Pagina 3 - Opinione del 22 -8-2012

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hi è senza peccato scagli
la prima pietra». Mai pre-
cetto religioso fu più azzeccato
nella polemica che intende accen-
dere la fine del mese più caldo del-
l’anno. Famiglia Cristiana s’arrab-
bia. Contro chi? Comunione e
Liberazione e il suo tradizionale
Meeting riminese in pieno agosto.
Le colpe sono contenute nell’ulti-
mo editoriale del periodico dei
Paolini: «C’è il sospetto che a Ri-
mini si applauda non per ciò che
viene detto, ma solo perché chi
rappresenta il potere è lì, a rendere
omaggio al popolo di Comunione
e Liberazione. Non ci sembra ga-
ranzia di senso critico, ma di omo-
logazione, un’omologazione da cui
ogni giovane dovrebbe rifuggire.
Tutti gli ospiti del Meeting, a ogni
edizione, sono stati sempre accolti
così: da Cossiga a Formigoni, da
Andreotti a Craxi, da Forlani a
Berlusconi. Qualunque cosa dices-
sero. Poco importava se il Paese,
intanto, si avviava sull’orlo del ba-
ratro. Su cui ancora continuiamo
a danzare». Il Meeting, prosegue
Famiglia Cristiana, rischia «di di-
ventare una vetrina: attraente, ma
pur sempre autoreferenziale».
I Paolini calcano la mano com-
mentando l’atteso intervento del
premier Monti proprio sul palco
del Meeting: parole che hanno se-
gnato un’inversione di tendenza
nella comunicazione politica del
«C
governo, con quell’accento final-
mente un po’ positivo verso il fu-
turo. Uno sguardo disteso che i
cattolici del settimanale in questo
momento non hanno, riaprendo
una falla vecchia come gli anni ’70
neanche si fosse in periodo di re-
ferendum sul divorzio.
In casa Cl non l’hanno presa
bene e subito gli scudieri di casa
Pdl sono intervenuti in difesa del
fortino: Lupi, Farina, Vignali, Toc-
cafondi, deputati vicino a Comu-
nione e Liberazione hanno spinto
sulla forza del Meeting. Ma da Fa-
miglia Cristiana l’attacco non si
ferma qui: anche l’ottimismo di
Monti è fumo negli occhi della
platea, secondo il periodico pao-
lino, dato che «il paese è strema-
to» e «dieci milioni di famiglie ti-
rano la cinghia». E poi «quali
provvedimenti stanno creando il
lavoro e contrastando la disoccu-
pazione giovanile?». Il momento
è grave e vedere la platea di Cl che
applaude e sorride beata (forse
beota, viste le parole di Famiglia
Cristiana) a chiunque passi da
quelle parti, evidentemente non
piace.
L’ebollizione agostana mette a
confronto duramente il mondo
cristiano, e da sinistra non è man-
cato l’appoggio a Famiglia Cristia-
na: secondo Ferrero, leader di Ri-
fondazione, «oggi la società si
divide tra chi la guarda con gli oc-
chi dell’uomo della strada e chi la
guarda dall’alto dei palazzi. È del
tutto evidente che la crisi per que-
sti non è forse mai cominciata. Per
cambiare politiche come quelle del
governo Monti è necessario in pri-
mo luogo cambiare il punto di os-
servazione. Questa è la rivoluzione
culturale che condividiamo con
Famiglia Cristiana». Rivoluzione
culturale, i termini si fanno impor-
tanti. Forse anche fin troppo ri-
spetto a ciò che intendevano rile-
vare i Paolini. Eppure la pietra è
stata scagliata. Il mondo cattolico
pacificato e pacificabile di Giovan-
ni Paolo II non c’è più, Ratzinger
è il resistente papa della difficile
crisi di una Chiesa sempre più tel-
lurica. Come questo scontro, che
sfonda nella politica, dimostra a
chiare lettere.
ENRICO STRINA
II
POLITICA
II
Tasse locali raddoppiate negli ultimi quindici anni
ra il 1996 e il 2011, il gettito
riferito alla tassazione locale è
più che raddoppiato: +114,4%.
Sempre in questo lasso di tempo, le
entrate fiscali di Regioni, Province
e Comuni sono passate da 47,6 a
102 miliardi di euro. L’amministra-
zione centrale, invece, ha aumenta-
to le entrate “solo” del 9%. Se nel
1996 il gettito era di 320,9 miliardi,
nel 2011 l’Erario ha incassato
349,9 miliardi di euro, mentre il Pil
nazionale, sempre in questi ultimi
15 anni, è cresciuto del 15,4%. Nel
2011 ogni italiano ha ipoteticamen-
te versato nelle casse delle Autono-
mie locali ben 1.684 euro. Sono
questi i principali risultati di
un’analisi realizzata dall’Ufficio stu-
di della Cgia di Mestre: dati riferiti
al 2011 e a prezzi costanti, ovvero
al netto dell’inflazione. «Purtroppo
- esordisce Giuseppe Bortolussi, se-
gretario della Cgia, commentando
i dati - la situazione è destinata a
peggiorare. Con l’introduzione
dell’imposta municipale sulla prima
casa e l’aumento registrato dalle
addizionali Irpef regionali e comu-
nali, nel 2012 le entrate in capo alle
Autonomie locali sono destinate a
subire un’ulteriore impennata».
