Pagina 6 - Opinione del 17-8-2012

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o rivela
Il Foglio
di Giuliano Ferrara.
È il papello che disegnerebbe la mappa
di un ipotetico governo del partito demo-
cratico. Un incubo per il nostro paese al-
l’ennesima potenza. Una perversione re-
pubblicana che vedrebbe i comunisti o ex
tali nella stanza dei bottoni. Eppure, an-
cora agitano i nostri sogni gli infausti anni
in cui hanno (s)governato Prodi, Dini e
Amato. Gli effetti deleteri di quei governi
si sono protratti negli anni, compresi in
quelli nei quali ha governato il centrode-
stra. Passando per il Trattato di Maa-
stricht fino al Trattato di Lisbona, il cen-
trosinistra ha creato un notevole danno
all’economia e alla cul-
tura del nostro paese,
stritolandola in una
pressione fiscale alluci-
nante, in una cultura
dell’assistenzialismo e in
generale in un sistema
di potere completamen-
te insensibile alle istanze
democratiche. A vedere
il papello – così come ri-
portano
Il Foglio
e
Il
Giornale
– c’è da star
male. Gli elementi poli-
tici più criticabili del
Partito Democratico ci
governerebbero per i prossimi anni. A par-
tire da Bersani Premier, D’Alema che di-
venterebbe Ministro degli Esteri, fino a
Rosy Bindi, presidente della Camera e/o
Vicepremier, e Walter Veltroni presidente
della Camera e/o Vicepremier o ancora
Ministro di qualcosa. Roba da far paura,
L
in un contesto delicato come quello attua-
le che richiederebbe un governo autore-
vole capace di ridare al nostro paese il pre-
stigio che il centrosinistra ha contribuito
– e non poco – ad demolire grazie alle
campagne mediatiche di certi media d’area
nei confronti del centrodestra. Gli italiani
devono essere consapevoli di un fatto pri-
ma di scegliere la futura maggioranza. Sce-
gliere il centrosinistra, significa inevitabil-
mente consegnare il paese alle lobby, ai
poteri forti europei e non, alle caste e in
generale a quegli apparati socio-statali il
cui unico scopo è sfruttare il popolo ita-
liano. Non è negabile che le fasi in cui
l’Italia ha svenduto gran
parte della propria so-
vranità nazionale siano
state gestite da Governi
espressi dal centrosini-
stra ovvero da esso so-
stenuti. Il Trattato di
Maastricht, il Trattato
di Lisbona, l’introduzio-
ne dell’Euro ne sono un
esempio. Sempre e solo
quando al Governo
c’erano D’Alema, Prodi,
Veltroni, Bersani, Man-
cino, Amato e compa-
gnia cantanti (basta
d’are un’occhiata a Wikipedia per togliersi
il dubbio). E permettere che si affermi il
centrosinistra, significa nuovamente e per
l’ennesima volta attribuire a quest’area
politica la possibilità di piazzare nelle isti-
tuzioni e nella Rai i suoi referenti.
www.rischiocalcolato.it
roppo facile dire che a precipitare il caso
Ilva nell’incomprensibilità e nel grottesco
sia stata solo l’impuntatura formalistica di
un gip poco sensibile e il protagonismo di
una procura troppo affezionata alla sua ve-
rità. Se in Italia dalle scelte dei giudici si at-
tende e si esige che “facciano giustizia” se-
condo un diritto incerto e risolvano, per così
dire, l’incertezza, non ci si può stupire che si
arrivi fin qua, a provvedimenti di sequestro
che sequestrano tutto, non solo gli impianti
dell’Ilva, ma perfino la politica del governo.
La “divisione del lavoro” tra politica e
giustizia sui temi che stanno naturalmente a
cavallo tra l’una e l’altra in Italia non sembra
essere, in senso classico,
costituzionale, tanto che
è alla giustizia ad essere
riconosciuta la dignità
dell’istituzione sovrana.
L’idea che siano infine
i giudici a “decidere” nel
senso del fatto e non solo
del diritto è così indiscus-
sa che la pretesa di chiu-
dere (per sempre) uno sta-
bilimento produttivo in
attuazione di una misura
cautelare appare discuti-
bile nel caso di specie, ma
non abnorme in termini
di principio.
I giudici, cui nella vulgata (politica, mica
giudiziaria) spetta ormai la “difesa della le-
galità”, intesa non solo de iure condito, ma
pure de iure condendo, non amministrano
la giustizia, ma vendicano l’ingiustizia e così
“fanno” diritto. Questa parodia del
common
T
law
non è un prodotto giudiziale, ma ideo-
logico-culturale.
Il caso Ilva non è eccezione, ma regola.
Vendola, Fassina e la sinistra “radicale” non
se ne possono stupire, né dissociare. La “giu-
risdizionalizzazione” della lotta di classe e
poi di quella ambientale – sulla Tav, sui ri-
gassificatori, sui termovalorizzatori... – l’han-
no inventata loro e non possono scoprirne
gli effetti collaterali indesiderabili quando la
giustizia “sostitutiva” invade il loro cortile
elettorale. La sindrome Nimby ambientale e
quella giudiziaria vanno così a braccetto, due
facce della stessa medaglia, due maschere del-
la stessa ipocrisia politica.
(...) Secondo Vendola,
invece, il rigassificatore di
Brindisi non deve aprire,
ma l’Ilva di Taranto non
deve chiudere, malgrado
le evidenze manifestino
una clamorosa spropor-
zione tra i rischi dell’uno
e i danni dell’altra. Perché
il principio di precauzione
va inteso in senso così as-
soluto e quello di tutela
in senso così relativo e
“negoziabile”? E perché
– a proposito dei rapporti
tra stato e mercato e della
difesa dei diritti fondamentali – non prendere
onestamente atto che delle tante follie di cui
è costellata la storia dell’acciaieria di Taranto
a portare la responsabilità più pesante è l’Ital-
sider di Stato e non l’Ilva dei Riva?
CARMELO PALMA
www.libertiamo.it
Perché Nichi non vuole
la chiusura dell’Ilva?
Se in Italia dalle scelte
dei giudici si attende
che“facciano giustizia”,
non ci si può stupire
che si arrivi fin qua,
a provvedimenti
che sequestrano
la politica del governo
Papello sui ministri Pd:
un incubo democratico
Gli italiani devono
essere consapevoli
prima di scegliere
la futura maggioranza:
votare il centrosinistra,
significa consegnare
il paese alle lobby
e agli apparati statali
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 17 AGOSTO 2012
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