Pop art a Roma: Andy Warhol

Si è aperta lo scorso 18 aprile a Palazzo Cipolla (Fondazione Roma Museo), la mostra sul padre della Pop art. Dopo il grande successo milanese con 225mila visitatori, approdano nella Capitale 150 opere di Andy Warhol provenienti da “The Brant Foundation”, di cui Peter Brant ne è presidente. Oltre al suddetto, ha curato la mostra anche Francesco Bonami. L’esposizione è organizzata e prodotta da Arthemisia Group e da 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore.

Le opere dell’artista americano percorrono il periodo che va dagli anni Cinquanta alla fine degli anni Ottanta, racchiudono una notevole creatività e un forte interesse verso la cultura di massa. Fin troppo noti infatti i suoi oggetti di “largo consumo”, che egli riprende e lavora con le tecniche dell’industria pubblicitaria. Quasi a riproporre dei “ready made” (ben differenti per concetto e composizione) di duchampiana memoria, Warhol prende casse di imballaggio, barattoli di conserva, bottiglie, e le riproduce in legno sintetico, o le ritrae con l’uso della serigrafia.

Warhol lavora con le fotografie dei rotocalchi, con i ritratti di personaggi famosi; ingrandisce i negativi, elabora, modifica, colora, e dà vita a immagini che spesso si ritrovano nella quotidianità, proprio per la grande aderenza a una visione contemporanea della società, legata al consumo e più ancora all’immagine. Infatti si ritrovano Marilyn, Liz, Mao, “icone simbolo” entrate da tempo nell’immaginario; ancora, i Red Elvis, The Kiss con un eterno Bela Lugosi, Skulls. Ma anche le Brillo box, le Campbell’s Soup, le Silver Coke Bottles.

In questa mostra si vedranno spesso cose che già si conoscono o quantomeno si saranno intraviste in qualche studio pubblicitario, a casa di qualche amico “eccentrico” o, ahinoi, su qualche t-shirt. La portata espressiva di Warhol, che nasce pubblicitario, la si potrà cogliere soltanto soffermandosi su ogni opera e immaginando anche il contesto storico, sociale e culturale in cui, un “idiota senza talento” (come Jannis Kounnelis definì Warhol), creò la Pop art. Lo stesso Bonami sottolinea: “La mostra è un’occasione rarissima per il pubblico di poter vedere uno dei gruppi di opere più importanti dell’artista americano (…) raccolto non da un semplice, per quanto appassionato, collezionista ma da un personaggio, Peter Brant, intimo amico di Warhol con il quale ha condiviso gli anni artisticamente e culturalmente più vivaci della New York degli anni ‘60 e ‘70”.

Per chi ama le immagini ma anche (e forse soprattutto) per chi non è convinto dell’opera di Warhol, si potrà ritrovare, in questa bella mostra, il punto di unione di due visioni contrastanti dell’“arte popolare”. Un’esposizione che racchiude e raccoglie un’epoca passata che spesso sembra camminare nella contemporaneità, proprio per la forza dell’immagine.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:35