Amare la borsetta per poi liberarsene

L’amica Carla (Cace) Isabella Elena chiede su Facebook all’altra metà del cielo, o meglio del sottosuolo, maschile, un commento sulla sua riflessione su Futuro Quotidiano sull’importanza, giustamente da lei indicata come " esistenziale", della borsetta femminile. La borsa in oggetto trova in un suo articolo, alta allegoria in quella magica, omnicontenente, di Mary Poppins. Volentieri mi cimento, anche per la rilevanza del premio, corrispondente al titolo di “coraggioso” ed al plauso dell’ampia platea femminile di Annalisa, Ange, Maria, Ange, Mariacristina, Maria Serena, Maria Paola, Maria Luisa, Maria, Maria Flaminia, Irena, Clio, Valentina, Taty, Valentina, Ilaria, Sabina, Patrizia, Giulia, Veronica, Giulia Federica, Mariagiovanna, Federica, Silvia, Federica, Mara, Silvia, Adriana, Fernadella, Domizia, Hayati, Roberta, Cinzia, Roberta, Virginia, Roberta, Cinzia, Clarissa, Cinzia, Cristiana, Sora, Carlotta, Serena, Lara, Vera, Lara, Emanuela, Rosy, Fla, Paola, Germana.

Mary Poppins aveva in realtà un rivale le cui tasche contenevano ogni qualsivoglia desiderio. Era Eta Beta, le cui caratteristiche aliene però lo tirano fuori dal tema per evidente inumanità. E’ un fatto molto umano invece che la borsa, o la borsetta o il borsone siao vere miniere di cose preziose e curiose, spesso inutili ma di importanza imprescindibile per la persona (donna) che la porta al braccio. Non può che essere difficile trovare ciò che vi si cerchi. Anche tornando a casa per una cosa dimenticata, ci vuole tempo e pazienza per individuarla nell’ampiezza dei nascondigli nei quali consciamente o inconsciamente ciascuno suddivide la propria magione. Il fatto appunto è che la borsa femminile è un po’ simbolo reificato della casa. La donna naturalmente, come indica la Cace, la vorrebbe sempre più zeppa di cose nell’istintivo desiderio di avere con sé ogni momento la propria casa e poterla così sempre controllare, custodire e proteggere.

A lungo, anche l’uomo è stato lusingato della proposta commerciale della borsa contenente di tutto. Passarono nell’offerta i sacchi di juta, di lana andina e di specchietti indiani, il borsetto fantozziano, la cinta con marsupio da panza turistica, fino al tucano da computer e l’attuale zainetto. E’ stato però, malgrado il successo effimero, un flop. All’uomo non viene in mente di portarsi con sé la casa (o il nido, la tana, la residenza, la reggia) che è per lui soprattutto esibizione dello status quo, utile al rispetto ed alla vanagloria, la cui contro faccia della medaglia è il notevole costo che tale status, casa e donna (moglie, amante, compagna) inclusa, comporta. Tutto ciò che deve portare con sé non ha bisogno di molto spazio: danaro, un orologio, un anello o gioiello; il nome e le relazioni li porta sul viso o nella testa. L’abitacolo che sente proprio è l’auto di oggi che come il cavallo di ieri può anche essere senza tetto\tettino. Quel che conta è che sia l’opposto della sicura stanzialità, vale a dire mobilità infinita, sinonimo di sicurezza nella libertà.

Danaro, relazioni e mobilità si traducono in potere, quanto la casa indica l’avere. La certezza materiale e visibile del possesso e quindi dell’affetto per le proprie cose, per la casa ed il suo simbolo onnipresente della borsa vale molto per la donna, mentre incontra il dubbio dell’uomo che in ogni cosa posseduta vede il rischio di perderla. Per lui solo i mezzi del potere garantiscono di avere e semmai nel tempo di riconquistare. Oggi all’uomo, imponendosi il modello femminile come un punto di riferimento generale, si offre tutta una gamma di novità, che spaziano dal trucco ai tacchi, ad una nuova cura per l’abbigliamento fino agli interventi estetici, tutti elementi tesi ad attrarre l’attenzione ed a trovare fedeli per il tempio della bellezza da adorare. Ben difficilmente, al di là della moda ed alla necessità economica di soddisfare i capricci di una vecchia amante, questi elementi, così difficili e faticosi da gestire, attireranno veramente il maschio. Il cui ideale è di regalare la borsa in uno di questi templi, facendo la felicità della lei che la riceve e di sé stesso che se ne libera. Pensando già alle fatiche necessarie per la prossima borsa da portare in un altro tempio.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:32