Page 7 - Opinione del 17-10-2012

II
CULTURA
II
Pietro Citati e la lezione di Giacomo Leopardi
di
GIUSEPPE TALARICO
l libro di Pietro Citati, dedicato
alla figura ed all’opera di Giaco-
mo Leopardi si presenta come una
monografia critica che appartiene
alla migliore tradizione della saggi-
stica letteraria italiana. In questo
saggio Citati interpreta e spiega con
capacità di analisi l’opera poetica e
filosofica del grande poeta di Reca-
nati.
Nella prima parte dell’ampio e
monumentale volume, l’autore rac-
conta e descrive l’ambiente familiare
di Leopardi, i difficili rapporti con
la madre, Adelaide Antici, donna
posseduta da una sconfinata avari-
zia, e quelli con il padre Monaldo,
che nel figlio vide un suo doppio,
destinato a diventare ciò che lui
avrebbe voluto, ossia uno scrittore
colto e raffinato. Il giovane Giaco-
mo, asserragliato nel palazzo nobi-
liare di Recanati, studia e legge di
notte e di giorno gli autori della
grande cultura classica, le cui opere
si trovano nella biblioteca familiare,
scoprendo e lasciando che il suo ani-
mo sia invaso e dominato dal sen-
timento sublime della bellezza e da
quello della poesia. Spesso il fratello
Carlo, con cui condivideva la stanza
da letto, svegliandosi nel cuore della
notte, lo sorprendeva mentre legge-
va i suoi amati libri.
Come risulta dalle lettere che
scrisse a Pietro Giordani, un intel-
lettuale che divenne suo amico, Leo-
pardi detestava e non amava Reca-
nati, il paese in cui era nato. Nei
primi anni di vita conobbe la ma-
linconia e la depressione, a cui si ag-
giunse la tubercolosi, malattia che
gli procurò una deformazione del
corpo e dolori atroci, fino alla fine
della sua tormentata esistenza.
Per comprendere la poetica di
Leopardi bisogna tenere presente il
saggio che scrisse sulla poesia mo-
derna, ossia il Discorso di un italia-
no intorno alla poesia Romantica.
In questo saggio, nel quale colpisce
la capacità del grande scrittore di
sviluppare un’ampia riflessione
oscillante ed ondeggiante intorno ai
temi della letteratura moderna, viene
delineata la celebre distinzione tra
la poesia classica e quella moderna.
Mentre la poesia antica e classica
era dominata dalla gioia e dalla so-
lennità, la poesia moderna è intrisa
di malinconia. La malinconia del
poeta moderno deriva e scaturisce
dal conflitto insanabile che si pro-
duce nel rapporto tra la Ragione e
la Natura. La Natura, responsabile
della infelicità umana e del male
presente nell’universo, entra in con-
flitto con la civiltà moderna. Proprio
la Natura, la ragione moderna, che
rende consapevole l’uomo della sua
misera condizione, e la Felicità, sono
le tre figure intorno alle quali Leo-
pardi nello Zibaldone, il suo grande
ed immenso libro di appunti filoso-
fici, definisce ed indica le idee filo-
sofiche su cui si basa il suo pensiero
e la sua poetica.
Secondo Leopardi, nella moder-
nità, si genera una separazione ed
un conflitto insanabile tra la Natura
e la Ragione umana. L’uomo, aven-
do mangiato la mela della conoscen-
za nel paradiso, secondo il racconto
contenuto nel libro biblico della Ge-
nesi, diviene consapevole della sua
condizione mortale e scopre di es-
sere solo nell’universo. Citati nota
che le pagine dello Zibaldone offro-
I
no la possibilità di capire la gran-
dezza di Giacomo Leopardi, un ge-
nio immenso, che riusciva a conce-
pire contemporaneamente opere
letterarie diverse, per ispirazione e
valore estetico. Nello Zibaldone la
ragione assume un valore analitico
assai penetrante, sicchè è giusto con-
siderarlo un libro che anticipa i
grandi temi della modernità, che sa-
ranno in seguito trattati da Adorno,
da Nietzsche, da Musil, da Kafka e
da Gadda nelle loro opere. Come
emerge nel celeberrimo dialogo della
Natura e di un Islandese, che appar-
tiene alle Operette Morali, l’uomo
moderno scopre, in preda alla an-
goscia ed allo sgomento, che la na-
tura è priva di scopo e si rivela in-
differente nei riguardi del dolore e
della sofferenza umana. Nel Dialogo
di Torquato Tasso e del suo genio
familiare, che fa parte delle Operette
Morali, Leopardi analizza e tratta
il tema dell’amore ideale e quello
della noia. La noia è un tema che
attraversa l’intera poetica di Leo-
pardi, e nasce nell’animo umano
quando il desiderio si esaurisce e su-
bentra il vuoto, che attende di essere
colmato.
