Page 2 - Opinione del 17-10-2012

e l’allarme criminalità-sicurezza
resta alto, quello sociale sfiora
il dramma per migliaia di famiglie.
La mancanza di lavoro e di pro-
spettive producono un inevitabile
calo dei consumi, degli investimen-
ti e della domanda interna. Tra po-
chi mesi anche gli ammortizzatori
sociali potrebbero non essere suf-
ficienti.
Il tema scottante è quello della
crisi edilizia. I dati occupazionali
del settore, presentati all’assemblea
dell’Acen dei primi di ottobre, so-
no allarmanti: c’è una perdita sec-
ca di 25mila lavoratori e un so-
stanziale aumento del numero di
ore di cassa integrazione autoriz-
zate, aumentate del 12%. Le ditte
iscritte alla Cassa edile sono pas-
sate da 4.600 nel 2010 a meno di
3.900.
Se non ripartono i grandi
progetti programmati dalla Regio-
ne, sarà un inverno nero.
Delicata è la questione dei la-
voratori dei trasporti. Dopo lo
sciopero dei macchinisti della Cir-
cuvesuviana è scontro sugli sprechi
e la cattiva gestione. Ma anche su-
gli autobus e sui treni si viaggia in
condizioni di disagio. È anche dif-
ficile trovare il biglietto unico a
causa dei contrasti tra le aziende
di distribuzione del consorzio. Dal-
la crisi della mobilità in Campania
si esce soltanto con un serio piano
di rilancio e con interventi concre-
ti. Questioni, assieme all’aumento
contrattuale, che sono al centro
della vertenza dei trasporti locali.
Non c’è pace neppure nell’in-
dustria, soprattutto quella legata
allo stabilimento Fiat di Pomiglia-
no d’Arco e alla cantieristica na-
vale. Le tute blu andranno in cassa
integrazione dal 29 ottobre al 9
novembre con blocco totale delle
produzioni della nuova Panda. I
sindacati chiedono all’ad Sergio
Marchionne il rispetto dell’accor-
S
do che due anni fa con il progetto
Fabbrica Italia
,
ora abbandonato,
portò alla firma (senza la Fiom) di
uno specifico contratto auto. «Tut-
ti in fabbrica a mangiare il panet-
tone» è lo losgan della battaglia
sindacale. È drammatica anche la
situazione della Fincantieri di Ca-
stellammare, con operai in sciope-
ro per chiedere al ministro dello
Sviluppo Economico, Corrado
Passera, di chiarire la missione
produttiva che non può essere sol-
tanto quella di costruire piccolo
naviglio. Mare in burrasca dopo
solo quattro mesi dalla conclusio-
ne del processo di privatizzazione
dell’ex Tirrenia: per contrasti sul-
l’organizzazione e sul numero del
personale da riassumere, l’arma-
tore napoletano Vincenzo Onora-
to ha sbattuto la porta, rassegnan-
do le dimissioni dal cda della
Compagnia italiana di navigazio-
ne.
La preoccupazione espressa dal
presidente della Regione, Stefano
Caldoro, ai ministri dell’Interno e
della Giustizia è che «le imprese
campane possano collassare a cau-
sa della crisi e rappresentare un
ghiotto boccone per la criminalità,
pronta a mettere le mani sulle im-
prese in difficoltà».
Si torna così al problema ordi-
ne pubblico. È stato firmato il Pat-
to per Napoli sicura, con il quale
le istituzioni (Regione, Comune,
Provincia) s’impegnano ad agire
per migliorare la qualità della vita
nella città partenopea. Un patto-
scommessa, anzi, un saggio teorico
in 18 articoli. Cose già dette e ri-
dette. Le priorità sono come e do-
ve trovare le risorse per pagare i
debiti contratti dal Comune per
circa un miliardo di euro, e con-
temporaneamente garantire i ser-
vizi ai cittadini.
SERGIO MENICUCCI
di
RAFFAELE BONANNI
engo anch’io? No, tu no! Le
primarie del Pd assomigliano
alla storica canzone di Iannacci.
Intanto, Curzio Maltese, su
Re-
pubblica
del 15 ottobre, fa un ri-
tratto terrificante e impietoso di
Formigoni, partendo dal Batman
laziale, Franco Fiorito, e chiaman-
do il presidente lombardo Joker,
che ride in modo folle, mentre il
mondo crolla attorno a lui, che è
il vero, malvagio responsabile di
quel disastro.
