l Fondo Monetario Internazio-
nale (Fmi) blinda la candidatura
a premier di Mario Monti, facen-
do proprie le istanze dei poteri
forti bancari dell’Ue. Una candi-
datura ammantata dalle parole del
ministro dell’Economia, Vittorio
Grilli. «Le sue coraggiose riforme
- dice Grilli in un’intervista a
Blo-
omberg
- L’Italia è sulla strada
giusta e bisogna continuare su
questa strada. I mercati ci mostra-
no che siamo nella giusta direzio-
ne: le riforme varate da Monti de-
vono continuare, non importa
quale governo ci sarà. Bisogna an-
dare avanti con l’agenda di Monti
che è l’agenda dell’Europa». Il mi-
nistro «smorza le preoccupazioni
sull’incertezza politica ed econo-
mica in Italia». Grilli, senza en-
trare nel merito delle prossime ele-
zioni, precisa: «La situazione in
Italia si sta stabilizzando, l’incer-
tezza accompagna tutte le elezioni,
in Italia c’è consapevolezza di
quello di cui il paese ha bisogno».
Ma di che ha bisogno l’Italia? Di
assurgere a colonia tedesca o di
dimostrare all’Fmi di non avere
più un briciolo di sovranità popo-
lare? Senza sbilanciarsi su una
possibile candidatura di Monti,
che a Bruxelles ha incassato la
candidatura di Ppe e Socialisti eu-
ropei, Grilli non nasconde di par-
teggiare per il piano alto. «È il
mio premier e sarei contento se
decidesse di impegnarsi di più nei
confronti del paeseA aggiunge il
ministro, mettendo in evidenza co-
me il peggio della crisi in Italia e
in Europa «è passato». «Il paese
- afferma Grilli - non ha bisogno
di aiuti: non abbiamo gap fiscali
da colmare, abbiamo un’agenda
credibile e una posizione fiscale
fra le migliori al mondo». E spie-
ga: «Una riduzione del rapporto
deficit pil del 4% l’anno in Italia
I
è possibile con una crescita nomi-
nale al 3% che consentirà un calo
del debito del 3%. Un altro 1%
arriverà dalle privatizzazioni, su
cui l’Italia è credibile. A promuo-
vere Monti è anche il Fmi».
«Monti ha preso misure coraggio-
se per migliorare i conti e ha dato
il via a importanti riforme strut-
turali», rincara la dose il portavo-
ce del Fondo, Gerry Rice. «Noi ri-
teniamo che sia essenziale
continuare ad attuare le misure
decise per assicurare la sostenibi-
lità e rilanciare la crescita. L’Italia
ora è sulla strada giusta e bisogna
continuare su questa strada - in-
calzano dall’Fmi -. Monti ha adot-
tato misure giuste sul fronte della
crescita, della sostenibilità e nel-
l’assicurare gli aggiustamenti di
bilancio, accelerando la riforma
del mercato dei prodotti e la crea-
zione di lavoro, anche per i gio-
vani. È importante attuare le mi-
sure iniziate da Monti». Una
posizione, quella del Fmi, che sem-
brerebbe lasciar trapelare timori
sulla possibilità che si lasci la stra-
da intrapresa. Nell’ultimo rappor-
to sullo stato di salute del Belpae-
se, il Fmi aveva anche lanciato un
avvertimento: «Senza le riforme
necessarie, la crescita potenziale
continuerà a restare debole, pre-
giudicando ogni possibilità di una
seria ripresa dell’economia. Assi-
curare stabilità e crescita in Italia
- affermava il Fmi - richiede non
solo mantenere lo slancio per le
riforme, ma anche progressi a li-
vello europeo nel rafforzare la
moneta unica». È evidente che i
timori d’un partito votato dall’uo-
mo di strada, dal consenso popo-
lare, turbino il “salotto buono”.
Per Giulio Tremonti è evidente:
«Le banche chiedano 10 anni di
dittatura bianca per il Belpaese».
RUGGIERO CAPONE
di
DIMITRI BUFFA
e la politica italiana con le pro-
prie balle ha creato casi grotte-
schi come quelli della “nipote di
Mubarak”, l’iperattivismo carrie-
rista dei pm in perenne lotta conto
qualcosa e qualcuno non ha fatto
molto meglio: ha tenuto nove anni
in carcere una povera disgraziata
di donna colombiana spacciandola
come “la nipote di Pablo Escobar”.
