Pagina 6 - Opinione del 22 -8-2012

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II
ESTERI
II
L’informazionemuore in Siria
Uccisa freelance giapponese
di
MICHELE DI LOLLO
leppo tomba dell’informazio-
ne. Le notizie sugli scontri che
interessano giornalmente i quar-
tieri della città siriana si inseguo-
no e si contraddicono con estrema
facilità. Nulla di certo: morti, fu-
ghe, diserzioni, nomi. I numeri
della lotta sono un tabù e chi de-
cide di andare laggiù, per vederci
un po’ più chiaro, spesso rischia
tutto. Ecco l’accaduto. Un’inviata
di guerra della stampa giapponese,
Mika Yamamoto, è rimasta uccisa
mentre seguiva da vicino la guerra
civile nella Siria settentrionale. La
giornalista freelance, che collabo-
rava con diverse testate televisive,
lunedì è stata colpita da diversi
colpi di arma da fuoco. Le auto-
rità diplomatiche giapponesi fan-
no sapere che «la Yamamoto si
trovava insieme ad un collega al
seguito di un battaglione dell’eser-
cito regolare siriano».
Un video postato su
Youtube
da un ribelle, mostra la giornali-
sta, di 45 anni, all’interno di un
furgone avvolta da coperte bian-
che, con solo la faccia scoperta. Il
suo compagno di viaggio, un re-
porter dell’
Associated Press
, visto
il filmato, ha confermato la sua
identità. È stata colpita al collo,
dichiara alla stampa il padre della
vittima, dopo aver parlato con i
funzionari del governo giappone-
A
se. La donna aveva coperto la
guerra in Afghanistan dal 2001 fi-
no al 2003, anno in cui l’esercito
Usa dette inizio alla campagna
irachena. Si era recata allora a Ba-
ghdad come inviato speciale per
la Ntv. È la quinta giornalista
straniera a perdere la vita da
quando è iniziata la rivolta contro
il regime di Assad. Il bilancio si fa
più duro se si guarda ai reporter
siriani: in poco più di un anno sa-
rebbero trenta le vittime della
guerra.
In un altro viedo pubblicato su
Youtube
, il capitano Ahmed Gha-
zali, che si batte contro l’esercito
governativo ad Azaz – nel nord
del paese – sostiene che la donna
è stato uccisa dalle forze regolari
e non dai ribelli. Tutto da vedere.
«Benediciamo l’arrivo di qualsiasi
inviato che voglia raccontare la
nostra storia, ma non ci sentiamo
responsabili degli atti brutali con
cui le forze presidenziali si acca-
niscono contro i media», afferma
Ghazali. Di cifre se ne dicono e
scrivono parecchie. Gli attivisti ra-
dicati sul territorio siriano parlano
di ventimila morti da marzo 2011
e Ghazali accredita questi dati co-
me reali. Esprime frustrazione per
l’attendismo con cui la comunità
internazionale si interfaccia alla
crisi. «Spero che la morte della
Yamamoto cambi le carte in tavo-
la e che i paesi si decidano a in-
tervenire».
Nelle ultime ore sono stati
bloccati dalle forze governative
anche altri due giornalisti, tra cui
un reporter di
Al-Hurra Tv
, Ba-
shar Fahmi, e il suo cameraman,
Cuneyt Unal. Il giornale per cui
lavorano fa sapere di lavorare al
massimo per raccogliere maggiori
informazioni su cosa sia accaduto
ai loro uomini sul campo. Intan-
to, il corpo della Yamamoto è sta-
to trasferito in Turchia e preso in
custodia dal personale dell’am-
basciata giapponese. Intervistato
nei pressi di Tokio, il padre della
vittima ricorda: «Mia figlia ha
sempre dato voce al pensiero dei
più deboli». Ed è morta in Siria
non per una causa, ma per rac-
contare al mondo fatti troppo
spesso ignorati.
Romania: la Corte Costituzionale salva Basescu
K
Il referendum popolare per destituire il presidente romeno
Traian Basescu non è valido: è quanto ha stabilito la Corte Costitu-
zionale di Bucarest, confermando in carica il capo di stato.
Un sorso di libertà nel bicchier d’acqua di Yoani
ontana da l’Avana rutilante e
festaiola cantata dalle note
travolgenti del Buena Vista Social
Club, lontana dalla capitale
revo-
lucionaria
esaltata dalla propa-
ganda del regime comunista, c’è
la casa di Yoani Sanchez, la blog-
ger dissidente cubana, sorvegliata
speciale in patria e osannata al-
l’estero come una delle voci più
coraggiose della vera e sola
Cuba
Libre
, che si oppone ai castristi.
Yoani Sanchez vive in un mode-
stissimo appartamento all’ultimo
piano di un casermone in stile so-
cialista, che si raggiunge dopo un
viaggio della speranza a bordo di
un ascensore che in cuor suo for-
se rimpiange i fasti dell’Unione
Sovietica. È una sorta di catarsi,
quell’ascesa di quattordici piani
dagli inferi del socialismo reale
all’oasi di libertà di casa Sanchez.
E il premio è un paradisiaco bic-
chiere di acqua fresca e pura
(merce rarissima e preziosa, a Cu-
ba) che Yoani offre a chi viene a
farle visita.
