Direttore ARTURO DIACONALE
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Giovedì 13 Dicembre 2012
delle Libertà
Il bipolarismo rampante e il terzo polo assente
hi pensava che la ridiscesa in
campo di Silvio Berlusconi pas-
sasse inosservata è abbondantemen-
te servito. Il Cavaliere è ricomparso
e lo schema bipolare, quello che ave-
va dominato la scena politica per
vent’anni di seguito, è riscattato con
la stessa violenza e con l’identica ef-
ficacia manifestatesi negli ultimi ven-
t’anni. Tutta colpa del Cavaliere e
del suo nazional-populismo? Quello
che lo vede contrapposto non solo
al duo Bersani-Vendola ma anche a
Mario Monti ed, addirittura, alla
Cancelliera tedesca Merkel? Oppure
tutta responsabilità degli antiberlu-
sconiani più virulenti, quelli che vor-
rebbero cancellare a colpi di senten-
C
ze e di gogna mediatica un leader
del Pdl considerato la sentina di tutti
i mali passati, presenti e futuri del
nostro paese?
In realtà se lo schema bipolare
torna a scattare con la tempestività
e la tumultuosità di sempre non di-
pende solo dalla spregiudicatezza
nazional-populista del Cavaliere e
dal richiamo della foresta dei post-
comunisti bersanian-vendoliani. Lo
schema è a due voci antagoniste ed
alternative per la semplice ragione
che una terza voce non esiste. O, se
esiste, è talmente flebile e poco con-
vincente da non riuscire a bilancia-
re quella delle altre due. Le ragioni
di questa sostanziale inesistenza so-
no numerose. Ma le principali sono
l’incapacità di elaborare una pro-
posta politica con un minimo di
fondamento e l’impossibilità di
concepire un centro diverso da
quello concretizzatosi nel secondo
dopoguerra nella vecchia Demo-
crazia Cristiana.
La mancanza di progetto politi-
co è resa clamorosamente evidente
dall’ossessiva ripetizione della pro-
posta del Monti-bis da parte dei va-
ri Casini, Fini, Pisanu, Montezemo-
lo, cioè dai personaggi che
dovrebbero essere i leader dell’at-
tuale area centrista. Questa propo-
sta non ha contenuti di sorta. Nel
senso che nessuno di quelli che la
sostiene è in grado di riempirla di
progetti, misure, strategie precise.
E non perché il governo tecnico di
Monti non si identifichi con la linea
del rigore ma perché a nessuno
sfugge che il rigore, da solo, non
rappresenta una proposta politica
per uscire dalla crisi, ma solo la
spinta a cadere nella depressione e
nella disperazione. Manca, in so-
stanza, a chi si nasconde dietro
l’idea del Monti-bis, qualsiasi idea
di come affrontare il futuro. Sia
quello immediato che quello più
lontano. V’è solo la nostalgia del
passato. E non solo quello prossimo
ma anche quello più remoto.
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Il Cav. può completare la rottamazione renziana
ianni Pardo, apprezzato anali-
sta politico, ha scritto un pezzo
sulla ridiscesa in campo del Cava-
liere criticando, sostanzialmente, la
scelta di Berlusconi che non avrebbe
saputo resistere alla tentazione, sen-
za comprendere che è giunta la fine
del proprio percorso. Quel ritorno,
continua Pardo, è come un inutile
«
accanimento terapeutico», così co-
me inutile fu la fuga di Napoleone
dall’isola d’Elba quando ormai l’in-
tera Europa era coalizzata contro di
lui e quando ormai le idee della ri-
voluzione avevano definitivamente
vinto.
Riferendosi a Berlusconi, infine,
l’autore gli concede il ritorno di
G
fiamma solo a due condizioni la cui
esistenza, comunque, viene poi ne-
gata. 1) La presenza nello scontro
di un pericolo per l’Italia come c’era
nel 1994 con la “gioiosa macchina
da guerra” e quando il Pds aveva
ancora addosso l’odore del Pci; 2)
solo se il PdL fosse forte e coeso e
avesse la ricetta per tirare fuori da
guai il nostro paese.
Sulle ragioni della discesa in
campo del Cavaliere credo debba
farsi una premessa. L’Italia è l’unico
paese occidentale dove un governo
può essere “licenziato” senza atten-
dere le elezioni successive. Il potere
dell’esecutivo era ed è ridotto al lu-
micino e malgrado i tentativi di Ber-
lusconi di aggirare la Carta costitu-
zionale introducendo una qualche
forma di presidenzialismo, la situa-
zione continua ad essere lontana
dalle democrazie occidentali. Berlu-
sconi ha dovuto dimettersi quando,
con manovre di palazzo, è venuto
meno l’appoggio della Lega, ed an-
che Prodi ha dovuto sgombrare il
campo, anch’egli per manovre di pa-
lazzo, per ben due volte. E quando
si è resistito ai ricatti delle manovre
di corridoio, ciò è avvenuto a sca-
pito delle scelte riformatrici su pen-
sioni, giustizia, riforma dello stato
e quant’altro.
In parole semplici, ha continuato
a pesare sull’Italia la situazione ibri-
da tra un maggioritario fittizio e una
Carta costituzionale che non era sta-
ta adeguata alla nuova realtà elet-
torale e permetteva le manovre di
palazzo in cui sono grandi maestri
ex-comunisti ed ex-democristiani. Il
paese è rimasto ingessato anche per
la contrapposizione viscerale tra de-
stra-sinistra, comunisti-anticomuni-
sti, berlusconiani-antiberlusconiani,
chiuso ad ogni novità, e sordo a
qualsiasi possibile soluzione.
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di
GIOVANNI ALVARO
Portare a termine
la rivoluzione renziana
è per i moderati
un imperativo categorico
teso a dare all’Italia
una governabilità
che non può essere
conseguenza della legge
elettorale ma del sistema
semipresidenzialista
di
ARTURO DIACONALE
La totale incapacità
di elaborare un qualche
progetto politico
capace di dare identità
al centro nasce
dall’eredità culturale
della Dc dossettiana
e dalla sua subalternità
politica e culturale
alla sinistra marxista
Il Cav lancia un assist aMonti
K
«
Se Monti si candida alla guida
dei moderati mi ritiro». Farà sicuramente
discutere l’ennesimo colpo di scena del
Cavaliere, che ieri sera, in occasione
della presentazione dell’ultimo libro di
Bruno vespa, “Il Palazzo e la Piazza”, è
arrivato a teorizzare un suo possibile
passo indietro nel caso di un Monti lea-
der ecumenico del centrodestra.
«
Non credo che Monti accetti di diven-
tare uomo di parte o di partito, non gli
converrebbe. Ma se lo ritenesse oppor-
tuno, i moderati potrebbero rivolgersi a
lui, io in passato lo proposi come fede-
ratore dei moderati. In quel caso io mi
occuperei della mia formazione poli-
tica. Però non credo che Monti accetti
di diventare uomo di parte» dichiara
ancora Silvio Berlusconi.
«
Se Monti cambiasse idea per quanto mi
riguarda non avrei nessuna problema a
ritirare la candidatura» afferma l’ex pre-
mier. «Potrei anche dedicarmi anche al
solo mio movimento politico» aggiunge.
Ma allora Silvio Berlusconi è pronto a
un passo indietro? «No, non è così...», si
affretta a precisare subito dopo, con
una punta di stizza. E quindi?