di
CLAUDIO ROMITI
ome è noto, Bersani è andato
in Europa a farsi benedire da
alcuni alti papaveri comunitari, fa-
cendo la figura del questuante. Il
suo evidente intento è quello di ras-
sicurare i nostri partner in merito
ad un sostanziale mantenimento
della linea del rigore, seppur pro-
mettendo alla sua sinistra qualche
correzione di rotta. In questo modo
lo scaltro leader del Pd pensa di po-
ter spendere in Italia la carta di un
europeismo responsabile come an-
tidoto nei confronti di qualunque
avventurismo demagogico. Soprat-
tutto egli ritiene, accreditandosi co-
me surrogato progressista di Mario
Monti, di riuscire a convincere gli
scettici e gli indecisi che questa volta
l’alleanza con la componente anta-
gonista della sua area politica non
provocherà lo sfacelo del 2007.
La ripetizione di una simile espe-
rienza sarebbe, in una fase tanto
difficile per il paese, assolutamente
catastrofica. Ma a ben guardare le
cose non sono molto diverse rispet-
to a quel funesto periodo. Proprio
come allora, gli eventuali problemi
per Bersani possono nascere da
una infelice scelta delle alleanze,
fondata essenzialmente dalla volon-
tà di vincere le elezioni, costi quel
che costi. Per questo motivo, onde
mantenere una certa compattezza
di governo, il segretario del Pd ha
C
tratto dal suo cilindro la ridicola
carta d’intenti, con la quale esor-
cizzare ogni forma di futuro dissen-
so. Quindi, emulando il grande Pa-
racelso, il buon Bersani cercherà di
realizzare la sua alchimia politica
mescolando in uno stesso crogiolo
il rigore europeo, la sua credibilità
basata su un usato sicuro e il con-
tributo elettorale, sicuramente non
a prezzi di saldo, della sinistra ra-
dicale.
Tuttavia, il problema non irre-
levante è che le ricette delle tante
anime che formano la coalizione
guidata da Bersani risultano in con-
traddizione su molti punti, e non
sarà facile portarle a sintesi una vol-
ta raggiunta l’ambita stanza dei
bottoni.
In particolare, oltre al partito di
Vendola, c’è una forte componente
pure dentro il Pd che si aspetta di
restare in Europa e nell’euro ina-
sprendo ulteriormente la ricetta po-
litica che, in verità, un po’ tutti han-
no applicato negli ultimi decenni:
più stato, più spesa e più tasse, ma-
gari facendo finta di colpire solo i
ricchi. Ma proprio se non si vuole
continuare a raccontare la favola
della botte piena e della moglie
ubriaca, Bersani non può pensare
di illudere chi spera di avere un si-
stema pubblico che dia maggior
protezione, creando magari altri mi-
lioni di posti di lavoro inventati, re-
stando dentro i vincoli finanziari
dell’euro.
Da questo punto di vista, o si
dichiara default, si torna alla lira e
si riprende la vecchia, catastrofica
propensione inflazionistica di una
politica che distribuisce a piene ma-
ni carta straccia e povertà, oppure
si spiega al popolo che sul piano
dell’intervento pubblico nel suo
complesso il sistema è già andato
oltre ogni ragionevole limite, se in-
tendiamo restare all’interno della
moneta unica.
Tertium non datur
,
caro Bersani.
II
POLITICA
II
Superstiti renziani
alle parlamentarie
Le illusioni“europeiste”
di Bersani e del centrosinistra
Letterina di Natale al presidente della Repubblica
residente Napolitano, a che
cosa brinderemo questo fine
anno 2012? Lei sa bene che se
avesse concesso le elezioni, un an-
no fa, avrebbe stravinto il Pd ma,
a quel punto, Bersani non avreb-
be mai potuto imporre al suo
elettorato di sinistra i sacrifici di
Monti, senza ricorrere a un go-
verno di salute nazionale che,
all’epoca, sarebbe stato “solo”
politico, e non strettamente filo-
europeo, a conduzione “indiretta”
di Berlino.
Altra verità: Monti è nato, nel-
la Sua
mens rei
,
come riserva del-
la Repubblica e, sempre come ta-
le, gli è stato riservato a vita lo
scranno di senatore. Perché, in
questo senso, a me sembra che i
patti con Bersani fossero chiari:
tu (Pier Luigi) aspetti un brevis-
simo “giro”, in modo che noi si
metta con le spalle al muro il Pdl
(
che ha la maggioranza assoluta
alla Camera), con conseguente
svuotamento del suo bacino elet-
P
torale, dando tutta la colpa a B.
del disastro economico, in risa-
namento del quale chiameremo il
demiurgo Mario. Poi, però, nel
2013
l’incarico toccherà a te (Ber-
sani) e non sarò io a dartelo, in
modo da sottrarmi alle enormi
pressioni che mi vengono dall’Eu-
ropa, in merito al “commissaria-
mento” dei conti pubblici italiani.
Perché tutto questo funzionas-
se, però, c’era bisogno - aveva ra-
gione Lei! - che Mr. Monti restas-
se una... “riserva” (utile per
dirimere, dopo le elezioni del
2013,
il più che probabile stallo
elettorale, qualora il duo Bersa-
ni-Vendola non avesse superato
quota 35%), e non un giocatore
titolare, in grado di fare punteg-
gio pieno per la sua “squadra”,
provocando quel temutissimo
ras-
semblement
di centro, sicuro vin-
citore delle prossime elezioni, co-
me schieramento “moderato”.
