Direttore ARTURO DIACONALE
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Venerdì 21 Dicembre 2012
delle Libertà
ListaMerkel, lista“vecchie glorie”, listaBagnasco
on è solo una Lista Merkel
quella con cui il presidente
del Consiglio, Mario Monti, conta
di presentarsi alle prossime elezio-
ni. E non è neppure una lista solo
di “vecchie glorie” del professioni-
smo politico e para-imprenditoriale
quella con cui il “tecnico” per ec-
cellenza conta di effettuare la me-
tamorfosi in demiurgo politico.
A ben guardare c’è un terzo
modo di definire l’operazione che
Monti si accinge a realizzare acco-
gliendo le sollecitazioni della Can-
celliera tedesca, dei capi dei cespu-
gli centristi come Casini, Fini, e
Pisanu e degli eterni mediatori tra
economia, finanza e politica come
N
Montezemolo. La terza targa della
lista montiana è quella della Cei e
del suo presidente Cardinal Bagna-
sco. Che ha messo a disposizione
del presidente del Consiglio quella
parte del mondo cattolico italiano
rappresentata dal Riccardi della
Comunità di Sant’Egidio, dal Bo-
nanni della Cisl, dall’Olivero delle
Acli e da alcuni pezzi di Comunio-
ne e Liberazione che cercano di
salvarsi dal crollo del modello
Lombardia che avevano sostenuto
per un paio di decenni.
È bene identificare le tre com-
ponenti della lista Monti non per
poter lanciare una qualche pole-
mica. Ma per capire fin da ora,
cioè da prima ancora che la lista
sia stata presentata ufficialmente,
quale sia lo schema con cui i mon-
tiani intendano giocare la partita
elettorale e quale l’obbiettivo di
fondo verso cui siano proiettati.
Lo schema è quello del Cardi-
nale Bagnasco. Cioè di quei catto-
lici progressisti che nel nostro pae-
se dai tempi del Concilio Vaticano
II vanno testardamente perseguen-
do l’alleanza storia ed irreversibile
tra loro stessi ed una sinistra verso
cui nutrono da sempre una singo-
lare sudditanza politica e culturale.
Secondo questo schema, quindi, il
compito della lista Monti è di crea-
re le condizioni per realizzare il ri-
torno all’eterno centrosinistra della
Prima Repubblica. Con Monti de-
stinato ad allearsi comunque con
il certo trionfatore Bersani. Ed a
farlo in condizioni migliori di
quanto potrebbero fare i poveri
cespugli” centristi se fossero ab-
bandonati a se stessi ed ai loro vec-
chi leader squalificati.
L’obbiettivo realistico degli stra-
teghi cattolici-progressisti, quindi,
è di creare un centro sufficiente-
mente forte per poter trattare (non
in condizione di servitù come fa-
rebbero i Casini ed i Montezemo-
lo) con un Pd sicuro vincitore delle
prossime elezioni.
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2
La politica spettacolo e la grande rivincita della tv
a ri-ri-ri-ri-ridiscesa in campo
di Berlusconi, peraltro non im-
prevista, corrisponde ad una sua
visione che,prima di essere politica,
è filosofica. In un senso lato e, per
certi aspetti, anche pragmatico.
Si tratta della fiducia, anzi della
fede, nella Tv. Il Cavaliere ha que-
sto in più e di diverso rispetto ai
soggetti come lui che sono entrati
in politica: che sa usare il medium
televisivo meglio di tutti. Detto co-
sì, si rischia di buttare tutto sulla
politica spettacolo come hanno fat-
to i tanti, troppi criticoni del ber-
lusconismo, a cominciare dall’in-
tellettualità e dalla sinistra
nostrane convinte che il Cav si ri-
L
ducesse soltanto a messaggi e com-
parsate tv - donde il cosiddetto e
sottovalutato partito di plastica -
ignorando che mai, in politica, può
bastare il medium e che occorre
sempre una proposta, un proget-
to,una passione.
Questa è stata l’avventura di
Forza Italia dalla famosa discesa
in campo: «L’Italia è il mio paese
ecc...» con cui la tv divenne bensì
strumento essenziale ma al servizio
di una proposta politica e di un
nuovo sistema elettorale bipolare
in un contesto in cui i partiti de-
mocratici non comunisti erano sta-
ti annientati dall’inchiesta del se-
colo. Il Cav riempì un vuoto ma
non perchè avesse le tv ma perché
le aveva messe al servizio di
un’idea politica. Così facendo non
solo vinse ma attirò gli avversari,
cioè la sinistra, sul suo terreno per
dir così spettacolar televisivo pro-
tagonistico puntando sulla radica-
lizzazione dello scontro.
Del resto il Cav è una formida-
bile macchina elettorale che però
non sa governare, per una ragione
o per l’altra, il sucesso. È poi ve-
nuta la fase calante, fino alla scis-
sione di Fini, alla fine del bipola-
rismo, allo spread e al governo
Monti mentre infuriavano le in-
chieste, le maldicenze, i gossip e le
intercettazioni hard con relativi
processi che hanno allontanato
una fascia elettorale cattolica.
Anche di ciò bisognerà dire
qualcosa più avanti, comprese le
convulse vicende di un Pdl che
proprio per la sua origine e strut-
tura “personale” non può cam-
biare più di tanto, mutarsi in for-
ma partitica tramite, magari,le
primarie che sono state anche per
parte del Pdl un abbaglio se non
un’illusione.
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2
di
PAOLO PILLITTERI
La televisione si prende
la rivincita sul web
di Grillo, la cara vecchia
tv incalza il salvifico
internet del grillismo,
che col berlusconismo
ha più di un tratto
comune e che con il Cav
in pista avrà pane
per i suoi denti
di
ARTURO DIACONALE
Affrontare la crisi?
Fare le riforme?
Con la metamorfosi
in politici, i tecnici
hanno già archiviato
questi interrogativi.
Tutto quello che conta,
ormai anche per loro,
è soltanto riuscire
ad ottenere il potere
Spallata giudiziaria in Lombardia
K
Ci sono altri 37 indagati per
peculato nell’inchiesta condotta dalla
procura di Milano sui rimborsi regio-
nali. Sono tutti consiglieri o ex consi-
glieri della Lega e del Pdl, della
Regione Lombardia e si vanno ad ag-
giungere ai 22 che, nei giorni scorsi,
avevano ricevuto un invito a comparire.
Anche ai “nuovi” indagati verrà presto
notificato un invito a presentarsi in pro-
cura per essere sentiti dai pubblici mi-
nisteri. Dopo i 22 inviti a comparire dei
giorni scorsi e dopo altri tre indagati
dello scorso ottobre, il numero dei con-
siglieri indagati raggiunge così quota
62.
Ventidue consiglieri sono del Pdl e
15
della Lega: tra questi c’è anche
Renzo Bossi, figlio di Umberto. Tutti
sono accusati di peculato in un’inchie-
sta che, sulla scia del “caso Fiorito” alla
Regione Lazio e di altre indagini aperte
da nord a sud, avrebbe accertato spese
«
folli» coi soldi pubblici e una sorta di
gestione «privatistica» dei rimborsi re-
gionali da parte dei gruppi di Pdl e
Lega (solo loro?). È ormai ufficiale, in-
somma, anche la magistratura è entrata
in campagna elettorale.