Pagina 6 - Opinione del 09-9-2012

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II
CULTURA
II
Rosmini eManzoni,
storia di un’amicizia spirituale
di
PAOLO PALLICCIA
l Rosmini è una delle sei o
sette intelligenze che più ono-
rano l’umanità». Queste parole le
pronunciò Alessandro Manzoni,
attestando l’enorme stima per
l’animo e per l’intelletto di Antonio
Rosmini, uno tra i più importanti
padri spirituali dell’autore dei
Pro-
messi Sposi
. I due si conobbero nel
1826 e dal loro incontro nacque
un’amicizia importante, basata su
di un rispetto reciproco che, nel
corso degli anni, garantirà al loro
rapporto intellettuale una grande
intensità, che s’interruppe solo nel
momento del trapasso del sacer-
dote roveretano fondatore dell’isti-
tuto della Carità il quale, dal suo
letto di morte, lasciò al Manzoni
le tre parole che costituivano il suo
testamento spirituale: Adorare, Ta-
cere, Godere. Nel 1826 i due intel-
lettuali iniziarono un ricco carteg-
gio che mise in evidenza la loro
comunione d’idee su molti argo-
menti e il reciproco desiderio di
migliorarsi attingendo informazio-
ni, consigli e critiche l’uno dall’al-
tro. La loro amicizia conobbe un
ulteriore sviluppo quando il Man-
zoni, dopo il secondo matrimonio
con Teresa Borri (la prima moglie,
Enrichetta Blondel, era morta nel
1833) decise di trascorrere le va-
canze estive nella villa di Lesa sul
lago Maggiore. Infatti, il luogo
scelto dal letterato milanese era nei
pressi di Stresa, località di residen-
za di Antonio Rosmini.
La vicinanza favorì i loro in-
contri e, ben presto, vederli discor-
rere o passeggiare lungo la riva del
lago divenne sempre più facile. An-
tonio Rosmini, formatosi negli stu-
di giuridici e teologici a Padova e
incoraggiato da papa Pio VII ad
avvicinarsi alla filosofia, venne ra-
pito dalla grandezza letteraria e dai
nobili sentimenti dei
Promessi Spo-
si
manzoniani, opera pubblicata
per la prima volta nel 1827 e frut-
to della revisione del
Fermo e Lu-
cia
.
Nel contempo, Alessandro
Manzoni apprezzò il contenuto del
Nuovo saggio sull’origine delle
idee
pubblicato nel 1831, primo
lavoro di una certa importanza fi-
losofica del sacerdote di Rovereto,
futuro beato Antonio Rosmini.
Opera nella quale Rosmini affron-
ta il problema della conoscenza,
criticando l’empirismo e l’innati-
smo e affermando che la conoscen-
«I
za razionale necessita di una sola
idea innata: “l’idea dell’essere”.
Quest’ultima proveniente, sempre
secondo il sacerdote, direttamente
da Dio e considerata «il vertice del
processo astrattivo del pensiero».
Per il filosofo di Rovereto l’idea
dell’essere è la fonte di tutti i prin-
cipi della conoscenza. Egli chiamò
la conoscenza razionale “percezio-
ne intellettiva”, in quanto sintesi,
secondo lui, tra la sensazione, con-
tenuto empirico, e l’idea dell’essere
rappresentante una forma innata.
Quindi, Rosmini, attraverso il suo
pensiero filosofico, “progettò”
quello cha Kant avrebbe definito
un giudizio sintetico a priori, per-
ché contenente preziosi elementi
di novità e universalità.
Manzoni, dopo aver letto l’ope-
ra, manifestò a Rosmini la sua
condivisione generale all’interpre-
tazione critica della filosofia kan-
tiana e post-kantiana, ma, contem-
poraneamente, non mancò di
comunicare la propria difficoltà a
pensare l’“idea dell’essere” che per
Rosmini era all’origine di tutte le
altre idee.
L’amicizia tra Manzoni e Ro-
smini uscì più forte anche dal loro
confronto sull’origine del linguag-
gio. Infatti, su tale argomento, le
loro opinioni divergevano: la pro-
spettiva manzoniana era antisen-
sistica, ma differentemente dal-
l’amico roveretano, anche
antiinnatististica. Le diverse vedute,
che almeno inizialmente sembra-
vano delle divergenze incompati-
bili, divennero un intreccio cultu-
rale capace di migliorare ancor di
più il loro rapporto ed evidenziare
come anche per Antonio Rosmini,
pur con modalità differenti, le que-
stioni legate all’origine del linguag-
gio e alla sua importanza nel di-
battito culturale romantico siano
state di rilievo suscitando nell’au-
tore delle massime di perfezione
cristiana grande entusiasmo intel-
lettuale.