Quindi, sebbene, in modo
molto elegante, Monti si è becca-
to (giustamente, secondo me)
cartellino rosso”, da parte Sua,
in qualità di arbitro costituziona-
le del Quirinale. Con il che Mon-
ti, volendo scendere in pista, con
nome e faccia propria (senza la
maschera patetica di Montezemo-
lo-Riccardi, che da soli valgono
appena un prefisso telefonico),
dovrebbe prima dimettersi da se-
natore avita - facendoLe uno
sgarbo non da poco! - e rischiare
una sonora bocciatura elettorale,
in quanto, a quel punto, si trove-
rebbe schiacciato nella tenaglia
Berlusconi-Grillo, che farebbero
man bassa del voto popolare di
protesta, contro l’Imu (che va al
fondo salvastati, per la metà) e i
sacrifici imposti da Monti con
l’ulteriore elevazione del livello
di tassazione, già di per sé insop-
portabile fin dai tempi di Tre-
monti.
Senza una voce critica, chi
glielo dice alla Merkel che ab-
biamo capito il giochino, perché
tanto lo sappiamo benissimo
che, senza Monti, la demagogia
di sinistra ci porterà a chiedere
soldoni all’Europa, per tenere in
ordine i nostri disastrati conti
dopo il 2013, denaro che Frau
Merkel non sarà disposta a con-
cedere, sfilandosi lei, per prima,
dall’euro?
Queste, e non altre, a mio
personalissimo avviso, potrebbe-
ro essere le verità che stanno nei
retroscena delle Sue scelte, Si-
gnor presidente (e che, confesso,
non avevano molte alternative,
volendo restare in Europa)! E
qui faccio alcune osservazioni di
parte: Berlusconi ha voluto for-
tissimamente che si andasse a
votare con l’election day (in mo-
do che il voto locale non influen-
zasse quello nazionale, spegnen-
do così sul nascere qualche
pesante ricatto leghista), imme-
diatamente a ridosso del salasso
dell’Imu sulle famiglie italiane,
facendo propaganda sfrenata per
la cancellazione dell’odiata tassa
sulla prima casa.
Credono, veramente, i pro-
montiani che gli elettori abbiano
la memoria così corta e che l’ar-
roganza ingiuriosa del Ppe resti
lettera morta nelle loro menti e
nei loro cuori?
Non è Berlusconi a essere sta-
to umiliato dalla Merkel e da
Monti a Bruxelles, ma un paese
intero, che si è scoperto smac-
catamente eterodiretto dall’Eu-
ropa pangermanica. Questo Lei
temeva come la peste, signor pre-
sidente, e questo (ma a chi gio-
va?) è effettivamente accaduto.
Ora, La prego, mi dica, per fa-
vore, che mi sono inventato tut-
to! Tanto, io - emerita nullità -
e Lei avremo un solo giudice: il
popolo sovrano che ci dirà, con
il suo voto di febbraio, da che
parte sta. E quali siano i suoi
veri sentimenti nei confronti
dell’Europa dei banchieri.
MAURIZIO BONANNI
K
Pier Luigi BERSANI
rima dello scoccare del nuo-
vo anno il Pd conoscerà i
nomi dei suoi candidati al Par-
lamento. Il 29 e 30 dicembre si
celebrano, in fretta e furia, le
primarie per i parlamentari: ne-
anche il tempo di annunciare il
sito internet, che già sono pio-
vute polemiche su deroghe e li-
sta di coloro i quali non passe-
ranno per le urne dei militanti
e avranno una posizione privi-
legiata in cima alle liste. Casua-
lità o chirurgia, nell’elenco dei
fortunati non figurano i renzia-
ni, nemmeno quei pochi che già
sedevano in Parlamento. Com-
presi i pur titolati Ceccanti,
Morando, Sarubbi, Giachetti,
Realacci. Discorso a parte per
Pietro Ichino che ha chiesto di
non essere inserito nella lista,
come pure gli era stato offerto,
perché vuole misurarsi alle pri-
marie. Le truppe del sindaco
rottamatore, minoranza quali-
ficata in seno al Pd pur con
Matteo fuori dai giochi, lavo-
rano oggi per arrivare in forma
davanti ai cancelli di Camera e
Senato. Ecco allora che nello
staff e tra i sostenitori di Renzi
ci si prepara a correre per la
competizione del 29 e 30 di-
cembre. Si parte da Firenze do-
ve diversi membri della giunta
del rottamatore hanno dato la
propria disponibilità a candi-
P
darsi. Giorgio Gori ha invece
sciolto le riserve: lo spin dottor
di Renzi correrà alle primarie
in quel di Bergamo. Mentre a
Milano dovrebbe giocarsela
Ivan Scalfarotto, vicepresidente
del Pd, nonché uno dei pochi
dirigenti dell’apparato a soste-
nere Renzi. In odore di candi-
datura c’è Domenico Petrolo,
del dipartimento Cultura e In-
formazione del Pd, altra mosca
bianca renziana nelle stanze del
Nazareno. Della competizione
sarà sicuramente Cristiana Ali-
cata, romana, ingegnere alla
Fiat e dirigente del Pd del Lazio.
Nella stessa regione correrà
Mario Adinolfi, giornalista e
blogger, outsider per definizio-
ne. Tra i grandi esclusi dalla li-
sta blindata, insieme a persona-
lità del calibro di Ceccanti
(
indisponibile a fare le primarie)
e Morando (non ha chiesto la
deroga), spicca il il nome di Ro-
berto Giachetti, segretario d’au-
la del Pd e conoscitore dei re-
golamenti parlamentari, reduce
da 120 giorni di sciopero della
fame per chiedere la riforma
della legge elettorale. «Alla fine
vinceranno solo i ràs locali, che
hanno un voto strutturato e le
competenze non conteranno
niente», spiega Arturo Parisi su
Europa, uno dei pochi “vecchi”
a battersi per Renzi premier.
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 21 DICEMBRE 2012
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