Direttore ARTURO DIACONALE
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Mercoledì 31 Ottobre 2012
delle Libertà
Napolitano: «Avanti conMonti»
Ieri il Capo dello Stato ha esortato i partiti a tenere duro fino a fine legislatura, chiedendo «un’ampia
e operosa assunzione di responsabilità in vista delle sfide che sono davanti all’Italia e all’Europa»
Caro segretarioAlfano, batti un colpo bipolare
Il voto in Sicilia chiama in causa anche il premier
Compagni, camerati, ora chiedete scusa a Storace
e è vero che la politica siciliana
preannuncia quella nazionale, il
futuro riserva al nostro paese una
sorte ed un quadro politico simili
a quelle della Grecia. Cioè la fram-
mentazione dei partiti maggiori, la
presenza massiccia in Parlamento
di forze antisistema indisponibili a
qualsiasi funzione di governo e la
necessità di mettere insieme coali-
zioni eterogenee estremamente de-
boli e di fatto guidate dai poteri
economici e finanziari (non da quel-
li politici, che non ci sono) europei.
Pierferdinando Casini sostiene
che l’unica alternativa a questa an-
gosciosa prospettiva sia l’alleanza
tra progressisti e moderati, cioè tra
S
Pd e Udc possibilmente rafforzato
da pezzi in uscita dal Pdl. Ma pro-
prio la Sicilia, laboratorio della po-
litica nazionale, dimostra che quella
del leader centrista è una ricetta to-
talmente sbagliata. Rosario Crocet-
ta, espressione dell’alleanza tra Pd
ed Udc, non ha vinto un bel nulla.
Se vuole governare, deve necessa-
riamente allearsi o con Miccichè e
Lombardo o con il suo principale
avversario, Musumeci. Cioè deve
mettere in piedi una coalizione ete-
rogenea, debole, esposta a ricatti e
condizionamenti di ogni capoba-
stone presente nelle varie compagini
politiche della maggioranza. E con
questa armata Brancaleone deve
fronteggiare l’offensiva costante di
un Movimento Cinque Stelle gui-
dato da un comico a cui il successo
incomincia a far credere di essere
la contemporanea reincarnazione
di Mao e di Mussolini.
In questa prospettiva appare fin
troppo evidente che Casini sbaglia,
e che il modello Crocetta non può
essere la soluzione della politica na-
zionale. Ma, soprattutto, che il si-
stema proporzionale produce solo
la frammentazione siciliana (o greca
che sia). E che se se si vuole evitare
un futuro così oscuro ed inquietan-
te non c’è altra strada che bloccare
la deriva proporzionalistica della
riforma della legge elettorale in atto
e confermare, sia pure con qualche
correzione, il sistema bipolare. Che
avrà pure prodotto alleanze non
coese, ma che è sempre meglio del
caos dove ci vorrebbero portare i
proporzionalisti di sempre e quelli
dell’ultima ora.
A compiere questa operazione
di salvezza nazionale non può es-
sere che il Pdl. Angelino Alfano ri-
cordi che il suo partito ha prodotto
ed è al tempo stesso il frutto del
bipolarismo. Si renda conto che il
ritorno al proporzionale (il caso
Miccichè insegna) produce non
l’unità ma la frammentazione del
centro destra.
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lmeno due le esagerazioni ri-
correnti nelle analisi post-voto
siciliano. Il movimento di Grillo ha
dimostrato di sapersi imporre come
terza o quarta forza, con percen-
tuali a doppia cifra, non solo in ele-
zioni cittadine ma anche regionali,
e non solo al centro-nord ma anche
nel profondo sud. Insomma, oltre
ai sondaggi che lo accreditano co-
me movimento nazionale intorno
al 15%, da oggi abbiamo anche un
voto vero.
Non è poco, ma è esagerato
parlare di «boom» o «primo par-
tito» in Sicilia: alle regionali i nu-
meri dei partiti sono distorti dal
gioco delle liste civiche/personali
A
dei candidati, e Cancelleri è arri-
vato a malapena terzo, staccato di
oltre 7 punti dal secondo. In con-
dizioni ottimali – classe politica lo-
cale screditata, debolezza dei can-
didati, crisi dei partiti tradizionali
e frammentazione – non ha sfon-
dato, gli elettori non hanno visto
nemmeno nel M5S una valida al-
ternativa all’astensione.
Un azzardo, poi, proiettare il
voto in Sicilia sul piano nazionale.
A prescindere dalle specificità del-
l’isola, alle politiche mancano an-
cora sei mesi in cui possono mutare
molte variabili: la legge elettorale
(
bisognerà valutare il grado di cor-
rezione in senso maggioritario della
nuova legge, ma non si può esclu-
dere che voteremo di nuovo con il
porcellum); le primarie, che potreb-
bero dare almeno l’impressione di
un certo rinnovamento e grado di
apertura dei vecchi partiti, quindi
ridar loro un certo slancio; e infine
le alleanze e i candidati premier.