Quindi, come spesso accade
nelle migliori amicizie, sia sotto il
profilo umano che in quello intel-
lettuale, le divergenze rappresen-
tarono un arricchimento per en-
trambi e, soprattutto, una nuova
riflessione proprio sulle questioni
che maggiormente li avevano “di-
visi”, fornendo ad entrambi una
costante possibilità di aggiorna-
mento e perfezionamento delle ri-
spettive peculiarità. L’influenza re-
ciproca, ad esempio, fu all’origine
per Manzoni del ripensamento che
ebbe sulla questione fra storia e in-
venzione, fra “vero storico” e “vero
poetico”.
Venne influenzato dalla filosofia
e dall’insegnamento rosminiano sia
nel discorso Del romanzo storico
che nel dialogo Dell’Invenzione.
Anche su Antonio Rosmini non
tardò a manifestarsi il pensiero
manzoniano e, dopo aver ascoltato
alcune obiezioni di Alessandro
Manzoni sulle teorie linguistiche,
non tardò a modificare le sue con-
vinzioni in materia sentendosi an-
che spronato dall’amico scrittore.
La loro fu un’amicizia autentica,
supportata da un equilibrio tra fe-
de e pensiero tale da farla annove-
rare fra i rapporti intellettuali più
importanti del XIX secolo.
Non meno importante per il lo-
ro rapporto fu l’impegno politico
di entrambi in anni cruciali per
l’Italia e per la formazione unitaria
del Paese. I due amici, insieme a
Vincenzo Gioberti, incarnarono
quel filone del pensiero che appro-
fondì il ruolo della cultura cattolica
all’interno del dibattito risorgimen-
tale e, in particolare, del rapporto
tra Stato, nazione e popolo. Il sen-
timento patriottico italiano di
Manzoni e Rosmini, seppur con
sfumature politico-amministrative
di una certa importanza, fu rile-
vante (così intenso che le autorità
austriache si scagliarono con at-
teggiamenti di ostilità contro il loro
“suddito” Antonio Rosmini).
Rosmini, rispetto all’amico
Manzoni, s’impegnò maggiormen-
te nella riflessione teorica e dottri-
nale ma questo non sminuì il suo
sentimento per la futura Patria ita-
liana e per quelle sue idee, tra unità
e federalismo, che a distanza di
molti decenni dall’Unità d’Italia
sembrano essere di una attualità
sconcertante.
La visione politica di Manzoni
prediligeva l’aspetto unitario men-
tre l’amico Rosmini nel suo
Sul-
l’unità d’Italia
con le seguenti pa-
role faceva comprendere bene la
sua “visione” risorgimentale affer-
mando che «l’unità nella varietà è
la definizione della bellezza. Ora
la bellezza è per l’Italia. Unità la
stretta possibile in una sua naturale
varietà: tale sembra dover essere
la formula della organizzazione ita-
liana». Anche grazie all’amicizia
tra Rosmini e Manzoni si è potuto
costruire un percorso risorgimen-
tale basato su aspirazioni auliche
e concrete allo stesso tempo, mar-
chio indelebile di spiriti superiori.
I due si conobbero
nel 1826 e dal loro
incontro nacque
un’amicizia importante,
basata su di un rispetto
reciproco
che, nel corso degli anni,
garantirà al loro
rapporto intellettuale
una grande intensità,
che s’interruppe
solo nel momento
del trapasso del
sacerdote roveretano
fondatore dell’istituto
della Carità il quale,
dal suo letto di morte,
lasciò al Manzoni le tre
parole che costituivano
il suo testamento
spirituale: “Adorare,
Tacere, Godere”.
Anche grazie all’amicizia
tra Rosmini e Manzoni
si è potuto costruire
un percorso
risorgimentale
basato su aspirazioni
auliche e concrete
allo stesso tempo,
marchio indelebile
di spiriti superiori
L’OPINIONE delle Libertà
DOMENICA 9 SETTEMBRE 2012
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