Page 1 - Opinione del 19-9-2012

Direttore ARTURO DIACONALE
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Mercoledì 19 Settembre 2012
delle Libertà
Marchionne,Fiat voluntasMonti
Il 22 settembre il premier incontrerà l’ad del Lingotto per discutere del futuro del marchio in Italia
«
Quello che va bene a Fiat va bene al paese». A quanto pare l’adagio dell’Avvocato è ancora valido
Quelle strade ormai così diverse per Fini e Rutelli
Occidente in ginocchio.Ci è rimasto solo il silenzio
La civiltà delle immagini e la guerra di civiltà
rancesco Rutelli ha preso atto
ufficialmente del fallimento del
progetto del Terzo Polo ed ha an-
nunciato che il suo partito, Alleanza
per l’Italia, ha deciso di rientrare nel-
l’area del centrosinistra per contri-
buire a rinforzare la componente
cattolica del Partito democratico e
sostenere la candidatura di Tabacci
alle primarie del partito guidato da
Pierluigi Bersani. Nessuno considera
decisiva e determinante la scelta
dell’ex sindaco di Roma per il futu-
ro del Partito democratico e per la
conclusione della battaglia delle pri-
marie tra Bersani, Renzi, Tabacci e
chissà quali altri concorrenti. Ma va
riconosciuto che il percorso indicato
F
da Rutelli per se stesso e per il pro-
prio gruppo ha una precisa dignità
politica. Si può ironizzare quanto si
vuole sulla scarsa incidenza che la
componente rutelliana potrà avere
sulla vita interna del Pd. L’esperienza
niente affatto esaltante del Terzo Po-
lo ha ridimensionato drasticamente
la consistenza e la credibilità di un
gruppo che prima della fuoriuscita
dal Partito democratico veniva ac-
creditato come il possibile fulcro fe-
deratore di tutti i cattolici progres-
sisti. In aggiunta si può anche
rilevare che da possibile “fulcro fe-
deratore” il gruppo rutelliano si deve
ora accontentare di diventare la ruo-
ta di scorta di Beppe Fioroni e dei
neo-dossettiani di Todi. Ma, con tut-
te le ironie e le valutazioni riduttive
del caso, non si può fare a meno di
riconoscere che il progetto di Rutelli
di tornare a partecipare alla costri-
zione della componente cattolica
della sinistra ha un senso politico
preciso. Che è quello di ricominciare
a far parte del
rassemblement
della
sinistra italiana. Diverso, invece, è
il caso di Futuro e Libertà. Che non
ha ancora preso atto ufficialmente
del fallimento del progetto del Terzo
Polo e che non sembra aver definito
alcun progetto politico per il futuro
tranne quello della salvezza e della
sistemazione personale dei propri
esponenti di punta. Per la verità, a
Mirabello, l’ultimo incontro pub-
blico di Fli, una qualche prospettiva
politica è stata disegnata. Cioè è sta-
to indicato che Fli continua a per-
seguire il progetto di costruzione di
un centro alternativo sia alla destra
berlusconiana che alla sinistra ber-
saniana, progetto che non viene più
chiamato Terzo Polo perché il ter-
mine è passato in disuso ma che
continua a rimanere in piedi anche
se privo di una definizione precisa.
Ma dopo Mirabello c’è stato Chian-
ciano. E la partecipazione di Gian-
franco Fini alla manifestazione in
cui Pierferdinando Casini ha riven-
dicato il ruolo dell’Udc...
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ai come oggi l’Occidente è
sulle ginocchia. I fatti di que-
sti giorni hanno reso ormai chiaro
che l’estremismo ha in pugno l’Oc-
cidente e che il peggio deve ancora
venire. Proseguono da giorni i moti
di protesta contro il film giudicato
blasfemo, una pellicola becera che
sa di retrobottega dei sobborghi del
cinema. Peraltro, mi piace far notare,
la pellicola non è mai stata vista fi-
nora in versione integrale e proba-
bilmente mai verrà vista. Qualcuno
ne mette anche in dubbio l’esistenza
se non in quegli spezzoni su
Youtu-
be
.
Ma la rivolta armata, che ha
portato all’occupazione violenta del-
le ambasciate in tutto il mondo ara-
M
bo e non, fa rabbrividire chi conosce
le conseguenze di questi gesti. La
morte di Chris Stevens a Bengasi, la
cui dinamica agghiacciante è stata
chiarita nei giorni successivi, è stato
solo l’inizio di un percorso di pie-
gamento delle gambe dell’Occidente,
giù fino a toccare con il mento a ter-
ra. Fino a quando non riesce a ve-
dere che la punta dei piedi di chi og-
gi sta per sferrargli il colpo finale al
volto. Cosa ci sia dietro a quelle ma-
nifestazioni, a quei tafferugli, a quel-
la violenza cieca se lo sono chiesto
in molti, perfino gli arabi moderati,
ma la domanda ha in sé la risposta:
l’Occidente e gli Usa hanno armato
coloro che vogliono conquistarli. La
Primavera araba è il più grande in-
ganno che alcuni gruppi di potere
abbiano mai ordito nei confronti
dell’umanità. La vittoria, tranne al-
cune eccezioni, ha arriso all’estre-
mismo che oggi si spinge verso l’ul-
timo obiettivo sensibile da abbattere:
la Siria di Assad, che altro non ha
fatto se non difendere il Paese da in-
tegralisti e terroristi i cui video di
violenza e di odio hanno fatto il giro
del mondo. Una riflessione: perché
l’Europa ha interrotto i rapporti di-
plomatici con la Siria, non avendo
con essa alcun motivo di contendere,
mentre con la Libia, ad esempio,
quando si è consumato l’omicidio
dell’ambasciatore Stevens, ancora si
va d’amore e d’accordo? Oppure
con il Sudan, dove l’ambasciata te-
desca è stata assaltata e incendiata?
