Direttore ARTURO DIACONALE
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Mercoledì 23 Gennaio 2013
delle Libertà
I calcoli di Ingroia e quelli (sbagliati) di Monti
i vediamo in Parlamento!».
La dichiarazione con cui
Antonio Ingroia ha chiuso la porta
a qualsiasi ipotesi di desistenza con
il Pd al Senato non rappresenta
una minaccia, ma un preciso dise-
gno politico. Il magistrato in aspet-
tativa della Procura di Palermo ha
fatto bene i suoi conti. In alcune
regioni conta di superare lo sbar-
ramento dell’otto per cento fissato
per la rappresentanza a Palazzo
Madama. E, sulla base di questa
previsione, punta apertamente a
porre dopo il voto il Pd di fronte
all’alternativa concreta se allearsi
con il centro di Monti o con la si-
nistra giustizialista della sua Rivo-
«
C
luzione Civile. Progetto ambizioso?
Niente affatto. Perché tutti i son-
daggi indicano che Bersani dovreb-
be conquistare la maggioranza alla
Camera, ma non raggiungere lo
stesso risultato al Senato. E stabi-
liscono che se il leader del Pd vorrà
effettivamente entrare a Palazzo
Chigi da Presidente del Consiglio
dovrà necessariamente o allearsi
con Monti, Fini e Casini, dando vi-
ta a un centrosinistra a guida non
centrista, o con Ingroia, mettendo
in piedi il primo governo formato
esclusivamente da forze di sinistra
della storia del nostro paese.
Ingroia conta di portare avanti
il suo disegno puntando su due fat-
tori precisi. Il primo è la suggestio-
ne che l’ipotesi di un governo for-
mato solo dalla sinistra può solle-
vare all’interno di un Pd dove l’ala
liberal è stata emarginata a tutto
vantaggio dei “giovani turchi” che
salutano con il pugno chiuso e che
hanno un rapporto sempre più
stretto con Sel di Nichi Vendola. Il
secondo è la circostanza che il suo
rivale per l’alleanza di governo con
il Pd sia un Mario Monti talmente
convinto di essere un novello “uo-
mo della Provvidenza” per conge-
nita superiorità nei confronti del
resto della classe dirigente da non
capire quale potrà essere il suo ve-
ro ruolo politico nella prossima le-
gislatura. Con un atto di incredi-
bile presunzione, infatti, l’attuale
Presidente del Consiglio si è con-
vinto che la sua “salita in campo”
abbia come unico risultato di tra-
sformarlo nel Ghino di Tacco della
Terza Repubblica. Cioè nel perso-
naggio che, posto al centro della
scena politica nazionale, decide le
sorti del paese ponendo condizioni
a chiunque sia costretto a chieder-
gli di partecipare alla formazione
della futura coalizione di governo.
Ma questa convinzione, forse sor-
retta dai consigli di Fini e Casini,
interessati solo alla personale so-
pravvivenza e abbacinati...
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2
Mario vs Mario. Se è Draghi a smentireMonti
idurre le esigenze di finan-
ziamento dell’Italia era un
imperativo, ma poteva esser fatto
solo alzando le tasse».
È sull’idea che non avesse altra
scelta che aumentare le tasse per
affrontare l’emergenza finanziaria
del novembre scorso che il premier
Mario Monti fonda la sua difesa
dalle critiche dell’editorialista del
Financial Times, Wolfgang Mün-
chau. Una linea difensiva però
molto debole, perché già smentita
non oggi, non ieri, ma quasi un an-
no fa, il 23 febbraio scorso, e non
da un oppositore politico, né dai
colleghi professori-editorialisti che
tanto lo irritano, ma da un altro
«
R
Mario, il presidente della Bce Dra-
ghi. Il quale, in una lunga intervista
al Wall Street Journal ammetteva
che «non c’è alternativa al conso-
lidamento fiscale», cioè alle politi-
che di austerità, aggiungendo però
che c’è modo e modo di consoli-
dare i bilanci pubblici, c’è un’au-
sterità «buona» e una «cattiva». E
quale delle due ha perseguito
Monti? Indovinato. «Un buon con-
solidamento è quello in cui le tasse
sono più basse», spiegava Draghi,
mentre «il cattivo consolidamento
è in effetti più facile da attuare,
perché si possono ottenere buoni
numeri alzando le tasse e tagliando
la spesa per investimenti, che è più
facile da fare che tagliare la spesa
corrente. In un certo senso è la via
più facile, ma non è una buona via,
perché deprime il potenziale di cre-
scita». In numerose altre occasioni
Draghi ha ripetuto che «il conso-
lidamento fiscale nel medio termi-
ne non può, e non deve, essere ba-
sato su aumenti delle tasse», ma
su tagli alla spesa corrente.
Ecco confutata, dunque, in que-
sto dialogo indiretto ma per nulla
immaginario, la tesi del premier se-
condo cui non avrebbe avuto scel-
ta, solo aumentando le tasse pote-
va salvare l’Italia. Un enorme
equivoco falsa il dibattito pubblico
sull’austerità. Senza rigore nei conti
pubblici non solo non può esserci
crescita, ma si rischia il default, e
una crisi europea (e mondiale) ca-
tastrofica. Non emerge, però, che
la disputa non è solo tra pro e con-
tro l’austerità, ma anche tra due
diverse politiche di austerità: au-
mentare le tasse o tagliare le spese.
E «l’evidenza empirica – sostengo-
no Alesina e Giavazzi – dimostra
che tagli di spesa, accompagnati
da liberalizzazioni (...)
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2
di
FEDERICO PUNZI
Nel febbraio 2012,
il presidente della Bce
sconfessava l’ipotesi
che non ci fossero
altre strade oltre
all’aumento delle tasse
per provare a realizzare
il consolidamento fiscale.
Infatti Draghi insisteva
sui tagli alla spesa
di
ARTURO DIACONALE
Al momento tutti danno
per scontata l’ipotesi
dell’alleanza tra il Pd
e l’area dei centristi
montiani.Ma la partita
elettorale è ancora tutta
da giocare. Soprattutto
da parte di Ingroia,
che conta di diventare
l’antagonista di Monti
Pdl, Cosentino esce con dignità
K
Nicola Cosentino, il “grande
escluso del Pdl dalle liste elettorali per
le elezioni politiche di febbraio, esce di
scena con dignità. E non perde l’occa-
sione per togliersi quache sassolino
dalla scarpa. Prima di tutto nega di es-
sere venuto alle mani con Angelino Al-
fano («Non ho niente contro la categoria
dei perdenti di successo», aggiunge).
Cosentino si lascia andare anche a qual-
che battuta ironica («tutte queste foto
per il capo degli impresentabili?») e ac-
cusa direttamente una certa stampa
«
che non ha più rispetto delle persone».
«
Le liste sono state regolarmente con-
segnate - aggiunge nel corso di un’affol-
latissima conferenza stampa - Passi
indietro non ne ho fatti. Avrei potuto
scegliere altri partiti, ma non vendo la
dignità per l’immunità». Poi, dopo lo
sfogo («se vado in carcere è perchè
siamo un paese incivile»), ringrazia «il
partito» e Berlusconi, «una persona
straordinaria alla quale mi lega un vin-
colo di rapporto di stima e di amicizia».
«
Se questa mia vicenda può servire a
prendere qualche voto in più - conclude
-
per me va bene».