef
non venga sostituito da una misura
altrettanto tangibile e significativa.
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radimenti e fidanzamenti. La
politica è come una storia
d’amore: ci si stringe, ci si lascia e
ci si riavvicina. Un cuore che batte
al ritmo di note più o meno rosee,
dove una serenata può essere sia
smielata che stonata. Antonio In-
groia annuncia: «Candidarsi è un
diritto di tutti». Il procuratore ag-
giunto di Palermo lo rivela in un’in-
tervista al
Corriere della Sera
,
am-
mettendo che dall’estero (in
Guatemala ricoprirà un incarico in-
vestigativo per l’Onu) continuerà a
partecipare «al dibattito italiano in
modo più libero, visto che finora mi
dicevano che un pm non può par-
lare». La voce, in un canto, è il “pa-
T
ne” e la melodia di Ingroia vola in
alto, pur in presenza di diversi sas-
solini. Infatti, riferendosi alle critiche
piovute da sinistra, dice di sentirsi
«
un pò tradito, perché mi considero
parte di quel mondo, per la storia
che la sinistra ha avuto, da Pio La
Torre a Enrico Berlinguer. E perché
mi viene un sospetto - va avanti -
che queste critiche, più che dai miei
comportamenti o dai presenti errori,
derivino dal fatto che con l’inchiesta
sulla trattativa (tra stato e mafia
ndr
)
siamo andati fuori linea. Io pe-
rò, non ho da seguire linee, bensì
cercare la verità». La passione, poi,
può sbocciare anche verso chi - fino
al giorno prima - non era conside-
rato (in questo caso considerata) il
tuo tipo. Così il Pdl, da sempre in
collisione con la
squadra
delle toghe
(
in particolare quelle rosse), comin-
cia a scalpitare per il magistrato Si-
monetta Matone. Questa è l’indi-
screzione che aleggia nelle frequenze
del radiomercato azzurro. La Ma-
tone, a quanto pare, è la pedina in-
dividuata per lo scacchiere da rifon-
dare in Regione dopo la Caporetto
in cui è crollata Renata Polverini.
L’ex sostituto procuratore della Re-
pubblica presso il tribunale per i mi-
norenni di Roma si sta facendo de-
siderare. Per l’appunto dichiara di
«
non saperne nulla, perché nessuno
me lo ha chiesto», eppure i baci non
mancano. Gianni Sammarco, depu-
tato e coordinatore romano del par-
tito, sulla Matone nota: «È un’otti-
ma personalità, che potrebbe aiutare
il centrodestra. Al momento non è
una candidatura coordinata all’in-
terno del partito, nessuno ha parlato
ancora con lei e lei stessa ha detto
di non saperne nulla. Bisognerà va-
lutare nel Pdl e poi verificare la sua
eventuale disponibilità». Per Sam-
marco, comunque, sarebbe la ben-
venuta perché ritenuta valida per
«
fare una buona campagna eletto-
rale contro Zingaretti». Se non è un
invito al ballo delle debuttanti, poco
ci manca. Da qui la domanda: quale
vestito indosserà la Matone?
di
ARTURO DIACONALE
La politica europea
e quella mediteranea
dovrebbero stare
al centro dei nostri
orizzonti quando
si sceglie di fare il tifo
per uno o per l’altro
candidato. Ecco l’unico
criterio utile per coltivare
interesse negli Usa
di
FEDERICO PUNZI
La crisi economica
non si placherà ancora
per un anno e la cura
Monti potrebbe
non bastare. Il rischio
è abbandonarsi
alle smanie dei partiti
ansiosi di mostrare
la capacità di influenzare
le scelte dell’esecutivo
di
CLAUDIO BELLUMORI
Nel Pdl è insistente
l’indiscrezione
dell’ingresso
di SimonettaMatone
nella squadra
per la Regione.
Ingroia,“tradito”
dalla sinistra,
annuncia: «Candidarsi
è un diritto di tutti»