Siamo sempre nel solco di
quella letteratura “illuminata” dei
fumetti storici - dal Nembo Kid
dei vari Super Mario, Draghi e
Monti, al Joker del Batman mo-
derno, Formigoni, Fiorito -, a te-
stimonianza della vera cultura di
fondo, che contraddistingue la no-
stra casta giornalistica, soprattut-
to a sinistra. Ci sono altre cose,
più o meno evidenti, che si osser-
vano appena in filigrana nel qua-
dro socio-politico attuale. La pri-
ma, è l’effetto-turbolenza,
provocato dall’ormai certo passo
indietro di Silvio Berlusconi, e la
volontà connessa del Cavaliere di
destrutturazione/ricostruzione del
Pdl (anche soltanto nominale).
Quindi, nel gergo di Matteo Ren-
zi, il presidente del Popolo della
Libertà si sarebbe auto-rottamato,
con qualche tentativo di riciclo.
Ma, se lo fa lui, che ha rappre-
sentato, per almeno quindici anni,
l’unico argomento di rilievo della
politica di opposizione (organiz-
zata unicamente sulla pseudo
ideologia dell’antiberlusconismo),
come non calare il procedimento
spiccia-candidati a tutto il corpus
del centro sinistra, provato non
poco da quel processo di giustizia
semplificata, denominato in gergo
popolare Mani Pulite 2? Nichi
V
Vendola, Filippo Penati e Luigi
Lusi sono sempre là, con le loro
vicende giudiziarie, a testimonian-
za che le manette tintinnano a de-
stra, come a sinistra. Così, il liti-
gioso cerchio mediatico di Pd &
Co (che rifugge, come al solito,
malgrado le buone intenzioni, dal
confronto sui programmi, tanto
vantato dallo stesso Pier Luigi
Bersani), sale sul carrozzone-cam-
per delle primarie e delle promes-
se anticipate di ritiro, dei vari
Walter Veltroni e Livia Turco -
mentre Massimo D’Alema si tro-
va il finto baluardo delle firme a
sostegno della sua ricandidatura
-,
alle quali giornali e tv fanno da
eco generalizzato, con intere pa-
gine e servizi a loro dedicate. An-
tonio Di Pietro, che non ne azzec-
ca una, scegliendo il peggio dei
candidati della Seconda Repub-
blica, tenta l’aggancio al volo del-
lo sgangherato tramvai delle pri-
marie-farsa di Renzi/Bersani. Ci
riuscirà?
Occorre sfatare un mito, molto
in voga da qualche mese a questa
parte: non siamo sul set istituzio-
nale di Mani Pulite 2. Qui non c’è
la vendetta storica di qualcuno (la
Cia segreta che fece pagare a Cra-
xi e a Gelli Sigonella), e nemmeno
il coordinamento nazionale ma-
scherato delle procure, come nel
1992.
Allora, una volontà “etero-
diretta” (ipotesi di chi scrive, non
suffragata da prove giudiziarie) si
avvalse -per colpire - di una con-
figurazione strutturale del sistema
dei partiti, oggi del tutto inesisten-
te (attualmente, chi ruba lo fa per
conto proprio, e non per la causa,
come nel passato), che l’allora pm
Di Pietro denominò collettiva-
mente, con un termine azzeccato,
«
Dazione ambientale».
Si trattava, in sostanza di que-
sto: ogni corrente, soprattutto nei
defunti Dc e Psi, pesava propor-
zionalmente all’interno, in base a
un accorto e sperimentato “Ma-
nuale Cencelli”. In questo sistema,
i partiti erano equiparabili a una
sorta di Spa, i cui azionisti erano
i capi corrente e il rispettivo pac-
chetto azionario, da loro detenu-
to, coincideva con il numero delle
tessere raccolte. Chi più ne aveva,
al Consiglio di amministrazione
(
organo collegiale direttivo del
partito stesso) aveva diritto a ri-
partirsi ogni genere di incarico:
dai ministri, alle cariche politico
amministrative locali, alla dirigen-
za e agli organici della pubblica
amministrazione allargata.
Ovvio che ogni corrente aveva
disperato bisogno, per aumentare
il peso specifico interno (e, quindi,
esterno) di acquistare un sempre
maggiore numero di azioni che,
però, costavano. Bisognava, cioè,
mobilitare un intero, capillare si-
stema di intermediari (galoppini,
mediatori di ogni risma e grado)
sul territorio, per contattare di-
rettamente le persone, invitandole
a iscriversi, una volta soddisfatte,
in tutto o in parte, le loro richieste
clientelari. Chiaro che, a quel
punto, i denari affluivano nei soli
due modi possibili: facendo favori
agli amici(che poi si sdebitavano
con altri favori, quali potere, de-
naro, posti di lavoro...), oppure
avvantaggiandosi del denaro pub-
blico, pilotando appalti locali o
centrali in direzione dei soggetti
amici, che erano tenuti,
ça va sans
dire
,
a versare la famosa dazione
ambientale sugli importi ottenuti,
mediamente pari al 10%.
