Page 6 - Opinione del 14-10-2012

ergio Marchionne è un grande manager,
ma ultimamente si è dedicato ad alcune
esternazioni forse un po’ troppo imprudenti.
Nel giro di pochi giorni è passato dal definire
Firenze come una piccola e povera città per
mortificare Matteo Renzi all’augurarsi la per-
manenza eterna a Palazzo Chigi di Mario
Monti. A parte i Papi nessuno rimane alla
guida di un paese per sempre. Senza dubbio,
vi sono però indizi che portano a pensare che
l’esperienza di Monti al governo non si esau-
rirà allo scadere di questa legislatura. Certo,
non rimarrà a governarci sino alla fine dei
suoi giorni come spera Marchionne eppure
questo premier non costituisce solo una pa-
rentesi. Opera da tempo,
chiamiamolo così, il par-
tito del Monti-bis. Ma
pure chi adesso non è al-
trettanto schietto, in fon-
do spera che il professore
bocconiano non levi il di-
sturbo tanto presto o in
ogni caso, tramite errori
e comportamenti vicini al-
l’autolesionismo, gioca,
suo malgrado, a favore di
un futuro governo magari
un po’ meno tecnico ed
un po’ più politico, ma
sempre guidato dall’attua-
le presidente del Consiglio. Alla fine Monti
dovrà rimanere per forza, a causa dell’incon-
cludenza e della mediocrità della classe po-
litica italiana. È sufficiente dare un’occhiata
al panorama. Nel campo dei moderati vi è
un indiscutibile fermento. Forze nuove, mosse
da una genuina cultura liberale come i gruppi
S
di Oscar Giannino e Montezemolo, insieme
a contenitori più stagionati tipo il Pdl. Sa-
rebbe un bene se emergesse una figura nuova,
capace di aggregare ciò che c’è sul campo ad
altre energie che in ogni caso non vogliono
Bersani e Vendola al governo. Dovremmo es-
sere speranzosi eppure non lo siamo perché
anzitutto l’agitazione dei moderati pare de-
stinata più a creare confusione che a costruire
qualcosa di nuovo. Berlusconi ha compiuto
il famoso passo indietro, ma non è tuttora
chiaro quale sarà il suo ruolo nella prossima
legislatura. Montezemolo ha messo in piedi
da tempo un’associazione assai attiva e vitale,
Italia Futura, però non riesce a scendere in
campo definitivamente.
L’altra parte non è messa
meglio. Il Pd attraversa lo
psicodramma del con-
fronto fra giovani e vec-
chi. Bersani continua ad
ondeggiare pericolosa-
mente fra posizioni mor-
bide pro-Monti ed anche,
pro-Casini ed abbracci
mortali con Nichi Vendo-
la. Persino il Capo dello
stato ha invitato il segre-
tario del Pd a decidersi e
possibilmente non nella
direzione di Sel. Alla fine
della fiera Monti tornerà utile a tutti. Non si
dica però che qualche misterioso potere in-
ternazionale tiene il prof. incollato alla pol-
trona. Monti non si eclisserà presto grazie
all’incapacità della politica nostrana.
ROBERTO PENNA
conservatori-liberali.ilcannocchiale.it
er acquisire il diritto di votare alle prima-
rie bisognerà rinunciare ad un diritto co-
stituzionale, nella fattispecie il diritto alla se-
gretezza del voto. Al suo esordio di campagna
elettorale, nella natìa Bettola, nel paparazza-
tissimo benzinaio Esso che fu del padre, il se-
gretario Bersani l’ha detto chiaro: «Regole è
una bella parola». Vero. Le regole fatte a par-
tita cominciata, invece, non sono per niente
belle. Quel malcelato timore espresso dai le-
gislatori della ditta per le implicazioni della
libera competizione sul mercato politico de-
nuncia molto più che il sospetto di una in-
filtrazione di gruppi organizzati di depistatori
i quali, per l’appunto, se anche si infiltras-
sero in massa alle prima-
rie del centro-sinistra vo-
terebbero Bersani, non
certo Renzi, che è l’unico
da quella parte che agli
avversari di centro-destra
è attrezzato per sottrarre
valanghe di voti. Il timore
di perdere in una compe-
tizione primaria vera de-
nuncia un disagio ontolo-
gico dei burocratosauri
del Pd. Secondo il soviet
supremo del Pd la demo-
crazia va bene finché si
consustanzia in un suo si-
mulacro come ha invece imposto la sfida lan-
ciata da Renzi non alla persona di Bersani
ma alla sua categoria di appartenenza, quella
di chi ha giocato, perso ma pretende ancora
il diritto di continuare ad occupare il ruolo
di titolare. Belle regole davvero. Regole fatte
apposta per scoraggiare l’elettore normale.
P
E poi la ridicola vicenda delle liste degli iscritti
al Pd. Renzi ha chiesto al suo partito di aver-
ne visione, non foss’altro perché le regole del-
le primarie impongono ai candidati di rac-
cogliere le firme a sostegno della candidatura;
firme che – si presume – gli iscritti siano più
propensi a dare. Il partito ha invece opposto
al candidato Renzi il segreto: l’elenco degli
iscritti non può essere reso pubblco pena la
violazione della privacy. Eppure a Renzi son
bastate un paio di settimane per chiedere l’au-
torizzazione alla pubblicazione del proprio
nome a quanti avevano sino a quel momento
fatto il pieno al camper. La lista degli iscritti
al Pd è invece coperta da mistero. Ora, la
Carta d’Intenti che i sot-
toscrittori, ovvero i partiti
di cui i tre sono al mo-
mento leader, si impegna-
no a declinare in un patto
di governo coalizionale,
non è per l’elettore delle
primarie un vincolo ad al-
cunché. È semmai un pro-
vocatorio invito agli elet-
tori a dichiarare il falso.
Se infatti io, non elettrice
del Pd, volessi sostenere
la candidatura di Matteo
Renzi, accetterei pure di
soggiacere a tutta quel-
l’ipocrita produzione burocratica altrimenti
chiamata ‘regole delle primarie’, dichiarazione
di fedeltà compresa, ben consapevole che,
alla fine della fiera, voterei Pd solo se vincesse
il mio candidato, Matteo Renzi.
SIMONA BONFANTE
Il“benzinaio”Bersani
fa il pieno di ipocrisia
Il timore di perdere
in una competizione
primaria vera denuncia
un disagio ontologico
dei burocratosauri
del Pd, che fanno di tutto
per azzoppare
il sindaco di Firenze
Se ci sarà unMonti-bis
sarà colpa della politica
Alla fine il professore
dovrà rimanere,
per l’inconcludenza
e la mediocrità dei nostri
dirigenti. È sufficiente
dare un’occhiata
al panorama
desolante dei partiti
L’OPINIONE delle Libertà
MARTEDÌ 16 OTTOBRE 2012
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