Pagina 2 - Opinione del 18-8-2012

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II
POLITICA
II
La disoccupazione colpisce anche gli immigrati
a crisi che colpisce il sistema
produttivo italiano riduce le
opportunità di occupazione anche
per i lavoratori immigrati. Que-
st’anno, secondo le imprese, po-
tranno essere 22.420 in meno le
assunzioni di manodopera non
stagionale di origine straniera
nell’industria e nei servizi: è que-
sto, infatti, il saldo tra i 60.570
posti di lavoro messi a disposizio-
ne di personale immigrato que-
st’anno contro gli 82.990 dell’an-
no scorso (-27%). Il calo delle
entrate si concentra soprattutto
tra le imprese con meno di 50 di-
pendenti che contano di assumere
solo 30.190 immigrati, 19.840 in
meno rispetto al 2011 (l’88,5% di
tutto il calo previsto quest’anno)
e nelle regioni del Nord-Italia, do-
ve le entrate saranno appena
36.060 contro le 51.550 dello
scorso anno (15.490 assunzioni
previste in meno, il 69% di tutta
la riduzione attesa). Queste, in
estrema sintesi, le principali risul-
tanze dell’indagine annuale sulla
domanda di lavoro immigrato per
il 2012, segnalato dalle imprese
italiane dell’industria e dei servizi,
e rilevato attraverso il Sistema In-
formativo Excelsior di Unionca-
mere e Ministero del Lavoro.
«La riduzione nella domanda
di lavoro immigrato – ha detto il
Presidente di Unioncamere, Fer-
ruccio Dardanello – è una delle
inevitabili conseguenze della pe-
sante crisi economica che le nostre
imprese stanno fronteggiando. Ma
i dati che abbiamo raccolto ci con-
fermano pure che la componente
immigrata è ormai una parte strut-
turale della nostra forza lavoro,
anche in considerazione del fatto
che per molti profili professionali
è difficile trovare candidati italiani.
Per questo è importante, in questo
momento di riduzione della do-
manda, non disperdere competen-
ze molto utili al nostro sistema
produttivo e mettere in campo –
come le Camere di commercio
L
stanno facendo in collaborazione
con il Ministero del lavoro – corsi
di riqualificazione del lavoro e ini-
ziative di sostegno a chi voglia
creare una propria impresa».
In termini assoluti - sommando
le assunzioni a carattere non-sta-
gionale con quelle stagionali - le
entrate di nuovi occupati di nazio-
nalità straniera quest’anno potran-
no arrivare (nell’ipotesi massima)
a circa 113mila unità, di cui
60.570 a carattere non stagionale
e 52.160 a carattere stagionale, a
fronte dei 138.200 che le imprese
prevedevano di assumere lo scorso
anno.
Il perdurare della crisi occupa-
zionale e la progressiva “etniciz-
zazione” di alcune figure profes-
sionali – sempre meno diffuse tra
i candidati italiani in cerca di un
lavoro – farà tuttavia aumentare,
nel 2012, la quota di lavoratori
immigrati sul totale delle assun-
zioni, spostandola dal 16,3% dello
scorso anno al 17,9% di quest’an-
no. Se, infatti, la domanda di la-
voro immigrato diminuirà que-
st’anno del 18% rispetto al 2011,
quella rivolta a personale italiano
scenderà addirittura del 31,6%
(pari ad una contrazione di
188.340 unità), aumentando così
l’incidenza relativa delle assunzio-
ni di immigrati su quelle totali.
Il settore dei servizi conferma
un elevato grado di assorbimento
di personale straniero (42.340 uni-
tà, pari al 70% di tutte le assun-
zioni di immigrati), e una maggio-
re tenuta occupazionale per questi
lavoratori rispetto all’industria.
Pur rappresentando oltre i due ter-
zi delle entrate, infatti, la riduzione
delle assunzioni di questo compar-
to pesa “soltanto” per il 24,4%
sul totale delle mancate assunzioni
del 2012. Laddove l’industria (che
con 18.230 assunzioni previste
esprime una quota pari al 30,1%
del totale della domanda di immi-
grati), evidenzia una riduzione di
fabbisogno di questi lavoratori di
ben 16.960 unità rispetto all’anno
scorso, corrispondente al 75,6%
della riduzione complessiva previ-
sta.
Il maggior numero di entrate
in termini assoluti riguarda la fi-
liera dell’accoglienza (alloggio, ri-
storazione e servizi turistici) dove
- in controtendenza rispetto al calo
generalizzato di assunzioni -
quest’anno le imprese prevedono
di assumere 12.110, 2.860 in più
rispetto al 2011. Seguono i Servizi
operativi di supporto alle imprese
e alle persone (8.410 entrate,
3.770 in meno rispetto all’anno
precedente) e la Sanità, assistenza
sociale e servizi sanitari privati
(5.380 le entrate, 1.850 in meno
del 2011). Nonostante la fortissi-
ma contrazione di assunzioni pre-
viste rispetto al 2011 (-56%), le
maggiori opportunità di lavoro
continuano a provenire in termini
assoluti dalle Industrie metallur-
giche e dei prodotti in metallo che
sono alla ricerca di 2.140 immi-
grati (lo scorso anno ne servivano
4.870). A seguire, i fabbisogni più
elevati provengono dalle industrie
della filiera dell’automotive (1.460
le entrate previste, anche qui in
forte contrazione rispetto all’anno
precedente: -47,5%) e dell’abbi-
gliamento, tessile e calzature
(1.200 entrate, contro le 3.060
dello scorso anno, con una con-
trazione addirittura del 60,8%).
