L’Italia che brilla  nel “Sunshine State”

Dopo aver fatto diverse interviste e incontrato molte personalità importanti nella vasta comunità italoamericana, sto iniziando a vedere un’interessante e piacevole costante, quella di scoprire spesso che dietro un’organizzazione culturale che celebra l’Italia da qualche parte negli Stati Uniti c’è una forza della natura incarnata da una donna americana di origini italiane, fiera di appartenere sia all’uno che all’altro Paese. Le donne italoamericane sono sempre state celebrate meno dei loro uomini, ma mi sembra chiaro che abbiano fatto e facciano moltissimo per mantenere vivaci e orgogliosamente italiane le comunità delle quali fanno parte. È per questo motivo che sono molto felice di incontrare Sally Valenti, la vicepresidente de “Il Circolo - The Italian Cultural Society of Palm Beaches”, un’associazione che da quasi quattro decenni rappresenta, promuove e valorizza la cultura italiana in Florida, e continuerà a fare lo stesso con passione e dedizione negli anni a venire.

Sally, ho chiesto in giro e tutti mi hanno detto che è con te che devo parlare per sapere qualcosa di più dell’Italia a Palm Beach… ti vogliono tutti molto bene! Prima di tutto, mi dici qualcosa in più su di te?

Beh, mia madre e mio padre nacquero in una piccola città in Sicilia chiamata Racalmuto, in provincia di Agrigento. Vennero qui in America senza avere nulla, come molti immigrati, si sposarono qui ed ebbero quattro figli: mio padre (che aveva istruzione elementare) e mia madre (che purtroppo non aveva nemmeno quella) si dedicarono a lavorare e ad educare i loro figli, e lo fecero con successo. Tutti noi figli siamo stati veramente benedetti dal sogno americano; i miei due fratelli - che sono più vecchi di me - sono stati i primi due italiani a laurearsi a West Point, l’Accademia Militare Americana. Mia sorella, che è più giovane di me, è un medico che ha fatto parte dei suoi studi a Roma e poi ha iniziato la sua pratica professionale qui negli Stati Uniti. Io adesso sono in pensione, dopo essermi impegnata nel mondo dell’educazione, essendo anche inclusa nel Who’s Who degli educatori americani, anni fa. La famiglia era molto importante per noi, ci hanno insegnato che dovevamo avere rispetto e questo è il modo in cui siamo cresciuti: in una famiglia molto unita.

Arrivarono subito in Florida?

No, arrivarono a New York, dove c’erano altri paesani con i quali si aiutarono a vicenda e poi, quando noi figli iniziammo a crescere, mio padre volle allontanarsi dal quartiere italiano e dagli spazi molto limitati in cui eravamo, perché voleva che i suoi figli potessero frequentare altre culture, per divenire veramente americani, pur mantenendo la nostra eredità culturale italiana. Quindi ci siamo trasferiti a Long Island ed è lì che andammo a scuola. Io ho frequentato il Queens College, gratuitamente, e poi mi sono pagata l’ingresso e la frequenza alla Columbia University per il master. Poi volevo prendere un dottorato di ricerca, ma non riuscii a farlo perché ero già una madre di tre figli e mia madre morì in età molto giovane, per cui mio padre venne a vivere con noi. Ero una donna impegnata con tre figli, un marito e un padre che vivevano nella stessa casa: ma ero molto felice di questo. Quando siamo andati in pensione, nel 1985, ci siamo trasferiti in Florida, perché mio marito amava il verde, la natura, i fiori, il cibo, la luce del sole: sai come noi italiani amiamo occuparci dl nostro giardino. Siamo venuti ad Ocean Ridge in Florida, che è lungo l’oceano, e abbiamo costruito una casa molto bella nella quale abbiamo passato bellissimi momenti con i nostri nipoti per molti, molti anni; e poi ci siamo trasferiti a Boynton Beach, dove mi trovo ora. Purtroppo mio marito è morto due anni fa. Ma abbiamo avuto una vita meravigliosa, e abbiamo fatto molti viaggi in Italia, la nostra mèta preferita. Spesso prendevamo l’aereo per Roma, poi affittavamo una macchina e giravamo, senza prenotazioni, all’avventura, grazie al fatto che mio marito aveva letto di un posto che voleva visitare. Una volta eravamo sul Lago Trasimeno, e disse: “Andiamo a trovare Lamborghini. Stiamo andando verso questa piccola cittadina chiamata Panicale, in Umbria”. Così siamo andati verso questo posto che era solo un puntino sulla mappa. Arrivati lì, c’erano queste persone che stavano raccogliendo l’uva, ma anche un elicottero in mostra. Abbiamo visto un uomo che scendeva da un edificio a due piani, con una sigaretta in bocca, che ci ha detto: “Posso aiutare?”. Così ho detto: “cerchiamo Lamborghini”; e lui ha detto: “sono io!”, e poi ci ha invitato. Siamo entrati, ha preso la chiave e ha aperto la porta del suo museo privato: eravamo solo noi tre ad ammirare tutte le cose che aveva progettato, ed è stato un momento bellissimo, una meravigliosa esperienza. Un’altra volta siamo andati ad Agnone per vedere come gli artigiani del luogo creavano le campane; un’altra a Sperlonga, la bellissima spiaggia alle porte di Roma, dove non si trovano turisti perché è poco conosciuta.

