Pagina 4 - Opinione del 08-9-2012

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II
ECONOMIA
II
Davvero Zingaretti sarà meglio di Alemanno?
di
RUGGIERO CAPONE
uella di Zingaretti
homo no-
vus
, quindi prossimo sindaco
della Capitale, è solo una trovata
pubblicitaria. Del resto i riflettori
mediatici della lotta politica sono
tutti puntati su Regione Lazio e
Comune di Roma, così il presiden-
te della Provincia non vede mai
passare la propria amministrazione
sotto la lente d’ingrandimento di
giornali e tivù. Eravamo stati facili
profeti nel raccontare le crapulo-
nerie in cui è inciampata la gestio-
ne dell’enoteca provinciale, trasfor-
mata alla bisogna in luogo a
mezzo tra convivio politico e men-
sa per amici (mai luogo più appro-
priato, s’affaccia giustappunto sui
fori imperiali, e sulle locande della
Suburra).
Per il consigliere provinciale Fe-
derico Iadicicco (Pdl) «fa fede il
documento con cui abbiamo foca-
lizzato il vero volto della giunta
Zingaretti, che è bene ricordare go-
verna la Provincia di Roma dal
2008 nella certezza che nessuno
mai punterà i riflettori su sprechi
ed inadempienze provinciali».
Così se la giunta Zingaretti si
dimostra celere nell’affidare ad un
privato l’Enoteca provinciale, di
contro l’edilizia scolastica (insieme
alla manutenzione stradale ordi-
naria è competenza della Provin-
cia) si dimostra non a norma nel
90% degli istituti superiori roma-
ni.
E mentre l’Enoteca provinciale
si è pian piano trasformata in lus-
Q
suoso ristorante parapolitico, di
contro il 98% degli istituti scola-
stici romani continua a non pos-
sedere il “certificato di conformità
dell’impianto di protezione antin-
cendio”, il 97% è privo di certifi-
cato di abitabilità/agibilità, il 92%
non ha certificato di collaudo sta-
tico, il 93% non possiede il certi-
ficato di conformità dell’impianto
elettrico, il 67% non rispetta la
normativa antisismica, ed il 98%
non possiede il certificato di con-
formità dell’impianto idrotermo-
sanitario. Ma all’Enoteca è stato
permesso in meno d’un giorno di
trasformarsi in ristorante, e con
tanto di permesso per la prepara-
zione di piatti caldi: la canna fu-
maria, vecchia di 300 anni, pare
sia stata trovata da un tecnico pro-
vinciale, giustificando così l’abili-
tazione alla cucina.
Nemmeno il pagamento di sti-
pendi ai camerieri e derrate ai for-
nitori determina la chiusura del-
l’Enoteca provinciale, ma basta
una fase di transizione perché la
gestione Zingaretti sospenda per
6 mesi il “servizio di trasporto a
chiamata” per i disabili. A punto
che nel 2010 l’autorità giudiziaria
dispose il sequestro di oltre 30 pul-
mini adibiti al “trasporto disabili
della Provincia”: ma il presidente
è fortunato, e nessun organo di
stampa ha infierito su queste leg-
gerezze.
Anche l’adagio che vuole Nico-
la Zingaretti come l’amministra-
tore più parsimonioso d’Italia è
stato sfatato, e con la vicenda dello
stanziamento di 8 milioni di euro
per la realizzazione del “progetto
WiFi”: un risultato comunicazio-
nale c’è comunque stato, Zingaretti
è entrato nel Guinness dei primati
per aver finanziato il WiFi più co-
stoso al mondo. «I soldi escono, e
tanti, ma si perdono come gocce
d’acqua nel deserto», confessa uno
sconfortato funzionario provincia-
le: infatti la giunta Zingaretti ri-
corre in maniera sistematica lo
strumento della “somma urgenza”
(come emerge anche dal dossier del
Pdl) per approvare interventi dei
Lavori pubblici senza gara d’ap-
palto, e ad oggi sono finiti nel nul-
la più di 30 milioni di euro.
Solo 260.000 euro sono evapo-
rati per il monitoraggio degli hot
spot WiFi, e ben 259.000 euro per
le degustazioni dei prodotti tipici
presso l’Enoteca Provinciale (la
stessa enoteca che non paga dipen-
denti e fornitori).
Qualcuno si starà pure doman-
dando come possa una Provincia,
a fronte dei mancati pagamenti
della propria enoteca, permettersi
di pagare 263 milioni di euro per
l’acquisto della nuova sede: spesa
immobiliare che stride con lo sfor-
zo che governo ed Enti locali stan-
no operando per contenere i costi
della pubblica amministrazione.
