Page 1 - Opinione del 21-10-2012

Direttore ARTURO DIACONALE
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Domenica 21 Ottobre 2012
delle Libertà
Le promesse elettorali americane (e quelle italiane)
he differenza c’è tra le pro-
messe elettorali che fanno gli
aspiranti presidenti degli Stati Uni-
ti d’America e quelle dei politican-
ti qui in Italia?
Chiunque abbia visto, possibil-
mente in originale, i due dibattiti
presidenziali tra Barack Obama e
Mitt Romney, dovrebbe essersene
accorto: negli Usa i candidati fan-
no a gara a chi promette meno
tasse per la classe media, e in ge-
nere per tutti, con diverse modu-
lazioni tra democratici e repub-
blicani che si basano solo sulla
soglia di quei contribuenti che si
possono definire “molto ma molto
ricchi”. Nella fattispecie quelli ol-
C
tre i 250mila dollari annui.
In Italia invece, dove già sei
mazzolato dai 30mila euro in su,
i maggiori schieramenti sinora vi-
sti negli ultimi 20 anni, centrode-
stra e centrosinistra, fanno a gara
nel giustificarsi sul “perchè non
possiamo abbassare le tasse”. E se
per la sinistra l’eterna favoletta è
quella che sostiene che “la colpa
è degli evasori fiscali”, con il co-
rollario del “recuperiamo prima
l’evasione e poi abbasseremo le
aliquote”, per il centrodestra il to-
tem è una fantomatica spesa pub-
blica da tagliare dopodiché “avre-
mo un sistema a tre aliquote, 20,
30
e 40 per cento”.
Promessa che sarà stata annun-
ciata una decina di volte nel corso
dei tre governi Berlusconi.
Naturalmente i politici italiani,
al contrario di quelli americani,
mentono sapendo di mentire. Co-
me la vedova scaltra che inventa
sempre nuovi ostacoli al suo nuo-
vo matrimonio.
Infatti chi sostiene che solo il
recupero dell’evasione libererà ri-
sorse per abbassare le aliquote ri-
manda inevitabilmente tutto alle
calende greche perchè “campa ca-
vallo” in un sistema fiscale che
non permette alcuna detrazione
incrociata e non pone i contri-
buenti in conflitto di interessi tra
di loro.
Ma mentono consapevolmente,
purtroppo, anche i “reaganiani”
alle vongole del centrodestra
quando straparlano di tagliare gli
sprechi ben sapendo che sulle cor-
porazioni parassite dello stato si
basa il potere clientelare e il vero
voto di scambio tanto degli ex fa-
scisti quanto dei quasi ex comu-
nisti.
I ministeri, la Rai, gli enti lo-
cali, le asl, le municipalizzate, il
para-stato e le grandi industrie as-
sistite tipo Fiat sono la debole co-
lonna vertebrale della partitocra-
zia italiana.
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Le trappole burocratiche di Bersani contro Renzi
remetto, come ho già avuto mo-
do di scrivere su queste pagine,
di non essere particolarmente ap-
passionato al nuovismo rampante
del rottamatore Matteo Renzi. Pre-
ferirei che la contrapposizione po-
litica fosse assai più fondata sui
contenuti che non su questioni su-
perficiali e di facile presa in un certo
immaginario collettivo. Detto que-
sto, però, debbo esprimere tutta la
mia solidarietà al sindaco di Firenze
in merito alle evidenti tagliole bu-
rocratiche con cui l’attuale dirigen-
za del Partito democratico vorrebbe
farlo fuori nel gioco delle primarie.
Infatti, dopo una iniziale euforia, i
sostenitori di Renzi si sono accorti
P
che, in contrasto con le aperture del
segretario Bersani - accusato dallo
stesso Renzi di aver assunto la parte
del “poliziotto buono” -, è stato
creato ad arte un contorto e labi-
rintico meccanismo burocratico te-
so a scoraggiare una ampia parte-
cipazione alle primarie; soprattutto
al di fuori del tradizionale perime-
tro elettorale del centro-sinistra.
Non ritenendo sufficiente il ballot-
taggio per vincere facile, così come
recita un ossessivo spot televisivo,
le truppe cammellate agli ordini di
Bersani hanno pensato bene di in-
trodurre due micidiali strettoie, on-
de rendere la vita difficile al Gian
Burrasca dei democratici: l’obbligo
di iscriversi nell’albo degli elettori
della coalizione in un luogo diverso
rispetto a quello in cui si esprimerà
il voto, e la possibilità di partecipa-
re all’eventuale secondo turno -
qualora nessun candidato avesse
superato il 50% delle preferenze -
sostanzialmente solo dopo essersi
registrati per il primo turno, con
una complicata deroga per chi riu-
scisse a comprovare dopo la fatidi-
ca data del 25 novembre una causa
di forza maggiore. Ora, dato che il
giovin rottamatore è partito in que-
sta difficile scalata alla premiership
appellandosi, a mio avviso legitti-
mamente, ai delusi di tutti gli orien-
tamenti, in particolare quelli del
centro-destra, mi sembra evidente
che i residuati bellici dell’antico cen-
tralismo democratico comunista
abbiano fatto di tutto, praticamente
riuscendovi senza quasi colpo ferire,
per restringere la base elettorale di
Matteo Renzi a colpi di burocrazia
notarile. In questo modo è stato po-
sto un forte sbarramento alle per-
sone appartenenti ad diverse aree
politiche, creando una sorta di cor-
sia preferenziale...
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2
di
CLAUDIO ROMITI
Non ritenendo
sufficiente il ballottaggio
per“vincere facile”,
le truppe cammellate
agli ordini del segretario
hanno pensato bene
di introdurre micidiali
strettoie per rendere
la vita impossibile
al sindaco di Firenze
di
DIMITRI BUFFA
I politici italiani,
esattamente al contrario
(
o quasi) di quelli
americani, mentono
sapendo di mentire.
Come la vedova
scaltra che inventa
sempre nuovi ostacoli
per rimandare
il suo nuovo matrimonio
Alfano in lottacongalline e rubagalline
K
«
Cacceremo dal partito i ladri,
i ruba-galline, i malfattori e i gaglioffi.
Tolleranza zero». Così il segretario del
Pdl, Angelino Alfano, lo scorso venerdì
replicava ai cronisti che gli chiedevano
una dichiarazione sull’indagine per
corruzione nei confronti del coordina-
tore provinciale di Milano, Sandro Si-
sler. Ed è tornato anche sollecitazioni
in merito alle affermazioni di Daniela
Santanchè che ha chiesto le dimissioni
del gruppo dirigente del partito. «Il Pdl
-
ha detto - non è di estrema destra,
non è il partito di Le Pen, non è contro
l’euro e per l’uscita dall’Ue. Detto que-
sto non ho alcun problema personale
con Santanchè». Quale sia il nesso tra
i “rubagalline” lombardi (o laziali) e le
tante “galline” che si agitano nel pol-
laio del Pdl, non ci è dato sapere.
Anche perché, tra le tante uscite di
questi ultimi giorni, quella della San-
tanchè è sembrata ai più la meno biz-
zarra, visto che interpreta il sentimento
di una larga parte di quella che è stata
-
in un passato sempre più lontano - la
base elettorale del Popolo della Li-
bertà.