Parliamo de “Il Circolo”: sei tu che l’hai fondato?

No, non l’ho fondato io, ma ne sono tra i membri da trent’anni. Ero sul volo per la Florida e incontrammo il dottor Peter Sammartino, che era uno scrittore italiano molto conosciuto e anche il presidente della Fairleigh Dickinson University, dove i miei figli andavano a scuola. Mi vide sul volo e mi disse: “Bisogna che tu entri a far parte di questa organizzazione chiamata Il Circolo”. Io gli risposi: “Dottore, mi dispiace, sono in pensione. Non ho progetti se non quello di riposarmi”. Ma lui insistette: “No, no, ti aspettiamo anche solo una volta, sei proprio il tipo di persona che vogliamo avere nella nostra organizzazione. Per favore! Venite alla festa di Natale!”. Così siamo andati alla festa di Natale e da allora non ho mai abbandonato “Il Circolo”.

Trent’anni fa… è fantastico!

Beh, mio marito adorava le persone che incontrava lì: per noi era proprio come una grande famiglia e abbiamo avuto tante amicizie meravigliose! In ogni evento, mio marito si alzava e andava in giro salutando tutti coloro che partecipavano … quindi non ci stupimmo quando gli diedero il titolo di “Ambasciatore de Il Circolo".

Come nacque, e in quali attività siete impegnati?

Il Circolo fu fondato da un sacerdote, Padre Nicolas Maestrini, che fu mandato qui in Florida e 39 anni fa diede vita a questa associazione, perché a Palm Beach non c’era molto che riguardasse la cultura italiana. Così contattò alcuni nomi italiani e disse a tutti: “Perché non vieni a casa mia e parliamo di cultura italiana?”. È così che si formò il gruppo originale di fondatori, che poi è cresciuto fino a oggi, quando abbiamo più di 400 membri. Non tutti i componenti sono italiani: l’unico requisito è l’amore per la cultura, l’arte, la musica, il cibo italiani. Ecco come è iniziato: da allora l’organizzazione è cresciuta molto e si è guadagnata una grossa reputazione e tanti consensi nella comunità. Sosteniamo finanziariamente tutte le istituzioni che hanno la cultura italiana come parte del loro programma. Ad esempio, abbiamo appena dato 5mila dollari alla Palm Beach Opera per il loro programma dedicato ai giovani che studiano musica. Abbiamo anche fatto donazioni alle scuole superiori che hanno programmi italiani, e inviamo alcuni studenti in Italia per l’estate, insieme alla Fau-Florida Atlantic University. Gli studenti poi tornano e ci raccontano la loro esperienza, e tutti coloro che hanno imparato a conoscere la cultura italiana vogliono continuare a farlo! Abbiamo anche una stretta affiliazione con la John Cabot University di Roma: uno dei nostri membri, Barbara Ciongoli, è stata nel loro Board of Trustees. Anche mia nipote ha studiato lì, è una meravigliosa università. Siamo molto orgogliosi del fatto che il nostro nome per intero sia “Il Circolo - The Italian Cultural Society of Palm Beaches”, perché noi organizziamo diversi eventi culturali, non solo riguardo a cibo e vino. Teniamo concerti ed eventi sulla cultura italiana. Recentemente, attraverso una delle nostre pubblicazioni, abbiamo portato all’attenzione della comunità dei soci le storie di Livio Del Bianco, che fu a capo della squadra che creò Mount Rushmore, e dei Fratelli Piccirilli, le cui meravigliose opere d’arte sono in tutto gli Stati Uniti, dal Lincoln Memorial a Washington DC fino ai due leoni molto famosi che stanno appena fuori dalla New York Public Library.

