Page 7 - Opinione del 22-9-2012

II
GIUSTIZIA
II
Quanto ci costa portare le canzonette in carcere?
di
ALESSANDRO DE ROSSI
l governo, consapevole della ca-
renza di risorse finanziarie, nel va-
rare le misure operative destinate a
migliorare la situazione carceraria
intendeva includere i privati nel “di-
segno risolutivo del piano per l’edi-
lizia penitenziaria”. Sulle colonne di
questo giornale avevo già scritto che,
forse, prima della fase di realizza-
zione del disegno risolutivo del pia-
no carceri non sarebbe stato sba-
gliato promuovere una iniziativa di
pianificazione strategica che stabi-
lisse in modo organico, le possibili
operazioni da compiere a fronte
dell’intero patrimonio esistente sul
territorio: riuso, riassetto, dismissio-
ne, cessione, ristrutturazione, loca-
zione (ecc.), di taluni edifici peniten-
ziari, di aree pertinenziali (e non
solo) all’interno di un ragionato pa-
radigma di azioni da pattuire suc-
cessivamente attraverso una speci-
fica normativa con i diversi enti
locali. Tale processo, che sembrereb-
be positivamente essere stato avviato
da parte del Dap (Dipartimento am-
ministrazione penitenziaria) con al-
cune più sensibili realtà locali, po-
trebbe trasformarsi ancora oggi, ma
soprattutto per il domani, in una
grande opportunità per innescare
un ciclo virtuoso in rapporto diretto
con le attività produttive presenti
sul territorio. Individuando all’in-
terno delle diverse filiere nuovi am-
biti di recupero sociale del detenuto
come momenti alternativi, ma non
disarticolati e sporadici, destinati
all’applicazione della pena. Così
concepito, tutto il percorso, colle-
gato alle catene produttive locali, ai
servizi sociali, alle strutture coope-
rativistiche e al volontariato, ai va-
lori architettonici ed ambientali
espressi dalla nazione, potrebbe ri-
cucire sistemicamente le molte con-
nessioni funzionali esistenti nelle re-
altà territoriali. Da un lato, quindi,
va dato atto alla capacità del gover-
no centrale di saper predisporre
chiari criteri tecnici di intervento e,
dall’altro, l’incerta e diversa sensi-
bilità politica e culturale di recepire
queste linee da parte degli enti locali.
Fatta questa premessa, necessaria
per inquadrare in parte la comples-
sità dei problemi di fronte ai quali
si trova lo stato, veniamo ora alla
nostra più vicina realtà. Per certi casi
poco edificante.
Tra scandali, denunce, sperpero
di pubblico denaro, (inutili) chiari-
menti politici e doppie auto blu al
servizio del presidente Abruzzese, la
regione Lazio di questi tempi ha ben
altri problemi di cui occuparsi. Tut-
tavia, non finisce di stupirci la per-
vicace insistenza da parte dell’asses-
sorato regionale ai “Rapporti con
gli Enti locali e alle politiche della
sicurezza” di continuare nella sua
azione volta a portare cantanti e
canzonette all’interno delle carceri
laziali. Dopo gli interventi canori
nel carcere di Civitavecchia ad ago-
sto con la band di Luisa Corna, di
Franco Califano prima a Velletri poi
a Latina e, infine, di Marco Masini
nel penitenziario femminile della
stessa città, chissà quali altre idee
evasive saranno partorite dalla fer-
vida fantasia dell’assessore Pino
Cangemi: l’infaticabile pianificatore
culturale e attento programmatore
delle giornate estive musicali all’in-
terno delle carceri laziali.
Vista l’attuale situazione carce-
I
raria di cui solo i Radicali tengono
viva l’attenzione con costante, en-
comiabile impegno e i tanti proble-
mi irrisolti riguardanti il mondo del-
la detenzione e della post detenzione
(
è di ieri la rivolta con incendi nel
carcere minorile Beccaria di Milano)
il nostro sensibile assessore che fa?
