La vita intellettuale   ed affettiva di Croce

La ‘Liberilibri’, una piccola casa editrice che, se in Italia esistesse un partito o un gruppo o un mecenate, liberali non sedicenti, dovrebbe esserne sostenuta per l’opera, indispensabile qui da noi, di diffusione del liberalismo senza aggettivi qualificativi, ha aggiunto un altro libro sullo scaffale della libertà.

E’ la “Vita intellettuale e affettiva di Benedetto Croce” scritta da Giancristiano Desiderio, vero conoscitore della vita e del pensiero del Maestro. Si tratta di un corposo saggio dallo stile piano ed accattivante, che intreccia gli episodi salienti dell’esistenza, anche intima, del Filosofo con il dipanarsi complesso ed ininterrotto delle sue meditazioni sull’essenza della storia umana. Lo spirito e i fatti, le vicende personali e gli accadimenti pubblici: tutta la vita vive in Croce, che indefessamente analizza, distingue, cataloga; e riduce ad unità. Tra l’altro, vita e pensiero di Croce sono un modello ideale di educazione per i giovani. Egli non fu mai indulgente con il ‘giovanilismo’ che ciclicamente ritorna ed additò alla gioventù il cammino del dovere civico, dell’affrancamento attraverso la laboriosità, dell’elevazione mediante la pratica della virtù.

Per Benedetto Croce vivere e filosofare sono tutt’uno. Non è affatto azzardato, anzi è appropriato paragonarlo, quanto ad essenziali aspetti etici e filosofici, a un Socrate. Con questa particolare differenza, che Socrate è un contemporaneo anche per chi ne ricorda solo il nome, mentre Croce è un anacronismo pure per chi deve conoscerlo per cultura e mestiere. Invece, egli resta una vera guida spirituale per contemporanei smarriti fra il troppo e il nulla. La scuola, in ciò, ha colpe imperdonabili perché ha sottratto e sottrae alle generazioni successive non un’oscura gnoseologia, ma la chiara filosofia della verità e della libertà, che in lui furono cementate nel vivere, alla maniera dei filosofi antichi. Al “Manifesto degli intellettuali fascisti” rispose con il “Manifesto degli intellettuali antifascisti”. Rifiutò di compilare il questionario imposto dalle leggi razziali. Durante il fascismo e durante la resistenza egli fu la luce contro la tenebra nera. Fu eletto alla Costituente. Rifiutò la nomina a senatore a vita. Agì in prima persona per ristabilire la libertà in Italia, contro i fascisti e contro i comunisti, per ri-incanalare la Patria sulla strada tracciata dal Risorgimento.

Il libro di Giancristiano Desiderio descrive, in modo esemplare, “la vita come opera filosofica” di Benedetto Croce. Nella prefazione, l’Autore non manca di sottolineare un punto essenziale della sorte di Croce e, perciò, dell’Italia, con le conseguenze che ancora perdurano. Scrive Desiderio: “Lo cultura liberale, della quale Croce fu ed è il rappresentante più alto e significativo, non fu criticata ma marginalizzata. Il lettore vedrà come fin dal 1944, proprio mentre Croce lavorava alla riconquista della libertà e al suo rafforzamento, Palmiro Togliatti, che sedeva al tavolo del governo con il filosofo liberale, lo aggredì provando subito ad attuare la strategia ideologica secondo la quale Croce non andava affrontato con le armi della critica bensì con la critica delle armi. Un grave errore che aveva in sé la violenza e la manipolazione della storia che non tardarono a manifestarsi nell’Italia repubblicana”.

Il libro è arricchito da un interessante saggio bibliografico, dalla bibliografia completa delle opere di Croce e da un’utile bibliografia critica. Considerando l’importanza del volume e la dovizia dei particolari, sarebbe di pratica utilità un indice analitico per ritrovarli: modesto suggerimento all’Autore, per la seconda edizione.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:34