Così Augusta Montaruli, vice-
capogruppo del Pdl nel consiglio
regionale piemontese, nonché la
più giovane consigliera in Regine,
descrive a
l’Opinione
il suo in-
contro con la blogger dissidente
nella calda estate cubana di que-
sto 2012. «Ero in contatto con lei
già da diversi anni» racconta. «Il
suo blog viene tradotto sulle pa-
gine de
La Stampa
, ed è proprio
attraverso la redazione del quo-
tidiano che, due o tre anni fa,
l’abbiamo raggiunta per organiz-
L
zare un collegamento telefonico
durante una manifestazione uni-
versitaria». Poi, dopo la proposta
del consigliere comunale torinese,
Maurizio Marrone, di concedere
la cittadinanza onoraria a Yoani,
in provocatoria risposta al gemel-
laggio stretto dalla Provincia di
Torino dell’ex presidente Merce-
des Bresso con Cuba, la decisione
di fare le valige e andare a cono-
scere la blogger di persona.
«Non è stato difficile incon-
trarla. Il suo appartamento è un
continuo viavai di persone: pa-
renti, amici, e altri attivisti come
lei» spiega Montaruli. È quel
margine di libertà apparente che
il regime le concede, sapendo be-
nissimo che qualunque cosa Yoa-
ni scriva o dica non circolerà mai
per Cuba, allo stesso modo in cui
tutto ciò che succede in girto per
il mondo non raggiunge l’isola.
Finché Yoani parla solo agli stra-
nieri, non potrà mai essere un
problema per lo strapotere dei ca-
stristi. Quando esce di casa, è
praticamente blindata dalla sor-
veglianza della polizia. In molti,
nel suo stesso caseggiato, le han-
no ormai tolto il saluto da tempo.
Troppo pericoloso essere anche
solo un suo conoscente.
Uno strapotere che si manife-
sta in ogni singola azione del
quotidiano. «Le recenti riforme
liberalizzatrici hanno cambiato
poco o nulla. Lo stato continua
ad essere dappertutto, continua
ad essere il solo che decide tutto»
dice la consigliera piemontese.
«Internet è un miraggio. Vi pos-
sono accedere solo i funzionari
del governo, gli ospiti degli alber-
ghi (tutti controllati dallo stato),
e i clienti di internet point, an-
ch’essi sorvegliatissimi». Come fa
Yoani Sanchez a raccontare al
mondo il vero volto della Cuba
dell’ultimo Fidel? «Ha un iPhone
- spiega Augusta Montaruli - con
il quale invia brevi sms ai servizi
di messaggeria di Facebook e
Twitter, che i social network con-
vertono automaticamente in al-
trettanti post e tweet. Quando
scrive qualcosa sul suo blog -
prosegue - detta il testo al telefo-
no a qualche amico all’estero. In
poche parole, lei può solo raccon-
tare, ma non leggere le risposte
di nessuno, né sapere quello che
succede fuori da Cuba».
La cortina di silenzio e di cen-
sura da e per Cuba è così fitta da
assumeretalvolta connotati grot-
teschi e imbarazzanti. Un esempio
su tutti lo fa proprio Augusta:
«La capitale è letteralmente tap-
pezzata di manifesti propagandi-
stici con lo slogan
Sì, se puede
,
l’esatta traduzione in spagnolo
dell’inglese
Yes, we can
. Ho chie-
sto a diversi cubani se sapevano
che era il motto con cui Barak
Obama è diventato presidente de-
gli Stati Uniti. Sono caduti dalle
nuvole. Tutti quanti credevano
fosse uno slogan di Raul Castro».
ma talvolta la censura assume
connotati ben peggiori, e molto
meno divertenti: «A L’Avana - ci
dice la giovane consigliera regio-
nale - non hanno la minima idea
che Santiago, nel sud dell’isola,
sia sconvolta da un focolaio di
colera».
Ma anche se nella Cuba del-
l’era Raul sembra che tutto cambi
perché nulla cambi, come nel
Gattopardo
di Tomasi di Lampe-
dusa, la speranza di Yoani e dei
suoi amici dissidenti è dura a mo-
rire. Più forte della censura e del
regime socialista. «Sull’isola, or-
mai, tutti pregano per la dipartita
di Fidel Castro» spiega Monta-
ruli. «Non c’è nessuno abbastan-
za carismatico da poter prendere
veramente il suo posto alla guida
di un regime che si fonda proprio
sul carisma di un leader» dice.
«Raul Castro è solo l’ombra del
fratello. Chi comanda davvero è
Alejandro, il figlio di Raul, che
però non appare quasi mai in
pubblico, non è una figura me-
diatica, non è un leader o un tra-
scinatore di folle». L’economia
traballa, la povertà è diffusissima,
e la microcorruzione è diventata
endemica a tutti i livelli, un espe-
diente come un altro per arroton-
dare i magri salari. Poco alla vol-
ta, la dissidenza incontra quindi
sempre più spazio. Molto presto,
forse, verrà portato davanti al re-
gime un trattato per il il ricono-
scimento dei diritti umani a Cu-
ba. «Per Yoani quello potrebbe
essere un piccolo terremoto sul-
l’isola. Un barlume di speranza»
LUCA PAUTASSO
È la quinta giornalista
straniera a perdere
la vita. Il bilancio
si fa più pesante
se si guarda ai reporter
siriani: in poco
più di un anno sarebbero
trenta le vittime totali
L’OPINIONE delle Libertà
MERCOLEDÌ 22 AGOSTO 2012
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