Direttore ARTURO DIACONALE
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Martedì 18 Dicembre 2012
delle Libertà
Il Pdl è condannato a conservare l’unità del partito
più di un anno che i cespugli
centristi lavorano al progetto
di spaccare il Pdl e con i pezzi del
maggiore partito del centrodestra
dare vita ad un nuovo centro desti-
nato ad allearsi dopo le elezioni con
il Pd di Pier Luigi Bersani. Questo
disegno è stato ad un passo dalla
sua realizzazione. Prima al momen-
to della caduta del governo Berlu-
sconi. Ed allora è stato sventato
dalla sostanziale impreparazione
degli esponenti del Pdl che nella te-
sta degli strateghi centristi avreb-
bero dovuto comportarsi da “quin-
ta colonna” e seguire Gianfranco
Fini lungo la strada della distruzio-
ne del partito del centrodestra. Le
È
settimane scorse è sembrato che
Berlusconi avesse in animo di spac-
chettare il Pdl per partecipare alle
elezioni con una propria lista per-
sonale. Ed anche in questa occasio-
ne a sventare il disegno che prevede
la secessione degli anti-berlusconia-
ni del Pdl ci ha pensato il solito Ca-
valiere che, dopo essere ridisceso in
campo nella campagna elettorale,
ha sparigliato le carte annunciando
di essere pronto a passare la mano
a Mario Monti come federatore di
una grande coalizione di moderati
capace di battere la sinistra del duo
Bersani-Vendola. Nessuno può
escludere che, come un fiume car-
sico che appare e scompare, anche
il progetto di spaccare il Pdl allon-
tanato dalla mossa del Cavaliere
possa riaffiorare con maggiore
energia nel prossimo futuro. Ma
questa volta a rendere meno pro-
babile l’eventualità c’è un fattore
aggiuntivo e diverso da quello delle
operazioni tattiche difensive di Ber-
lusconi. C’è la consapevolezza del
gruppo dirigente del Pdl che la pro-
pria salvezza politica e personale,
cioè la possibilità di rielezione e di
poter pesare e contare sugli equili-
bri governativi della nuova legisla-
tura, passa obbligatoriamente at-
traverso la difesa e la conservazione
dell’unità del partito. Non importa
se questa unità si mantiene nel no-
me di Berlusconi, di Alfano o della
Madonna Pellegrina. L’importante
è che non vada in alcuna caso di-
spersa o vanificata. Perché chiunque
decidesse di uscire dal Pdl, fosse la
componente più consistente da un
punto di vista numerico o quella
più segnata da una identità precisa,
si voterebbe alla marginalità ed alla
irrilevanza. Chi volesse uscire da
destra si troverebbe ad interloquire
solo con la formazione di Francesco
Storace e sperare al massimo di su-
perare la soglia di sbarramento del
4
per cento per la Camera (l’otto
per cento per il Senato non sarebbe
mai raggiungibile).
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2
Le “convergenze parallele”di MarioMonti
e cronache e i retroscena di
questi giorni raccontano di un
Mario Monti impegnato in esaspe-
rati tatticismi ed equilibrismi il cui
scopo sembra quello di restare in
corsa per entrambe le “caselle” che
verranno riempite dopo il voto: Pa-
lazzo Chigi e Quirinale. Peccato che
per la prima occorra schierarsi, per
l’altra restare imparziali. Roba da
convergenze parallele”, insomma.
A prescindere dagli innumerevoli
bizantinismi possibili – quasi sem-
pre efficaci solo nei palazzi, nella
testa di chi li escogita, non tenendo
conto che alla fine dagli elettori bi-
sogna passare – la situazione può
essere riassunta in termini piuttosto
L
semplici. Monti ha dinanzi a sé due
scelte entrambe onorevoli: ritrarsi
e starsene in silenzio fino a dopo le
elezioni, preservando il suo profilo
super partes, pronto a offrirsi di
nuovo come riserva della Repub-
blica in caso di pareggio elettorale
o condizioni di emergenza e ingo-
vernabilità simili al novembre scor-
so (linea suggerita dal presidente
Napolitano); oppure scendere in
campo in prima persona, schierarsi,
abbassarsi” a chiedere agli italiani
un mandato politico per proseguire
il suo lavoro a Palazzo Chigi. Ver-
rebbe meno alla sua terzietà, all’im-
pegno di non candidarsi, ma per lo
meno lo farebbe mettendoci la fac-
cia e senza paracadute istituzionali.
Tutte le altre combinazioni, le infi-
nite sfumature di grigio, che servi-
rebbero a salvare capra e cavoli
(
preservare il profilo di terzietà, per
non bruciarsi la strada verso il Col-
le, allo stesso tempo escogitando
una formula per incanalare il con-
senso alla “continuità” della sua
azione di governo) sono indegne
operazioni di palazzo.
L’idea di un’agenda-appello ri-
volta a tutti i partiti, prevedendo o
meno per quelle forze che dovesse-
ro aderire il diritto all’uso in “fran-
chising” del nome di Monti per liste
e simboli, è un modo per offrire
una sponda ai centristi e tornare a
Palazzo Chigi con i voti del Pd. Ma
sulla scheda ci vanno simboli e no-
mi, non i programmi. E per quanto
siano convincenti le sue idee, le
gambe su cui dovrebbero correre
(
Casini? Montezemolo? Qualche
suo ministro?) sarebbero molto me-
no credibili delle sue. Ancora più
beffarda l’idea di una lista «equi-
distante e autonoma», «che non si
allea con alcun partito esistente»
(
nemmeno con i centristi...
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2
di
FEDERICO PUNZI
C’è qualcuno (Monti
o chiunque altro?)
che ha un progetto
di centrodestra?
Oppure l’unica idea
ritenuta rispettabile
è quella di un centro
consociativo? E come
pretendere, allora,
che Berlusconi lasci?
di
ARTURO DIACONALE
Per i dirigenti del Popolo
della Libertà, l’unica
strada possibile è quella
della conservazione
dell’unità del partito.
Per continuare
ad avere un qualche
ruolo nel paese
(
oltre che maggiori
possibilità di rielezione)
Elezioni, si arrende anche il Colle
K
Quella del governo Monti è
stata un’esperienza «feconda» la cui av-
venuta chiusura «con una lieve anticipa-
zione rispetto alla scadenza naturale» e
con una «brusca accelerazione» non
deve portare a bruciare la fiducia creata
a livello internazionale. «Questa interru-
zione in extremis non può oscurare la
fecondità dell’azione del governo», sot-
tolinea il presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, aggiungendo che la
fine dell’esecutivo ha suscitato in lui
«
rammarico e preoccupazione». Napoli-
tano non perde l’occasione per rivolgere
un messaggio rassicurante all’Europa,
spiegando che «su molti temi importanti
resta intatta la libertà di distinzione e
competizione tra diversi programmi po-
litici e di governo» ma per quanto ri-
guarda la posizione dell’Italia «il
cammino è segnato». Le forze politi-
che,dice Napolitano, non devono bru-
ciare in campagna elettorale la fiducia
recuperata dall’Italia negli ultimi mesi
nel contesto internazionale. Oltre a no-
minare («suo malgrado») il prossimo
premier, insomma, il Colle scrive anche i
programmi elettorali dei partiti...