Page 3 - Opinione del 13-9-2012

di
ENRICO STRINA
a legge elettorale non è proble-
ma di Matteo Renzi: tanto lui
non è parlamentare e non deve pre-
occuparsi di beghe legislative a cura
di quei vecchiacci che il Pupo vuole
rottamare. La preoccupazione mas-
sima del sindaco fiorentino è quella
di imporsi per diventare direttamen-
te il nuovo capo del governo: vin-
cere le primarie del centrosinistra.
Aperte o chiuse ad altri competitor
esterni al partito del segretario Ber-
sani, per Renzi non fa differenza.
Tanto vince lui. O almeno al mo-
mento sembrerebbe il favorito. Gli
ultimi sondaggi lo confermerebbe-
ro: Pagnoncelli a
Ballarò
gli dà ad-
dirittura dieci punti di vantaggio
sull’attuale segretario democratico.
Come è possibile? Beh, Renzi può
vantarsi dell’appoggio di una bella
fetta di elettorato di centrodestra.
Non ci credete? Basta risalire ad un
sondaggio un elaborato recente-
mente da
Spincon
: 40
intervistati
su 100 dicono che potrebbero vo-
tare Renzi se fosse davvero lui uno
dei candidati premier, dimostran-
dogli quindi una sostanziale fiducia.
Ma il dato è ulteriormente raffina-
bile: il 37% dei voti a favore di
Renzi proverrebbero da elettori di
area centrodestra. Una bella fetta
quindi di fan del sindaco toscano
potrebbe confluire senza troppi pro-
blemi da un’area politica che sareb-
L
be opposizione rispetto al partito
di provenienza del candidato. Renzi
insomma pesca di qua e di là, parla
ai cuori dei giovani di centrosinistra
ma anche ad una buona fetta di
elettorato al di là del fiume. Non
che sia una novità: dal Pdl spesso
sono arrivati apprezzamenti per il
rottamatore. Gli ultimi in ordine di
tempo a mostrare stima sono stati
Monica Castro, capogruppo pidiel-
lino a Calenzano, e Guido Crosetto,
ex sottosegretario alla difesa del-
l’ultimo governo Berlusconi. Dice
Crosetto: «Primo: sarà una banali-
tà, ma Matteo Renzi è giovane. Se-
condo: è simpatico. Terzo: non è
mai chiuso e settario, non parla solo
al popolo della sinistra. Quarto:
non si esprime in politichese». Mo-
nica Castro invece preferisce spari-
gliare localmente, e non solo: «Do-
po le mie dichiarazioni a sostegno
del sindaco Renzi alle primarie, ho
notato una forte preoccupazione
tra i dirigenti del Pd. Nelle primarie
del Pd non ci sono mai state regole,
ora che il pericolo di “intrusi” si fa
sempre più grande, vedo che i ver-
tici stanno pensando a delle regole
più precise». Castro coglie uno dei
problemi che sta creando preoccu-
pazioni a Sant’Andrea delle Fratte.
In effetti le primarie del centrosini-
stra sono sempre state aperte e su-
bordinate al solo pagamento di un
obolo simbolico. Proprio a Firenze
Renzi riuscì a giocarsi bene la carta
del voto in suo favore da parte di
strati di elettorato moderato, cat-
tolico e di centrodestra: in una città
come il capoluogo toscano, il can-
didato della coalizione di centrosi-
nistra ha buone possibilità di diven-
tare subito sindaco, data la
tradizione storicamente rossa di Fi-
renze. E gli elettori del centrodestra
hanno appoggiato Renzi, ottenendo
così una dolce sconfitta, col candi-
dato ritenuto più “vicino” o “meno
peggio”. Pupo Renzi ci riprova, con
lo stesso schema, a livello nazionale.
E se il Pd non dovesse trovare
qualche
escamotage
,
allora il sabo-
taggio pro-Renzi sarebbe realtà.
II
POLITICA
II
Prende il viaAtreju,
in attesa del Cav
Piace molto il rottamatore:
il centrodestra lo voterà?
