Direttore ARTURO DIACONALE
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Giovedì 17 Gennaio 2013
delle Libertà
SeMonti serve solo a cannibalizzare Casini e Fini
are che Mario Monti stia pre-
parando una Agenda 2, cioè un
programma elettorale meno inde-
terminato e più definito della Agen-
da con cui ha avviato la sua salita
in campo. E che lo stia facendo con
un riserbo tale da suscitare preoc-
cupazione non tanto tra i suoi av-
versari, che non credono alle virtù
miracolose di un più attenta defini-
zione del programma di governo
dell’attuale premier, quanto dei suoi
più stretti alleati dell’Udc e di Fli te-
nuti totalmente all’oscuro dei pro-
positi del candidato Premier della
loro coalizione.
In realtà a preoccupare Casini
e Fini non è ignorare se Monti si
P
appresti ad annunciare che forse
vuole rivedere una Imu già defi-
nita impossibile da modificare. O
che voglia lanciare il suo “con-
trordine compagni” sull’introdu-
zione del redditometro all’insegna
del principio innovativo che gli
evasori non vanno più combattuti
ma solo convertiti. Il timore del
leader dell’Udc e del leader di Fli
è che il premier possa compiere in
campagna elettorale qualche ul-
teriore mossa destinata a canni-
balizzare ulteriormente i loro par-
titi a beneficio della propria lista
civica sempre più caratterizzata
da una linea caratterizzata dal-
l’antipolitica e dall’antipartitismo.
Il dato che più inquieta non solo
Casini e Fini ma soprattutto i diri-
genti ed i militanti dei rispettivi par-
titi è quello dei sondaggi. Che dan-
no l’area montiana tra il dieci ed il
quindici per cento, ma che precisano
anche come queste cifre nascondano
la circostanza di una Lista Civica di
Monti che non strappa voti ad un
Pdl dato da tutti in forte recupero
e neppure ad un Pd aggredito dalla
concorrenza di Ingroia, ma prende
voti all’antipolitica di Grillo e, so-
prattutto, ai suoi stessi alleati. Ca-
sini, che era partito nei mesi scorsi
da sondaggi che vedevano l’Udc ol-
tre il 6%, oggi scopre che il suo par-
tito è accreditato appena del 3,5%
e che la metà dei suoi elettori è pas-
sata armi e bagagli a sostenere la li-
sta civica di Monti. Fini, poi, deve
prendere drammaticamente atto di
un fenomeno ancora più tragico:
Fli, non solo a causa della concor-
renza montiana ma anche della sua
totale assenza di identità politica,
non è più un partito ma solo una
zattera di salvataggio per se stesso
e per qualche intimo privilegiato.
L’effetto Monti, in sostanza, che
in origine e nei disegni di Casini e
Fini doveva essere di svuotare il Pdl
e fare dell’area centrista il nuovo as-
se politico del paese capace di dia-
logare in condizione di parità...
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Unbel sogno che si trasforma inun terribile incubo
a chi glielo ha fatto fare a
Casini di imbarcarsi nell’av-
ventura montiana con il rischio
più che concreto di rompersi l’os-
so del collo? Da quando il Profes-
sore è “salito in politica” l’Udc è
precipitato nei sondaggi. Ha do-
vuto sopportare le polemiche sulle
candidature “impossibili” di Cesa
e Buttiglione, per loro fortuna
rientrate, ma al prezzo di esclu-
sioni eccellenti ed ingiuste come
quella di Enzo Carra che paga an-
cora oggi l’arresto, davanti alle te-
lecamere, nell’ambito di Tangen-
topoli avvenuto vent’anni fa per
ordine di Antonio Di Pietro, de-
saparecido di questa campagna
M
elettorale a beneficio di un altro
campione del giustizialismo che
lo ha abbondantemente surclassa-
to, l’ex-Pm Ingroia.
Inoltre l’Udc sta perdendo am-
ministratori un po’ ovunque, ma
soprattutto nel napoletano dove
cinquantacinque tra assessori co-
munali e provinciali sono passati
negli ultimi giorni al Pdl. E tra ab-
bandoni ed esclusioni forzate, nel
partito, quotato al 3,4%, è esplosa
una polemica che non si placherà
per tutta la durata della campagna
elettorale. Dalla periferia, infatti,
si accusa Casini di aver pensato
soltanto a se stesso e ai suoi inti-
mi, a cominciare dalla cognata
blindata in un collegio pur non
avendo i requisiti di altri eccellenti
tagliati” o declassati. Soprattutto
non gli viene perdonato di aver
accettato il “metodo Monti” per
selezionare i candidati; uno strano
metodo, in verità, che poco s’ad-
dice ad una democrazia fondata
sui partiti.
Il premier, come si sa, ha affi-
dato ad Enrico Bondi, il risanatore
della Parmalat, l’incarico di fare
l’esame del sangue ai centristi. Ca-
sini, pur di salvare il salvabile, si
è adeguato, a patto che venissero
sottratti all’indecente gioco della
torre il segretario ed il presidente
del partito. Ottenuto il ben misero
risultato, si è poi accontentato di
capeggiare le liste montiane al Se-
nato in cinque circoscrizioni, ed
anche questa ingordigia non è sta-
ta apprezzata dai suoi. Che poi si
sia messo in testa di conquistare
lo scranno più alto di Palazzo Ma-
dama, magari con l’appoggio de-
terminante ed interessato di Ber-
sani, fa capire ai militanti che
l’Udc, dopo le elezioni, può tran-
quillamente scavarsi la fossa.
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di
GENNARO MALGIERI
L’Udc sta perdendo
amministratori un po’
ovunque. E tra
abbandoni ed esclusioni
forzate, nel partito,
quotato al 3,4%,
è esplosa una polemica
che non si placherà
per tutta la durata della
campagna elettorale
di
ARTURO DIACONALE
L’effettoMonti non
è più quello di svuotare
il bacino elettorale
del Cavaliere,
ma di cannibalizzare
invece i suoi stessi alleati,
trasformandoli
da protagonisti
in comparse della scena
pubblica nazionale
Corte dei conti anti-redditometro
K
Occorre «evitare un uso disin-
volto delle informazioni non verifi-
cate». Lo dice il presidente della Corte
dei Conti, Luigi Giampaolino, parlando
del nuovo redditometro e auspicando
che gli uffici abbiano «massima atten-
zione e massima cautela» nell’uso dei
dati. «Esistono situazioni - ha sottoli-
neato Giampaolino - in cui la titolarità
formale di utenze e canoni non coin-
cide con coloro che ne supportano
l’onere finanziario. In questi casi oc-
correrà che gli uffici procedano con
grande attenzione per arrivare all’effet-
tiva titolarità soggettiva». Dopo l’ab-
bandono in massa dei politici (che
pure ne avevavo approvato la nasci-
sta), per questo nuovo strumento di
polizia fiscale arriva dunque anche la
bocciatura della magistratura di stato.
E questo ha provocato l’organizza-
zione, in fretta e furia, di un incontro
notturno tra il presidente del Consiglio
Mario Monti e il direttore dell’Agenzia
delle Entrate Attilio Befera. Forse
anche il premier del governo “tecnico”
sta pensando ad un passo indietro per
evitare ripercussioni elettorali.