Page 3 - Opinione del 28-9-2012

di
ENRICO STRINA
i avvicina il giorno delle deci-
sioni in casa centrosinistra: con
quali modalità si faranno le pri-
marie? Vendola che alla fine che
fa? Il 30 settembre, giorno prescel-
to dal governatore pugliese per
sciogliere la sua riserva, si avvicina
a grandi passi. Una riserva che in
realtà, a meno di rivoluzioni del-
l’ultimo minuto, sembra essersi
sciolta in positivo, dato che da
Grosseto arriva la notizia della na-
scita di un primo comitato per
Vendola. Se quindi da Sel arrivano
segnali di competizione, la zona
veramente calda però è in casa Pd.
Ed ecco materializzarsi un’altra
data simbolo: il 6 ottobre, giorno
dell’Assemblea nazionale del Pd,
redde rationem
del regolamento
per le primarie: da lì partirà la me-
ga trattativa per le regole. C’è di
certo che sarà comunque un gior-
no importante. Bersani e Renzi ne
sentono la pressione e sfoderano
le loro mosse, cercando di chiude-
re i propri cerchi. C’è altrettanto
di certo che il trio Migliavacca
(
Pd), Ferrara (Sel) e Di Lello (Psi),
trojka
incaricata di scrivere le re-
gole, ha emanato la sua bozza. Un
abbozzo pro-Bersani ma soprat-
tutto anti-Renzi: voto col doppio
turno, elettori registrati, identificati
ed inseriti in un albo pubblico, con
l’obbligo di firmare la carta d’in-
S
tenti. Niente infiltrati, niente im-
boscati: quello su cui puntava il
sindaco di Firenze. Di più: niente
turno unico. Il doppio turno favo-
rirà sì una certa dispersione nella
prima tornata, con la possibilità
di vedere Renzi in testa al primo
spoglio, ma poi dovrebbe favorire
il convergere dei voti di quasi tutti
gli altri candidati (Vendola in pri-
mis) su Bersani, aumentandone le
probabilità di vittoria finale. Pupo
Renzi si trasforma subito in fiume
in piena e accende i motori da su-
bito, all’ora del caffè. La tribuna
prescelta è
Radio anch’io
: «
Le re-
gole delle primarie devono essere
le stesse delle precedenti primarie.
Perché cambiarle?», si chiede il
sindaco toscano. «Ma vorrei
sdrammatizzare: noi vinceremo se
saremo più bravi di Bersani, non
sulla base di alambicchi regola-
mentari». E poi, tornando su Ber-
sani: «Io mi fido di quello che de-
cide il segretario. In generale, ci
sono due modelli: allargare o re-
stringere il campo degli elettori.
In America è Romney che perse-
gue l’obiettivo di registrare gli elet-
tori. Io sogno un Pd che si apre».
Sul contributo per votare alle pri-
marie, Renzi ha inoltre spiegato:
«
Il tema dei 4 euro è strumentale.
Non so quanti saranno gli euro da
pagare per votare, però io credo
nei cittadini che finanziano la po-
litica. Per il mio camper funziona
così. Il problema è togliere il fi-
nanziamento alla politica». Renzi
a tutto tondo, Renzi non ci sta, il
Pd gli sembra la macchina di
Romney, il suo partito ideale deve
aprirsi. Deve aprirsi anche a quelli
che ci ripensano, a quelli insomma
che Bersani proprio non vuole ve-
dere: i centrodestrorsi pentiti. Pro-
prio il bacino d’utenza che farebbe
comodo al sindaco di Firenze:
qualcuno vuole partecipare perché
incuriosito, qualcuno perché in
Renzi vede il leader carismatico
à
la
Weber, qualcuno solo per sabo-
tare. Tutto fa brodo e il Pupo ha
fretta di crescere.
II
POLITICA
II
Il PdmetteRenzi alle strette
Rissa sulle regoledelleprimarie
Polverini allaguerra
Èrottura con il Pdl?
K
Matteo RENZI
I radicali contro Renata: non poteva non sapere
on solo, sostengono i Radi-
cali italiani del Lazio, la Pol-
verini non poteva non sapere cosa
combinasse il Consiglio regionale
del Lazio, visto che ne facevano
parte (uno di essi anche nel fami-
gerato ufficio di presidenza cui
Giuseppe Rossodivita e Rocco Be-
rardo non potevano mettere piede
e neppure conoscere il contenuto
delle delibere e delle decisioni, ne-
anche quando lo chiesero come
accesso agli atti, ndr) i suoi tredici
consiglieri. Ma da tempo il loro
tentativo di trasparenza, di fare
pubblicare on line per legge la co-
siddetta anagrafe tributaria degli
eletti e dei nominati, «veniva boi-
cottata nelle maniere tipiche dei
burocrati». E così, quando la legge
era ormai pronta per andare in au-
la con un sostegno bipartisan, che
serviva a farsi belli in tv quando
si parla di casta e costi della poli-
tica, i due consiglieri Rossodivita
e Berardo venivano avvisati pro-
prio dagli uomini dell’ufficio di
presidenza che la legge così come
la volevano loro “non poteva an-
dare”. E perché? Proprio per quei
paletti sulla trasparenza dei finan-
ziamenti ai gruppi consiliari in Re-
gione. In pratica un vero e proprio
veto sulla trasparenza relativa a
quei soldi destinati ai gruppi che
oggi tutti sanno come nella mag-
gior parte dei casi venivano spesi.
