Page 2 - Opinione del 11-10-2012

a certezza che a governare l’Ita-
lia ci saranno solo tecnici (per-
ché l’agenda europea e quella Mon-
ti coincidono) fa spostare lo
sguardo di tutte le procure su co-
muni, province e regioni. Nel miri-
no degli inquirenti ci sono gli eletti
(
i politici) e non dirigenti e funzio-
nari vincitori di pubblico concorso.
Così, su ordine delle procure, gli
uomini della Guardia di Finanza
cercano qualsiasi appiglio che possa
servire ad imputare un uso distorto
dei fondi pubblici. L’ordine sem-
brerebbe eliminare la classe politica
anche a livello locale, e per sosti-
tuirla con commissari governativi
graditi a tecnici e magistrati. Mar-
che, Lombardia, Lazio, Sicilia, Ca-
labria, Puglia, Basilicata, Campania,
Sardegna, Emilia-Romagna, Pie-
monte e Molise... nessun ente locale
pare si possa salvare dalla guerra a
chiunque ricopra una poltrona gra-
zie al consenso popolare.
In Piemonte sono i pm Beconi
e Gabetta che indagano sui conti
di tutti gli eletti in Regine: inchiesta
innescata dall’intervista rilasciata
a Telelombardia dal deputato Pdl
Roberto Rosso. Il lavoro dei magi-
strati mira a defenestrare l’intera
classe politica appigliandosi su
eventuali “irregolarità di rendicon-
tazione” nelle spese come nelle ri-
chieste di rimborso: il periodo sotto
i riflettori va dal 2008 al 2012. Ca-
pofila della nuova “Tangentopoli”
tutta locale è sempre la Lombardia,
dove sono già finiti sulla graticola
i consiglieri Davide Boni (Lega),
Franco Nicoli Cristiani e Massimo
Buscemi (Pdl) e Domenico Zam-
betti (assessore alla Casa accusato
di voto di scambio e concorso
esterno in associazione mafiosa). A
decimare la classe politica emiliana
stanno già provvedendo i pm Mo-
rena Plazzi e Antonella Scandellari:
nel mirino spese di rappresentanza
L
e attività istituzionali. A Bologna si
mormora vogliano agire in manie-
ra bipartisan, azzoppando sia il Pd
che il Pdl, non trascurando nem-
meno gli altri partiti. Nelle marche
è il procuratore Elisabetta Melotti
che, in base alle spese sostenute dai
gruppi consiliari, potrà estinguere
la razza politica marchigiana.
Nel Lazio è ormai risaputo che,
dopo il caso Fiorito (avrebbe dirot-
tato almeno 1,3 milioni di euro), i
pm intendono rendere economica-
mente inoffensivi tutti i partiti po-
litici: dal Pdl al Pd passando per
Idv e Udc. Nemmeno il Molise, una
sorta di Svizzera d’Italia, sfugge alla
scure della magistratura: il pm Ni-
cola D’Angelo ha già acquisito i co-
sti della politica dal 2009 al 2012:
l’intera consiliatura sarebbe già in-
dagata. In Campania sono il pro-
curatore aggiunto Greco ed il pm
Novelli che ipotizzano il reato di
peculato per gli esponenti dell’at-
tuale giunta e consiliatura nonché
per la precedente: dal 2008 i con-
siglieri campani hanno ricevuto ol-
tre 17 milioni.
La Basilicata rappresenta un po’
l’emblema di questa nuova ondata
giudiziaria: sono indagati il presi-
dente dell’assemblea e tutti i con-
siglieri, dalla Federazione popolari
di centro al Pdl passando per Pdci
e Centro popolare. A coordinare la
crociata contro i politici siciliani
dell’Ars c’è il procuratore aggiunto
Leonardo Agueci. E nell’Isola una
seconda indagine è stata aperta dal-
la procura di Catania: riguarda le
spese dei gruppi della Provincia.
Mentre in Sardegna rischiano il
processo per peculato ben 20 con-
siglieri e l’ex assessore (ora senatore
Pdl) Silvestro Ladu. Non è da esclu-
dere che il ministro Cancellieri pre-
senti un progetto d’amministrazio-
ne tecnica di tutti gli enti locali.
