Direttore ARTURO DIACONALE
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Giovedì 24 Gennaio 2013
delle Libertà
Le liste del Pdl e la sindrome del tradimento
n apparenza il tratto caratteristico
delle liste dei candidati al Parla-
mento del Pdl sembra essere quello
dato dall’esclusione dei candidati
definiti “impresentabili”. E sempre
in apparenza la preoccupazione che
ha dominato il ristretto sinedrio di
via dell’Umiltà sembra essere stata
quella di aver dato ascolto ai son-
daggi indicanti il rischio di perdere
punti per la presenza dei nomi
sporcati dalle indagini giudiziarie e
di aver così ceduto al pensiero uni-
co giustizialista che domina ormai
incontrastato nel nostro paese. Ma
questa caratteristica, che fa gridare
vittoria a quei media che grondano
giacobinismo strumentale e funzio-
I
nale ai disegni di potere dei propri
padroni, è solo l’aspetto esteriore.
In realtà, la vera caratteristica delle
liste del Pdl è quella di essere state
realizzate sulla base di unico crite-
rio. Che non è quello del casting da
telenovela televisiva molto spesso
usato in passato. E neppure quello
del premio di fedeltà per gli stretti
collaboratori dei vari capi bastone
del partito. Ma è solo ed esclusiva-
mente quello di dare vita a gruppi
parlamentari destinati a rimanere
uniti e compatti nella prossima le-
gislatura. Il criterio dominante della
formazione delle liste del Pdl, in so-
stanza, è stata la volontà di evitare
che nel prossimo Parlamento il
maggiore partito del centrodestra
possa essere segnato dalle stesse la-
cerazioni, fratture, smottamenti su-
biti nella legislatura passata. È il
criterio della prevenzione contro i
traditori potenziali e le quinte co-
lonne possibili? O, se vogliamo, è
il criterio della blindatura dei fede-
lissimi non dei singoli big del par-
tito ma del solo fondatore, scottato
non solo dal caso Fini ma soprat-
tutto dai casi Pisanu e Frattini? È
la sindrome del tradimento? Qua-
lunque sia il nome del principio
ispiratore del sinedrio ristretto di
via dell’Umiltà, è chiaro che nella
messa a punto delle liste, cioè nella
scelta dei futuri parlamentari, il ver-
tice del Pdl si sia preoccupato es-
senzialmente di esorcizzare il rischio
che all’indomani del voto una parte
consistente del partito possa essere
tentato dalla prospettiva di passare
con Monti e conquistare gli stra-
puntini di governo e sottogoverno
che il probabile vincitore Bersani
concederà al Professore. Di qui
l’esclusione non degli ex An, come
hanno denunciato i vari Viespoli e
Urso, ma solo di quelli che, sulla
base dei tentennamenti dello scorso
anno, avrebbero potuto essere più
facilmente tentati dalle lusinghe e
dalle promesse del del montismo
subalterno alla sinistra.
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Regionali: sinistra davanti in Lazio e Lombardia
arà una sfida all’ultimo voto.
Magari non come l’Ohio o la
Florida per le elezioni statunitensi
ma quel che è certo è che le elezioni
regionali della Lombardia si decide-
ranno sul filo di lana. Larga parte
dei sondaggisti ha già battezzato la
corsa
“too close to call”
e l’ultimo
sondaggio Spincon aggiunge un po’
di pepe alla contesa, fotografando
il sorpasso di Umberto Ambrosoli
e del centrosinistra a trazione civica
nei confronti della camicia verde Bo-
bo Maroni. Secondo Spincon, infat-
ti, se si votasse oggi finirebbe con
Ambrosoli al 39,8%, Maroni al
37,9%, Albertini al 10,3% e Car-
cano del Movimento 5 Stelle al
S
9,7%. Niente di compromesso, ov-
viamente, ma la rilevazione segnala
una tendenza evidente. Il candidato
del centrosinistra piace – e molto –
alla tradizionale base di voto pro-
gressista. Non solo: si dimostra ca-
pace di parlare anche a molti inde-
cisi e agli elettori tradizionalmente
mobili e finirebbe per attrarre circa
il 4% di consensi in più delle elezio-
ni politiche che si celebreranno in
contemporanea. Ragionamento
completamente rovesciato per Bobo
Maroni, poco brillante in questa ri-
levazione e leggermente al di sotto
della coalizione guidata da Silvio
Berlusconi a livello nazionale. A pe-
nalizzare il candidato leghista ci so-
no essenzialmente due fattori: uno
è rappresentato dal profilo modera-
to e bipartisan di Ambrosoli, l’altro
dalla discesa in campo di Gabriele
Albertini. L’ex sindaco forzista di
Milano non va benissimo (poco so-
pra il 10%) ma a differenza che in
molte altre situazioni sembra rubare
voti più a destra che a sinistra e, so-
prattutto a Milano, riesce a risultare
un fattore determinante per far per-
dere l’asse Pdl-Lega. Quella terzo-
polista sembra rimanere una pro-
spettiva debole e assolutamente non
in grado di inserirsi credibilmente
in una corsa per la vittoria. Le Re-
gionali si giocano infatti con la re-
gola che chi prende un voto in più
vince e in questo contesto la corsa
al voto utile sembra penalizzare can-
didature al di fuori degli schiera-
menti. Chiude il lotto dei candidati
con uno share consistente il Movi-
mento 5 Stelle e la candidatura della
41enne Silvana Carcano che si fer-
ma poco sotto il 10%. È certamente
un risultato inferiore al di Beppe
Grillo a livello nazionale ma è co-
munque un risultato apprezzabile
per uno schieramento...
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2
di
ANDREA MANCIA
e
SIMONE BRESSAN
TraAmbrosoli e Maroni
la sfida si giocherà
sul filo di lana. Per ora
invece Zingaretti
è in netto vantaggio
su Storace.Ma il leader
de“La Destra”può
contare su margini
di crescita superiori
di
ARTURO DIACONALE
Ci sarà nel prossimo
Parlamento un partito
di centrodestra
più compatto, blindato,
ortodosso e chiuso.
Ma anche più distante
dalla propria base.
Questo vuoto dovrà
essere colmato. Forse
al di fuori del Pdl
Fmi: ilmiracolodiMonti è la recessione
K
Il Fondo Monetario Internazio-
nale (Fmi) taglia le stime di crescita
sull’Italia. Il Pil è atteso in calo dell’1%
quest’anno, ovvero di 0,3 punti in più
rispetto a quanto stimato in ottobre. In-
variata la stima per il 2014, quando
l’economia italiana dovrebbe espan-
dersi (il condizionale è d’obbligo) dello
0,5%. L’economia dell’area euro si con-
trarrà anche nel 2013, dopo il -0,4% del
2012. Il Fmi rivede al ribasso (da +0,2%
a -0,2%) il Pil di Eurolandia per que-
st’anno. La crescita tornerà nel 2014,
quando il Pil si espanderà dell’1% (-0,1
punti rispetto alle stime di ottobre). Se-
condo Olivier Blanchard, capo econo-
mista del Fondo, «restano sfide elevate
per i paesi della periferia dell’area
euro, per questo prevediamo un altro
anno di recessione per Spagna e Ita-
lia». All’allarme del Fmi ieri si è ag-
giunto quello di Confindustria. «La
crisi sta lasciando profonde ferite. È
emergenza economica e sociale - av-
verte l’associazione degli industriali in
un documento presentato alle forze
politiche in vista del voto - Servono
scelte immediate, forti e coraggiose.
L’alternativa è il declino».
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