Le “lettere eretiche”

Nell’Era della comunicazione digitale, dei siti web di informazione, dei giornali on-line, dei blog e dei social media, quasi nessuno percepisce la notizia come un flusso a una direzione, che scorre verso il lettore e basta. L’internauta 2 o 3 punto 0 è per definizione uno che lascia sempre traccia, commenta, cita, condivide, twitta o ritwitta. La notizia come evento “di stampa”, fresca d’inchiostro e dell’aria del mattino, sembra un ricordo destinato a sbiadire presto già dalla mente dei trentenni. Cosa accadrebbe se qualcuno, più temerario che nostalgico, si imbarcasse nell’impresa quotidiana di scrivere su carta lettere che stanno “sulla notizia” e spedirle ai giornali, costringendo qualcun altro in qualche stanza negli uffici di redazione ad aprirle ed a leggerle, e a passarle ad un altro e ancora, fino a che una breccia si apra e finiscano sul prossimo numero, nella rubrica delle “lettere al giornale” o “al direttore”?

“Lettere eretiche” di Paolo Izzo, pubblicato da Stampa Alternativa e corredato dalle premesse di Rita Bernardini e Luigi Cancrini, è un epistolario che racconta esattamente questa storia. È una selezione delle lettere che il giornalista e scrittore ha scritto e inviato tra il 2007 e il 2014 alle redazioni di giornali e settimanali, e pubblicate nelle rispettive rubriche quotidiane, spesso innescando risposte autorevoli, dialoghi a distanza, polemiche. La continuità quotidiana dell’atto e la coerenza del pensiero, resi permanenti dalla durevolezza del supporto, conferiscono a simili lettere la forza di qualcosa in più della traccia fugace lasciata distrattamente con il tastierino “touch”, mentre si aspetta l’autobus o la luce verde del semaforo.

Carceri, contraccezione, aborto, libertà, eutanasia, laicità, diritti civili, politici, umani: si dirà “i soliti” temi della tradizione radicale, ma nei sottili rimandi, e nell’intreccio alla varia attualità che Izzo tocca con la sua ostinata corrispondenza, il tutto trova posto - complice ancora la durevolezza del supporto? - in un quadro generale, in una antropologia, a dimostrare che tale è la scelta radicale, non già una rassegna di argomenti. Il lettore di queste lettere è trascinato poco a poco in questo orizzonte riflessivo, per frammenti, a volte brevissimi, gustosi o taglienti, ma sempre con leggerezza. “Pezzuoli di carta” direbbe Ippolito Nievo, che sono segnalibri della memoria, richiami per la coscienza. Perché il libro non si segnala solamente per il merito degli interventi radicali e per la qualità delle prospettive sull’attualità.

La prova di Izzo è decisamente seducente perché inventa una forma di giornalismo, il giornalismo di un giornalista che scrive ai giornali, quindi un giornalismo paradossale, clandestino, “eretico” appunto, che è insieme scrittura e impegno civile.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:22