Pagina 7 - Opinione del 19-8-2012

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II
CULTURA
II
Il Risorgimento diManzoni nell’attività letteraria
di
NICCOLÒ DIMIVI
l pensiero manzoniano si svilup-
pò a contatto con due dei centri
culturali più vivaci dell’Europa del
suo tempo: Milano e Parigi. A Mi-
lano, il primo ambiente intellettua-
le con cui si confrontò fu quello
dei fratelli Pietro ed Alessandro
Verri, i quali avevano avuto come
punto d’incontro la rivista di stam-
po illuminista «Il Caffè». Essi
osteggiavano il classicismo lette-
rario che - come dicevano - finiva
per copiare se stesso, e si adopera-
vano a creare interessi per i temi
di attualità: dalla politica all’eco-
nomia, dal diritto alle scienze. Suc-
cessivamente, sempre a Milano, ci
fu l’incontro con l’esule napoleta-
no Vincenzo Cuoco: gli facilitò i
contatti con l’ala liberale moderata
del Risorgimento italiano, che so-
steneva la necessità di privilegiare
la via delle riforme, rispetto ai me-
todi rivoluzionari. Così Manzoni
attenuò il suo radicalismo dell’ado-
lescenza.
Poi vi fu la vicinanza con il
gruppo de «Il Conciliatore» che
diffondeva gli ideali della lettera-
tura romantica, attenta alla realtà
e alla storia, in contrapposizione
alla letteratura classicista, riversa
su se stessa e chiusa in un ideale
di perfezione formale. Dopo il
1837, infine, frequentò Antonio
Rosmini a Stresa. Con lui strinse
una profonda e sincera amicizia,
tanto che Rosmini, sul letto di
morte, ebbe proprio il conforto del
Manzoni. Rosmini ne influenzò il
percorso spirituale.
A Parigi, l’ambiente culturale
che praticò era costituito dal grup-
po degli «idéologues», intellettuali,
liberisti in economia, liberali in po-
litica e mossi da un vivace interesse
per gli studi storici. Con il critico
Claude Chauvet rimarrà a lungo
in buoni e frequenti rapporti.
L’esistenza di Alessandro Man-
zoni fu tutta dedicata allo studio
e all’attività letteraria. Fu vicino
al movimento romantico milanese
(un gruppo di intellettuali si riuni-
va anche a casa sua), ma non par-
tecipò mai, direttamente, alle po-
lemiche, declinando sempre l’invito
a scrivere su «Il Conciliatore». An-
che nei confronti della politica eb-
be gli stessi atteggiamenti: sinceri
e profondi sentimenti patriottici
ed unitari, ma non partecipò mai
a nessun evento, per cui non venne
neppure sfiorato dalla dura repres-
sione austriaca.
Manzoni fu uno degli ispiratori
del Risorgimento, non con il suo
impegno politico diretto, ma con
la sua incisiva attività letteraria,
con i suoi scritti, dove espresse alti
sentimenti patriottici, coniugati
con una profonda fede religiosa.
Questa sua fede non gli impedì,
come cattolico, seguendo le orme
di Rosmini, di essere contrario al
potere temporale della Chiesa e fa-
vorevole a Roma Capitale.
Quando Gioacchino Murat
lanciò da Rimini, il 30 marzo
1815, il primo appello unitario agli
italiani, Manzoni rispose pronta-
mente e cominciò a comporre «Il
proclama di Rimini». Il testo però
rimase incompiuto (al verso 51),
avendo il Manzoni subìto un’ama-
ra delusione: ai primi di maggio
Murat veniva sconfitto dagli au-
striaci. L’ode «Marzo 1821» diede
I
stava accadendo. Manzoni non
scrisse nulla, ma rese pubblico il
suo componimento inedito «Mar-
zo 1821», testo che poteva ben ce-
lebrare l’insurrezione milanese.
Inoltre contribuì a sostenere l’in-
surrezione con l’invio di generi di
prima necessità.
Manzoni, però, come sua con-
suetudine, non si espose in prima
persona neanche nel dibattito po-
litico e ideologico che animava in
quel momento i vari schieramenti
che volevano l’unità e l’indipen-
denza d’Italia. I suoi orientamenti
politici emergono, indirettamente,
dal carteggio con il Rosmini (27
le missive inviategli) dove ripiglia-
va i dialoghi avuti durante le lun-
ghe passeggiate sul lago Maggiore.
Egli condivideva l’aspirazione al-
l’indipendenza e la campagna an-
tiaustriaca dei romantici milanesi.
Nonostante fosse cattolico fu av-
verso al potere temporale del pa-
pato. Riteneva, inoltre, che la Chie-
sa non dovesse allearsi con i
monarchi assoluti, perché altri-
menti avrebbe tradito i valori di
libertà e di giustizia insiti nel cat-
tolicesimo stesso. Manzoni soste-
neva che il riscatto dei popoli op-
pressi corrispondesse a un disegno
della provvidenza.