Vi pare che questo sia oggi il
sistema? Semmai la dazione la
fanno persone singole, per bene-
ficiare se stesse e i propri amici e
parenti. Come cantava Venditti,
ci vuole più.. «analisi».
II
POLITICA
II
segue dalla prima
Tangentopoli-due
(...)
Senza una profonda riforma istituzionale
che smantelli lo stato burocratico-assisten-
ziale, senza una seria riforma tesa ad imporre
il metodo democratico all’interno dei partiti,
senza una radicale riforma dei privilegi cor-
porativi dei sindacati e delle lobby pubbliche
e private, non si riuscirà in alcun modo ad
evitare un punto di rottura della società na-
zionale ormai fin troppo incombente.
Pensare che basti una nuova Mani Pulite per
passare la nottata è, dunque, illusorio. E l’il-
lusione è talmente evidente, smaccata e fa-
sulla da far sospettare che in realtà chi pre-
dica la necessità del piccone mediatico e
giudiziario risanatore come unico medicina
salvifica del paese nasconda interessi di tut-
t’altro genere.
In questo il paragone con Tangentopoli può
essere d’aiuto. Perché da allora ad oggi sono
cambiati i partiti, è venuto alla luce il marcio
del sistema regionale e delle autonomie, si è
svelato il peso insopportabile delle burocrazie
clientelari che pesano sulle spalle dei cittadini,
è esploso il fenomeno del denaro pubblico
che si privatizza quando finisce nelle tasche
dei politici ma i soggetti portatori di interessi
forti che si perpetuano dietro la cortina fu-
mogena delle campagne moralistiche sono
sempre gli stessi. Immutabili, immodificabili,
inattaccabili.
Chi ha dubbi in proposito legga il comuni-
cato sindacale del comitato di redazione del
Corriere della Sera”, giornale ormai alfiere
del moralismo più intransigente, in cui si ri-
cordano i soggetti che compongono il patto
di sindacato di Rcs-Mediagroup: Medioban-
ca, Fiat, Italimmobiliare Gruppo Pesenti, Pi-
relli, Banca Intesa San Paolo, Assicurazioni
generali, Sinpar gruppo Lucchini, Merloni
Invest Francesco Merloni, Mittel, Eridanio
Finanziaria, Edison ed infine Unipol che ha
rilevato il gruppo Fondiaria-Ligresti. Forse
la Severino ha ragione. È in atto Tangento-
poli-due, gli eterni interessi dietro le false il-
lusioni!
ARTURO DIACONALE
Bengasigate
(...)
ha adottato il punto di vista degli jiha-
disti. Ha finito per giustificare, quantomeno
spiegare, il punto di vista ideologico dei ne-
mici degli Stati Uniti. Addossando ufficial-
mente le colpe a un video prodotto e girato
negli Usa, ha esposto a rischi ancora maggiori
la vita di altri cittadini americani. Siamo abi-
tuati a leggere queste tesi auto-accusatorie
sulla stampa americana “mainstream”, o a
sentirle in alcune università. Ma il ruolo di
editorialisti e professori è ben diverso da quel-
lo della Casa Bianca e di Foggy Bottom, il
cui compito principale è difendere l’Ameri-
ca.
Quel che sta emergendo, ed è ancora più gra-
ve: questa prima tesi dell’amministrazione è
falsa. Non c’è stato alcun “evento sponta-
neo”, ma un attacco terroristico pianificato
in anticipo. La causa della violenza a Bengasi
non è il video su Maometto, ma l’anniversa-
rio dell’11 settembre. Questa “seconda veri-
tà” è stata ammessa solo nelle ultime due set-
timane. E, ancora giovedì scorso, il
vicepresidente Joe Biden, nel corso del suo
dibattito con Paul Ryan, non ha riconosciuto
che la Casa Bianca fosse al corrente della na-
tura terroristica dell’attacco a Bengasi. Ma,
da quanto risulta alla Commissione alla Ca-
mera, i primi rapporti di intelligence sono
arrivati puntualmente nelle prime 24 ore.
Obama sapeva, non ha voluto dire. Oggi è
la sua segretaria di Stato ad ammettere. “Un
insabbiamento peggiore del Watergate”, dice
la stampa conservatrice. Almeno, durante lo
scandalo di Nixon, quaranta anni fa, non vi
sono state vittime. Nel Bengasigate i morti
sono quattro.
STEFANO MAGNI
Corsa alle primarie in casa Pd
Fatevi sotto, c’è posto per tutti
Lacrisi diNapoli
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MERCOLEDÌ 17 OTTOBRE 2012
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