Analizzando il rapporto tra la
richiesta di lavoratori immigrati e
lavoratori italiani, i dati eviden-
ziano come esso sia particolar-
mente elevato per alcune figure
professionali, in alcuni casi evi-
denziando una netta preferenza
delle imprese verso i lavoratori im-
migrati. E’ il caso degli addetti al-
l’immissione di dati, del personale
non qualificato nei servizi di risto-
razione, degli addetti alla prepa-
razione, alla cottura e alla distri-
buzione di cibi e per i montatori
di manufatti prefabbricati e di pre-
formati: per questi profili il rap-
porto tra immigrati e italiani su-
pera il 75%.
Prossimi al 50% - o comunque
superiori al 40 - si collocano i ma-
novali e simili (48,5%), i pittori,
stuccatori, laccatori e decoratori
(48,2%), i conduttori di macchi-
nari per la fabbricazione di articoli
in plastica (46,6%) e gli operai ad-
detti alle macchine confezionatrici
di prodotti industriali (41,7%).
Al di sotto della soglia del 40%
rispetto ai colleghi italiani – anche
se prossimi – appaiono invece pro-
fessioni ritenute generalmente di
più facile appannaggio di perso-
nale straniero: addetti all’assisten-
za personale (39,3%), personale
qualificato nei servizi sanitari e so-
ciali (38,9%), idraulici e posatori
di tubazioni idrauliche e di gas
(38,6%) e infine cuochi in alber-
ghi e ristoranti (35,2%).
A livello regionale, la riduzione
più consistente nella domanda di
lavoro immigrato viene dalla
Lombardia che, in assoluto resta
comunque la regione con maggio-
re richiesta: le 11.540 assunzioni
previste quest’anno, infatti, sono
6.710 in meno dell’anno preceden-
te (pari ad una riduzione del
36,8% rispetto alle 18.250 del
2011). Seguono l’Emilia-Roma-
gna, dove le richieste si riducono
di 4.630 unità (6.470 contro
11.100 dello scorso anno) e il Pie-
monte (-2.050 unità, da 8.360 a
6.310).
(si.bre.)
I risultati dell’indagine
annuale di Unioncamere
sulla domanda
di lavoro immigrato
per il 2012: ventimila
assunzioni in meno,
con un calo del 27%
rispetto al 2011
K
Ferruccio DARDANELLI
Il perdurare della crisi
e la progressiva
“etnicizzazione”
di alcune figure
professionali farà
tuttavia aumentare
la quota di lavoratori
immigrati sul totale
segue dalla prima
Il “montismo”
e il nuovo centro
(...) I sostenitori del montismo possono
solo dire che se al governo fosse rimasto
il centrodestra o ci fosse andata la sinistra
gli effetti della crisi sarebbero stati peggiori
di quelli registrati negli ultimi otto mesi
di esecutivo tecnico. Ma con i “se” non si
costruisce un soggetto politico nuovo ca-
pace di raccogliete il consenso di una larga
parte degli italiani decisa a resistere alle
sirene del disimpegno o a quelle dei facili
estremismi. Tanto più che nel frattempo il
peso complessivo dello stato burocratico-
assistenziale (tasse, tariffe, pessimi servizi,
ecc.) è salito alle stelle senza lasciar intrav-
vedere neppure la più misera luce di spe-
ranza. Il “montismo”, in sostanza, benché
necessario in una fase convulsa e tormen-
tata della vita pubblica nazionale, non ha
raggiunto gli obbiettivi che si proponeva.
Anzi, ha addirittura introdotto la sensa-
zione nell’opinione pubblica di essere stata
costretta a compiere sacrifici sostanzial-
mente inutili e destinati ad anticipare altri
sacrifici sempre più pesanti e dolorosi. Co-
me può, allora, una forza politica che si
propone di rappresentare la novità politica
del futuro, pensare di ottenere la fiducia
degli italiani lasciando intendere che l’uni-
co futuro su cui possono impegnarsi è fat-
to di nostalgia del passato e degli inutili
sacrifici del presente? Sacrifici, per giunta,
avallati dai cattolici montiani e dagli unici
liberali del pianeta che non hanno nulla
da dire sull’aumento delle tasse.
ARTURO DIACONALE
L’eterna questione
settentrionale
(...) E tutto questo dopo aver rinunciato
definitivamente ad ogni tentativo di mo-
dernizzazione e avendo abdicato al proprio
ruolo in favore del taumaturgico “governo
dei tecnici”. Eppure dieci mesi di Monti e
Fornero ci hanno consegnato un paese con
un mercato del lavoro peggiore di quello
pre-riforma, un fisco ancor meno amiche-
vole nei confronti del cittadino e un pre-
giudizio anti-imprenditoriale che appare
l’unica cifra reale espressa da Palazzo Chi-
gi.
In un contesto come questo si aprono pra-
terie politiche che il centrodestra non può
ignorare. Primo: perché il centrodestra ha
governato e governa (Piemonte, Lombar-
dia, Veneto, Friuli Venezia Giulia) anche
grazie al consenso che si è formato su que-
sti temi. Secondo perché non esistono “lar-
ghe intese” senza il Nord.
Che le istanze dei ceti produttivi della val-
padana si esprimano a colpi di soli celtici
o per altre vie è comunque imprescindibile
ripartire da loro. E se vi fate un giro tra
le feste di partito che si celebrano al di so-
pra della linea del Po e ascoltate gli umori
della base capirete che il vaso è colmo di
nuovo e che, Lega o non Lega, sarà diffi-
cile convincere questa parte di paese che
la ricetta buona per la crescita è ancora
quella Made in Bocconi.
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SABATO 18 AGOSTO 2012
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