RUGGIERO CAPONE
di
FEDERICO PUNZI
n modo del tutto inatteso il
premier Mario Monti ha tirato
fuori dal cilindro della legge di
stabilità un mini-taglio delle pri-
me due aliquote Irpef, che pas-
sano dal 23 al 22% e dal 27 al
26%.
Ma il taglio delle tasse non
è che un abile illusionismo, de-
gno di un governo politico alla
ricerca di consenso in piena cam-
pagna elettorale.
La riduzione Irpef dal 2013,
infatti, è più che compensata sia
dall’aumento di un punto del-
l’Iva, dal 10 all’11% e dal 21 al
22%,
dal prossimo luglio, che
dal “riordino” delle agevolazioni
fiscali e dall’introduzione dell’Ir-
pef anche sulle pensioni di guerra
e d’invalidità.
Per non parlare della Tobin
Tax, che se entrerà davvero in vi-
gore non colpirà certo i grandi
speculatori internazionali, quanto
i normali risparmiatori.
Se tutto in Cdm fosse andato
come da pronostici della vigilia,
ieri mattina ci saremmo svegliati
ascoltando dai giornali-radio la
notizia che i temuti aumenti
dell’Iva erano stati scongiurati.
Invece, la notizia è stata: il go-
verno taglia l’Irpef per i redditi
più bassi. Se nella sostanza la
pressione fiscale resterà invariata,
e semmai rischia di salire ancora,
la sensazione trasmessa all’opi-
nione pubblica, attraverso la
gran cassa mediatica di stampa
e tv compiacenti, è che si è ini-
ziato un percorso di riduzione
delle tasse.
Il che magari è anche nelle in-
tenzioni del premier e del suo go-
verno, ma ad oggi, alla vigilia del
voto, non lo è nei fatti. Non l’Ir-
pef, inoltre, ma l’elevatissimo co-
sto del lavoro, il cuneo fiscale,
I
impedirà la crescita anche per
tutto il 2013, secondo tutte le più
autorevoli organizzazioni inter-
nazionali, dall’Ocse al Fmi.
Il prestigiatore Monti però ha
voluto lanciare lo stesso un chia-
ro messaggio: la sua “agenda”
sta funzionando. E con orecchio
attento ai malumori del ceto me-
dio, ha voluto far capire di essere
sempre più “in campo” per un
bis a Palazzo Chigi. È stato lui
stesso, in conferenza stampa, a
decifrare il messaggio: «La disci-
plina di bilancio paga, conviene...
abbiamo voluto dare il chiaro se-
gnale che quando ci sono segni
di stabilizzazione finanziaria ci
si può permettere qualche sollie-
vo». E il segnale sta, appunto,
nell’«inizio della riduzione Ir-
pef», nella speranza, ha aggiunto,
che gli italiani vedano che la rot-
ta «ha senso», che può portare a
«
benefici concreti». Una finan-
ziaria elettorale, la si sarebbe de-
finita in altri tempi, anche se bi-
sogna riconoscere al professore
di non aver agito con la stessa
rozzezza dei governi passati.
Nel suo complesso la mano-
vra, da 11,6 miliardi, appare più
calibrata sui tagli alla spesa ri-
spetto ai precedenti interventi del
governo Monti, ma purtroppo
ancora troppi risparmi appaiono
destinati a nuove spese di dubbia
utilità. E come al solito, quei po-
chi tagli che ci sono bisognerà di-
fenderli dagli urlatori di profes-
sione e dai demagoghi della
macelleria sociale”.
Stretta sul pubblico impiego
(
blocco dei contratti fino al 2014
e niente indennità di vacanza
contrattuale fino al 2015); stop
all’affitto e all’acquisto di nuovi
immobili (ed automobili) da par-
te della pubblica amministrazio-
ne; risparmi su arredi, consulenze
e bolletta elettrica (spegnendo le
luci negli edifici pubblici durante
la notte). Ma le barricate verran-
no alzate contro gli ulteriori tagli
alla spesa sanitaria (1 miliardo).