Tutte queste cose e molte altre an-
cora vengono raccontate nel libro
Condannati preventivi
di Annalisa
Chirico. D’altronde la giustizia ita-
liana, “se la conosci la eviti”. Come
l’Aids. Sia nel versante penale sia
in quello civile o amministrativo.
Come è noto il “problema”, che
nessuno ha il coraggio di affronta-
re, rende l’Italia un paese sottosvi-
luppato in cui è difficile attrarre in-
vestimenti dall’estero. Oltre che il
soggetto statale considerato come
“il pluripregiudicato d’Europa”.
Come non si stancano di ripetere
i Radicali italiani che da più di un
anno propugnano l’amnistia per la
Repubblica come prima cosa da
fare per tornare nella legalità.
Adesso c’è anche questo libro,
Condannati preventivi
: una serie
di storie di ordinaria follia giudi-
ziaria, e di abuso della carcerazione
preventiva, raccolte da una gior-
nalista che è anche una militante
radicale, Annalisa Chirico. Un vero
e proprio prontuario contro i for-
caioli di regime che intasano le tv
pubbliche e private del Bel Paese.
La Chirico affronta una serie di
casi scomodi per una pubblica opi-
nione che si è assuefatta al princi-
pio di “colpevolezza presunta”:
quello di Alfonso Papa, primo de-
putato Pdl a finire in prigione a fu-
ror di popolo, salvo oggi constatare
che l’inchiesta ai suoi danni si sta
sciogliendo come neve al sole, ma
S
l’interessato si è fatto un anno a
Poggioreale, quello di Lele Mora,
odiatissimo presunto reclutatore
di escort per le “cene eleganti” di
Arcore, quello di Salvatore Scatto-
ne, un errore giudiziario passato in
giudicato tra evocazioni mediani-
che e intrallazzi dei e sui testimoni,
quello di Ottaviano del Turco, uo-
mo che si è visto distruggere la
propria carriera politica oltre che
la propria vita, sulla parola di un
industriale della sanità presunto
pentito di avere corrotto i gangli
della regione Abruzzo. Tutte per-
sone che se uno ha come unica let-
tura
La Repubblica
o
Il Fatto quo-
tidiano
, pensa che abbiano
meritato le inutilmente lunghe car-
cerazioni preventive che hanno su-
bito. E che invece probabilmente
presto o tardi costeranno allo stato
italiano altri risarcimenti da ingiu-
sta detenzione e (perchè no?) altre
condanne in Europa per l’abuso
della custodia cautelare. Di tutto
questo si è discusso giovedì sera
anche alla Camera, quando il libro
suddetto è stato presentato da ga-
rantisti come Marco Pannella e co-
me il presidente delle Camere pe-
nali italiane, Valerio Spigarelli. Nel
libro della Chirico si parla anche
di altri casi meno noti, veri e propri
errori giudiziari indotti, come quel-
lo della signora Elisabeth Gaviria
Rojas, donna di un narcotrafficante
che in realtà faceva il lavoro sporco
per i Ros, cioè l’infiltrato nel traf-
fico di cocaina. La storia è parallela
a quella che è costata sinora 14 an-
ni di carcere in primo grado all’ex
comandante del corpo speciale,
Giampaolo Ganzer, vicenda non
ben chiarita di consegne controllate
e di trafficanti lasciati liberi di spac-
ciare in cambio di soffiate. La don-
na aveva l’unico torto di essere sta-
ta aiutata a curarsi il tumore
all’utero proprio dal narcotraffi-
cante con cui si accompagnava e
di cui ignorava gli affari illeciti e
la doppia vita.
Ebbene una volta fermati en-
trambi in Spagna lui fa cadere su
di lei le proprie colpe e la donna,
che accetta in maniera poco avve-
duta di venire estradata in Italia,
da quel momento dovrà attendere
13 anni (e il provvidenziale inte-
ressamento professionale di due
avvocati radicali, Giandomenico
Caiazza e Giuseppe Rossodivita)
prima di venire riconosciuta inno-
cente. Nove di questi tredici anni
se li farà in carcere preventivo, su-
bendo anche una condanna in pri-
mo grado. Un caso veramente ana-
logo a quello di Enzo Tortora. Uno
di quei frutti che solo la marcia
giustizia all’italiana sa produrre. E
per i quali nessun magistrato pa-
gherà mai, perché in Italia chiedere
la responsabilità civile dei giudici
è considerata lesa maestà.
