Pagina 1 - Opinione del 8-8-2012

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Direttore ARTURO DIACONALE
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Mercoledì 8 Agosto 2012
delle Libertà
I pericoli dei riti bizantini del proporzionale
l ritorno al sistema proporzio-
nale, sia pure corretto da uno
sbarramento alto e da un premio
di maggioranza per il partito mag-
giore, ha come unico vantaggio
quello di evitare sconfitte cocenti
ai partiti maggiori e di favorire,
nelle condizioni particolari in cui
si trova il paese, quella grande
coalizione di governo formata da
forze naturalmente contrapposte
che viene teorizzata e propugnata
dal leader dell’Udc, Pierferdinando
Casini.
Sappiamo, dunque, a dispetto
della ostentata certezza di vittoria
del Pd di Pier Luigi Bersani e del
retropensiero di Silvio Berlusconi
I
di poter tentare l’ennesima rimon-
ta vittoriosa, che la nuova legge
elettorale servirà a dare vita ad
una grande coalizione che avrà il
compito di trasformare la “demo-
crazia sospesa” del governo Monti
in democrazia compiuta e debita-
mente legittimata dal corpo elet-
torale.
Il ritorno al proporzionale del-
la Prima Repubblica, dunque, è
un prezzo che si deve pagare al-
l’emergenza. Ma, proprio perché
frutto di una situazione contin-
gente e particolare, è bene mettere
in chiaro che il ritorno al passato
deve essere necessariamente tem-
poraneo. Perché, a dispetto di tutti
i nostalgici dell’era democristiana
in cui i governi di facevano e di-
sfacevano all’impazzata sotto l’in-
calzare delle pretese dei partiti e
delle correnti dei partiti stessi, il
ritorno al proporzionale rischia di
diventare la pietra tombale della
democrazia italiana.
Il primo effetto di una legge
proporzionale è una campagna
elettorale condotta all’insegna non
solo del tutti contro tutti ma, so-
prattutto, della concorrenzialità e
dello scontro accentuato delle for-
ze politiche affini.
Da ora al voto del prossimo
aprile, quindi, la politica italiana
si muoverà su due binari distinti.
Da un lato quello governativo do-
ve Pdl, Udc e Pd dovranno neces-
sariamente collaborare e ridurre
al massimo le tensioni e le diver-
genze per non far saltare l’esecu-
tivo di un Mario Monti destinato
a perpetuare se stesso nella nuova
legislatura.
Dall’altro quello di una cam-
pagna elettorale condotta senza
esclusione di colpi dai tre partiti
che hanno concordato una legge
elettorale con cui vengono obbli-
gati alla ripresa della collabora-
zione di governo dopo una stagio-
ne di lacerazioni, insulti e scontri
feroci.
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L’irresistibile tentazione di inseguire la popolarità
intervista della discordia del
premier Monti, rilasciata a
Der Spiegel
, esprime a mio avviso
la sua crescente frustrazione poli-
tica. Essa segnala una evidente in-
capacità di riuscire a dare una ri-
sposta di governo credibile ai
mercati finanziari, soprattutto a
pochi mesi da una scadenza elet-
torale che si preannuncia avvolta
nella nebbia più fosca. Ed è oramai
chiaro che il miracolo promesso
dal bocconiano all’indomani del
suo elaborato insediamento nella
stanza dei bottoni non potrà più
verificarsi, lasciando il suo manca-
to artefice in una scomoda posi-
zione interlocutoria. In sostanza,
L’
osservando la condizione generale
del Paese, la quale non potrà certo
migliorare in maniera significatica
da qui alla primavera prossima,
Mario Monti non avrà certamente
l’oppurtunità di spendersi al pros-
simo giro, quali che siano le sue
ambizioni, il titolo di salvatore del-
la patria. Con uno spread sempre
pericolosamente prossimo ai 500
punti, una spesa pubblica ed una
relativa pressione fiscale da record
mondiale e, in particolare, una fase
di piena recessione in atto c’è poco
da scherzare con le presunte san-
tificazioni politiche. E’ oramai dif-
fusa in ogni ambiente l’idea che
siamo ben lungi dall’aver superato
le nostre enormi difficoltà struttu-
rali e, pertanto, sembra dominare
nel paese una forma di scetticismo,
se non di vero e proprio pessimi-
smo, il quale non può essere esor-
cizzato con qualche bel discorsetto
di natura accademica. E nemmeno
serve prendersela con gli investitori
internazionali, ritenuti incapaci di
capire le cose realizzate dall’esecu-
tivo dei tecnici -così come ha riba-
dito, facendo in questo eco al pre-
mier, il sottosegretario Catricalà -
e, soprattutto, con una Germania
“rea” di non voler far pagare ai
suoi contribuenti il conto delle no-
stre spese pazze, così come ha cor-
rettamente rilevato Paolo Mieli nel
corso di un recente dibattito tele-
visivo. Da questo punto di vista
non possiamo esportare all’estero
tutta una serie di problematiche
strutturali che sono state create da
decenni di politiche stataliste e as-
sistenziali e che, dobbiamo ribadire
ancora una volta, la cura da caval-
lo di nuove tasse e ulteriori rego-
lamentazioni burocratiche adottate
dai tecnici al potere non hanno mi-
nimamente intaccato.
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2
di
CLAUDIO ROMITI
Il premier, seguendo
la nefasta tradizione
dei precedenti governi,
ha spalmato nel tempo
la spending review,
posticipando
gran parte dei tagli
alla prossima legislatura
con lo scopo palese
di guadagnare consenso
di
ARTURO DIACONALE
Qualche furbacchione
sogna il ritorno ai giochi
estenuanti del vecchio
regime democristiano
nella convinzione
di poter strappare
privilegi personali.
Ma ha sbagliato epoca:
i mercati non staranno
a guardare
Avviso di sfratto del Pdl aMonti
K
Non sono piaciute affatto al
Pdl le dichiarazioni rese da Mario Monti
al Wall Street Journal: «Con Berlusconi
lo spread sarebbe a 1200». E ieri in par-
lamento se ne sono visti subito gli ef-
fetti. L’arroganza del presidente del
Consiglio ha reso infatti piuttosto movi-
mentata l’ultima giornata di lavoro par-
lamentare prima della pausa estiva.
Prima i deputati del Pdl hanno infatti
mandato in minoranza il governo su un
ordine del giorno del decreto per la
spending review che riguarda la sicu-
rezza. «Lo abbiamo fatto apposta -
spiega il tesoriere del gruppo Pietro
Laffranco - per protesta contro le parole
di Monti su Berlusconi. Ha detto una
sacrosanta sciocchezza e noi abbiamo
voluto lanciare un segnale». Dopo il
primo, ecco il secondo segnale. Al Se-
nato il Pdl ha fatto ripetutamente man-
care il numero legale obbligando la
presidente Emma Bonino a rinviare i la-
vori alla ripresa autunnale. Un chiaro
avviso di sfratto nei confronti di Monti
che, compresa la gaffe, si è affrettato a
telefonare a Berlusconi per chiedere
scusa e ricucire il rapporto.