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CULTURA
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Perché, ancora nel 2013, tu vuò fa’ l’americano
di
GIUSEPPE BLASI
na rete televisiva annuncia che
in vista dei campionati del
mondo in Brasile, 200 prostitute
brasiliane si sono organizzate un
corso di inglese per meglio accoglie-
re i turisti. Ecco come sport e sesso
insieme contribuiscono in un sol col-
po a elevare la cultura di una parte
della popolazione, alla comprensio-
ne tra i popoli e contemporanea-
mente a elevare il Pil nazionale.
A seguito di questa notizia ho
cercato reazioni da parte delle au-
torità ecclesiastiche del cattolicissimo
Brasile, ma qui, contrariamente che
in Italia, non vengono diffusi, sem-
pre che ce ne siano, commenti di
qualsiasi confessione religiosa a no-
tizie riguardanti la vita politica e ci-
vile. Anche il Papa è apparso una
sola volta sulle reti televisive nazio-
nali in occasione del Natale e più
recentemente per l’irruzione di quat-
tro topless in Piazza S.Pietro. Del
resto a guardare la televisione si sco-
pre un Paese americano-centrico.
L’Europa in particolare sembra es-
sere declassata a “espressione geo-
grafica”. Non si vede la Merkel, nes-
suna notizia di Hollande e, per
fortuna, nessun volto dei nostri po-
litici infesta gli schermi televisivi che
sono piuttosto ancora inondati di
dibattiti intorno al possesso di armi
negli States (o almeno di certe armi)
da parte dei privati dopo la nota
strage nella scuola di Newtown nel
Connecticut.
Dalla televisione al quotidiano
reality, non è difficile trovare giovani
italiani in giro per le strade ma so-
prattutto nei luoghi di lavoro. Siano
essi gli Starbucks (nota catena di
caffè che offre un servizio gratuito
di wi-fi) che consentono di lavorare
a distanza a chiunque e in partico-
lare ai giovani ingegneri informatici
(
qui è possibile, basta concludere il
lavoro non importa dove svolto) che
si sono trasferiti con tanti saluti al
Paese natale; siano essi ristoranti,
dove molti di loro (naturalmente
quelli volenterosi e desiderosi di co-
struire il proprio futuro) lavorano
come camerieri senza permesso di
soggiorno pur di fuggire da un pae-
se, il nostro, che nulla offre loro se
non la vecchia età dei governanti (a
partire dal capo in testa), il soffoca-
mento delle aspirazioni, la prevari-
cazione delle raccomandazioni sul
merito e altro che i giovani cono-
scono benissimo. Naturalmente so-
no tutti ex studenti che hanno ca-
pito per tempo e per loro fortuna
come girano le cose nella nostra pe-
nisola. Si verifica così in Italia lo
strano e singolare fenomeno di flussi
migratori contemporanei, in uscita
(
i nostri giovani) e in entrata (i gio-
vani di altri Paesi) che meriterebbero
analisi approfondite se non altro per
capire se il saldo qualitativo sia po-
sitivo o negativo. Ma forse è chie-
dere troppo a chi è troppo occupato
a vivere nel lusso sulle fatiche e sulle
tasse degli italiani che lavorano.
A proposito di asserite diminu-
zioni di nascite, una giovane madre
di origine italiana con tre bambini
piccolissimi, mi spiega come sia pos-
sibile in questo Paese lavorare, ba-
dare al marito e ai tre figli. La pre-
senza di asili nido, la facilità di
movimento anche con la carrozzina
che scivola su marciapiedi levigati
e senza buche (sono di cemento) tut-
ti provvisti di scivoli per l’attraver-
U
Come elettrici sono ad esempio i
fornelli delle cucine dove il gas non
entra. Già, ma qui, come evidenzia-
no con grafici gli stessi showroom
della Tesla, l’energia elettrica di que-
sta nazione viene prodotta per un
44%
dal carbone, per un 23% da
gas naturale, per un 13% comples-
sivo da idroelettrico e altro e per
ben il 20% da fonte nucleare. E il
petrolio si chiederà qualcuno? Forse
viene impiegato più intelligentemen-
te per la trazione convenzionale, an-
cora insostituibile, almeno su larga
scala, e non, come in Italia per pro-
durre, con costi enormi che stanno
mettendo in ginocchio la nostra in-
dustria, proprio quella energia di cui
abbiamo tanta necessità. Insomma
qui il problema delle targhe alterne
non si pone come invece avviene
nella “pulita“ e “energeticamente
corretta” Italia, quella del rifiuto del
nucleare e del carbone.