Anche sull’astensionismo pre-
vale una lettura eccessivamente
pessimistica. Può essere infatti una
cattiva notizia, perché una ridotta
partecipazione aumenta il rischio
di derive populiste e ingovernabi-
lità; ma anche buona, visto che non
mancano offerte politiche populi-
ste, che fanno leva sull’indignazio-
ne e il disgusto anti-casta, eppure
il grosso dell’elettorato non sembra
ancora essersi fatto sedurre. Che
gli italiani siano più maturi di
quanto pensiamo e non si accon-
tentino di un voto di protesta, ma
siano ancora in attesa di una cre-
dibile proposta di governo?
Uno dei messaggi, per ora tra-
scurato, che giunge dalla Sicilia è
che l’astensionismo e il voto a
Grillo non premiano il cambia-
mento, ma le coalizioni guidate
dal Pd. Come cambierà l’atteggia-
mento degli elettori, soprattutto
dei delusi dal centrodestra, quan-
do in prossimità delle politiche
apparirà chiaro che...
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2
oraggio compagni e camerati,
tocca chiedere scusa a France-
sco Storace e al suo ex portavoce
e addetto stampa Niccolò Accame.
Il teorema del Lazio-gate, pardon,
l’impianto accusatorio, non ha ret-
to al vaglio processuale di secondo
grado e, a più di sei anni dal sor-
gere della penosa vicenda, la giu-
stizia a babbo morto tipica del no-
stro paese impone questo sacrificio.
Certo nessuno ridarà a Storace il
tempo perduto e le umiliazioni su-
bite, e lo stesso vale per Accame,
cui gli investigatori per sbaglio per-
quisirono la casa del padre Giano
invece che la sua, mentre alcuni
giornalisti si divertivano a dileg-
C
giare la madre con penosi giochi
di parole, ma tant’è: in Italia quan-
do si passa attraverso le maglie
della giustizia ispirata da complotti
politici è già tanto se si riporta la
pelle a casa. Ne seppe qualcosa
Enzo Tortora a suo tempo, che in-
vece la vita a causa di un errore
giudiziario nel medio periodo ce
la rimise, morendo esattamente
un anno dopo l’assoluzione defi-
nitiva in Cassazione. Naturalmen-
te nessun magistrato paga, ha pa-
gato o pagherà per questi errori,
ma almeno qualcuno di coloro
che approfittò del Lazio gate per
fare vincere Marrazzo alle regio-
nali del 2008 (facendoci fare un
affare che fa rima con il cognome
del personaggio in questione,
ndr
)
potrebbe chiedere scusa. Da chi
cominciamo?
Da destra o da sinistra? Propor-
rei un primo mea culpa da parte
della nipotina del Duce, la presun-
ta danneggiata e spiata da “tutti
gli uomini del Presidente”, la pro-
tagonista passiva “de ‘sto Water-
gate all’amatriciana”. Oggi se ne
sta buona anche perchè il prosce-
nio dell’urlo e della sceneggiata
glielo ha tolto la Santanchè, ma
all’epoca, molti ancora se le ricor-
dano, le sue comparsate televisive
furono da Oscar. Non ha niente
da dire oggi Alessandra Mussolini
a Storace e ad Accame? Eppure, in
fondo, provenivano dalla stessa
matrice, più o meno postfascista,
e addirittura militavano tutti nella
cosiddetta destra sociale.
Tuttavia in cambio del prover-
biale quarto d’ora di celebrità pro-
prio da destra, e non solo dalla
Mussolini, ma anche da tanti ap-
partenenti all’ala ex An, arrivarono
le peggiori pugnalate alla schiena
a Storace, che alla fine si fondò un
proprio partito andandosene via
disgustato da tanto cinismo poli-
tico. Oggi il tempo è stato doppia-
mente galantuomo con Storace,
che nella galassia del centrodestra
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2
di
ARTURO DIACONALE
Casini sostiene
che l’unica alternativa sia
l’alleanza tra Pd e Udc.
Ma proprio la Sicilia
dimostra che la sua è
una ricetta totalmente
sbagliata. Rosario
Crocetta, espressione
dell’alleanza tra Pd-Udc,
non ha vinto un bel nulla
di
FEDERICO PUNZI
Un azzardo proiettare
il voto in Sicilia sul piano
nazionale.A prescindere
dalle specificità dell’isola,
alle politiche mancano
ancora sei mesi
in cui possono mutare
molte variabili: la legge
elettorale, le primarie,
le alleanze e i candidati
di
DIMITRI BUFFA
Nessuno risarcirà
Storace per le umiliazioni
subite, e nemmeno
Accame: gli investigatori
perquisirono la casa
del padre Giano invece
che la sua, mentre alcuni
giornalisti si divertivano
a dileggiare la madre
con penosi calembour