Senza la lettura non   può esserci crescita

A leggere in Italia sono (siamo) rimasti proprio in pochi. Sulla base di dati Istat, nell’ultimo anno oltre 800mila sono le persone uscite dal mercato della lettura di libri; nel corso del 2013 hanno smesso di leggere abitualmente quotidiani 1,9 milioni di persone e periodici 3,6 milioni di persone. In sintesi, nel nostro Paese oltre la metà della popolazione legge meno di un libro all’anno. Dati oggettivamente sconcertanti, troppo negativi per essere attribuiti soltanto alla crisi economica, che certamente ha inciso sul calo dei consumi culturali, ma che da sola non avrebbe raggiunto questi picchi. Il problema italiano rispetto alla lettura ha radici lontane.

Non è esistita, e tuttora latita, una politica educativa forte, che parta dalla scuola primaria, volta ad avvicinare le nuove generazioni alla lettura ed incentivare, successivamente, la loro libera fruizione. “Senza lettura non c’è crescita”. È così che le associazioni della Filiera Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione (Acimga, Aie, Anes, Argi, Asig, Assocarta, Assografici e Fieg) hanno voluto intitolare l’incontro dello scorso venerdì che, a cadenza annuale, offre una fotografia aggiornata del settore. Negli ultimi anni, ha evidenziato Alessandro Nova della Bocconi, la stampa è il comparto che ha perso di più. Ma chi parla della morte della carta verrà presto smentito.

Uno studio americano ha messo in luce come la generazione dei nativi digitali, da studenti, preferisca la carta al web. Emerge chiaramente infatti che la lettura e lo studio su documenti fisici consenta una migliore assimilazione dei contenuti. Gli studenti che preferiscono il formato e-book sono appena il 9 per cento, per quanto il libro di carta abbia costi nettamente superiori alla sua versione digitale. Ma il punto non è solo la “battaglia” tra i due formati. E’ stato infatti Giuseppe Roma del Censis a ricordare che senza cultura e senza informazione non è possibile uscire dalla crisi. E i dati hanno dimostrato che laddove si legge di più il Pil è più alto. “Siccome hanno letto sono più ricchi”, e non viceversa. Uno studio comparato nei “Big 5” ha inoltre mostrato che laddove c’è più lettura, e quindi più cultura ed informazione, aumenta il rispetto tra individui e tra questi e le istituzioni.

La cultura non è quindi soltanto astrazione, intellettualismo fine a se stesso, ma rappresenta il volano per la ripresa, la strada da percorrere per tornare un paese creativo, competitivo e al passo con i tempi. Dinanzi a questo scenario e a queste considerazioni, la filiera della carta ha avanzato una proposta. Si tratta di un “bonus lettura”, ovvero un buono spesa per il target 18-25 anni. I ragazzi compresi in queste fasce d’età pagheranno il 25 per cento del prezzo di copertina, per una spesa massima pro capite di 100 euro – in grado di attivare una spesa pari a 133 euro ciascuno – mentre al restante 75 per cento provvederà lo Stato. Stando ai dati Istat, gli aventi diritto sarebbero quasi 5 milioni. Con il bonus il costo per lo Stato – considerando una domanda effettiva stimata in 328,1 milioni di euro – si attesterà a 246 milioni di euro. Una somma importante ma, a quanto pare, un investimento imprescindibile per il futuro dell’Italia. E degli italiani.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:36