«Per invertire la rotta - prosegue
Bortolussi - bisogna attuare il fede-
ralismo fiscale. Solo così saremo in
grado di abbassare il carico fiscale
sia al centro sia in periferia, grazie
ad una maggiore responsabilizza-
zione dei governatori e dei sindaci.
Per il suo definitivo compimento,
purtroppo, mancano ancora da de-
finire due tasselli importanti: i costi
T
standard nella sanità e quelli degli
enti locali. Due misure di cui il go-
verno dovrebbe accelerare la rea-
lizzazione per dare il via definitivo
ad una vera rivoluzione che riscri-
verebbe i rapporti tra il fisco ed i
contribuenti. Ricordo, tra le altre
cose, che in Europa i paesi federali
presentano un costo complessivo
della Pubblica amministrazione pari
alla metà di quello registrato dai
Paesi unitari».
Ma come si è giunti a questa
esplosione della tassazione locale?
«L’aumento delle tasse locali - sot-
tolinea Bortolussi - è il risultato del
forte decentramento fiscale iniziato
negli anni ‘90 del secolo scorso.
L’introduzione dell’Ici, dell’Irap e
delle addizionali comunali e regio-
nali Irpef hanno fatto impennare il
gettito della tassazione locale che è
servito a coprire le nuove funzioni
e le nuove competenze che sono
state trasferite alle Autonomie lo-
cali. Non dobbiamo dimenticare
che, negli ultimi vent’anni, Regioni
e Comuni sono diventate respon-
sabili della gestione di settori im-
portanti come la sanità, il sociale e
il trasporto pubblico locale senza
aver ricevuto un corrispondente au-
mento dei trasferimenti. Anzi. La
situazione dei nostri conti pubblici
ha costretto lo stato centrale a ri-
durli progressivamente, creando
non pochi problemi di bilancio a
tante piccole realtà amministrative
locali che si sono “difese” aumen-
tando le tasse locali».
Malgrado la “dichiarazione di
guerra” di Mario Monti, invece,
sembrano essere sempre più nume-
rosi i cittadini che si “difendono”
dalla voracità del fisco facendo ri-
corso a forme, più o meno estese,
di evasione. E la tassa più “evasa”
resta quella di concessione televisi-
va, meglio nota come canone Rai.
A confermalo sono i risultati emersi
da uno studio sulle imposte più
evase dagli Italiani, condotto da
Krls Network of Business Ethics
,
per conto di
Contribuenti.it
, il ma-
gazine dell’Associazione contri-
buenti italiani. Dalla nuova ricerca
è emerso che l’evasione del canone
Rai delle famiglie si attesta intorno
al 41% con punte che arrivano fino
al 86% in alcune regioni quali
Campania, Calabria e Sicilia, men-
tre quello delle imprese si attesta
intorno al 97%. In termini di im-
posta evasa, si stima che ogni anno
le famiglie italiane evadono 550 mi-
lioni di euro. Non tutti sanno che
in Italia esistono due canoni: quello
ordinario, dovuto dalle famiglie, e
quello speciale, dovuto dalle impre-
se, lavoratori autonomi, enti pub-
blici, enti pubblici non economici,
enti privati. Se il canone ordinario
è dovuto per il possesso di «appa-
recchi atti o adattabili alla ricezione
delle radioaudizioni», il canone spe-
ciale si paga anche per il possesso
di computer e/o monitor e altri ap-
parecchi multimediali (videofonino,
videoregistratore, iPod, sistemi di
videosorveglianza, ecc.) posseduti
dalle imprese o enti pubblici o pri-
vati. L’evasione del canone Rai delle
famiglie, che già nel 2005 ammon-
tava al 22%, è balzata, nel 2011,
al 43% (contro l’8% della media
europea) e, si stima che nel 2013
arriverà al 48% a causa della crisi
economica. Tra i maggiori evasori
del canone Rai figurano i residenti
nelle province di Caserta, Imperia,
Foggia e Bolzano, dove l’evasione
sfiora il 90% delle famiglie. All’op-
posto le province più virtuose sono
quelle di Aosta, Siena, Pescara e
Campobasso dove l’evasione si at-
testa al 12%. Ma l’evasione mag-
giore si riscontra nelle imprese. Se-
condo i dati 2012 di contribuenti.it
in Italia esistono circa 4,5 milioni
di imprese di cui il 98% collegata
con Internet con almeno un com-
puter, per cui almeno 4,4 milioni di
imprese dovrebbero pagare il ca-
none speciale. Ma dai dati pubbli-
cati dalla Rai risulta che i canoni
speciali riscossi ogni anno sono me-
no di 180mila, per cui almeno 4,2
mln di imprese non pagano il ca-
none, con un 95% di evasione.