Sappiamo che avete anche giovani membri molto attivi... “We the Italians” è amica di un paio di loro, Valerio Spinaci e Marco Capoccia

Sì, sono due ottimi esempi di giovani italiani di successo in Florida, ai quali voglio molto bene. Siamo molto contenti che anche le giovani generazioni siano desiderose e impegnate a partecipare e dare il loro contributo alle nostra attività... in questo modo, possiamo comunicare con tutti i tipi di italiani, di qualsiasi età, e continuare a celebrare la nostra amata cultura italiana.

L’8 marzo avrete il vostro gala annuale…

Sì, ogni anno teniamo la nostra serata di gala presso il Breakers Hotel di Palm Beach (che è stato costruito da italiani, ed è oggi gestito da un manager italiano). Quest’anno è il trentanovesimo gala e si terrà l’8 marzo. Ogni anno selezioniamo una persona di origini italiane che ha fatto qualcosa per la comunità, il nostro “Honoree of the Year”, nel corso di una grande, splendida giornata di festa. Abbiamo avuto molti premiati importanti negli anni scorsi, tra cui Louis Freeh, Dion DiMucci, Connie Francis. Quest’anno premieremo Maria Lorts Sachs: la motivazione è che circa 4/5 anni fa ha ottenuto la certificazione per gli insegnanti di lingua italiana in Florida, che prima del suo intervento non esisteva. Inoltre, l’anno scorso ha ottenuto da Tallahassee (la capitale dello Stato della Florida) un proclama che dichiara che dal 2014 in poi ottobre sarà celebrato come Italian Heritage Month.

State già iniziando a pensare a cosa farete il prossimo anno, quando “Il Circolo” celebrerà i suoi 40 anni?

Sì, ci stiamo ragionando. È da un po’ di tempo che ho in mente di voler scrivere un libro o qualcosa di simile sulla storia de “Il Circolo”, e sto cercando di capire insieme a chi lo si potrebbe realizzare. Ho molto materiale su questo, ma ho anche una certa età! Ma è decisamente una delle cose che spero accadrà durante il quarantesimo anniversario, perché penso che la comunità lo amerebbe molto.

Se lo fai, vorrei leggerlo e promuoverlo attraverso “We the Italians” in tutti gli Stati Uniti e anche in Italia. Un’altra domanda: ci sono molti italiani a Palm Beach, e in generale in Florida?

Beh, abbiamo appena finito la “Settimana Italiana a Palm Beach”, dove siamo stati selezionati come l’unica organizzazione di beneficenza partecipante: ed è stato un grande successo. L’ultima volta che ho parlato con il console italiano, Adolfo Barattolo, che è di molto supporto alla nostra organizzazione, mi ha detto che in Florida il primo gruppo etnico di immigrati è quello ispanico, e gli italiani rappresentano il secondo. Abbiamo quindi molti italiani in Florida, e all’inizio di giugno, quando il Consolato celebra la Festa Nazionale del 2 giugno a Miami, c’è sempre una folla italiana enorme, molto bella. Abbiamo diversi studenti provenienti dall’Italia, uno di loro lo stiamo sostenendo noi perché ha una situazione familiare molto difficile, ma lui è un bravo studente. Vorremmo averne di più, per incoraggiare più studenti italiani a venire in Florida: forse possiamo lavorare a qualcosa insieme con We the Italians? “Il Circolo” può essere utile per questo: abbiamo tra i nostri soci diversi avvocati e saremmo interessati a favorire lo scambio di studenti.

Sarebbe fantastico, ovviamente saremmo felici di farlo insieme a voi. Ogni studente italiano amerebbe trascorrere un periodo di studio in Florida!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:32