Page 6 - Opinione del 7-10-2012

II
SOCIETÀ
II
La primavera poco araba
di unMarocco in crescita
di
VITTORIO ZEDDA
arocco, secondo viaggio, un
anno dopo. Dieci settembre,
notte, a Casablanca. La radio del
taxi trasmette un concitato dibatti-
to, dai toni esasperati e polemici.
Chiedo spiegazioni. Si tratta di cal-
cio, dice l’autista. La nazionale ma-
rocchina ha fatto una magra figura
col Mozambico. Gli ascoltatori te-
lefonano. Inveiscono contro l’alle-
natore francese che, in un paese po-
vero come il Marocco, prende uno
stipendio esagerato. E fa pure fia-
sco. E il nodo non è il “fiasco”, ma
il rapporto stipendio-paese. Chi ha
detto che anche qui non t’insegnino
qualcosa. Per due giorni di fila, non
si parla che di questo. Senza il mio
computer, e senza giornali europei,
introvabili lungo il mio itinerario,
di tutto quel che succede nel mon-
do, so solo del “lutto” calcistico lo-
cale. Finché una persona amica mi
chiede che ne penso delle sommosse
nel mondo islamico per il film ame-
ricano, nonché blasfemo, su Mao-
metto. Quale film? Non ne so nulla.
Qui vedo tutti indignati per il calcio,
dico, e mi rendo poi conto della mia
involontaria ironia, nonché sferzan-
te, se percepita come voluta.
Infatti il sorrisetto amaro della
mia informatrice, tradisce l’effetto.
Mi spiega e mi racconta del film. E
sul televisore di casa cerca i canali
satellitari di informazione continua,
che non trasmettono altro che pu-
tiferi e botte in mezzo mondo, causa
film blasfemo. Colpito dalla coralità
della risposta, e dalle immagini sot-
totitolate, sono ovviamente preoc-
cupato per quel vedo. Un po’ meno
per quel che vivo, in quel paese.
Passo per Casablanca, Meknes,
Khouribga, Mohammedia: non ve-
do manifestazioni. Sfuggo di notte
ad una rissa di una decina di per-
sone che circonda il taxi su cui sono
appena salito e su cui si è rifugia
anche una ragazza inseguita da al-
cuni e protetta da altri. Prima che
mi prendano per un partigiano nella
contesa, e poco ci manca, sono su
un altro taxi. E via. Ma a parte que-
sto e altri aspetti di malcostume lo-
cale, di stampo quasi mafioso, con
cui mi devo confrontare, non vedo
né manifestazioni,né manifesti.
Grandi titoli sui giornali arabi,
esplicitati da foto a tutta pagina,
che la gente guarda e raramente
compra. Dove sono gli indignati?
Eppure avanza l’integralismo, anche
qui: sempre più numerose le donne
M
col viso coperto. Sento però anche
il malcontento di alcuni contro gli
sceicchi sauditi e del Golfo Persico,
pieni di soldi, che vengono qui a re-
clutare ragazze e ragazzine, incen-
tivando la prostituzione. C’è chi te
lo dice, anche qui: diffida dalle ap-
parenze.
Il paese, da un anno all’altro,
mostra segni esteriori di cambia-
mento. Un diffuso sviluppo edilizio
privato, cui concorrono anche le ri-
messe degli emigranti. Aumento
percentuale di auto nuove, sulle vec-
chie o vecchissime circolanti. Aper-
tura di un gran numero di bar, do-
tati di plurimi mega-schermi TV.
Mercati e mercatini d’ogni genere,
dappertutto. Linee ferroviarie, pre-
sumibilmente da alta velocità, visto
il tracciato, in costruzione. Amplia-
mento di strade. L’impressione ge-
nerale di un “boom economico”,
caotico e vivace, fra perduranti aree
di degrado sociale e di miseria.
Mi ricorda la rinascita italiana
(
ero ragazzo), dalle macerie del se-
condo conflitto mondiale. Chi può
s’arrangia, specula, investe, guada-
gna. Spuntano come funghi lussuo-
se cliniche private e anche scuole
private. Il che è anche un segno, e
ne ho conferma, che i servizi sani-
tari e scolastici pubblici, funzionano
male. La burocrazie è asfissiante e
fonte di corruzione: mance agli im-
piegati per avere certificati, licenze,
autorizzazioni eccetera sono la re-
gola. Ma tutto appare meno son-
nacchioso, anzi in gran movimento.
