Page 4 - Opinione del 29-9-2012

II
POLITICA
II
Come si incrocianoquestionemorale e crisi politica
di
GIUSEPPE TALARICO
o scandalo legato alla gestione
del finanziamento pubblico dei
gruppi alla regione Lazio, su cui è
in corso una inchiesta della magi-
stratura e nella quale risulta inda-
gato l’ex capo gruppo Franco Fio-
rito accusato di peculato, ha
riproposto nel dibattito nazionale
la questione morale. In un suo libro
L’ultimo giro di giostra
,
uno dei
grandi giornalisti del Novecento, Ti-
ziano Terzani, ha colto un aspetto
che definisce lo spirito del tempo
della società post-moderne. Il ma-
terialismo in occidente sta inariden-
do e sgretolando le fondamenta mo-
rali ed etiche su cui la convivenza
umana dovrebbe fondarsi. Oramai
impera la dittatura del denaro e l’in-
volgarimento delle società di massa.
Ciò che emerge da questa triste vi-
cenda, che ha provocato reazioni di
indignazione e sdegno e grande
amarezza nella pubblica opinione,
è la presenza nella vita pubblica di
figuri privi di moralità, ideali e va-
lori, che, pur di arricchirsi, si sono
abilmente inseriti nel mondo poli-
tico, riuscendo a conquistare un am-
pio consenso con metodi smaccata-
mente ed oscenamente clientelari.
Giustamente osservava in un suo
editoriale Ernesto Galli della Loggia,
che, ascoltandoli mentre con impu-
denza parlano dalla tribuna televi-
siva, si ha la netta sensazione che
siano politici che, oltre a non cono-
scere la lingua italiana, sono al-
l’oscuro delle vicende storiche del
nostro paese, e alla base del loro im-
L
pegno politico vi è una assenza ma-
nifesta ed innegabile di presupposti
ideali e culturali. Nulla sanno del
dibattito ideale e culturale che ha
consentito all’Italia di divenire una
grande democrazia Europea, del
ruolo delle regioni come enti depu-
tati alla programmazione ed alla at-
tività legislativa, del welfare state,
dell’intervento pubblico nella eco-
nomia di mercato, e soprattutto del-
la grande ricchezza culturale della
tradizione democratica italiana.
Questo aspetto dello scandalo po-
litico verificatosi alla regione Lazio,
che ha travolto la giunta guidata
dalla presidente Polverini, impone
una riflessione sui criteri con cui
vengono selezionate le classi diri-
genti dai partiti, visto che il proble-
ma riguarda trasversalmente tutte
le forze politiche. Per alcuni osser-
vatori la Seconda repubblica ha avu-
to partiti leggeri e con deboli iden-
tità ideali e culturali, sicchè non si
è riusciti a formare amministratori
e politici di valore. Pertanto, poiché
il sistema politico attraversa una
fase di transizione, dovuta al go-
verno tecnico, e visto che stiamo vi-
vendo quello che Massimo Franco
ha designato con la felice espressio-
ne un passaggio di sistema, è neces-
sario invocare, come ha fatto ripe-
tutamente Giorgio Napolitano, un
rinnovamento e una riforma radi-
cale e profonda dei partiti. Soltanto
in questa maniera verranno create
le condizioni per ristabilire un rap-
porto di fiducia tra la pubblica opi-
nione e i partiti politici, la cui fun-
zione istituzionale deve essere quella
di mediare tra la società civile, co-
gliendone ed interpretandone le esi-
genze e le istanze legittime, e le isti-
tuzioni. Lo scandalo del Lazio mette
impietosamente a nudo l’inerzia e
la lentezza della politica nell’appro-
vare le riforme con le quali ridurre
gli sprechi di denaro pubblico, inac-
cettabili in tempi di crisi, ridimen-
sionare i privilegi della casta dei po-
liticanti senza mestiere, rivedere, in
modo da evitare le ruberie, il pur
necessario ed indispensabile mecca-
nismo di finanziamento della poli-
tica, in assenza del quale l’attività
politica verrebbe svolta soltanto da
chi è ricco di famiglia. Bruno Forte,
un teologo ed un uomo di chiesa di
grande tempra morale ed intellet-
tuale, in un suo editoriale molto
profondo, domenica scorsa sul
So-
le24Ore
ha delineato quale debba
essere il ruolo del politico nella so-
cietà post moderna nella quale vi-
viamo. In primo luogo, notava giu-