Per ribadire tutto ciò ieri si è
tenuta una conferenza stampa pro-
prio nella sede storica del Partito
radicale in via di Torre Argentina
76.
Presenti, oltre al consigliere re-
N
gionale Rocco Berardo, anche il
segretario nazionale Mario Stade-
rini, e i due leader storici Marco
Pannella ed Emma Bonino. Berar-
do ha distribuito ai presenti anche
il riassunto del verbale della seduta
consiliare dello scorso fine giugno
quando vennero respinti gli emen-
damenti radicali. Richiamando le
rispettive dichiarazioni in aula.
Disse all’epoca proprio Rossodi-
vita che «...i consiglieri radicali si
sono visti respingere tutti i loro
emendamenti finalizzati a tagliare
delle spese che sono sicuramente
superflue, a tagliare in relazione a
soggetti che non subiranno dram-
mi, non subiranno tragedie, men-
tre invece le risorse risparmiate po-
trebbero andare a rifinanziare la
legge sul reddito minimo garantito
per disoccupati e precari».
Quindi, respinta l’abolizione
delle tre commissioni consiliari
speciali, respinta l’abolizione dei
vitalizi agli assessori esterni della
Giunta Polverini, e respinto il ta-
glio delle autoblu. «Una banalità,
un atto di un secondo», diceva ac-
calorandosi Rossodivita, «che
avrebbe potuto cambiare la vita
di migliaia di persone. Con i tagli
alle consulenze fatte agli amici,
con i tagli degli stipendi dei diri-
genti regionali, poteva essere rifi-
nanziato il reddito minimo garan-
tito. Abbiamo proposto, e non si
vede il perché debba essere diver-
samente, che i dirigenti regionali
non potessero guadagnare più
dell’80 per cento dello stipendio
del presidente della Regione. Ba-
nale. Nessun dirigente regionale
morirebbe di fame e qualche soldo
potrebbe essere speso meglio».
E invece, all’epoca, dentro l’uf-
ficio di presidenza furono tutti
d’accordo, e poi in aula con il vo-
to, a respingere gli emendamenti
radicali. Pd, Idv e Lista Polverini
compresi. Berardo in conferenza
stampa (Rossodivita era assente
perché stava a Milano a difende-
re Marco Cappato, parte lesa in
un processo per diffamazione con-
tro Roberto Formigoni relativo
alla
vexata quaestio
delle firme
false per raccogliere le candidatu-
re alle regionali in Lombardia) ha
spiegato anche che non ci si deve
fermare, da parte della stampa e
soprattutto della tv, che ha fatto
approfondimenti nei talk show,
veramente risibili e spesso orien-
tati alla disonestà intellettuale fa-
cendo passare la Polverini «addi-
rittura come vittima», al folklore
di parlare dei pranzi con le ostri-
che o dei toga party con ancelle
scosciate e uomini travestiti da
maiali. «Ben più grave – ha detto
e credo che la procura di Roma
vorrà vederci chiaro, è cosa si ce-
lasse dietro contratti di manuten-
zione da dieci milioni di euro l’an-
no, dal 2009 a oggi, per le palaz-
zine della Regione alla Pisana. Ben
più gravi i finanziamenti alla po-
litica che venivano distribuiti ai
singoli consiglieri perché potesse-
ro ricomprarsi la rielezione distri-
buendo mance a destra e a man-
ca». Insomma un sistema
satrapico feudale del quale cono-
sciamo solo la punta dell’iceberg.
I radicali hanno anche “rispie-
gato”, per i duri di comprendonio
interessati, quale sia stata la genesi
dell’articolo di Sergio Rizzo sul
Corsera” dello scorso 20 agosto,
reso possibile solo dal fatto che il
gruppo consiliare della lista Boni-
no-Pannella fosse stato l’unico, e
già dall’anno precedente, a pub-
blicare on line i soldi ricevuti e il
loro relativo molto parziale utiliz-
zo. Dato che nelle casse del grup-
po (e non in quello dei singoli rap-
presentanti o non sia mai dello
stesso partito radicale) ci sta an-
cora ben oltre la metà di quei 400
mila euro percepiti tra il 2011 e il
2012.