Tornando al mondo dello spet-
tacolo e dell’intrattenimento due
piccole note. Un History Channel
propone una splendida, approfon-
dita e documenta storia del West
America. Lo fa trasmettendo orgo-
glio di appartenenza e minuziosità
di indagine. Si dirà che questa sto-
ria è molto breve, appena duecento
anni. Ma è tutto ciò che hanno e
lo sottolineano e tramandano. Poi
nel corso di una importante pre-
miazione cinematografica, una di
quelle con red carpet e luci e belle
donne, uno dei premiati (regista o
produttore) si rivolge ai presenti
per i rituali ringraziamenti e sinte-
tizza alcune differenze tra cinema
americano e cinema europeo. Del
vecchio continente nomina Francia,
Germania e… Austria(!). Del cine-
ma italiano neanche l’ombra di un
accenno.
Tornando alla Storia quando es-
sa si materializza in architettura,
dopo aver rammentato lo stile neo-
classicheggiante di tutti gli edifici
rappresentativi pubblici degli Usa,
a partire da quelli della capitale, se-
gnalo un gioiellino che un ricco si-
gnore ha costruito a Miami (Flori-
da) agli inizi del secolo passato. Si
tratta di una villa (Villa Vizcaya)
realizzata con stili massimamente
rifacentesi all’architettura rinasci-
mentale e settecentesca italiana, su
circa 8 ettari di terreni dove abbon-
dano statue di personaggi mitolo-
gici o storici dell’antichità, con gli
interni arredati in larga parte con
mobili provenienti dall’Italia.
Un’isola di verde, di rimembranze
architettoniche e di storia di un
passato mai dimenticato, semmai
esaltato, approfondito e studiato.
Un cordone ombelicale con la buo-
na e migliore cultura dell’Europa
dalla quale questa gente, indubbia-
mente la parte migliore, a suo tem-
po è partita per costruire una gran-
de e progredita democrazia della
quale tanti milioni di esseri umani
vorrebbero far parte.
Se non ricordo male, al contra-
rio, i nostri due ultimi secoli sono
stati percorsi da numerose guerre
(
due di queste mondiali) e soprat-
tutto da totalitarismi come il nazi-
smo, il comunismo, il fascismo. Ad
oggi poi non mi sembra che i citta-
dini europei, ma in particolare ita-
liani, stiano vivendo processi miglio-
rativi che lascino sperare in un
futuro economico e civile almeno
pari a quello che è dato vedere da
queste parti.
L’Italia e i suoi problemi,
visti dagli Stati Uniti,
magicamente
scompaiono. E l’Europa
è un continente lontano.
Il NuovoMondo attira
ancora frotte
di immigrati dal nostro
Paese e non solo.
Ormai non esiste
più l’emigrante
con la valigia di cartone:
ora sono i giovani
con i loro computer
in mano e tante idee
in testa che vanno
dall’altra parte
dell’Atlantico
per realizzare i loro
sogni e progetti.
Viene comunque
mantenuto un legame,
culturale, storico e
sociale con la buona e
migliore cultura
dell’Europa
dalla quale questa gente,
indubbiamente la parte
migliore, a suo tempo,
è partita per costruire
una grande e progredita
democrazia della quale
tanti milioni di esseri
umani vorrebbero
prima o poi far parte
samento e poi senza escrementi ani-
mali, la disponibilità di parchi e
giardini a pochi passi dalla abita-
zione, la possibilità di entrare in ogni
dove e trovare una toilette pulita e
disponibile per cambiare il bambino,
sono alcuni degli strumenti e delle
facility che rendono possibile e mi-
gliore la vita delle donne e dei loro
bambini.
Uno showroom presenta una
splendida automobile con motore
elettrico che hanno battezzato “Te-
sla” in onore del famoso fisico serbo
Nikola Tesla cui il mondo tanto de-
ve per le sue invenzioni e brevetti in
campo elettrico. Questa automobile,
totalmente elettrica, presenta un pia-
nale interamente formato da batterie
al litio, tanto che il muso, che non
contiene motore, serve da portaba-
gagli, e quello che nella norma è il
portabagagli viene utilizzato per due
passeggeri supplementari (possono
essere 8 in tutto) che hanno una vi-
sione panoramica contromarcia.
Buone sembrano le vendite per una
vettura, di costo medio elevato, che
si propone di non inquinare e che
quindi procede con motore elettrico.
L’OPINIONE delle Libertà
SABATO 19 GENNAIO 2013
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