stamente Bruno Forte nel suo
editoriale, è fondamentale preten-
dere dalle forze politiche, prima che
si vada al voto nel 2013, una legge
elettorale che sia decente e demo-
craticamente efficace, siccchè il cit-
tadino sia messo in grado di sceglie-
re con il proprio libero voto un rap-
presentante, che sia espressione del
territorio a cui appartiene. Il politico
non deve farsi eleggere per trarre
profitto personale dalla propria at-
tività istituzionale, ma deve agire re-
sponsabilmente per rendere un ser-
vizio alla comunità, ispirando la
propria condotta al primato morale
del bene comune e della dignità in-
tangibile della persona umana. I par-
titi politici, anche se non potranno
avere il peso e la consistenza di quel-
li della prima Repubblica, devono
rinnovarsi per esprimere visioni
ideali e programmi adeguati ai pro-
blemi nazionali. Proprio l’assenza
delle riforme, secondo una plausibile
interpretazione, ha prodotto la re-
crudescenza del fenomeno della cor-
ruzione e lo scadimento civile e mo-
rale nella vita pubblica italiana ad
ogni livello istituzionale. Occorre ri-
vedere la seconda parte della Costi-
tuzione, per portare a termine la in-
finita transizione italiana iniziata
con la dissoluzione dei partiti della
prima repubblica, adeguando le isti-
tuzioni repubblicane alla democra-
zia dell’alternanza basata sul bipo-
larismo. Da questo punto di vista
una legge elettorale uninominale con
il doppio turno sarebbe la migliore
scelta per avere la possibilità di se-
lezionare con rigore la classe politi-
ca, impedendo che siano cooptati
nelle istituzioni individui privi di
scrupoli morali, spregiudicati e alla
ricerca di facili guadagni, ottenuti
con comportamenti osceni e depre-
cabili. Inoltre è fondamentale essere
consapevoli che la corruzione dila-
gante, mentre si attende che il par-
lamento approvi la legge anticorru-
zione, oltre a diffondere sentimenti
di sfiducia verso la politica ed i par-
titi, offre argomenti a quanti alimen-
to irresponsabilmente l’antipolitica,
da cui nulla di buona può venire al-
la comunità. La corruzione, secondo
uno studio Europeo, rappresenta
uno dei problemi più gravi del no-
stro sistema politico ed economico,
sicchè il nostro Paese nella gradua-
toria stilata dall’Ocse nel Vecchio
continente occupa uno dei principali
posti, un primato su cui le classi di-
rigenti italiane dovrebbero meditare
criticamente. Inoltre la corruzione,
oltre a provocare la dissipazione di
pubbliche risorse, scoraggia gli in-
vestimenti esteri e di fatto indebo-
lisce il sistema produttivo italiano.
In ogni caso l’inerzia ed il ritardo
con cui si muovono tutti i partiti,
sul tema oramai ineludibile delle ri-
forme istituzionali, della politica e
della forma partito, non è più accet-
tabile ed tollerabile. Fuori i mani-
goldi e gli uomini senza spessore
morale ed intellettuale dallo spazio
pubblico, questo deve essere l’impe-
rativo morale per tutte le forze po-
litiche responsabili e serie.
Il politico non deve farsi
eleggere per profitto,
ma per rendere
un servizio alla comunità
Una legge uninominale
con il doppio turno
selezionerebbe con rigore
la classe politica
Cota e quei balzelli che atterrano gli imprenditori
utte le iniziative che il governo
regionale piemontese ha as-
sunto per quanto riguarda la parte
legata al mondo produttivo sono
state iniziative concordate con l’as-
sociazione dell’Unione Industriale
di Torino, ha riferito il governatore
del Piemonte Roberto Cota, alla
presentazione ufficiale del neoelet-
to presidente Licia Mattioli. Que-
sto non perché si debba acquisire
il consenso a tutti i costi ma per-
ché evidentemente se si vuole fare
qualcosa per il mondo produttivo
la cosa che si deve fare prima di
tutte è quella di ascoltare le sue
esigenze. Questo è il momento del-
le analisi, dell’individuazione dei
problemi e la questione è compli-
cata e molto difficile, da un lato,
ma anche relativamente semplice
nella sua difficoltà, secondo Cota.