Quando i due consiglieri ra-
dicali fecero l’operazione traspa-
renza nel 2011 non se ne occupò
nessuno, sebbene avessero fatto
notare la storia dei milioni spesi
per la manutenzione delle palaz-
zine alla Pisana che strideva a
confronto con i 50 mila euro
stanziati per la manutenzione di
entrambe le carceri della capitale,
Rebibbia e Regina Coeli. Ma
tant’è. Sergio Rizzo si è svegliato
un anno dopo e a quel punto la
trasparenza radicale è venuta co-
moda. Salvo il fatto di riconoscer-
lo, visto che persino Gianantonio
Stella quando è andato in tv, ben-
ché sia il giornalista a detenere
con Rizzo il copyright sulla dizio-
ne “casta”, si è guardato bene dal
citare nonché dal ringraziare Roc-
co Berardo e Giuseppe Rossodi-
vita. Giustamente, come ha detto
in sintesi, nell’intervento conclu-
sivo della conferenza stampa
Marco Pannella siamo ancora al
regime che si sceglie i suoi anta-
gonisti: ieri Bertinotti, poi Di Pie-
tro, infine Grillo. E magari adesso
pure la Polverini.
DIMITRI BUFFA
I consiglieri pannelliani
si sono visti respingere
ogni taglio delle spese
proposto negli anni
Mistero sui soldi
per la manutenzione
della sede della Pisana:
10
milioni di euro l’anno
on ha fine la faida che sta la-
cerando il Pdl nel Lazio. Ieri
Renata Polverini ha sfrondato la
sua giunta. Nell’ottica dei tagli che
entreranno in vigore a partire dalla
prossima consiliatura, la presidente
ha ridotto a dieci il numero degli
assessori. Sono stati in cinque a per-
dere il posto: Marco Mattei(che
aveva le deleghe di Ambiente e Svi-
luppo sostenibile), Gabriella Senti-
nelli (Istruzione e Politiche per i gio-
vani), Angela Birindelli (Politiche
agricole e valorizzazione dei pro-
dotti locali), Stefano Zappalà (Tu-
rismo) e Francesco Lollobrigida (ti-
tolare delle Politiche mobilità e
trasporto pubblico locale).
Un taglio che, al di là della giu-
stificazione eticamente corretta,
penalizza fortemente quelle com-
ponenti del Pdl che sono invise al-
la governatrice che nel pomeriggio
ha formalizzato le dimissioni.
Mattei è uomo vicino ad Antonio
Tajani, bersaglio non più di due
giorni fa delle accuse al vetriolo
dell’ex leader dell’Ugl. Biridelli,
nonostante i dissapori degli ultimi
mesi, fu designata dall’ex capo-
gruppo azzurro, Francesco Batti-
stoni. Lollobrigida e Sentinelli, in-
fine, erano in quota An.
Inoltre Polverini ha rafforzato i
poteri degli assessori a lei più vicini.
Fabiana Santini, ex forzista, ha ot-
tenuto la delega al Turismo che era
di Stefano Zappalà e quella ai Gio-
N
vani, che era di Sentinelli. Mariella
Zezza, polveriniana di ferro, ha ac-
quisito l’Istruzione altra delega di
Sentinelli. Giuseppe Cangemi, Pdl
vicino a Gianni Sammarco e tra i
più fidati collaboratori della presi-
dente, ha ottenuto la delega ai Ri-
fiuti, sfilata all’alemanniano Pietro
Di Paolo e quella all’Ambiente, al
forzista Marco Mattei.
Rimangono invariate le deleghe
dei due assessori dell’Udc. Anzi, Lu-
ciano Ciocchetti è stato nominato
vicepresidente.
Un risiko che lascia intendere
come la governatrice sia intenzio-
nata ad amministrare concreta-
mente la Regione fino al voto pri-
maverile, non avendo nessuna
intenzione di accelerare la proce-
dura di dimissioni che porterebbe
ad elezioni anticipate. E che sono
iniziate le grandi manovre in vista
del redde rationem di aprile. Da
mesi Polverini sta organizzando
una sua lista, Città Nuove, che ha
corso alle ultime amministrative
(
in alcuni casi anche contro il can-
didato del Pdl) e la sta rendendo
indipendente dalle fila degli azzur-
ri. Ancora non è chiaro se tale ri-
vendicazione d’indipendenza sarà
giocata sul tavolo delle trattative
con Angelino Alfano, o piuttosto
guarda in direzione dei centristi.
I quali, però, potrebbero essere
sensibili alle sirene del Pd.
PIETRO SALVATORI
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 28 SETTEMBRE 2012
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