Pm, politico e ora sociologo:
le mille vite del prode Ingroia
inistro subito verrebbe da di-
re. Antonio Ingroia anche so-
ciologo, oltre che magistrato, poli-
tico, storico della mafia, opinionista
di primo livello e si potrebbe ag-
giungere logico-matematico, non-
ché, moralista che più moralista
non ce n’è. È lo stesso pm a defi-
nirsi sociologo, rispondendo alle
critiche mosse dal presidente della
Anm (Associazione nazionale ma-
gistrati) Rodolfo Sabelli per l’inter-
vento del magistrato alla sfavillante
festa del
Fatto Quodidiano
,
gior-
nale moderato di ispirazione paleo-
cristiana. Respinge le accuse Ingro-
ia, rivendicando la sua analisi
storica e sociologica del fenomeno
mafioso. Confonde il procuratore
aggiunto di Palermo il concetto di
opinionista con quello di sociologo,
rectius, analisi sociologica. Un er-
rore inescusabile analogo a quello
tra la incompatibilità della funzione
di Magistrato e quella di
opinion
maker
della sinistra pensante e ri-
voluzionaria alla Travaglio (mae-
stro di opportunità ben conoscendo
l’ignoranza del popolo sovrano),
per la semplice ragione del difetto
genetico della legge, che si può ma-
sticare come la gomma americana.
Forse Ingroia a giustificazione dei
suoi improvvidi interventi pubblici
ha voluto conferire una dignità
scientifica alle sue esternazioni, qua-
lificandosi sociologo, ignorando che
la sociologia è si la scienza che stu-
M
dia i fenomeni della società umana,
indagando i loro effetti e le loro
cause, in rapporto con l’individuo
e il gruppo sociale, ma che per in-
dagare bisogna conoscere ed appli-
care le metodologie proprie di que-
sta scienza. La sociologia è
essenzialmente una scienza appli-
cata, che presenta due aspetti, for-
temente interconnessi: una parte
formata soprattutto di grandi teorie
che hanno lo scopo di creare mo-
delli macro di spiegazione della so-
cietà, un’altra parte costituita da
studi maggiormente focalizzati su
fenomeni sociali circoscritti per
tempo e luogo. Questa seconda
parte rappresenta la porzione ap-
plicativa della sociologia, quella che
maggiormente la avvicina alle
scienze. Una serie di metodologie
di ricerca che potrebbero introdur-
re in una cultura giuridica, preva-
lentemente logico deduttiva, coef-
ficienti, equazioni, modelli mate-
matici, e soprattutto metodi di tipo
induttivo alla ricerca di inferenze e
soluzioni fornite dai dati oggettivi
acquisiti sul campo, in breve affron-
tando il come è e non il come do-
vrebbe essere, viziato dalla lonta-
nanza dai dati. In altre parole
valorizzare il misurabile ed analiz-
zabile, emarginando tutte quelle re-
gole retoriche che presentano risul-
tati e risoluzioni sull’orlo della
tautologia. La ricerca deve essere
una ricerca oggettiva, pertanto, non
può formulare giudizi di valore e i
suoi risultati non possono diventare
la base di una certa direzione poli-
tica. Il piano su cui poggia non è il
piano della validità ideale dei va-
lori, ma soltanto il piano della esi-
stenza di fatto, non può dirci che
questi valori valgono o non valgo-
no, non può prescrivere un com-
portamento in luogo di un altro,
può soltanto indagare i valori nella
loro genesi storica. La ricerca scien-
tifica è indipendente da qualsiasi
presa di posizione valutativa; essa
accerta ciò che è, non determina ciò
che deve essere. Le scienze sociali
non ammettono nel proprio ambito
alcuna valutazione pratica, ma so-
no in rapporto con i valori che de-
limitano il loro oggetto entro la
molteplicità del dato empirico. I
Magistrati subiscono l’esclusione
per una quasi totale carenza di co-
noscenza di quelle discipline che
s’impegnano nella ricerca delle teo-
rie scientifiche, che spiegano le re-
lazioni quantitative relativamente
costanti ed esprimibili in forma di
funzioni matematiche, ma nel sen-
so, anche, di fatti generali o di re-
lazioni ordinali, di analisi struttu-
rali, traducibili per mezzo del
linguaggio corrente o di un linguag-
gio più o meno formalizzato. Le co-
sidette scienze nomotetiche: econo-
mia, sociologia, demografia,
etnologia, psicologia scientifica. Di-
versamente lo studio del diritto po-
ne l’operatore in una posizione dif-
ferenziata per il fatto che il diritto
costituisce un sistema di norme ed
una norma si distingue dalla rela-
zioni di causa ed effetto che carat-
terizzano le scienze nomotetiche.