«
Poche tasse e scarsi controlli.
Puoi far soldi, se ci sai fare» mi di-
cono. Appaiono assai evidenti i se-
gni della “Nuova Costituzione” da
poco emanata e che pare piaccia so-
lo a pochi. Accanto alle scritte in
arabo e in caratteri romani, appa-
iono ora anche i segni indecifrabili
della scrittura Amasigh, concessione
costituzionale al riconoscimento del
berbero (tamasight) come lingua
nazionale accanto all’arabo.
E non è poco: l’arabo, la lingua
sacra della rivelazione, la “bella lin-
gua” del Profeta, quella per cui la
gente qui ama definirsi araba, anche
quando é solo e più propriamente
arabizzata”, cede ora spazi ad un
altro idioma, ad un’altra scrittura,
alla pari. E non è poco, per la men-
talità islamica .
La sera, davanti ai mega-schermi
dei bar, una folla di soli uomini as-
siste alle partite di calcio,soprattutto
quelle del Real Madrid e del Bar-
cellona. Perché di fronte al football
tutti «i marocchini sono
spagnoli».
Nello scontro serale fra
il Real e il Chelsea, l’urlo
dei tifosi che si leva all’uni-
sono da centinaia di bar
quasi copre le roche grida
dei muezzin, amplificate da
grandi altoparlanti in cima
ai minareti. Nelle sere si
susseguono partite e urla.
Bar contro moschee. Segni
di “dissonanze”, non so
quanto percepite. Sulle far-
macie, però la “mezza lu-
na” sempre più spesso so-
stituisce la “croce”, ancora
presente nelle insegne.
A Casablanca, l’immen-
sa moschea fatta costruire
dal Re sulla riva dell’ocea-
no, è un segno, ed un se-
gnale, inequivocabile. Ma
il rigido rispetto dei canoni
formali e decorativi del
tempio, che lo fa del tutto
simile a tutte le altre mo-
schee, è anche un segno
dell’incapacità di innovare
ed innovarsi di una cultura,
in cui la tradizione, più che
la base, appare come un
opprimente limite.
Vedo le baraccopoli del-
le periferie urbane. Basse
catapecchie di pietre so-
vrapposte, in cui forse si
entra solo curvi. La super-
ficie interna, per quanto va-
lutabile ad occhio, sembra
inferiore a quello di un
box-auto, da noi. Su quasi
tutte, e in certe baraccopoli,
proprio su tutte le catapec-
chie, c’è la parabola del-
l’antenna-tv satellitare. Tan-
te, ordinatissime parabole,
tutte orientate nello stesso
senso, con inclinazione per-
fettamente uguale. Con lo
stesso identico contraddit-
torio aspetto, di parabole
piantate sulla miseria. A
che cosa mai avranno ri-
nunciato, per averla. Sotto,
nella catapecchia, eviden-
temente c’è un apparecchio
tv. Forse orientato verso la
Mecca, per ragioni di spa-
zio. Ma sintonizzato sul
calcio spagnolo.
Anche inMarocco
meglio diffidare
dalle apparenze.
Il paese da un anno
all’altro mostra segni
di cambiamento.
Un diffuso sviluppo
edilizio privato,
cui concorrono
anche le rimesse
degli emigranti.
Aumento percentuale
di auto nuove,
sulle vecchie
o vecchissime circolanti.
Apertura di un gran
numero di bar,
dotati di plurimi mega-
schermi tv.Mercati
e mercatini d’ogni
genere, dappertutto.
Linee ferroviarie,
presumibilmente
ad alta velocità,
visto il tracciato,
in costruzione.
Ampliamento
di strade. L’impressione
generale
di un“boom
economico”
caotico e vivace,
fra perduranti aree
di degrado sociale
e di miseria.
Ma dove sono
gli indignati?
L’OPINIONE delle Libertà
DOMENICA 7 OTTOBRE 2012
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