II
POLITICA
II
segue dalla prima
MeglioMonti
dello “squadrone”
(...) Ormai le critiche al Professore capace
solo di aumentare il carico fiscale, di cedere
alle pressioni del Pd e della Cgil, di non saper
tenere a freno le richieste delle banche e dei
poteri forti passano in secondo piano. La
campagna elettorale italiana non si incentra
più sul dilemma “sinistra sì - sinistra no” o
sulla contrapposizione tra berlusconiani ed
antiberlusconiani. Diventa una sorta di refe-
rendum sull’Europa rappresentata nel nostro
paese da Mario Monti e da tutte le forze di-
sposte a riconoscersi sotto le insegne del Pro-
fessore. Il fenomeno non è tanto diverso da
quello che già si è verificato in Grecia. Con
la differenza che ad Atene l’Europa è inter-
venuta dopo le prime elezioni imponendo ai
greci di tornare alle urne per non condannare
il paese all’uscita dall’Unione. In Italia, invece,
magari proprio alla luce dell’esperienza greca,
è intervenuta con larga anticipo, prima della
campagna elettorale, per esorcizzare il doppio
fantasma della possibile vittoria di una sini-
stra troppo sbilanciata su posizioni estremiste
e di una destra costretta ad arroccarsi nel po-
pulismo antieureo per cercare di sopravvivere
al rullo compressore dello “squadrone rosso”
di Bersani e Vendola.
L’idea che l’Italia venga trattata come la Gre-
cia provoca sicuramente fastidio. Ma la no-
stra sovranità nazionale non si perde adesso.
La nostra classe politica vi ha rinunciato da
parecchi decenni. E senza ottenere in cambio
di poter partecipare in posizione paritaria
alla costruizione dell’unità politica europea.
Per cui non rimane che fare buon viso a cat-
tivo gioco, prendere atto che Monti sarà ob-
bligato a raccogliere l’investitura del Cava-
liere e dell’Europa, sperare che questo sia un
passo in grado di accelerare i tempi degli Stati
Uniti d’Europa ed accontentarsi della soddi-
sfazione di vedere lo “squadrone rosso” fare
la fine della “ gioiosa macchina da guerra”!
ARTURO DIACONALE
Il “terreMonti”
(...) nazionale e sociale, e i liberisti duri e puri,
che probabilmente resterebbero fuori dal ras-
semblement “moderato” – ma anche quelli
del centrosinistra. Anche se l’indissolubile su-
balternità alla Cgil, la scelta dell’alleanza con
Sel e la vittoria di Bersani alle primarie ave-
vano già accentuato il carattere socialdemo-
cratico del Pd, la discesa in campo di Monti
rischia di produrre un suo ulteriore sposta-
mento a sinistra. E si ha già sentore di qual-
che movimento da parte dei “montiani” del
Pd. Tale normalizzazione, quindi, sancirebbe
sia il fallimento dell’idea berlusconiana di
centrodestra, alla base della discesa in campo
di Berlusconi nel 1994, sia di quella del Pd.
Il centrodestra, insomma, “morirebbe” de-
mocristiano e il Pd socialdemocratico. In re-
altà, entrambi i progetti contenevano in sé
le premesse del loro fallimento. Quello di
Berlusconi non tanto per l’adesione di Forza
Italia al Ppe nel 1998, quanto piuttosto a
causa della progressiva marginalizzazione
della componente liberale a vantaggio di
quelle cattoliche ed ex socialiste e dell’ab-
bandono di un’idea di riforma istituzionale
per un tatticismo sempre più esasperato.
Quello del Pd per l’egemonia, culturale e di
apparato, degli ex comunisti, presto rivelatasi
incontrastabile. Non si può tuttavia ancora
escludere che Monti intenda utilizzare l’in-
vestitura Ppe non per mettersi alla testa di
un centrodestra che colmi il vuoto nel campo
moderato che spaventa, comprensibilmente,
i popolari europei, bensì per una manovra
centrista che gli consenta di ottenere ciò che
vuole senza schierarsi, restando con le mani
(e la coscienza) politicamente pulite.
FEDERICO PUNZI
Condanna (non preventiva)
per la malagiustizia italiana
Anche il Fmi
promuoveMonti
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L’OPINIONE delle Libertà
SABATO 15 DICEMBRE 2012
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