II
ATTUALITÀ
II
«
Finanza fascista,
inutile e dannosa»
he Mario Monti sia succedu-
to a Silvio Berlusconi (il 16
novembre 2011) con un’imposi-
zione dall’alto del Presidente
Giorgio Napolitano - pressato
dall’
out out
della Germania pa-
drona d’Europa - senza la parte-
cipazione democratica del popo-
lo, non è una novità. Un’Italia
terrorizzata dal rischio di
default
,
non solo accettò la prepotenza.
Si illuse che l’accondiscendenza
(
ma che altro avrebbe potuto fa-
re?) sarebbe stata ripagata da un
ritorno a una condizione econo-
mica accettabile non solo per la
comunità europea ma anche per
le famiglie del Bel Paese.
Col piffero. Se apriamo il no-
stro portafogli, ci accorgiamo che
la situazione che il Professore ci
ha lasciato prima di «salire in po-
litica» (spocchiosa espressione da
lui stesso coniata) si è gravemente
aggravata. Causa una libertà vio-
lenta, addirittura «fascista», come
la definisce l’ex ministro dell’Eco-
nomia Giulio Tremonti, di pren-
dere qualsiasi decisione a livello
economico a colpi di decreti legge
e di richieste di fiducia (ben 50)
in Parlamento. Tutto ciò ha solo
bloccato la crescita, aumentato il
tasso di disoccupazione, lasciato
il bilancio pubblico in condizioni
penose e le imprese - soprattutto
le medio/piccole - senza alcun
aiuto da parte dello Stato.
C
In modo diverso sono andate
le cose in paesi - Grecia, Spagna,
Irlanda - altrettanto inguaiati
quanto il nostro, ma dove i citta-
dini hanno avuto la sacrosanta
possibilità di votare il nuovo Go-
verno. A questo l’Italia arriva,
con compromettente ritardo, solo
grazie alla fine naturale della le-
gislatura. Altrimenti chissà quante
altre bastonate il bocconiano
avrebbe sferrato sulla schiena dei
cittadini e solo su quelli del ceto
medio, non certo sui super ricchi
che della crisi non si sono neppu-
re accorti. Concetto trito e ritrito?
E chi se ne frega. La questione è
così gravemente importante che
val la pena riproporla ad ogni di-
battito o articolo scritto.
Tornando a Tremonti, quindi,
bisogna ammettere che il leader
della Lista Lavoro e Libertà ha
tutte le ragioni per portare attac-
chi, anche feroci, al premier
uscente. Come quello a proposito
del redditometro, del quale in
un’intervista al Corriere della Se-
ra ha detto essere stato applicato
in maniera scellerata ed «esteso
a così vasto spettro, basato su
statistiche di massa, di riflesso co-
sì intrusivo» nella vita delle per-
sone. Anche in questo caso, dicia-
mo noi, una presa di libertà dal
sapore dittatoriale. Speriamo fi-
nisca presto.
STEFANO MARZETTI
di
ALESSIO VALLERGA
roppo Monti nei tg, quasi
quanto Berlusconi. Tirata
d’orecchi ai direttori delle testate
tv da parte dell’Autorità per le
Garanzie nelle Comunicazioni
che ha richiamato ad un riequi-
librio degli spazi nei servizi gior-
nalistici.
L’Agcom fa riferimento ai pas-
saggi effettuati durante la scorsa
settimana. Rivolgendosi a tutte le
emittenti televisive, ha fatto il con-
to dei minuti in cui i politici han-
no parlato davanti alle telecamere.
Ed il dato che emerge è che il Pro-
fessore è apparso per un tempo
quasi uguale a quando l’inquilino
di palazzo Chigi era il Cavaliere.
In particolare dal Centro Direzio-
nale Isola B5 di Napoli è stata evi-
denziata l’eccessiva presenza del
premier Mario Monti come sog-
getto politico e la scarsa presenza
dei partiti minori. Tuttavia dal ri-
chiamo è esclusa la Rai, che invece
avrebbe rispettato i parametri.