Un altro problema che appas-
sionò il Manzoni fu quello della
lingua. L’unità politica d’Italia,
cioè, non poteva prescindere dal-
l’unità linguistica degli italiani. Ma
la lingua se voleva essere un mezzo
di comunicazione sociale, doveva
essere quella capita da tutti e non
quella usata solo dalle persone col-
te. E l’Italia non aveva una lingua
compresa da tutti. Lo stesso Man-
zoni, in grado di scrivere con la
massima spontaneità in francese e
in milanese, si trovava un po’ im-
pacciato ad esprimersi in una lin-
gua comprensibile in ogni parte
d’Italia. Da qui il bisogno di riela-
borare «I promessi sposi», dopo
la “risciacquatura in Arno”.
Nel 1860 Manzoni venne no-
minato Senatore del primo Regno
d’Italia. Non voleva accettare per-
ché - diceva - a 75 anni era diffi-
cile viaggiare, mutare domicilio ed
abitudini. E poi anche perché, es-
sendo un po’ balbuziente, avrebbe
avuto difficoltà a parlare in pub-
blico. Dovette andare Cavour per-
sonalmente per convincerlo ad ac-
cettare.
Dopo che Roma fu occupata
dalle truppe italiane, cosa che sancì
de facto la fine dello Stato Ponti-
ficio, inducendo una forte opposi-
zione negli ambienti cattolici con-
servatori, Manzoni, per essendo
un vero cattolico, votò per il tra-
sferimento della capitale del Regno
d’Italia da Firenze a Roma. E suc-
cessivamente, nel 1872, egli accettò
anche la cittadinanza onoraria di
Roma, pur se i soliti ambienti cat-
tolici conservatori, ove continua-
vano le violente accuse contro la
conquista dell’Urbe, ne rimasero
ulteriormente scandalizzati. Ma
Manzoni aveva appreso da Rosmi-
ni che si potevano conciliare i sen-
timenti di un vero patriottismo ita-
liano con gli altrettanto veri ideali
di un autentico cattolicesimo.
Puntate precedenti
dedicate ai cattolici liberali:
10 e 24 giugno;
8, 15, 22, 29 luglio;
5, 12 agosto 2012.
di nuovo voce alle speranze di un
rapido raggiungimento dell’indi-
pendenza italiana, esprimendo i
suoi sentimenti contrari alla dipen-
denza da popoli stranieri: “o com-
pagni sul letto di morte o fratelli
su libero suol”. Ma le aspettative
furono presto deluse. Il moto ri-
voluzionario nato a Torino per da-
re la Costituzione al Piemonte e
l’indipendenza alla Lombardia,
venne stroncato. Animato dalla
sua fede nell’unità d’Italia, aveva
precorso i tempi e immaginato la
redenzione della patria. Dato l’esi-
to negativo di quelle vicende, l’ode
non fu più pubblicata e fu tenuta
nascosta da Manzoni fino al 1848,
per l’occasione delle “Cinque Gior-
nate” di Milano. Anche le tragedie
manzoniane sono volte ad educare
la società all’amor patrio. «Il Con-
te di Carmagnola» contiene
un’amara considerazione sulla cru-
deltà delle lotte fratricide (Vene-
zia-Milano) e invita le madri e le
spose italiane a fare opera di per-
suasione presso gli uomini, del-
l’una e dell’altra parte, perché si
riconoscano fratelli e rinuncino a
combattersi.
Con il personaggio di «Adel-
chi», Manzoni esprime il convin-
cimento che non ci può essere
azione storica significativa senza
violenza e morte, e, inoltre, che an-
che gli ideali più alti possono es-
sere strumentalizzati dal potere.
Conviene soffermarci un mo-
mento pure sull’idea di rivoluzione
che ebbe il Manzoni. “Il nome di
Rivoluzione - scrive il Manzoni -
si applica indifferentemente a due
cose diverse”. Ne «La Rivoluzione
francese del 1789», la rivoluzione
è considerata illegittima e distrut-
tiva perché mossa da folle violenti
di facinorosi che rappresentano
soltanto una piccola parte della
nazione francese. Ne «La Rivolu-
zione italiana del 1859», la rivo-
luzione è vista come legittima e co-
struttiva perché moderata e
sostenuta dalla volontà dell’intera
nazione italiana. Gli eventi rivolu-
zionari del 1848 toccarono diret-
tamente Manzoni nei suoi affetti
più cari. Filippo, il solo figlio che
viveva ancora con lui, partecipò,
fin dalle prime ore, alle “Cinque
Giornate” di Milano, combattendo
sui tetti del vicolo San Dalmazio.
Arrestato dagli Austriaci, fu impri-
gionato al Castello e poi fu portato
via, come ostaggio, dagli austriaci
in fuga. Fu poi liberato grazie a
uno scambio di prigionieri.
Il quinto giorno dell’insurrezio-
ne milanese, intanto, un folto
gruppo di cittadini si era radunato
sotto la casa del Manzoni per
esprimere solidarietà allo scrittore.
In quella occasione gli fu chiesto
di comporre dei versi su quanto
Nei suoi scritti
sono espressi
sentimenti patriottici,
coniugati con una
profonda fede religiosa.
Fede che non gli impedì
essere contrario al potere
temporale della Chiesa
L’OPINIONE delle Libertà
DOMENICA 19 AGOSTO 2012
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