Limitandosi ad applicare il ca-
none speciale base di 195,31 euro
a 4,2 milioni di imprese, l’evasione
è di 820 milioni di euro. E se si
considera che oltre alle imprese de-
vono pagare il canone anche i la-
voratori autonomi, i circoli, le as-
sociazioni, le fondazioni, le sedi di
partiti politici, gli istituti religiosi,
gli artigiani, le scuole e gli enti pub-
blici e che il canone speciale va pa-
gato per ciascuna sede o ufficio, e
che lo stesso varia da 200,91 a
6.696,22 euro l’anno a seconda
della tipologia commerciale, lo
“Sportello del contribuente” stima
che l’evasione del canone speciale
ammonti a circa 1,2 miliardi di eu-
ro l’anno.
Di fronte a questi numeri sul-
l’evazione (pur se limitati ad un ca-
so particolare come quello del ca-
none Rai), il presidente della Corte
dei Conti, Luigi Giampaolino, in-
tervistato dal
Corriere della Sera
,
invita i cittadini a reagire. «I citta-
dini onesti - dice Giampaolino -
devono imparare a non stare più
al gioco di chiunque pensi di poter
fare il furbo, sia che si tratti del ne-
goziante che del medico, dell’av-
vocato o dell’idraulico». Poi la di-
fesa d’ufficio per Equitalia:
«Indebolire il suo ruolo a favore
di una miriade di improvvisate so-
cietà locali di riscossione sarebbe
un errore gravissimo che mi augu-
ro non sia commesso».
(m.l.)
Due domandine
alla cricca-Ingroia
Famiglia Cristiana scaglia
la prima pietra sul Meeting
Studio della Cgia
di Mestre, sul gettito
di Regioni, Province
e Comuni: +114,4%
Bortolussi: «In Europa
lo stato costa la metà
nei paesi dove funziona
il federalismo fiscale»
di
GIANLUCA PERRICONE
ei giorni scorsi il pubblico
ministero Antonino Ingroia
ha fatto tra l’altro sapere all’opi-
nione pubblica che «la seconda
Repubblica è nata sui pilastri eret-
ti sul sangue di magistrati e per-
sone innocenti. Non potrà mai di-
ventare una democrazia matura
fino a quando non si riuscirà a sa-
pere la verità su quella stagione».
Un concetto assai discutibile,
quello espresso dal magistrato del-
la procura di Palermo, ma che
tanto è piaciuto (e come poteva
essere altrimenti...) al giornalista-
amico Marco Travaglio che do-
menica, nella sua colonna ospitata
dalla prima pagina del
Fatto Quo-
tidiano
, ha praticamente copiato
l’Ingroia-pensiero, includendo il
pubblico ministero palermitano
tra quei «pm che cercano la verità
sulla trattativa Stato-mafia, atto
fondativo della Seconda Repub-
blica».
Coerente, non c’è che dire: per-
ché, come noto, tutto ciò che so-
stengono certi pm, per Travaglio
rappresenta il Vangelo, la linea
guida del suo pensiero.
E questo lo porta, assai spesso,
a sparare a pallettoni contro co-
loro che la pensano diversamente.
In questo periodo, poi, il vice-Pa-
dellaro c’è l’ha con tutti: Giorgio
Napolitano, Silvio Berlusconi, i ri-
N
vali de
La Repubblica
, Eugenio
Scalfari, il
Corriere della Sera
,
l’Unità
e chi più ne ha, più ne
metta. Proprio tutti, tranne quella
combriccola composta dai “soliti
noti” e che include un Antonio Di
Pietro oramai allo stremo ed un
Beppe Grillo che, contro l’ex pm
molisano, sta facendo a gara a chi
la spara più grossa pur di acchiap-
pare qualche consenso in più.
Mai una volta che questa con-
grega renda noto il suo disappun-
to per qualche discutibile decisio-
ne di un qualunque togato. Mai
che questa cricca ammetta che
una intercettazione (di chicchessia,
si intende) non doveva essere resa
nota. Mai (ma proprio mai) che
questi signori riconoscano un
qualche eccesso da parte dei loro
ex colleghi, compagni di vacanze
o di palco.
Niente che sia niente: loro, e
soprattutto i loro ispiratori, sono
sempre e comunque dalla parte
della ragione. Anche quando ol-
trepassano i limiti dettati al loro
ufficio, quello di magistrato inqui-
rente. Il resto del mondo è nel tor-
to e basta.
Solo due domande. La prima:
ma quando parte Ingroia per il
Guatemala? La seconda: ma chi
ha ucciso il dottor Borsellino? Do-
po vent’anni di indagini, quest’ul-
tima domanda non ci sembra poi
così peregrina.
L’OPINIONE delle Libertà
MERCOLEDÌ 22 AGOSTO 2012
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