Una norma non dipende dalla con-
statazione di relazioni oggettiva-
mente esistenti ed osservabili, ma
discende in gran parte dai principi
del dover essere e non del come è.
La norma giuridica prescrive un
certo numero di obblighi e di attri-
buzioni che rimangono validi anche
se il soggetto li viola o non ne fa
uso, laddove, al contrario una teo-
ria (o legge) scientifica si basa su
un determinismo causale o una di-
stribuzione stocastica e il suo valore
di verità dipende esclusivamente
dal suo accordo con i fatti.
Ovviamente non siamo d’accor-
do con l’Anm ed il suo presidente
Sabelli per difetto di imparzialità
nella difesa della categoria. Per In-
groia un trattamento diverso, de-
rogando dai paramettri fino ad og-
gi seguiti per tutelare i magistrati.
Una critica
ad personam
.
CARLO PRIOLO
K
Matteo RENZI
a aperto i battenti ieri, al-
l’Ombra del Colosseo, Atre-
ju, la tradizionale festa dei giovani
della destra italiana. L’ospite più
atteso, quest’anno, è Silvio Berlu-
sconi. Non solo dai ragazzi della
Giovane Italia che, venerdì pome-
riggio, lo interrogheranno (più che
intervistarlo) in diretta come or-
mai è diventata abitudine settem-
brina consolidata. Lo aspettano,
con un po’ più di curiosità del so-
lito, anche i giornalisti che si aspet-
tano dal palco di Atreju, qualche
notizia sulla nuova discesa in cam-
po dal finora piuttosto silenzioso
Cavaliere.
Quest’anno, per la prima volta,
la vera madrina della manifesta-
zione, sarà un po’ dietro le quinte.
Giorgia Meloni, infatti, si è dimes-
sa la scorsa primavera da presi-
dente della Giovane Italia. Motivo
per il quale a fare gli onori di casa
saranno il neo presidente Marco
Perissa e la coordinatrice nazionale
Anna Grazia Calabria.
«
Atreju – spiega piuttosto fiera
la Meloni - è una manifestazione
che nel corso di quattordici edi-
zioni è cresciuta tantissimo. È in-
teramente pensata, montata, or-
ganizzata da ragazzi e ragazze che
rinunciano anche alle proprie va-
canze per costruire il palcoscenico
sul quale materialmente, per cin-
que giorni, si muove il meglio della
politica, dell’attualità, della cultura
H
italiana. Atreju è un grande mo-
mento di protagonismo giovanile
al quale vale la pena di partecipa-
re, perché consente di riscopre
un’identità, una dimensione della
comunità, e l’amore per la politica
come passione e impegno civile».
Giunta alla quattordicesima
edizione, Atreju è diventata ormai
una certezza nella ripresa della po-
litica nazionale dopo la pausa esti-
va. È il momento in cui il movi-
mento giovanile del Pdl si
confronta con “i grandi” del par-
tito e con il resto del mondo poli-
tico e culturale. Come spiega il se-
gretario Angelino Alfano, ospite
atteso per la conclusione della ma-
nifestazione, domenica mattina:
«
Il nostro compito è quello di met-
tere carburante nella nostra mac-
china ideale che è già su pista. Ad
Atreju noi piantiamo un seme, i
giovani, e il germoglio vedrà la lu-
ce con il passare degli anni». “Sen-
za paura” recita il titolo di que-
st’anno, un «grido di sfida di una
generazione - spiegano gli orga-
nizzatori - che crede ancora nella
politica come la più nobile forma
di impegno civile». Non è un caso
che il dibattito di apertura di ieri
sia stato dedicato proprio ai temi
del lavoro con la partecipazione
del ministro del Welfare del gover-
no tecnico Elsa Fornero e il suo
predecessore Maurizio Sacconi.
(
m.l.)
È lo stesso pm a definirsi
tale, rispondendo
alle critiche mosse
dal presidente dellaAnm
Sabelli per l’intervento
del magistrato
alla sfavillante festa
del Fatto Quodidiano
L’OPINIONE delle Libertà
GIOVEDÌ 13 SETTEMBRE 2012
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