263 milioni di euro rappresentano
più della metà dell’intera manovra
di bilancio approvata in Consiglio
provinciale (539 milioni di euro).
Ma allora dov’è l’efficiente e so-
brio Zingaretti che ci farà dimen-
ticare Alemanno al Comune di Ro-
ma? Ma per l’elettorato medio di
Roma e provincia risulterebbe ol-
tremodo arduo valutare nel detta-
glio gli enormi sprechi tecnologici.
Quindi è più facile recarsi alla spic-
ciolata ad osservare l’enoteca pro-
vinciale, quella che dovrebbe va-
lorizzare i prodotti tipici del
territorio romano: dopo essere sta-
ta amministrata per anni dall’Ar-
siai, nel 2010 l’ente provinciale ha
deciso d’avviare un bando di gara
per affidare a privati la nuova ge-
stione dell’enoteca. Il 30 dicembre
2010 viene pubblicato il bando di
gara sul sito della Provincia: la so-
cietà “provinciattiva” valuta la
scelta del gestore dell’enoteca.
Contestualmente decolla anche il
bando per i lavori di manutenzione
dell’enoteca, e per un importo di
150.000 euro. Il 18 febbraio 2011
la “Archetype Produzioni Sas”
s’aggiudica l’affidamento della ge-
stione: era l’unica società parteci-
pante. Mentre la “Fdm Costruzioni
Srl” vince l’esecuzione dei lavori
di manutenzione. Il 26 maggio
2011 c’è «la stipula del contratto
fra Provincia di Roma (conceden-
te), Provinciattiva (committente) e
Archetype (concessionario) - come
recita il dossier del Pdl - che pre-
vede fra l’altro la corresponsione
da parte dell’amministrazione pro-
vinciale di 150.000 euro (Iva esclu-
sa) annuali ad Archetype per la du-
rata di 3 anni al fine di garantire
22 eventi annuali a marchio eno-
teca provincia di romana. Allo stes-
so tempo il concessionario versa
un canone concessorio mensile pari
a 2.000 euro». Ad oggi l’Archetype
non avrebbe ancora pagato l’affit-
to. Poi, dopo l’aggiudicazione dei
suddetti bandi di gara, è avvenuto
il ritrovamento di una preesistente
canna fumaria, che permette così
agli attuali gestori la preparazione
di piatti caldi, snaturando di con-
seguenza i servizi previsti nel ban-
do di gara. E nessuno fornisce pez-
ze giustificative circa i 72.000 euro
per i 3 anni di contratto, e per ge-
stire un locale con vista fori impe-
riali e colonna traianea. Mentre so-
no certi i 150.000 euro annui
(450.000 euro per i 3 anni di con-
tratto) percepiti dal gestore per
realizzare 22 eventi annui. Il risul-
tato della giunta Zingaretti è di fat-
to un ristorante di lusso, in pieno
centro, ed alla faccia dell’elettore
medio.
La gestione
della Provincia
non è invidiabile: sono
molti gli sprechi
Spicca il caso
dell’Enoteca, la cui
situazione fumosa è stata
denunciata dal Pdl
La spending review sono tantemisure pasticcione
uando il blasone conta! Trat-
to distintivo della nobiltà è
quello di dare nomi altisonanti ai
propri figli. Il parallelo, in ambito
pubblico, è rappresentato dai vez-
zeggiativi molto in voga di “Mister
spending” e “Signorina spread”. Il
primo, malgrado le apparenze, è
però tutto “italiano” e sta per: “fa-
re le pulizie (organizzativo/finan-
ziarie) in casa propria”. Della don-
zella “spread” e delle sue gonne
ultracorte (attraverso le quali si ve-
dono le vergogne intime dei conti
pubblici italiani) parleremo in se-
guito. Intanto, ci dicono dalla “re-
gia” che -per la buona condotta
Monti e per la consistenza dell’at-
tuale attivo primario - lo spread
dovrebbe ridursi addirittura di 200
punti. Forse, il problema di fondo
non sta nei numeri (veri o di fac-
ciata), ma nel pauroso stallo che
caratterizza il sistema-paese reale.
Prendo un po’ alla rinfusa (mi si
perdoni) gli argomenti-chiave che
dovrebbero illuminare il buio fitto
in cui sta vivendo la nostra pub-
blica opinione. Monti dice che ve-
de una luce in fondo al tunnel
(beato lui), mentre io non riesco a
vedere nemmeno il tunnel che sa-
rebbe stato imboccato.
