Direttore ARTURO DIACONALE
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Martedì 22 Gennaio 2013
delle Libertà
L’Italia di Monti non sale ma segue. LaMerkel
on l’avvio del suo secondo
mandato, Barack Obama ac-
centua la linea del neo-isolazioni-
smo degli Stati Uniti che si realizza
con la teoria del “guidare da die-
tro”, cioè con il rinunciare ad in-
tervenire quando non esiste il ri-
schio di un attacco diretto al
territorio americano, applicata in
occasione della guerra in Libia e
confermata nei giorni scorsi nel
Mali. Di fronte a questo sostanziale
disimpegno americano, che si rea-
lizza essenzialmente sui teatri del-
l’Africa, del Mediterraneo e del Me-
dio Oriente e che di fatto toglie
definitivamente ai paesi dell’Europa
il vecchio “ombrello Usa”, la Fran-
C
cia di Hollande ha seguito l’esem-
pio di quella di Sarkozy ed ha scel-
to la strada della piena riappropria-
zione della propria politica estera
e degli interventi diretti. E l’Italia?
Come conta il nostro paese, che è
immerso nel cuore del Mediterra-
neo e che è il primo a risentire dei
conflitti e dei sommovimenti in cor-
so in Africa e nel Medio Oriente,
di colmare il vuoto di politica estera
provocato dal neo-isolazionismo
dell’Amministrazione Obama? Se
l’Unione Europea avesse una qual-
siasi politica estera comune il pro-
blema sarebbe automaticamente ri-
solto. Ed il nostro paese non
avrebbe alcun bisogno di elaborare
una linea autonoma di politica este-
ra da seguire per non farsi travol-
gere passivamente da quanto avvie-
ne nelle aree circostanti il nostro
territorio nazionale. Ma la Ue, a di-
spetto dei sogni irrealizzati, non ha
una qualsiasi politica estera. Per la
semplice ragione che non ha una
qualsiasi unità politica. Di conse-
guenza il problema della politica
estera italiana in Africa, nel Medi-
terraneo, in Medio Oriente, si pone
in maniera urgente, pressante,
drammatica.
In occasione della campagna
elettorale dovrebbe essere al centro
del dibattito politico. Per la sempli-
ce ragione che chiunque sia desti-
nato a guidare il paese nella pros-
sima legislatura dovrà obbligato-
riamente colmare il vuoto lasciato
dal disimpegno americano. Invece,
a parte la polemica condotta con
la sordina da Bersani, solidale con
Hollande non per ragioni di politica
estera ma per semplice solidarietà
socialista, e Vendola contrario al-
l’intervento in Mali in nome del
proprio pacifismo ideologico, nes-
suno si occupa di un problema dal-
le conseguenze drammatiche sulla
possibilità del paese di uscire dalla
crisi. Che questo silenzio possa pro-
venire dai partiti senza identità non
stupisce affatto.
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La rivolta politicamente corretta contro Pannella
a differenza attuale tra Marco
Pannella ed Emma Bonino si
può misurare sulla “riverenza” ai
tabù del
politically correct
. Che il
primo non tributa per nessun mo-
tivo e che la seconda invece rico-
nosce soprattutto per riguardo a se
stessa e a tutti quelli che ne agevo-
lano la scalata politica. Prendiamo
i valori del cosiddetto antifascismo:
con la vicenda di Storace e del suo
taxi, poi rimasto in panne, per tra-
ghettare la pattuglia radicale alla
Regione Lazio, il super Marco na-
zionale ha ribadito la propria deri-
sione per i valori sempre sbandie-
rati dell’antifascismo militante (“il
fascismo dell’antifascismo”) che la
L
sinistra risveglia dalla cripta solo
durante le campagne elettorali. La
Bonino invece, almeno formalmen-
te, a quei valori si è inchinata. Certo
mascherandoli con “coerenza alle
battaglie” della lista Bonino-Pan-
nella, in paragone a quelle targate
“Dio, Patria e famiglia” propugna-
te, almeno a parole, da Storace. Ma
la divisione tra i due leader, a ben
vedere, è proprio quella descritta
domenica da un memorabile arti-
colo di Vittorio Macioce su
Il Gior-
nale
: Pannella rimane radicale, Bo-
nino “evolve” verso il radical chic.
E quindi, frequentando quest’ultima
ormai da tempo i salotti convegni-
stici di Amato e D’Alema, presen-
tata al colto e all’inclite come una
figura internazionale, al cui rango
in effetti appartiene a pieno titolo,
non ha più voglia di sporcarsi le
mani con le battaglie di principio e
di paradosso che invece sono l’es-
senza del radicalismo pannelliano.
Insomma, usando una terminologia
marxistoide, si potrebbe dire che
Emma si è imborghesita. E anche
il suo atteggiamento rispetto all’ex
collega Monti si inquadra in questa
ottica: pazienza tasse, recessione e
riforme a metà, Monti è meglio non
criticarlo troppo. Laddove Pannella
lo ha già inquadrato per quello che
è: la foglia di fico, ormai sfilacciata,
dei vari Casini, Fini e di una manica
di riciclati clericali alla Binetti o di
personaggi in cerca d’autore di cui
ha riempito le liste elettorali. Ma è
rispetto al Cav e ai suoi che la dif-
ferenza di vedute tra Emma e Mar-
co comincia ad essere devastante.
La prima, forse inconsciamente in-
fastidita da un comportamento in-
tollerabile per quella vetero femmi-
nista che in fondo fondo dorme
dentro di lei, sta sulle posizioni delle
donne di “se non ora quando”.
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2
di
DIMITRI BUFFA
La differenza attuale
traMarco Pannella
ed Emma Bonino
si può misurare
sulle rispettive
riverenze verso i tabù
del “politically correct”.
Pannella rimane radicale,
Bonino“evolve”
verso il radical chic
di
ARTURO DIACONALE
Il nostro paese, sempre
il primo a risentire
dei sommovimenti
e dei conflitti in corso
inAfrica e nel Medio
Oriente, deve colmare
il vuoto di politica estera
provocato in questi anni
dal neo-isolazionismo
di Barack Obama
Liste bloccate, il Parlamento è fatto
K
Ha ragione da vendere Arturo
Parisi, uno dei pochi esponenti del Pd
che si sempre battuto per il bipolarismo
e per la modifica della legge elettorale.
«Con la scadenza del termine per la pre-
sentazione delle liste - spiega l’ex mini-
stro della Difesa - vengono resi noti i
nomi della stragrande maggioranza
delle persone che siederanno in Parla-
mento nella prossima legislatura. A
causa del Porcellum, irresponsabil-
mente tenuto in vita, per la terza volta
quelli che oggi vengono impropriamente
definiti candidati e che tra 35 giorni sa-
ranno indicati come eletti dai cittadini
non sono infatti altro che persone nomi-
nate dai partiti». «Ad accomunare le per-
sone che vengono nominate - continua
Parisi - è il fatto che la loro scelta è stata
sottratta ai cittadini, privando gli elettori
del diritto di scegliere i propri rappre-
sentanti, un diritto che in una democra-
zia rappresentativa deve essere
considerato un diritto fondamentale». «Il
Parlamento che oggi viene di fatto nomi-
nato - conclude il deputato uscente (e
non a caso) del Pd - è ancora una volta
privo di legittimazione democratica».
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