Pagina 4 - Opinione del 18-8-2012

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II
POLITICA
II
100onorevoli di lungo corso:
ecco i veterani diMontecitorio
di
GIUSEPPE MELE
tefano Pedica (chi era costui?)
ha chiesto l’apartheid per i 100
parlamentari da decenni al vertice
della rappresentanza. Pedica del-
l’IdV, eletto per magnanima deci-
sione dell’ex magistrato capopopo-
lo Antonio Di Pietro, sembra ed è
un democristiano, già Ccd, cossi-
ghiano, ulivista, mastelliano, butti-
glionesco. A suo paragone Antonio
Razzi e Domenico Scilipoti sono
aristocratici. L’espressione, la favel-
la, il gesto, lo sguardo, la triste imi-
tazione del capo del momento ne
indicano il vuoto assoluto. Siamo
alla rappresentazione massima della
partitica per mera occupazione del
tempo.
Tutti dovrebbero essere disposti
a pagare ai tanti perduchiani e fa-
miglia vacanze briatoresche pur di
evitare danni peggiori. Purtoppo il
Zentrum italico è soprattutto fatto
da gente così che deve sistemarsi
ad ogni costo e anche molto bene.
Non è da prendere in considerazio-
ne la cattedra da cui viene la pre-
dica, né è corretto fare di tutt’un’er-
ba un fascio. Si può stare in
parlamento se nei decenni si man-
tiene un sincero consenso. Starci da
20 anni vuol dire superare la prova
di diversi sistemi elettorali. Significa
appartenere fortemente ad un siste-
ma cooptante quale sono quelli di
tutti i sistemi partitici di questo
mondo. Turco e Finocchiaro da 25
anni, Mannino da 24, D’Alema da
23, Bossi da 21, Maroni, La Russa,
Cicchitto, Giovanardi, Gasparri,
Calderoli, Castelli, Marini da 20,
Melandri, Bindi, Berlusconi, Bacci-
ni, Veltroni, Giulietti, Stefani, But-
tiglione, Tremonti da 18 hanno
consenso. Matteoli da 29 anni, i
leccesi Poli Bortone da 22, Patarino
da 20, Costa da 18, Landolfi, il mi-
lanese De Corato, il cattolico Maz-
zocchi, il comasco Butti da 18 han-
no dalla loro l’elettorato missino.
Sul voto siciliano si basano Nania
da 25 anni, l’aennino Battaglia, Pre-
stigiacomo e La Loggia da 18,
Schifani da 16.
Inutile ironizzare sul Gattopar-
do che resta amara realtà: D’Alì ha
ereditato il posto del nonno Giulio,
già senatore del Regno. Anche il
ministro Patroni Griffi d’altronde
è, come Totò, principe di Costanti-
nopoli, per discendenza materna.
Se quasi tutti i direttori di giornali
sono figli di papà, perché non do-
vrebbero i politici? Finché vivrà
S
Fassino, la moglie Serafini rimpin-
guerà i 20 anni di legislatura. Non
è colpa dei coniugi, ma dell’eletto-
rato Pd, che se glielo dicono i capi,
vota anche per i Treu da 16 o i
Morando da 18 anni, malgrado
questi abbiano posizioni antitetiche
ai postpiccisti.
Anche i quasi 20 anni di Rutelli,
deputato di quattro bandiere, sono
dipesi dall’ingenuità del voto di si-
nistra. I 28 anni, ministeri inclusi,
del siciliano Vizzini, passati tra Psdi,
Psi, Pdl, nuovo Psi ed infine Udc
dall’ingenuità di destra. Casini, de-
putato da 29 anni, senza Forlani,
Berlusconi ed i siciliani la prossima
volta potrebbe fare fatica; dovrà ri-
correre al sostegno di Mieli e dei
poteri forti. Anche Fini rischia di
porre fine ai suoi 29 anni di pre-
senza parlamentare come i seguaci
Napoli e Menia ai loro 18. L’ex lea-
der Msi si tira ancora dietro un 2%
che gli potrebbe far evitare la fine
di Segni. Fine che vede vicina il de-
cano Pisanu, non sazio in 38 anni
di ministerialità Dc, Fi e Pdl, in cui
non ha neanche imparato una cor-
retta dizione italiana. L’elettorato
di destra non ha contestato al No-
stro gli affaire P2 e Calciopoli, dif-
ficile ora che gli perdoni i complotti
anti Berlusconi svelati da Wikileaks.