Straordinarie sono nel libro le
pagine nelle quali Citati spiega come
l’immagine dell’Infinito, su cui Leo-
pardi ha scritto un Idillio di incom-
parabile bellezza, sia sorta nella
mente e nella vita interiore del poeta
di Recanati. L’idea dell’infinito, che
solo la mente umana può concepire
grazie alla immaginazione poetica,
viene fatta risalire da Citati ad un
celebre passo di un’opera di Rous-
seau intitolata Nouvelle Heloise, li-
bro amato da Leopardi.
Nella seconda parte del volume,
viene descritta l’inquietudine esi-
stenziale di Leopardi, che, divenuto
un uomo adulto, rifiuta di vivere a
Recanati, dove conobbe la dispera-
zione, l’angoscia, il dolore fisico e
morale, l’oppressione familiare, la
solitudine umana e la desolazione
interiore. Proprio in questo periodo,
dopo la pubblicazione delle Operet-
te Morali, iniziano i suoi viaggi a
Roma, Firenze, Bologna, città nelle
quali vivrà per alcuni mesi, instau-
rando rapporti di amicizia con let-
terati e uomini di cultura. Proprio
nella città di Bologna, Leopardi sco-
pre e legge un breve testo filosofico,
il Manuale di Epitteto, grazie al
quale assume un atteggiamento di
stoica sopportazione e di infinita pa-
zienza verso la vita e i suoi dolori,
che lo tormenteranno fino alla fine
della sua infelice esistenza. In questa
parte del libro sono chiosate e in-
terpretate con meticolosa ed impres-
sionante precisione esegetica le gran-
di poesie, i piccoli e grandi idilli,
raccolti nel libro I Canti di Leopar-
di.
Le pagine dedicate alle grandi
poesie di Leopardi, Il Pensiero Do-
minante, Aspasia, Il Passero Solita-
rio, La Ginestra, sono belle, profon-
de e indimenticabili. Povero, lontano
dalla sua famiglia e da Recanati, il
suo paese che detestava, Leopardi
muore a Napoli, città nella quale
visse i suoi ultimi anni di vita, ospite
del suo amico Ranieri. Questo libro
di Citati, che si pone accanto ai re-
centi grandi libri di altri studiosi,
come Antonio Prete, Emanuele Se-
verino, dedicati alla poetica leopar-
diana, è destinato a rimanere nella
saggistica italiana per la sua bellezza
e profondità.
Mentre la poesia antica
e classica era dominata
dalla gioia
e dalla solennità,
la poesia moderna
è intrisa di malinconia.
La malinconia del poeta
moderno deriva
e scaturisce dal conflitto
insanabile che si produce
nel rapporto
tra la Ragione
e la Natura. La Natura,
responsabile
della infelicità umana
e del male presente
nell’universo, entra
in conflitto con la civiltà
moderna.
Proprio la Natura,
la ragione moderna,
che rende consapevole
l’uomo della sua misera
condizione, e la Felicità,
sono le tre figure intorno
alle quali Leopardi
nello Zibaldone, il suo
grande ed immenso
libro di appunti filosofici,
definisce ed indica le idee
filosofiche su cui si basa
il suo pensiero
e la sua poetica.
Il libro di Pietro Citati
dedicato alla figura
ed all’opera di Giacomo
Leopardi si presenta
come una monografia
critica che appartiene
alla migliore tradizione
della saggistica
letteraria italiana
L’OPINIONE delle Libertà
MERCOLEDÌ 17 OTTOBRE 2012
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