Non mancano misure positi-
ve, come la reintroduzione per il
biennio 2013-2014 della detas-
sazione dei salari di produttività
(1,6
miliardi), ma troppi sono gli
impegni solo sulla carta: il rece-
pimento della direttiva europea
sui tempi di pagamento alle im-
prese sia dai privati che dalle am-
ministrazioni pubbliche; le di-
smissioni attraverso un fondo
immobiliare; la riforma del titolo
V della Costituzione, volta a ri-
portare nel campo della legisla-
zione statale alcune competenze
quali le grandi reti infrastruttu-
rali, l’energia e il commercio con
l’estero, ma che trattandosi di un
disegno di legge costituzionale
richiede un doppio passaggio
parlamentare.
Dal governo è arrivato anche
il sì ufficiale alla Tobin Tax. In
dubbio fino alla fine, il premier
non ha voluto dare un dispiacere
a Merkel e Hollande, che sulla
tassa hanno investito molto po-
liticamente.
Un esercizio di autolesioni-
smo, perché le transazioni emi-
greranno sulle piazze più conve-
nienti (a Londra già brindano!)
e demagogia allo stato puro, per-
ché a pagarla, ovviamente, come
ogni tassa sul consumo, non sa-
ranno i grandi speculatori inter-
nazionali, il fantomatico “settore
finanziario” colpevole della crisi
e le perfide banche, che escogite-
ranno i modi per eluderla o cam-
bieranno piazza, ma i consuma-
tori finali, cioè i risparmiatori,
che investano in proprio, o attra-
verso fondi pensione e fondi co-
muni.
II
POLITICA
II
segue dalla prima
Sì al passo indietro,
ora la rottamazione
(...)
E poiché di questa vecchia classe Casini
e Fini sono i massimi rappresentanti, si
comprende benissimo che i due non abbia-
no alcuna intenzione di togliersi di mezzo.
Il vero problema del centrodestra (sempre
che Berlusconi dia seguito sul serio al pro-
prio annuncio) è tutto qui.
L’uscita di scena del Cavaliere non esaurisce
il rinnovamento.
Lo avvia e lo rende inevitabile a tutti i livelli
ed in tutte le attuali strutture. E poiché i
primi a capire questa ineluttabilità sono
proprio quelli che dovrebbero affrettarsi a
scomparire per favorire il rinnovamento,
ecco che spuntano le diffidenze, le resisten-
ze, le condizioni.
C’è un modo per fare in modo che al passo
indietro segua la rottamazione? L’unico è
che chi può sostituire a tutti i livelli i vecchi
arnesi si faccia avanti e si assuma la respon-
sabilità di realizzare il rinnovamento dalla
base fino al vertice del centrodestra.
Se ci sono battano un colpo. Montezemo-
lo per primo!
ARTURO DIACONALE
Attenti, tornano
gli altruisti
(...)
Naturalmente i più agguerriti sotto que-
sto punto di vista risultano essere i rappre-
sentanti di quella sinistra bersanian-vendo-
liana la quale, se per sciagura dovesse
vincere le prossime elezioni, smantellerebbe
d’un botto l’unica riforma seria, quella delle
pensioni, realizzata dall’esecutivo dei tec-
nici. Con ciò ripetendo la sciagurata deci-
sione dell’ultimo, fallimentare governo Pro-
di di abolire il famoso scalone. Decisione
che comportò un costo aggiuntivo di oltre
10
miliardi di euro.
D’altro canto, a questi altruisti con i soldi
degli altri queste scelte non costano nulla.
A pagare è sempre e comunque lo stre-
mato Pantalone.
CLAUDIO ROMITI
Una leggedi stabilità“politica”
Monti èdavvero incampo
Gli scandali locali
uccidono i partiti
Direttore Responsabile:
ARTURO DIACONALE
Condirettore:
GIANPAOLO PILLITTERI
Vice Direttore:
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Caposervizio:
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ARTURO DIACONALE
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L’OPINIONE delle Libertà
GIOVEDÌ 11 OTTOBRE 2012
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