Intanto, noto che il
timing
re-
lativo ai provvedimenti di attua-
zione dei principali provvedimenti
del governo per il contenimento
della spesa pubblica e la crescita
economica, viene attentamente mo-
nitorato e pungolato dal principale
quotidiano della Confindustria
(che, quindi, non si fida affatto del-
Q
la parola del premier, ma desidera
giustamente, come tutti noi, i “fat-
ti” conseguenti). Eppure, in tutto
questo affaccendamento “inopero-
so” (dizionario freudiano) di tutta
la carta stampata, manca un’ade-
guata valutazione strutturale d’im-
patto organizzativo delle riforme
già approvate dal Parlamento, sen-
za la quale sono svuotati di signi-
ficato tutti gli ambiziosi disegni
“montiani”. Prendiamo il dl Sani-
tà, ultimo nato della covata dei
provvedimenti di emergenza per la
rinascita e il rilancio morale, eco-
nomico e istituzionale del nostro
paese. Ma ci rendiamo conto che,
in primo luogo, l’attore principale
al quale “dobbiamo” (nel rispetto
del riformato Titolo VI della Co-
stituzione sulla ripartizione delle
competenze stato-Enti locali) de-
mandare il tutto sono le Regioni?
Il che equivale ad affidare al “la-
dro” la gestione e il controllo della
refurtiva.
Immaginiamo, poi, l’enormità
del terremoto organizzativo sul ter-
ritorio (con verosimili, intermina-
bili code velenose di scioperi e ri-
vendicazioni di adeguamento
tariffario, da parte delle professioni
sanitarie coinvolte, in tema di “re-
peribilità e turnazioni” relative),
nonché i secolari tempi di attua-
zione, necessari per avviare la ri-
voluzione che riguarda i medici di
famiglia e l’assistenza ambulatoria
specialistica, da rendere disponibile
a tempo pieno, per “tutti” i giorni
della settimana, a beneficio di de-
cine di milioni di utenti. Qualcuno
si rende conto, forse, che oggi i me-
dici di base prescrivono a pioggia
esami costosissimi e visite specia-
liste “preventive”, che producono
immensi sprechi nella sanità pub-
blica, in quanto spesso del tutto
non necessari o urgenti? Tutto que-
sto perché il medico di famiglia
non ha né il tempo, né la forma-
zione professionale adeguata per
un’anamnesi mirata, che discrimini
e orienti - a partire dalla conoscen-
za approfondita del paziente - le
richieste successive di esame e vi-
sita specialistica.
Non parliamo, poi, dei gigan-
teschi problemi che rimangono in-
teramente da risolvere, per garan-
tire il rispetto del criterio
meritocratico nei procedimenti di
attribuzione degli incarichi direttivi
(primari, direttori generali, ammi-
nistrativi e sanitari, oggi totalmente
monopolizzati dai vari manuali
Cencelli dei partiti e delle organiz-
zazioni sindacali presenti sul terri-
torio) presso le strutture sanitarie
regionali e locali, per la cui defini-
zione si renderebbe indispensabile
l’adozione per legge di un “Codice
deontologico” valido per tutti (sta-
to compreso). Ancora: invece di
spostare “aria” calda e fredda, per-
ché il governo non dice chiaro e
tondo quali poteri incisivi intende
dare a nuove/vecchie strutture de-
centrate dello stato sul territorio,
al fine di assicurare, sulla base
dell’attuazione del federalismo fi-
scale, il rispetto di standard prefis-
sati delle prestazioni (sanitarie e
non solo!), validi per tutti gli Enti
regionali e locali?
A che cosa debbono servire di-
rigenti “generalisti” dello stato (già
denominati “prefettizi”), se non a
garantire il coordinamento verti-
cale e orizzontale di tutte le pre-
ziosissime funzioni di valutazione
di efficienza e di armonizzazione
dei servizi pubblici decentrati e lo-
cali (sicurezza pubblica e protezio-
ne civile compresa!), ai fini del-
l’equo trattamento di tutti i
cittadini da parte della P.A.? Vo-
gliamo risanare amministrativa-
mente l’Italia? Allora, colpiamo
pure nel portafoglio gli interessi di
bottega dei politici locali (con pro-
porzionale riduzione dei trasferi-
menti erariali statali, così come
sanzionati dai controllori “centrali”
incaricati), perché paghino di tasca
propria abusi e disfunzioni, assun-
zioni clientelari, che generano au-
menti ingiustificati di spesa. Altri-
menti, continuiamo pure a
prenderci in giro.
MAURIZIO BONANNI
L’OPINIONE delle Libertà
SABATO 8 SETTEMBRE 2012
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