Nel suo secondo intervento
dall’inizio della campagna eletto-
rale, l’Autorità torna a richiamare
tutti i tg nazionali per il poco spa-
zio concesso alle forze politiche a
minor seguito, ma escludendo i tg
trasmessi da Saxa Rubra nell’esa-
me degli squilibri. Nel leggere i
dati però, emerge che la linea dei
tg rimane fedele rispetto alla scelta
T
di campo. Il focus dell’Agcom si
concentra sui tg di Mediaset e
La7, minacciando sanzioni se non
verrà verificato un riequilibrio en-
tro breve. Il Consiglio dell’Auto-
rità, esaminati i dati relativi alla
terza settimana di campagna elet-
torale (7-13 gennaio), rileva che,
per quanto riguarda Tg4 e Studio
Aperto «si è ridotto lo squilibrio
registrato nelle settimane prece-
denti con riferimento al dato re-
lativo a tutte le edizioni dei tele-
giornali, mentre permangono nelle
edizioni principali dei citati tele-
giornali evidenti squilibri per l’ec-
cessiva presenza del Pdl (68,77%
nel Tg4 e 74,90% in Studio Aper-
to) rispetto a tutti gli altri soggetti
politici». Quanto ai Tg di TI Me-
dia, e quindi al TgLa7, l’Autorità
evidenzia «il permanere dei se-
guenti squilibri: una sovraesposi-
zione del Presidente del Consiglio
in qualità di soggetto politico; una
sottopresenza del Pdl e del Pd; una
assenza dell’Italia dei Valori e di
Futuro e Libertà per l’Italia, una
sovraesposizione del Movimento
5
Stelle e di Rivoluzione civile».
Quanto, infine, al Tgcom 24 l’Ag-
com rileva «una sovraesposizione
del Presidente del Consiglio in
qualità di soggetto politico e una
sottopresenza del Pd». Più in ge-
nerale, l’Autorità contesta «il per-
sistere di una situazione di sotto-
presenza delle forze politiche» e
«
dei soggetti politici che hanno re-
centemente annunciato la loro
partecipazione» alle elezioni. Ag-
com ha quindi ordinato a Rai,
Mediaset, TI Media e Sky di «as-
sicurare l’equilibrato accesso agli
spazi informativi». In Commissio-
ne di Vigilanza, esponenti di Lega
Nord e Fratelli d’Italia avevano
espresso lamentele per lo scarso
spazio riservato alle loro forze po-
litiche nei programmi di informa-
zione. Lo stesso ha fatto il radicale
Marco Beltrandi. «È gravissimo -
dice invece Roberto Zaccaria del
Pd - il fatto che l’Agcom, nel pub-
blicare i dati della settimana 7-13
gennaio, evidenzi i dati di presenza
di Monti e non lo faccia con quelli
di Berlusconi e degli altri leader,
forniti in categorie indistinte al-
l’interno dei rispettivi partiti».
TroppoMonti in televisione
Agcom tira le orecchie ai tg
Identica esposizione
del Professore
rispetto al Cavaliere
La7 troppo grillina
e ingroiana
Eccesso di Pdl
aMediaset
Equilibrio in Rai
pesso tapparsi il naso è sinoni-
mo di scegliere il male minore.
In Italia, però, il gesto è ormai una
condizione obbligata, come dimo-
strato dal rapporto di Legambiente
sui livelli di polveri fini (Pm 10).
Nel 2012 in tutti i principali centri
urbani (cinquantuno città sulle no-
vantacinque monitorate) è stato
superato il bonus di 35 giorni di
superamento del valore medio
giornaliero di 50 microgrammi/me-
tro cubo stabilito per legge. Le pri-
me quattro posizioni, in questa
speciale classifica, sono state occu-
pate da Alessandria, Frosinone,
Cremona e Torino rispettivamente
con 123, 120 e 118 giorni di supe-
ramento. Nella top ten spazio an-
che a Milano con 106 giorni di su-
peramento mentre la Pianura
Padana ha confermato di essere la
zona maggiormente critica, con 18
città tra le prime 20 posizioni. Per
quanto riguarda il centro e il sud
dell’Italia, sono finite dietro la la-
vagna Napoli con 85 giorni di su-
peramento, Cagliari (64), Pescara
(62),
Ancona (61), Roma (57) e Pa-
lermo (55).
Per il pericoloso Pm 2.5 (frazio-
ne delle polveri, con diametro in-
feriore ai 2,5 micron) sono fuori
norma nel 50% delle città. Al pri-
mo posto ancora una volta le aree
urbane dell’area padana: Torino,
Padova e Milano con un valore
medio annuo compreso tra 35 e 33
S
microgrammi/metro cubo.
Altri nemici dell’aria sono gli
ossidi di azoto, che in 24 delle 83
città visionate hanno oltrepassato
la presenza media annua di 40
microgrammi/metro cubo. In que-
sto contesto, Firenze, Torino, Mi-
lano e Roma hanno toccato le
quote più alte.