O con la Tunisia, dove l’attentato
all’Ambasciata Usa è stato sventato
all’ultimo istante? Perché a qualcuno
si vuol far pagare la difesa del pro-
prio suolo e a qualcun altro si per-
dona l’uccisione di un proprio di-
plomatico, peraltro in regime di
extraterritorialità, in un assalto al
proprio territorio? Questo credo ba-
sti a descrivere l’atteggiamento con-
nivente e suicida dell’Occidente tutto
di fronte alle sommosse, che non
reagisce ma addirittura chiude le
ambasciate e scappa in fretta e furia.
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mmersi come siamo nella globa-
lizzazione dell’immagine tv, scam-
biamo le sue immagini con la real-
tà.Sbagliando.
Sbagliando
doppiamente quando le sue imma-
gini mancano. Ma tant’è. A propo-
sito di tv, se ci avete fatto caso, non
c’è servizio di inviata/o o corrispon-
dente tv che non apra affermando
che «il film blasfemo contro il Pro-
feta ha provocato nuove profeste nel
mondo arabo...» o che «ulteriori,
imponenti proteste contro le amba-
sciate statunitensi, in tutto l’Islam,
contro il film targato Usa...». Sempre
o quasi sempre, dal
Tg1
della pur
brava Botteri al
Tg5
passando per
La7
,
il film contro Maometto è un
I
dato di fatto, è persino scontato: il
film c’è, è una prova ed è dunque
con l’impatto di questa pellicola sui
miliardi di credenti islamici che bi-
sogna fare i conti. Anche se poi si
aggiunge che quel film o trailer è un
pretesto. È stato tutto uno scusarsi,
da Obama alla Clinton per «l’orri-
bile film che offende la religione,
qualsiasi religione», dando così per
scontato, anche ai livelli della politica
planetaria, che loro stessi hanno visto
quel film traendone l’orrore per i
contenuti blasfemi. Le cose stanno
così? È altamente improbabile. Quasi
nessuno ha visto quel film di cui esi-
ste un trailer su youtube,peraltro
cancellato in qualche area sensibile
da Google. Se non c’è il film non c’è
la prova, direte voi .E dunque, di co-
sa stiamo parlando? Perciò le prote-
ste violente, con morti e feriti inno-
centi, sono, sarebbero ingiustificate.
Ma i moti di piazza continuano, co-
me prima più di prima anche per
l’addirittura ovvia strumentalizza-
zione di Al Quaeda e di tutti i fon-
damentalisti,a cominciare dall’Iran.
Non dobbiamo stupirci più di tanto
di quando sta avvenendo, anche se
è la prima volta che un film sostan-
zialmente invisibile sta provocando
qualcosa che assomiglia terribilmente
a una prova di guerra mondiale, fra
due civiltà. È chiaro che la misteriosa
pellicola è un pretesto, ma anche
questo non spiega fino in fondo
quella che viene definita la “guerra
delle immagini”. Che viene da lon-
tano, da secoli e secoli di inganni (in
guerra l’inganno è un must) che con
la fotografia ha avuto una svolta im-
portante seguita da quella ancor più
impressionante impressa dal cinema
per finire agli effetti devastanti della
tv sul villaggio globale. Non bisogna
stupirsi se si pensa che proprio nella
Libia nella quale il povero ambascia-
tore americano è stato assassinato,
insieme al altri, e praticamente in di-
retta tv, si è verificata, quasi a freddo
e a seguire quelle tunisine ed egizia-
ne, la rivolta contro Gheddafi.
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2
di
ARTURO DIACONALE
La logica vorrebbe
che l’esempio di Rutelli
a sinistra venisse seguito
anche sul versante
opposto.Ma il suo
è un percorso in cui
alla logica politica
si è agganciata quella
personale. Fini ha fatto
esattamente il contrario
di
SOUAD SBAI
Il mondo libero è ormai
all’angolo e continua
ad indietreggiare, colpo
dopo colpo. I salafiti
sono solo l’immagine
delle nostre paure
e delle nostre debolezze.
E la Primavera araba
è un gigantesco inganno
ordito contro l’umanità
di
PAOLO PILLITTERI
Il “film blasfemo”
che ha incendiato
il mondo arabo, in realtà
è solo il “trailer”
di un film che (forse)
non esiste. C’è un salto
qualitativo rispetto
ad altre immagini
che hanno giocato
un ruolo nella guerra
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