Direttore ARTURO DIACONALE
Fondato nel 1847 - Anno XVII N.292 - Euro 1,00
DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 - DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale
Sabato 15 Dicembre 2012
delle Libertà
MeglioMonti imposto dallaUe che lo squadrone
uò essere che Silvio Berlusconi
abbia deciso di lanciare la can-
didatura di Mario Monti alla lea-
dership di un centro destra allar-
gato solo per anticipare e non farsi
scavalcare dall’analoga richiesta dei
vertici del Partito Popolare Euro-
peo. E può anche darsi che a spin-
gere il Cavaliere a manifestare la
disponibilità a lasciare il passo al
Professore come futuro “federato-
re” di un fronte di moderati sia sta-
to il timore di non poter tenere a
bada la componente montiana del
proprio partito e la necessità di
scongiurare una possibile scissione.
Può essere tutto questo. Così come
non si può neppure escludere che
P
Berlusconi si sia mosso solo per
il gusto di stare comunque al cen-
tro della scena politica nazionale
ed europea. Qualunque sia la ra-
gione del suo gesto, però, è un fat-
to che l’avvio della operazione-
Monti sia stata compiuta dal
Cavaliere. E che questa operazio-
ne abbia avuto come conseguenza
immediata il completo ribalta-
mento dello scenario della pros-
sima campagna elettorale.
Fino alla scorsa settimana al
centro dell’attenzione generale c’era
il Pd ed il suo segretario Pierluigi
Bersani proiettato, con il suo “squa-
drone” rosso segnato dalla presen-
za di Nichi Vendola, verso una vit-
toria elettorale che appariva tal-
mente inevitabile da risultare addi-
rittura scontata. Successivamente,
con l’annuncio della ridiscesa in
campo di Berlusconi, Bersani ha
perso il monopolio della scena ed
ha adovuto subire il ritorno dello
schema bipolare incentrato sul so-
lito scontro tra berlusconiani ed an-
tiberlusconiani. A cambiare questo
quadro non è servito il tentativo di
Casini, Fini e Montezemolo di usa-
re il nome di Monti per far saltare
il vecchio schema bipolare. Per la
semplice ragione che lo stesso pre-
sidente del Consiglio si è guardato
bene dal mettere la propria faccia
e la propria credibilità sopra uno
schieramento di cespugli centristi
preoccupato solo della salvezza per-
sonale. Ora, però, nel giro di appe-
na qualche ora, tutto è cambiato.
Il Cavaliere ha sparigliato. E, so-
prattutto, l’intervento nella politica
italiana del Ppe e delle principali
Cancellerie europee ha rimescolato
totalmente le carte in tavola. Al
centro della scena non ci sono più
né Bersani e neppure lo stesso Ber-
lusconi. C’è solo Mario Monti, tra-
sformato dall’intervento europeo
in una sorta di demiurgo salvifico
non solo della patria italiana ma
soprattutto di quella del Vecchio
Continente.
Continua a pagina
2
Questo“terreMonti”mette in crisi (anche) il Pd
e l’investitura di Mario Monti
da parte dei vertici del Ppe riu-
niti giovedì scorso a Bruxelles spin-
gesse davvero il premier a rompere
gli indugi e a muovere il passo de-
cisivo della sua discesa in campo
– la politica non è solo governare,
ma anche raccogliere il consenso
– il sistema dei partiti della cosid-
detta Seconda repubblica ne ver-
rebbe completamente terremotato.
Una sua candidatura a premier al-
la guida di una coalizione di cen-
trodestra ispirata al popolarismo
europeo, non sancirebbe solo la
definitiva uscita di scena del Ber-
lusconi leader, come è facile intuire,
ma anche il superamento di una
S
certa idea di centrodestra e di cen-
trosinistra. Porterebbe con sé, in
sostanza, una “normalizzazione”
in senso europeo – lungo l’asse
Ppe-Pse – del nostro sistema poli-
tico. A confrontarsi per il governo
del paese sarebbero la sezione ita-
liana del Ppe da una parte e quella
del Pse dall’altra, le due grandi fa-
miglie politiche che si confrontano
in tutti i maggiori paesi europei.
Anche se ciò, di per sé, non esau-
rirebbe certo lo spazio politico per
altre forze: per esempio, un partito
dal forte radicamento territoriale
come la Lega e uno alla sinistra del
Pse. La presenza stessa di una per-
sonalità come quella di Berlusconi
in questi vent’anni ha spinto il si-
stema politico su una strada diver-
sa da quella continentale europea
e per certi aspetti più simile alla
politica americana. Da una parte,
un centrodestra “fusionista”, al
cui interno avrebbero potuto con-
vivere cattolici, laici, liberali, de-
stra nazionale e sociale, ex socia-
listi riformisti, nonché istanze
autonomiste; dall’altra, l’idea di
partenza del Pd era che per me-
glio contrapporsi a Berlusconi
non dovesse ridursi ad essere un
partito socialdemocratico, e nem-
meno una sommatoria tra ex Pci
ed ex Dc dossettiani, ma che do-
vesse abbracciare anche culture lai-
che e liberaldemocratiche. Insom-
ma, aderire al Pd non avrebbe do-
vuto significare essere socialisti,
tant’è che formalmente non fa par-
te del Pse, ma i suoi eurodeputati
aderiscono al più ampio gruppo
dell’Alleanza Progressista dei So-
cialisti e dei Democratici. Ora, la
candidatura di Monti sotto l’inse-
gna del Ppe rischia non solo di
cambiare i connotati del centrode-
stra – con la Lega, la destra...
Continua a pagina
2
di
FEDERICO PUNZI
La candidatura di Monti
in una coalizione
di centrodestra
ispirata al popolarismo
europeo porterebbe
alla“normalizzazione”
in senso europeo
(lungo l’asse Ppe-Pse)
del sistema politico
nel nostro paese
di
ARTURO DIACONALE
Non rimane che fare
buon viso a cattivo
gioco e prendere atto
che Monti è obbligato
a raccogliere l’investitura
di Berlusconi e dell’Ue,
sperando di vedere
lo“squadrone rosso”
fare la fine della“gioiosa
macchina da guerra”
Il pressing del Cavaliere suMonti
K
Mario Monti «punto di riferi-
mento» per una vasta coalizione dei
moderati. Silvio Berlusconi, a “Studio
aperto”, ribadisce l’offerta al profes-
sore di candidarsi alla guida del centro-
destra. «Spero che Monti - dice il
Cavaliere -possa sciogliere la riserva e
accettare l’offerta, con lui potremmo
vincere le elezioni. Stiamo attendendo
la decisione di Monti ma io intanto
resto in campo». Se Monti non dovesse
accettare l’offerta del Pdl, insomma,
Berlusconi sarebbe “costretto” a cor-
rere per Palazzo Chigi. «Sono dovuto ri-
tornare in campo - spiega l’ex premier -
e tutti i sondaggi dicono che se sono io
a guidare il mio partito riprendiamo i
voti del 2008, di quei delusi che non ora
non vanno a votare. Ci rivolgiamo con
fiducia a questi elettori perché siamo
convinti che i moderati non vorranno
far prevalere la sinistra, più spese e più
tasse. Siamo sicuri che mettendo gli
elettori a conoscenza dei risultati del
nostro governo, della situazione attuale
e del nostro programma concreto di ar-
chitettura istituzionale dello Stato».
Aspettando “Godot-Monti”...
1 2,3,4