«
Il 2012 si chiude con una con-
ferma sugli elevati livelli di inqui-
namento atmosferico che respiria-
mo nelle città italiane e lo smog è
destinato a caratterizzare anche
l’anno appena cominciato - ha det-
to Rossella Muroni, direttrice ge-
nerale di Legambiente - a chiedere
all’Italia misure risolutive per ri-
durre l’inquinamento atmosferico
a fine anno è stata pure l’Europa
con una sentenza della Corte di
giustizia nei confronti del nostro
Paese. Evidentemente, il problema
dell’inquinamento e delle città in-
vase dal traffico non può più essere
affrontato in maniera parziale e li-
mitata. Quello che serve, ancor pri-
ma dei singoli provvedimenti - ha
aggiunto la Muroni - è una capa-
cità politica di pensare e di imma-
ginare un modo nuovo di usare il
territorio, un altro tipo di mobilità
a basso tasso di motorizzazione e
con alti livelli di efficienza e sod-
disfazione, spazi pubblici più sicuri,
più silenziosi, più salutari, più ef-
ficienti, dove si creino le condizioni
per favorire le relazioni sociali, il
senso del quartiere, della comunità.
Provvedimenti immediati, come la
riduzione della velocità a 30 chi-
lometri orari in ambito urbano o
la creazione di aree car free nei
pressi delle scuole, permetterebbero
un rapido miglioramento della si-
tuazione - ha concluso - e predi-
sporrebbero a nuovi interventi, co-
me la progettazione di un piano di
rete ciclabile portante, la ridefini-
zione degli spazi urbani, la diffu-
sione all’interno delle aree urbane
del meccanismo del
road pricing
e
del
park pricing
fino alla riduzione
del parco auto circolante».
CLAUDIO BELLUMORI
Lo smog ancora detta legge
In Italia si respira laMal’aria
Figli a coppie gay?
Prima le emergenze
K
Polveri sottili in città
apita che in un Paese allo sba-
raglio, in recessione e, in vista
delle elezioni politiche (24 e 25 feb-
braio), ancora in una condizione
politica confusionaria che mantiene
il cittadino congelato di fronte alla
scelta da fare all’urna, si perda tem-
po prezioso a discettare e spesso a
litigare su faccende che sono obbli-
gatoriamente rinviabili.
È il caso del dibattito in corso
sull’affidabilità o meno di figli a
coppie omosessuali. Non una vera
e propria questione di lana caprina,
ci mancherebbe. Perché il tema è
tutt’altro che di cattivo gusto e tra-
scurabile, a prescindere da come
uno la pensi. Sui tempi in cui vada
esaminato, però, è necessario ado-
perarsi in un esercizio di buon sen-
so. Cosa che non fanno i nostri po-
litici i quali, in campagna elettorale,
si fiondano su qualsiasi disputa, col
risultato di mancare di rispetto sia
alla stessa - che come ogni argo-
mento merita la dovuta attenzione
-
sia a tutto ciò che va considerato
preminente.
Un esempio disarmante di tale
inopportunità lo sta dando il pre-
mier uscente Mario Monti, che do-
po aver seppellito di tasse gli italiani
per oltre un anno, ora che è sceso
nell’agone politico con la furbesca
intenzione di rappresentare un nuo-
vo centro, si mette a fare il mora-
lizzatore per garantirsi la benevo-
lenza del Vaticano e il voto dei
C
cattolici a oltranza invece di limi-
tarsi a spiegare come farà - se do-
vesse essere confermato premier -
a slacciare il cappio che lui stesso
ha stretto alla gola dei contribuenti.
Retrogrado e bigotto, demonizza
quello che sarebbe un passo deci-
sivo per la modernizzazione del
Paese. In tal modo, fra l’altro, rin-
negando la propria sbandierata lai-
cità. Il bocconiano se ne esce alla
Rosy Bindi asserendo che l’unica
famiglia concepibile sarebbe quella
formata da un uomo e una donna
e che, di conseguenza, eventuali figli
possano crescere sani di mente solo
con mamma e papà.
Dovrà rassegnarsi il professore,
visto che la Corte di cassazione ha
stabilito che «un minore può cre-
scere in modo equilibrato anche in
una famiglia omosessuale» perché
si tratta di un «mero pregiudizio»
sostenere che «sia dannoso per
l’equilibrato sviluppo del bambino
il fatto di vivere in una famiglia in-
centrata su una coppia omosessua-
le» Monti - che va detto non è
l’unico concorrente alla poltrona
di presidente del Consiglio a fingere
di avercela con la coppia gay - ri-
fletta sul fatto che per lo più que-
st’ultima fa una scelta di genitoria-
lità studiata e spassionata, mentre
nella famiglia tradizionale spesso i
bambini sono vittime di padri e
madri inadeguati.
(
st. mar.)
L’OPINIONE delle Libertà
SABATO 19 GENNAIO 2013
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