Studia e coordina forse iniziative
volte ad assicurare programmi aven-
ti come obiettivi il possibile coinvol-
gimento degli enti locali nella ge-
stione di questi problemi, magari
con il contributo dell’imprenditoria
privata supportata dalle cooperative
di ex detenuti? Si applica, sulla base
di programmi di riabilitazione so-
ciale e qualificazione professionale,
a mettere a punto (con il conforto
ministeriale) misure alternative al
carcere e il reinserimento nel ciclo
produttivo destinato al riuso, sotto
altre forme e funzioni, dello stesso
patrimonio edilizio carcerario? Per
le “politiche della sicurezza” (di
chi?), analizza e propone attività la-
vorative e impiego di risorse econo-
miche per creare occasioni impren-
ditoriali con lo scopo di creare
lavoro, sostegno e reinserimento nel
ciclo delle attività produttive? Per
caso promuove corsi di formazione
professionale per gli ex detenuti, per
i giovani disoccupati e ragazzi allo
sbando? No, per l’assessore alle “Po-
litiche della sicurezza” tutto questo
è inutile e superfluo esercizio. Pre-
ferisce meglio applicarsi (per un si-
curo attraction/appeal?) al più im-
pegnativo e oneroso censimento di
gruppi canori. Visionando cantanti
e orchestrine, scegliere testi, parole
e musica degli artisti migliori da por-
tare nelle carceri per passare un po’
di tempo per (in)utili evasioni mu-
sicali. C’è però qualcosa di irrisolto
in tutto questo, sul quale problema
(
politico) occorrerebbe fare qualche
riflessione. Mi riferisco al costo di
queste iniziative evasive, al modo
come vengono impiegate ingenti ri-
sorse economiche, in questo periodo
di carestia, da parte di chi è auto-
rizzato, dalla politica dei politicanti,
a spendere pubblico denaro. C’è una
indubbia perplessità che riguarda il
vero scopo politico di chi spende, di
come spende e di quanto spende. E
secondo quali principi e obiettivi in-
tende continuare a spendere, com-
patibilmente con le finalità di istituto
del proprio assessorato, coerente-
mente con i programmi politici col-
legialmente condivisi tra i nostri
pubblici amministratori. Vorremmo
sapere, se non è troppo irritante la
domanda, quanto siano costate que-
ste “evasioni musicali” volute dal-
l’assessore Cangemi. A quanto siano
ammontati i cashè per i Franco Ca-
lifano, Mario Zamma, Manuela Vil-
la, Martufello, Marcello Cirillo, Tom
Sinatra, Luisa Corna con il suo
gruppo musicale (costituito da quat-
tro musicisti e un corista), Marco
Masini e quanti altri hanno contri-
buito alla iniziativa. E, se tutto è re-
golarmente in ordine, come spero,
mi domando comunque che ci “az-
zecca” con gli enti locali e le politi-
che per la sicurezza, questa non me-
glio identificata evasione musicale
che fa sorridere solo chi nulla capi-
sce dei veri problemi della detenzio-
ne? Tanto valeva che la presidente
Polverini affidasse a Cangemi un as-
sessorato di più alto prestigio cul-
turale ove potesse meglio esercitare
la sua sensibilità musicale ad un ben
altro e qualificante livello.
Moltissimo potrebbe
essere fatto
per migliorare le prigioni
italiane.Anche mettendo
in atto semplici piani
di riutilizzo
e miglioramento
dello struttire esistenti.
Invece non finisce
di stupire la pervicace
insistenza da parte
dell’assessorato regionale
ai “Rapporti con gli Enti
locali e alle politiche
della sicurezza”
della Regione Lazio
di continuare
nella sua azione volta
a portare cantanti
e canzonette all’interno
delle carceri laziali.
Dopo gli interventi
canori nel carcere
di Civitavecchia
ad agosto con la band
di Luisa Corna,
di Franco Califano
prima aVelletri
poi a Latina
e, infine, di Marco
Masini nel penitenziario
femminile della stessa
città, chissà quali altre
idee evasive saranno
partorite dalla fervida
fantasia dell’assessore
Pino Cangemi:
l’infaticabile pianificatore
culturale e attento
programmatore
delle giornate estive
musicali all’interno
delle carceri laziali
L’OPINIONE delle Libertà
SABATO 22 SETTEMBRE 2012
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