Valentini del Pdl merita i suoi 18
anni anonimi per avere un giorno
difeso la caccia. Valducci in 18 anni
e Leoni in 16 sono stati premiati
come fondatori di Forza Italia e Le-
ga, dopo di che stop, nulla di per-
venuto. Anche Colucci, in 33 anni,
eletto dai socialisti prima e dai ber-
lusconiani dopo, ha brillato per sti-
ma al vertice, nell’assoluta insipien-
za degli elettori di cosa abbia fatto,
ma è restato al suo posto. I 16 anni
di Dell’Utri dipendono dalla magi-
stratura che ne ha fatto simbolo
della persecuzione politica. Quelli
di Dini dalle stranezze dei governi
del Presidente. Follini invece li deve
al premio per i tradimenti. Mario
Tassone, in 34 anni, da Dc ha go-
vernato con Craxi e Fanfani, ha mi-
litato nei cattolici di destra, poi ha
seguito l’evoluzione montiana
dell’Udc. In trent’anni e più solo
un’opinione, il plauso alla Scento-
logy di Cruise.
Come ha fatto in 25 anni il cu-
neese Delfino a fare il sottosegre-
tario sia con D’Alema che con Ber-
lusconi? Il simpatico Calderisi,
l’esperto di riforme elettorali, per
non avere un voto sulla carta, ha
fatto un quarto di secolo di legisla-
tura, metà da radicale metà da ber-
lusconiano. Bonino, tignosa e sti-
mata dalle persone autorevoli, i
suoi 21 anni li ha basati sulle follie
pannelliate, su un incarico europeo
made in Berlusconi, uno di governo
made in Prodi e su una coalizione
che l’ha eletta che si chiama (tene-
tevi forte) Pd-Idv. Miracoli da vo-
lontà alfieriana che permette alla
Nostra di dettare legge a colleghi
con tanti voti veri. Si sa, quando si
ha la ragione dalla propria, non c’è
democrazia che tenga. Il siciliano
Urso era un miracolato con il Msi,
per miracolo ha fatto il ministro, ci
ha lasciato una fondazione per il
design, ha cercato di far cadere il
governo di destra ed ora è tornato
da Alemanno che lo miracolerà di
nuovo: voilà, 18 anni.
Qualche volta poi si va avanti
anche senza amore. Si pensi a Gior-
gio La Malfa che deve i suoi 38 an-
ni a papà Ugo ed al trucco di usare
voti di destra per poi passare con i
dalemiani. Il Parlamento è regno di
burocrazie, procedure, attività ano-
nime da peones. Anche Vito con 20
anni, Martino con 18 Baldini con
17 o Pera con 16 rischiano di nau-
fragare in questo mare magnum.
L’elenco dei cento veterani confer-
ma che è demagogico parlare di
“nominati”. Chi c’era con il pro-
porzionale è rimasto anche dopo.
Il listone però evidenzia due cose:
il numero complessivo degli eletti
è troppo grande, da ridurre da mille
a qualche centinaio. Poi, è inam-
missibile mantenere il seggio dopo
avere cambiato partito. Che è poi
il tradimento dell’unico rapporto
vero tra eletto e voto.
Si può stare
in Parlamento
se nei decenni
si mantiene un sincero
consenso. Starci da 20
anni vuol dire superare
la prova di diversi sistemi
elettorali. Significa
appartenere fortemente
ad un sistema cooptante
quale sono quelli di tutti
i sistemi partitici
di questo mondo.
L’elenco dei cento
veterani conferma
che è demagogico
parlare di “nominati”.
Chi c’era con
il proporzionale
è rimasto anche
dopo. Il listone
però evidenzia
due cose: il numero
complessivo degli eletti
è troppo grande,
da ridurre da mille
a qualche centinaio.
Poi, è inammissibile
mantenere il seggio
dopo avere cambiato
partito. Che è poi
il tradimento dell’unico
rapporto vero
tra eletto ed elettore
L’OPINIONE delle Libertà
SABATO 18 AGOSTO 2012
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