La vede relativamente semplice
perché è intimamente convinto di
una cosa e cioè che gli imprendi-
tori sappiano fare più che bene il
loro mestiere. «Il problema che
stiamo vivendo non è un problema
di incapacità del mondo produtti-
vo ma un problema di difficoltà
per i troppi pesi che il mondo pro-
duttivo ha» sono le sue parole. La
politica invece di aiutare il sistema
delle imprese lo ha sistematica-
mente tartassato, danneggiato e a
volte anche criminalizzato. Allora
prima di parlare delle iniziative
specifiche parliamo invece di una
questione molto generale e cioè del
primo problema che le nostre
aziende hanno che il nostro siste-
ma produttivo ha, che è quello del-
T
la pressione fiscale. Motivo per cui
si possono fare tutte le iniziative
possibili del mondo a livello di Co-
mune, a livello di Provincia, anche
a livello di Regione, si possono fa-
re delle cose bellissime ma servi-
ranno per un numero limitato di
persone. Se la pressione fiscale sul-
le aziende e sul lavoro si mantiene
a questi livelli non c’è storia. Que-
sto è quello che si vede tutti i gior-
ni andando sul territorio. Sì certo
qualcuno ce la fa perché riesce a
produrre qualcosa che non dipen-
de sostanzialmente dal costo del
lavoro. Ma in generale la situazio-
ne è questa. Si deve cominciare a
parlare di questo, cioè della pres-
sione fiscale che è troppo alta e che
poi non ottiene neanche il risultato
di avere un gettito fiscale adeguato
perché se un azienda chiude le tas-
se non le paga più, perché se le
persone alla fine del mese non
prendono lo stipendio non avran-
no neanche la possibilità di pagare
le tasse! Bisogna cominciare da
qui, poi si può passare agli altri
punti, è perentorio Cota. Poi è
chiaro che vanno bene tutte le ini-
ziative per indirizzare gli investi-
menti sulla ricerca e sull’innova-
zione. Si vince la sfida infatti quan-
do riusciamo a differenziarci dagli
altri. Quindi la internazionalizza-
zione visto che abbiamo in questo
momento un problema di consumi
dal punto di vista del nostro mer-
cato interno. Segue il problema di
accesso al credito sicuramente per-
ché le nostre aziende ne hanno bi-
sogno ed hanno difficoltà ad acce-
dervi. È chiaro per il governatore
che ci sono anche questi problemi
e la Regione Piemonte per quanto
di sua competenza li sta affrontan-
do con grande impegno. Si potreb-
bero elencare per esempio le mi-
sure varate come governo regio-
nale a sostegno degli investimenti
per la ricerca ed innovazione, co-
me quelle per l’internazionalizza-
zione facendo funzionare il Ceip
(
Centro Estero Internazionalizza-
zione Piemonte) in modo nuovo
perché ci sono tante aziende che
si rivolgono ancora soltanto al
mercato interno. Per quanto ri-
guarda l’accesso al credito si è riu-
sciti a reperire 250 milioni di euro,
messi a disposizione in modo di-
versificato per le aziende. Bisogna
continuare in questa direzione, e
non vi sono dubbi per Cota, ma
non bisogna dimenticare che il
problema vero è quello della pres-
sione fiscale. Se chi ha la compe-
tenza di farlo, la regione ha una
competenza minima senza il fede-
ralismo, quasi nulla – ha ricordato
-
se si riuscirà a ridurre la pressio-
ne fiscale sulle aziende e sul lavoro
certamente ci sarà una via d’uscita.
E ci tiene a precisare che il suo
non è assolutamente un discorso
populista perché non si può pro-
mettere quello che non si può
mantenere. Ma anche in un siste-
ma di pesi e contrappesi – ha con-
cluso Cota, ponendo una doman-
da amletica - ha più senso tassare
la ricchezza, quindi poi il reddito
oppure ha più senso impedire che
si costruisca il reddito? Ebbene,
oggi siamo al punto che con un si-
stema così fatto si impedisce che
ci sia il reddito. Sono tanti e tali i
balzelli che alla fine uno non apre
neanche la saracinesca.
VITO PIEPOLI
L’OPINIONE delle Libertà
SABATO 29 SETTEMBRE 2012
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